Appunti corso teologia i 2016 2017 laura invernizzi PDF

Title Appunti corso teologia i 2016 2017 laura invernizzi
Author Giulia Barberi
Course Teologia I
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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TEOLOGIA

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Introduzione sulla rivelazione Introduzione alla Bibbia I Vangeli e la storicità Letteratura narrativa del primo scritto neotestamentario appartenente al genere lettarario Vagelo (Il vangelo di Marco)!

1.03.2017 ! TEMATICHE DEL CORSO 1. Homo est capax Dei: l’uomo è capace di Dio ! 2. Fides quaerens intellectum: fede che chiede che l’intelligenza sia applicata. ! 3. La rivelazione e le sacre scritture: Lo statuto dei libri sacri.! 4. Vangelo, storiografia: Libri sacri utilizzati come fonti storiche attraverso una meteorologia, testi narrativi. ! 5. Fede e ragione: La fede cerca l’intelletto ma è anche l’intelletto a cercare la fede! 6. Fede e Scienza: è un dibattito che deve distinguere qual è l’oggetto delle due discipline Teologia: Theos + logos —> Discorso su Dio. ! L’intelligenza viene applicata per capire in che modo si può conoscere Dio. E’ uno sforzo metodico per capire ed interpretare le verità velate, che vengono incontro all’uomo. Si serve del contributo della ragione, è una fede che vuole comprendere e ricorre alle discipline storiche e alla filosofia. La teologia è sempre in ricerca e non raggiunge mai risposte ultime, è una scienza che dialoga con la vita dell’uomo. Teologia naturale: è quella disciplina che tratta della conoscenza e conoscibilità di Dio in base alla sola ragione, fu sviluppata da Tommaso D’Aquino nel 1500 che fu criticata ai tempi dell’illuminismo quando la ragione cominciò ad espandersi. ! Durante l’illuminismo fu contestata la validità degli argomenti utilizzati per spiegare l’esistenza di Dio. Il concilio vaticano primo (riunioni tra vescovi con il papa) mai concluso a causa della guerra, delfini che Dio può essere conosciuto con certezza con la luce della ragione umana a partire dalle cose create. Affermò che Dio possa essere conosciuto ma non disse in che modo, senza l’aiuto divino. Il concilio vaticano secondo stabilì la conoscenza di Dio attraverso il creato, è possibile una teologia naturale ma tutto questo è inserito nel contesto della storia e della salvezza, più vasto. Questo ambito più vasto viene preso in considerazione dalla teologia fondamentale. La teologia fondamentale, settore della teologia che studia la storia fondamentale, si divide in settori.

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DEFINIZIONI • Concilio: assemblea straordinaria di Vescovi della Chiesa universale, i quali, con e sotto il papa, insegnano e legiferano collegialmente e possono anche pronunciarsi infallibilmente su problemi di fede e di costumi, fondati sulla rivelazione. • Il concilio Vaticano II (1962-1965) fu convocato dal papa Giovanni XXIII ed è ritenuto dai Cattolici il 21° Concilio ecumenico. Vi parteciparono oltre duemila vescovi cattolici e osservatori non cattolici delle principali confessioni cristiane. • Costituzione dogmatica: è un documento che per la chiesa ha valore normativo. «Parola di Dio»

• Espressione pregnante e analogica • Parola di Dio è il Verbo in seno alla Trinità (Gv,1,1); • E’ la luce che brilla nella creazione e illumina ogni uomo che viene al mondo (Gv 1,5.9); • E’ Gesù, Parola fatta uomo (Gv 1,14); • E’ la Scrittura; è la predicazione della Chiesa. Fides et ratio n.67! (La fede e la ragione) Qui si parla della teologia fondamentale. ! La teologia fondamentale, per il suo carattere proprio di disciplina che ha il compito di rendere ragione della fede, dovrà farsi carico di giustificare ed esplicitare la relazione tra la fede e la riflessione filosofica.

