Autori Latino - Bucolica 1 Virgilio traduzione parola per letteratura latina 1 PDF

Title Autori Latino - Bucolica 1 Virgilio traduzione parola per letteratura latina 1
Course Letteratura latina 2
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Bucolica 1 Virgilio traduzione parola per letteratura latina 1...


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[La data convenzionale della fondazione di Roma è il 753 a.C., mentre il primo testo in lingua latina risale al 240 a.C. . Tra il 753 e il 509 a.C. si situa l’età monarchica, durante la quale si succedono i leggendari 7 re di Roma, di origine sabina ed etrusca. Il sapere viene trasmesso oralmente, per cui è molto facile per le famiglie patrizie mantenere segrete le proprie conoscenze di casta (funzionamento dello Stato, riti religiosi, …). Lo Stato romano è una repubblica oligarchica. La magistratura principale è il consolato: i due consoli detengono il potere esecutivo e militare, ma sono obbligati a consultare il Senato per ogni decisione importante. Altre importanti cariche sono: i pretori (potere giudiziario), gli edili (ordine pubblico, costruzione edifici, …), i questori (finanze), i censori (censo e moralità) e i tribuni della plebe (la loro persona è inviolabile e detengono il diritto di veto, o intercessio). In casi estremi, può essere eletto un dittatore. Le cariche sono di solito ricoperte secondo il cursus honorum. Le Leggi delle 12 Tavole, la prima raccolta scritta di leggi, risalgono al 450 a.C. . È l’inizio di un processo di emancipazione della plebe. In seguito alle Guerre Sannitiche (343-295 a.C.), vengono istituite precise formule giuridiche per i popoli assoggettati (colonie e municipi). Nel 272 a.C. termina la guerra contro Taranto: i rapporti costanti con la Magna Grecia determinano una profonda trasformazione culturale.] {In età arcaica, il carmen è un componimento in prosa, scandito però da un ritmo e dalla presenza di allitterazioni, rime e parallelismi, ispirato a momenti della vita pubblica e privata ( Carmen Arvale e Carmen Saliare, nenia, carmina convivalia, carmina triumphalia). È composto in versi saturni: un tempo si pensava che il saturnio fosse un verso accentuativo, mentre ora si ritiene che sia più simile ai carmina, con ritmi ottenuti dalla disposizione delle parole e delle sillabe. L’inizio della storiografia si può ravvisare nei Fasti e nelle tabulae dealbatae (archiviate come Annales) redatte dal pontifex maximus (senza spiegazione o interpretazione degli eventi). L’inizio dell’oratoria si può ravvisare nella pratica delle laudationes. Persino il discorso di Appio Claudio (per dissuadere i Romani dalla pace con Pirro) viene tramandato in forma approssimativa. Dalla seconda metà del III secolo, a Roma iniziano le prime rappresentazioni di testi teatrali tratti da modelli greci. Forme autoctone di teatro sono i fescennini, con scambio di motti sagaci, e l’atellana, con scene improvvisate e maschere dai caratteri fissi.} [Il III secolo è un periodo di grande estensione territoriale. Per vincere la Prima Guerra Punica (264-241 a.C.), i Romani sono obbligati a ricorrere al combattimento navale. Tra il 218 e il 201 a.C. si svolge la Seconda Guerra Punica, vinta grazie alla vittoria di Scipione l’Africano su Annibale, a Zama. Nel 218 a.C., viene istituita la lex Claudia, che vieta ai membri dell’ordine senatorio l’attività mercantile, limitandoli alla proprietà terriera.] {I generi teatrali che iniziano a essere rappresentati a Roma sono: - la fabula palliata (da pallium, un corto mantello): commedia di ambiente greco, con adattamenti per la società romana. Prende ispirazione soprattutto dalla Commedia Nuova ellenistica, con situazioni di vita 1

