Approfondimento sulla Storia ICF e ICD 10 PDF

Title Approfondimento sulla Storia ICF e ICD 10
Course Psicologia della disabilita' e della riabilitazione
Institution Università degli Studi di Catania
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Approfondimento sulla Storia dell'ICF e dell'ICD-10.
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A partire dalla seconda metà del secolo scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato differenti strumenti di classificazione inerenti l’osservazione e l’analisi delle patologie organiche, psichiche e comportamentali delle popolazioni, al fine di migliorare la qualità della diagnosi di tali patologie. 1. La prima classificazione elaborata dall’OMS, “La Classificazione Internazionale delle malattie” (ICD, 1970) risponde all’esigenza di cogliere la causa delle patologie, fornendo per ogni sindrome e disturbo una descrizione delle principali caratteristiche cliniche ed indicazioni diagnostiche. L’ICD si delinea quindi come una classificazione causale, focalizzando l’attenzione sull’aspetto eziologico della patologia. Le diagnosi delle malattie vengono tradotte in codici numerici che rendono possibile la memorizzazione, la ricerca e l’analisi dei dati. EZIOLOGIA  PATOLOGIA  MANIFESTAZIONE CLINICA L’ICD rivela ben presto vari limiti di applicazione e ciò induce l’OMS ad elaborare un nuovo manuale di classificazione, in grado di focalizzare l’attenzione non solo sulla causa delle patologie, ma anche sulle loro conseguenze: “la Classificazione Internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap” (ICIDH, 1980). 2. L’ICIDH non coglie la causa della patologia, ma l’importanza e l’influenza che il contesto ambientale esercita sullo stato di salute delle popolazioni. Con l’ICIDH non si parte più dal concetto di malattia inteso come menomazione, ma dal concetto di salute, inteso come benessere fisico, mentale, relazionale e sociale che riguarda l’individuo, la sua globalità e l’interazione con l’ambiente. L’OMS dichiara l’importanza di utilizzare l’ICD (in Italia si fa riferimento alla versione 10 del 1992) e l’ICIDH in modo complementare, favorendo l’analisi e la comprensione delle condizioni di salute dell’individuo in una prospettiva più ampia, in quanto i dati eziologici vengono integrati dall’analisi dell’impatto che quella patologia può avere sull’individuo e sul contesto ambientale in cui è inserito. L’ICIDH è caratterizzato da tre componenti fondamentali, attraverso le quali vengono analizzate a valutate le conseguenze delle malattie; la sequenza fenomenologica dell’ICD eziologia-patologia-manifestazione clinica si integra con la sequenza della ICIDH menomazione-disabilità-handicap • la menomazione è definita come «qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica»; • la disabilità è data da «qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) delle capacità di compiere un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano»; • l’handicap è invece «la situazione di svantaggio, conseguente a una menomazione o a una disabilità, che in un soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale in relazione all’età, sesso e fattori socioculturali» MALATTIA O DISTURBO  MENOMAZIONI  DISABILITA’ HANDICAP La presenza di limiti concettuali insiti nella classificazione ICIDH ha portato l’OMS ad elaborare un’ulteriore strumento, “La Classificazione Internazionale del funzionamento e delle disabilità" (ICIDH-2, 1999), che rappresenta l’embrione del modello concettuale che sarà sviluppato nell’ultima classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “La Classificazione Internazionale del funzionamento, disabilità e salute (ICF, 2001). L’ICIDH-2 è strutturata in tre dimensioni: - funzioni e strutture del corpo (ex menomazioni): perdita o anormalità della struttura corporea o di una funzione fisiologica psicologica; - attività (ex disabilità): qualunque cosa un persona compia a qualsiasi livello di complessità, ovvero attività più o meno semplici che possono subire limitazioni inerenti la natura, la durata e la qualità; - partecipazione (ex handicap): interazione tra le alterazioni delle funzioni e strutture del

corpo, le attività e i fattori contestuali in tutte le aree e gli aspetti della vita umana, che possono subire restrizioni inerenti la natura, la durata e la qualità. Le tre dimensioni subiscono l’influenza: 

dei fattori ambientali: fisici, sociali o inerenti gli atteggiamenti; organizzati secondo un ordine che va dall’ambiente più vicino alla persona a quello più generale;



dei fattori personali che sono correlati alla personalità e alle caratteristiche individuali.