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Già il Concilio Vaticano I, recuperando l'insegnamento paolino, aveva richiamato l'attenzione sul fatto che esistono verità conoscibili naturalmente, e quindi filosoficamente. La loro conoscenza costituisce un presupposto necessario per accogliere la rivelazione di Dio. Nello studiare la Rivelazione e la sua credibilità insieme con il corrispondente atto di fede, la teologia fondamentale dovrà mostrare come, alla luce della conoscenza per fede, emergano alcune verità che la ragione già coglie nel suo autonomo cammino di ricerca. A queste la Rivelazione conferisce pienezza di senso, orientandole verso la ricchezza del mistero rivelato, nel quale trovano il loro ultimo fine. Si pensi, ad esempio, alla conoscenza naturale di Dio, alla possibilità di discernere la rivelazione divina da altri fenomeni o al riconoscimento della sua credibilità, all'attitudine del linguaggio umano a parlare in modo significativo e vero anche di ciò che eccede ogni esperienza umana. Da tutte queste verità, la mente è condotta a riconoscere l'esistenza di una via realmente propedeutica alla fede, che può sfociare nell'accoglienza della rivelazione, senza in nulla venire meno ai propri principi e alla propria autonomia Inserisce quel percorso di conoscenza all’interno di un percorso più ampio. ! La teologia fondamentale dovrà mostrare l'intima compatibilità tra la fede e la sua esigenza essenziale di esplicitarsi mediante una ragione in grado di dare in piena libertà il proprio assenso. La fede saprà così « mostrare in pienezza il cammino ad una ragione in ricerca sincera della verità. In tal modo la fede, dono di Dio, pur non fondandosi sulla ragione, non può certamente fare a meno di essa; al tempo stesso, appare la necessità per la ragione di farsi forte della fede, per scoprire gli orizzonti ai quali da sola non potrebbe giungere ». !

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Le formule celebri della teologia che dicono questo è un intelligenza che chiede la fede una fede che ha bisogno dell’intelligenza. La ragione da una parte si deve rivolgere alla fede ma chi crede non azzera la ragione, la valorizza fino in fondo. Fide quaerens intellectum Intellectus Teologia fondamentale, 2 capitoli: 1. Rivelazione! Dio si rivela e quindi si fa conoscere! 2. Credibilità! La teologia si occupa finche si crede nei motivi della fede. Poter rendere ragione di ciò che si crede per fede. TEOLOGIA NARRATIVA Tentativo di rinnovare la teologia cristiana come teologia di una religione storica che non ha soltanto qualcosa da dire ma anche una storia da narrare. ! Dio si rivela come personaggio narrativo. ! Anche per parlare di Gesù, del nuovo testamento, è stato scelto il nuovo genere narrativo. L’antico testamento presenta una storia della salvezza, dove la proclamazione del chermes annuncio, comprende il tema narrativo della vita, morte e resurrezione di Gesù. Se gli autori biblici hanno scelto di raccontare Dio e Gesù è perché questo si fa conoscere attraverso una storia. Il racconto ha delle potenzialità particolari. I poteri del racconto Il racconto per mezzo della trama da senso e ordine al disordine del reale. Il racconto biblico postula che la vita abbia un senso e che vada a cercare Dio ! Il racconto non disserta sull’essenza di Dio, non rinchiude Dio in un concetto, il dio del racconto avviene nella storia e per mezzo della storia. E’ storico e quindi raccontabile. Leggere significa essere indotti a narrare Dio raccontandolo La narrazione va di moda, ! Sottolineando come sia riconosciuto un valore nella narrazione per tanti aspetti. ! Attraverso la narrazione si avviano processi terapeutici ! Serve per contribuire alla formazione! La narrazione trova spazio per un’ esigenza che non si trova più nei dogmi. La narrazione ha uno spazio particolare. Il racconto biblico crea un percorso nel quale il lettore si può inserire, l’intelligenza che sarà chiesta sarà l’intelligenza narrativa che si sviluppa attraverso la decifrazione di trame narrative. Il testo senza uno sguardo del lettore è morto, questo serve a dar vita al testo perché ne decifra il senso. Per la lettura è necessario che il lettore si coinvolga. La teologia per molti anni ha dimenticato la potenza letteraria della Bibbia. Da qualche decennio però si osserva che anche in questo ambito si sta verificando nel recupero della narrazione.