Viene pertanto presentato un modello di funzionamento delle disabilità i cui elementi costitutivi sono tutti in interazione dinamica e in grado di influenzarsi reciprocamente. Questo strumento, conservando la sua valenza diagnostica e assegnando sempre maggiore risalto ai fattori ambientali, prospetta il “modello biopsicosociale”. Modello medico La disabilità e l’handicap sono una condizione intrinseca della persona causata direttamente da menomazioni + modello sociale  La disabilità e l’handicap non sono una condizione intrinseca della persona ma una complessa interazione tra condizioni personali e sociali = MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE La salute o la disabilità di una persona sono date dall’interazione di fattori individuali (biologici e psicologici) e ambientali. 3. Il 22 maggio 2001 L’Organizzazione Mondiale della Sanità perviene alla stesura di uno strumento di classificazione innovativo, multidisciplinare e dall’approccio universale: “La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute”, denominato ICF. All’elaborazione di tale classificazione hanno Manuale NON partecipato 192 governi che compongono l’Assemblea Mondiale della Sanità, tra DIAGNOSTICO cui l’Italia, che ha offerto un significativo contributo tramite una rete collaborativa informale denominata Disability Italian Network (DIN), costituita da 25 centri dislocati sul territorio nazionale e coordinata dall’Agenzia regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia. Scopo principale del DIN risulta essere la diffusione degli strumenti elaborati dall’OMS e la formazione di operatori che si occupano di inserimento lavorativo dei diversamente abili, in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche Sociali.  - Internazionale: uniformazione dei linguaggi di tutte le Nazioni aderenti (oltre 92) al cospetto di criteri generici vaghi e poco applicabili - Funzionamento: adattamento/modo di interagire con l’ambiente esterno/circostante - Disabilità: intesa come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, fattori personali e fattori ambientali che rappresentano le circostanze in egli vive. - Salute: intesa come stato di benessere (fisico, psichico, economico, sociale) L’ICF si delinea come una classificazione che vuole descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere le difficoltà che nel contesto socio-culturale sfavorevole di riferimento possono causare disabilità. Tramite l’ICF si vuole quindi descrivere non le persone, ma le loro situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto ambientale e sottolineare l’individuo non solo come persona avente malattie o disabilità, ma soprattutto evidenziarne l’unicità e la globalità. Lo strumento descrive tali situazioni adottando un linguaggio standard ed unificato, cercando di evitare fraintendimenti semantici e facilitando la comunicazione fra i vari utilizzatori in tutto il mondo. Il primo aspetto innovativo della classificazione emerge chiaramente nel titolo della stessa. A differenza delle precedenti classificazioni (ICD e ICIDH), dove veniva dato ampio spazio

alla descrizione delle malattie dell’individuo, ricorrendo a termini quali malattia, menomazione ed handicap (usati prevalentemente in accezione negativa, con riferimento a situazioni di deficit) nell’ultima classificazione l’OMS fa riferimento a termini che analizzano la salute dell’individuo in chiave positiva (funzionamento e salute). L’ICF vuole fornire un’ampia analisi dello stato di salute degli individui ponendo la correlazione fra salute e ambiente, arrivando alla definizione di disabilità, intesa come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. L’analisi delle varie dimensioni esistenziali dell’individuo porta a evidenziare non solo come le persone convivono con la loro patologia, ma anche cosa è possibile fare per migliorare la qualità della loro vita. Il concetto di disabilità introduce ulteriori elementi che evidenziano la valenza innovativa della classificazione: universalismo, approccio integrato, modello multidimensionale del funzionamento e della disabilità. L’applicazione universale dell’ICF emerge nella misura in cui la disabilità non viene considerata un problema di un gruppo minoritario all’interno di una comunità, ma un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, possono sperimentare. L’OMS, attraverso l’ICF, propone un modello di disabilità universale, applicabile a qualsiasi persona, normodotata o diversamente abile. L’approccio integrato della classificazione si esprime tramite l’analisi dettagliata di tutte le dimensioni esistenziali dell’individuo, poste sullo stesso piano, senza distinzioni sulle possibili cause. Il concetto di disabilità preso in considerazione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole evidenziare non i deficit e gli handicap che rendono precarie le condizioni di vita delle persone, ma vuole essere un concetto inserito in un continuum multidimensionale. Ognuno di noi può trovarsi in un contesto ambientale precario e ciò può causare disabilità. E’ in tale ambito che l’ICF si pone come classificatore della salute, prendendo in considerazione gli aspetti sociali della disabilità: se, ad esempio, una persona ha difficoltà in ambito lavorativo, ha poca importanza se la causa del suo disagio è di natura fisica, psichica o sensoriale. Ciò che importa è intervenire sul contesto sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano la disabilità. L’ICF è strutturata in due parti, ciascuna delle quali è a sua volta divisa in due componenti: • funzionamento e disabilità: funzioni e strutture corporee; attività e partecipazione; • fattori contestuali: fattori ambientali; fattori personali.