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ASPETTI DELLA RIVELAZIONE Questo può essere ampio anche dal punto di vista teologico e biblico il concetto di rivelazione non è fissato, è un concetto complesso che abbraccia realtà diverse. ! Rivelare: quando si stampano le fotografie, quando qualcosa si manifesta davanti agli occhi in modo inaspettato. RIVELAZIONE E LINGUAGGIO Lettera agli ebrei DIO HA PARLATO MOLTE VOLTE E IN DIVERSI MODI Incipit: Dio ha parlato. ! Parlare non avviene per caso, all’inizio della rivelazione c’è la parola di Dio. La rivelazione è un puro dono di Dio il quale esce dal suo mistero per andare contro l’uomo. La rivelazione, già per questo, appare come un movimento diverso. Di fronte a questa iniziativa libera per poter arrivare a Dio c’è bisogno di accogliere. ! La rivelazione indica un’accoglienza disponibile e non una penetrazione del mondo di Dio attraverso tecniche. La Bibbia si serve di tanti modi per esprimere questo manifestarsi di Dio ma quello più frequente è quello della parola, un evento interpersonale e dialogico che va da una persona ad un’altra. La rivelazione non solo manifesta il mistero di Dio ma chiama anche l’uomo alla fede e all’azione. Secondo punto: Dimensione storica della Rivelazione. Dio si rivela nella storia, la parola è dinamica, crea e interpreta. La lettera può anche dire che il figlio sostiene la fede con la parola e più avanti si dirà che questa parola è viva ed efficace. Questa rivelazione è storica e mediata. Questa rivelazione è pubblica, non si tratta di un sapere segreto e riservato. Sono diversi i tempi e le circostanze di Dio, sono diverse le sue espressioni (gesti e parole) e i mediatori. Ma questa è comunque unitaria. 02.03.2017

Dio ha parlato. La riflessione parte da questa certezza e si vuole capire come ha parlato. Il concilio vaticano secondo è l'ultimo concilio ecumenico dal 1962 (Giovanni XXIII) al 1965. Questa costituzione fu presentata all'inizio tuttavia è stata promulgata nel 1965 e in questo tempo si discusse molto perché tocca questioni importanti nell'ambito cattolico ed ecumenico. Questa costituzione è importante perché è il primo testo in cui un concilio ha preso in considerazione in maniera globale il tema della rivelazione. Fu un concilio ampio che coinvolse tutto il mondo è promulgò vari documenti tra cui la costituzione pragmatica che ha un valore normativo. Il testo sei verbum viene dedicato alla parola di dio, non è una sacra scrittura, il concetto di parola di Dio è più ampio di Bibbia. Avviene in maniera analogica, dice qualcosa di diverso. Ha molte risonanze legate tra di loro. Dice che parola di Dio è in vergo alla divinità. Indice di Dei Verbum • Capitolo I —> La rivelazione di Dio e la fede. • Capitolo II —> La trasmissione della divina Rivelazione • Capitolo III —> L’ispirazione divina, la Verità, l’Interpretazione della Sacra Scrittura

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• Capitolo IV —> L’Antico Testamento • Capitolo V —> Il Nuovo Testamento • Capitolo VI —> La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa

Rivelazione Dei Verbum 2 • Il primo capitolo dei verbum parla della rivelazione:! Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione (Dei Verbum, 2).! ! I Verbi evidenziati hanno come soggetto Dio, presentato come il soggetto di tutte le frasi che descrivono la rivelazione. Sono di Dio i gesti e le parole da questo comprendiamo che la rivelazione deriva dalla gratuita rivelazione di Dio. Il vocabolario utilizzato è quello colloquiale. La rivelazione viene presentata come una parola con la quale si conversa non è un informazione che viene data a senso unico.! Si dice che Dio parla agli uomini come amici e si intrattiene con essi. ! La rivelazione presenta un Dio che si avvicina ma nello stesso tempo è anche invisibile. Il paradosso del cristianesimo sta qui. Non si vede ma è vicino all'uomo. • Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione (Dei Verbum, 2). • Il mistero del cristianesimo è racchiuso in questo paradosso: Dio è trascendente («Dio invisibile») ed insospettabilmente vicino all’uomo («come ad amici»)