1° PARTE - funzionamento e disabilità  Le funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei (funzioni mentali, funzioni sensoriali, funzioni dell'eloquio, funzioni dei sistemi cardiovascolare, ematologico, immunologico e dell'apparato respiratorio, funzioni dell'apparato digerente e dei sistemi metabolico ed endocrino,

funzioni neuro-muscoloscheletriche e correlate al movimento), mentre le strutture corporee sono le parti anatomiche del corpo, come gli organi, gli arti e le loro componenti. In questo ambito il termine “menomazione” delle precedenti classificazioni è da interpretarsi come un problema (dalla limitazione o alterazione fino alla perdita) di una funzione o di una struttura corporea. Attività è l’esecuzione di un compito o di una azione da parte di un individuo; per cui le limitazioni dell’attività sono le difficoltà che nell’esecuzione di questa un individuo può incontrare. Partecipazione è il coinvolgimento in una situazione di vita; per cui le restrizioni della partecipazione sono i problemi che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle situazioni di vita. Attività e partecipazione sono codificate con due qualificatori e costrutti: performance ( ciò che il soggetto fa nel suo ambiente reale con l’influenza dei facilitatori e delle barriere) e capacità ( ciò che il soggetto fa nel suo ambiente per sottrazione dei fattori ambientali. La capacità viene misurata in un ambiente standard e riflette l’abilità dell’individuo adattata all’ambiente).

2° PARTE - fattori contestuali  I fattori ambientali sono costituiti da fattori estrinseci dell’individuo che appartengono al contesto, sono parte integrante nella descrizione dell’interazione individuo/ambiente; rientrano tra questi gli atteggiamenti, l’ambiente fisico e sociale in cui la persona vive e conduce la propria esistenza; L’impatto dei fattori ambientali su tutte le componenti del funzionamento e della disabilità si esplica in termini di: BARRIERE ( fattori ambientali con influenza negativa) gli elementi che determinano una restrizione della performance nelle attività o nella partecipazione ai contesti di vita. FACILITATORI (fattori ambientali con influenza positiva) gli elementi che contribuiscono al miglioramento della performance nelle attività o nella partecipazione ai contesti di vita. Nel codificare i fattori ambientali quelli che fungono da facilitatori, e sono dunque positivi, sono da mantenere o potenziare nel progetto inclusivo; mentre quelli che risultano essere barriere, sono da rimuovere, o più semplicemente da ridurre nel progetto inclusivo. I fattori personali rappresentano quelle caratteristiche dell’individuo che non fanno parte della condizione di salute o degli stati di salute. Comprendono il sesso, la razza, l’età, altre condizioni di salute, la forma fisica, lo stile di vita, le abitudini, l’educazione ricevuta, la capacità di adattamento, il background sociale, l’istruzione, la professione e l’esperienza passata e attuale (eventi della vita passata e eventi contemporanei), modelli di comportamento generali e stili caratteriali, che possono giocare un certo ruolo nella disabilità a qualsiasi livello. APPLICAZIONI DELL’ICF • Statistica: demografia, studi su popolazioni, sistemi informativi. • Ricerca: per misurare i risultati, la qualità della vita o i fattori ambientali. • Clinica: assessment dei bisogni, valutazione dei risultati. • Politica sociale: previdenza sociale, indennità, pianificazione di servizi. es. utilizzare l’ICF per l’accertamento delle condizioni della persona disabile che intende essere inserita nell’ambito lavorativo; • Formazione: incremento della consapevolezza e delle azioni sociali La crescente attenzione posta al favorire una maggiore inclusione scolastica, nasce e trova espressione nel nuovo concetto di salute proposto dall’OMS, quale non semplice mancanza di malattia, ma come completo stato di benessere psico-fisico e sociale. Ed è

proprio in tal contesto che si inserisce l’ICF, quale nuovo strumento di classificazione con applicazione universale che racchiude tutti gli aspetti della salute umana e alcune componenti del benessere rilevanti per la salute e li descrive come domini della salute e domini ad essa correlati, eliminando il concetto di Handicap. In ambito scolastico, le Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità (MIUR, 4 agosto 2009) fanno esplicito riferimento al modello dell’ICF, come pure la Direttiva ministeriale sui Bisogni Educativi Speciali (27/12/2012). Il DLgs. n. 66/2017, relativo alle Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità, prescrive di fatto l’adozione del modello ICF nelle scuole di ogni ordine e grado per gli alunni con disabilità. La recente normativa italiana in materia di integrazione e inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali indica, infatti, l’ICF come modello diagnostico cui far riferimento nella progettazione di azioni educative che rispondano ai bisogni di valorizzazione e inclusione sociale delle persone con disabilità. La normativa vigente prevede tre tipi di documenti per la certificazione di alunni in difficoltà: la Diagnosi Funzionale (DF), il Profilo Dinamico Funzionale (PDF) e il Piano Educativo Individualizzato (PEI). Il Bisogno Educativo Speciale (BES) si riferisce a qualsiasi difficoltà evolutiva, nell’ambito dell’educazione e dell’apprendimento, che consiste in un funzionamento problematico anche per la persona, in termini di ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata. L’acronimo BES è entrato in uso in Italia dopo la Direttiva ministeriale del 27/12/2012 "Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica" e indica una qualsiasi situazione negativa, temporanea o permanente, che può dipendere da motivi fisici, biologici, fisiologici, psicologici, sociali, ambientali, rispetto alla quale è necessario offrire una risposta adeguata e personalizzata. All'interno dell'area dei BES sono comprese tre grandi sottocategorie: 1. Gli studenti con disabilità certificata da ASP e INPS e tutelata dalla legge 104/92 2. Gli studenti con disturbi evolutivi specifici, ossia disturbi dell’apprendimento, deficit del linguaggio o della coordinazione motoria, disturbi specifici di apprendimento (DSA) certificati dalla legge 170/2010, disturbo dell’attività e dell’attenzione (ADHD), borderline cognitivi, con disturbi evolutivi specifici 3. Gli studenti con svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale. Per questi alunni sono sufficienti le decisioni del Team docente/Consiglio di Classe, in base a considerazioni pedagogiche ben fondate e in tutti i casi in cui è ancora in corso la procedura diagnostica. 1. Il punto di partenza è lo studio della documentazione medico-specialistica (ICD-10) dalla quale emerge in modo evidente il deficit, espresso attraverso definizioni di carattere generale. Esempio: Alunna con Sindrome di Down 2. Dall’osservazione diretta e dalla relazione quotidiana con l’alunno emergono oltre alle difficoltà legate alle strutture e funzioni registrate soprattutto nella diagnosi funzionale, anche le abilità e competenze connesse all’attività e alla partecipazione, per la declinazione delle quali aiuta l’ICF. 3. Atto successivo alla diagnosi funzionale è la redazione del Profilo di funzionamento (PDF) che deve descrivere in modo analitico i diversi livelli di risposta dell’alunno in situazione di handicap, in relazione allo sviluppo potenziale e alle difficoltà che dimostra. Il PDF rappresenta il documento fondamentale per la costituzione di un Piano educativo individualizzato e consiste in una descrizione funzionale nelle varie aree dello sviluppo, finalizzata a fare emergere le competenze trainanti per l’apprendimento e la definizione delle attività di mantenimento. Il PF è redatto dopo l’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva, ai fini dell’inclusione scolastica, sulla base dei criteri del modello bio psico-sociale della Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità

e della salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ai fini della formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI). È redatto dagli operatori dei servizi ASL che hanno in carico la persona, dai docenti curriculari e di sostegno del consiglio di classe, con la collaborazione della famiglia. In base alla difficoltà riportata dall’alunno possono essere redatti due diversi documenti di programmazione che delineano il percorso didattico di ciascun alunno/a con BES. Il Piano educativo individualizzato (PEI) è lo strumento per l’integrazione nella scuola degli alunni con disabilità. Viene redatto all’inizio dell’anno scolastico e descrive la programmazione educativa e didattica, gli obiettivi attesi, i metodi e i criteri di valutazione pensati per garantire allo studente con disabilità il diritto all’educazione e all’istruzione favorendone l’inclusione, l’autonomia, il miglioramento delle abilità sociali e lo sviluppo degli apprendimenti. Nel Piano devono dunque essere esplicitati tutti gli interventi volti a una presa in carico globale dell’alunno con disabilità, in modo condiviso da tutti i docenti (insegnante di sostegno e docenti curricolari), dal Servizio sanitario nazionale, dalle istituzioni del territorio e dalla famiglia dell’alunno. In particolare, deve contenere: finalità e obiettivi didattici, educativi e di socializzazione; obiettivi di apprendimento nelle diverse aree in correlazione con quelli previsti per l’intera classe; programmazione di attività specifiche; metodi e materiali didattici di supporto (orari, tecnologie, ecc.); criteri e metodi di valutazione, intesa come valutazione dei processi e non solo della performance; integrazione tra attività scolastiche ed extrascolastiche. Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è un documento che compila la scuola, ma rappresenta un patto d’intesa fra docenti, famiglia e istituzioni socio-sanitarie nel quale devono essere individu...


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