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• Parole: ! Economia: si intende un piano stabilito, pensato e ordinato. ! Storia della salvezza: sottolinea il carattere soteriologia della rivelazione • La rivelazione viene presentata come disegno compiuto, qualcosa ben preparato. Questa economia comprende 20 parole connesse in modo che le opere manifestano la dottrina e la realtà. ! Il concilio parla della storia della salvezza come storia della rivelazione in questo modo sottolinea da una parte il carattere storico e progressivo dall'altro utilizza il termine ma non specifica ad questa storia coincide con tutta la storia o si tratti di una particolare.! Il fatto che la rivelazione sia trinitaria è collegata al tema dello spirito, il suo compito è quello di trasformare la rivelazione di Cristo in una comunione via col Padre. ! La centralità di Cristo è sviluppata, egli non è solo annunciatore ma è verbo fatto carne. ! Cristo è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la Rivelazione, è il mediatore a cui si deve credere che trasmette la verità da credere. Dei Verbum 4 Dopo aver a più riprese e in più modi, parlato per mezzo dei profeti, Dio « alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio (cfr. Gv 1,1-18). Gesù Cristo dunque, Verbo fatto carne, mandato come «uomo agli uomini » (3), « parla le parole di Dio » (Gv 3,34) e porta a compimento l'opera di salvezza affidatagli dal Padre (cfr. Gv 5,36; 17,4). Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (cfr. Gv 14,9), col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l'invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna. L'economia cristiana dunque, in quanto è l'Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun'altra Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. 1 Tm 6,14 e Tt 2,13). (Dei Verbum, 4) • Questo paragrafo inizia citando la lettera agli ebrei ma prosegue ispirandosi al Vangelo di Giovanni.! Con l’espressione «per mezzo dei profeti» si intende che il documento fa riferimento all’Antico Testamento. Da una rivelazione frammentaria e molteplice («a più riprese e in più modi») a una rivelazione unificata nell’unico Figlio. ! Questo passaggio è un passaggio di compimento. Compiere significa portare a pienezza. Vi è quindi una profonda continuità, ma anche una profonda differenza con la rivelazione precedente: la rivelazione di Gesù è definitiva. ! Gesù Cristo viene indicato come «Verbo fatto carne». Questa espressione proviene dal vangelo di Giovanni (1,1-18). Poiché è Verbo fatto carne egli è capace di essere Parola definitiva e parola accessibile all’uomo, fa sì che Dio sia parola definitiva è accessibile. • La rivelazione che cristo porta a compimento non riguarda solamente le parole, gli è affidato un duplice compito dal Padre: parlare le parole di Dio e portare a compimento la salvezza, cioè l’opera che il padre gli ha affidato. ! Per questo diventa «trasparenza del Padre» («vedendo il quale si vede anche il Padre»). Gesù quindi rivela con tutto se stesso. ! 6

«Rivelazione di Dio è la sua persona, la sua vita, le sue parole e le sue azioni, i suoi miracoli, soprattutto la sua morte e risurrezione» Questo è il cuore della rivelazione,! ciò che più propriamente e primariamente fu detto «vangelo», cioè buon annuncio. ! ! Una delle più antiche testimonianze del kerygma Scrive l’apostolo Paolo ai Corinzi:! Vi proclamo poi, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi 2 e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! 3 A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che 4 fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture 5 e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici (1Cor 15,1-5). ! Ciò che veniva tramandato doveva essere così. Paolo chiede di conservare questo Vangelo così come è stato trasmesso. La rivelazione viene passata e il secondo capitolo parla di questa trasmissione. Anche qui troviamo che la trasmissione della rivelazione parte da Dio. ! ! Questo paragrafo tiene insieme la sacra scrittura e la tradizione. Fu uno dei paragrafi più discussi. La catena che viene descritta parte da Dio. Questo paragrafo mette in evidenza che sacra scrittura e tradizione della chiesa sono congiunte. Gli scritti sono scritti per ispirazione dello spirito santo siamo giunti ad un tema perché questo paragrafo fa passare in rassegna tutto ciò che abbiamo visto. In questo processo c'è l'assistenza dello spirito santo e l'ispirazione dice che è una singolare azione di Dio nella quale l'azione si è fatta umana ed ha assunto la forma di un testo scritto la Bibbia. Fin dai primi versi intreccia una trama che porta avanti il lettore. La trasmissione della rivelazione Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la Rivelazione di Dio altissimo, ordinò agli apostoli che l'Evangelo, prima promesso per mezzo dei profeti e da lui adempiuto e promulgato di persona venisse da loro predicato a tutti come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, comunicando così ad essi i doni divini. Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca del Cristo vivendo con lui e guardandolo agire, sia ciò che avevano imparato dai suggerimenti dello spirito Santo, quanto da quegli apostoli e da uomini a loro cerchia, i quali, per ispirazione dello Spirito Santo, misero per scritto il messaggio della salvezza. • Gli apostoli poi, affinché l'Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i vescovi, ad essi « affidando il loro proprio posto di maestri ». Questa sacra Tradizione e la Scr...


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