borghese e, nel caso, spunti psicologici. - la fabula togata (da toga): commedia di ambiente romano, con attenzione alla vita borghese, ma in particolare alle questioni patrimoniali e familiari, tipiche della mentalità romana. Se l’ambiente è particolarmente umile, viene chiamata fabula tabernaria. - la fabula crepidata (da crepida, un sandalo )/cothurnata (da coturno, una calzatura rialzata degli attori): tragedia di stampo nobile e aulico, che riprende i miti della tradizione greca. - la fabula praetexta (da praetexta, abito orlato di porpora tipico dei magistrati): tragedia di stampo storico, con i grandi personaggi della storia romana. La commedia ha molta più diffusione della tragedia. Iniziano a diffondersi trattati storiografici, per contraddire le opere greche che screditano il popolo romano.} Livio Andronico (250-200 a.C.) Originario della Magna Grecia, arrivato a Roma come schiavo, viene affrancato e inizia a fare da precettore. Probabilmente allora inizia la sua opera di traduzione. Gli vengono affidati svariati compiti pubblici molto importanti (carmina di ringraziamento/propiziatori) e diviene capo del collegium scribarum histrionumque. La sua opera letteraria mira alla traduzione dei testi greci, in modo che siano comprensibili al popolo romano. Dai successori sarà ritenuto, benché padre della letteratura latina, rozzo e primitivo. - Odusia: traduzione dell’Odissea di Omero. Livio non si limita a tradurre, ma cerca sia di ricreare un poema artisticamente valido, anche con la creazione di neologismi, sia di adattarlo a una società diversa come quella romana (per esempio, nessun personaggio viene detto “simile agli dèi”). Perché l’Odissea? Dopo la Prima Guerra Punica, fra i Romani si è diffuso l’interesse per storie di viaggi in mare e avventure, inoltre Ulisse è un personaggio molto famoso e amato (per certi valori come la famiglia e la patria) anche in Italia e simile, per certi aspetti, a Enea. La maggior parte dei frammenti è in versi saturni, ma alcuni sono in esametri dattilici, quindi forse ci sono state due stesure. - Tragedie (Achilles, Andromeda, Aegisthus, Aiax mastigophorus, …) e commedie (Gladiolus, …) : Le tragedie appartengono soprattutto al ciclo troiano e hanno caratteri molto patetici. C’è alternanza di parti cantate (cantica) e parti recitate (deverbia). Le commedie sono scarsamente apprezzate. Nevio (275-201 a.C.) Nevio nasce in Campania, nella Magna Grecia, e mostra molti tratti tipici del pensiero dell’“uomo greco”: la difesa della libertà di pensiero e parola (parrhesia), l’uguaglianza dei cittadini degni e la fierezza dell’intelletto. È estremamente legato alla letteratura e al teatro greci, dei quali riesce a emulare i modelli. Benché le leggi stesse impedissero una letteratura di denuncia, egli, simpatizzante per i democratici, colpì alcuni membri dell’aristocrazia con attacchi ironici. Per questo, ebbe problemi soprattutto con la famiglia dei Metelli (“fato Metelli Romae fiunt consules”) e, in seguito, venne incarcerato, per essere poi liberato grazie all’intervento dei tribuni della plebe. Il suo “ardore polemico” rimarrà per molto tempo un’eccezione, fino all’arrivo di Lucilio. - Tragedie (Iphigenia, … | Clastidium, Lupus, Romulus, …): Oltre a comporre tragedie di argomento mitologico, Nevio è l’inventore della fabula praetexta, che celebre gli eroi nazionali ispirando patriottismo e virtù civili. Lo stile è molto solenne e cerca di imitare l’epica greca. 2

- Commedie (Akontizomenos, Glaucoma, Carbonaria, Testicularia, …): Alcune commedie hanno titolo grecizzante. Benché i titoli latini possano far pensare a Nevio come l’autore della fabula togata, in realtà non c’è distinzione dalle altre: l’ambientazione è sempre greca, sebbene molto generica, per dar modo all’autore di fare satira sui propri cittadini senza incorrere in pene. - Bellum Punicum: poema epico sulla Prima Guerra Punica, con un lungo excursus (chiamato “archeologia”) sulla nascita di Roma, dopo la descrizione del frontone del tempio di Zeus di Agrigento (ekphrasis). Così facendo, riesce ad unire in un’unica opera i temi dell’Iliade e dell’Odissea. L’idea di preferire la storia al mito per un poema epico era già degli ellenisti, e gli permette di difendere la politica estera romana. Inoltre, tende molto all’elogio, ma non tanto del singolo (come accade negli elogia), quanto della comunità. La stessa scelta del saturnio deve essere vista come volontà di lode alle virtù (tradizionali) del popolo romano. La parte archeologica ha tratti molto solenni, mentre il resto della narrazione ha uno stile più asciutto e cronachistico. L’opera è uno dei precedenti più importanti dell’Eneide. Plauto (255-184 a.C.) Plauto è il primo poeta latino di origine italica: arriva a Roma come attore (Maccius è probabilmente il nome di una maschera dell’atellana), ma, sembra, a causa di investimenti finiti male, si trova a dover girare la macina in un mulino, come gli schiavi. La sua attività di commediografo sarebbe iniziata allora. Nel suo epitaffio si può leggere un cenno ai suoi “numeri innumeri”, cioè alla grande quantità di metri che utilizzava (la funzione che Plauto dà alla musica non è né di sospensione riflessiva, come nella commedia/tragedia attica, né di intermezzo musicale, come nella Commedia Nuova: gli intermezzi musicali sono legati al procedere dell’azione). Pratica assiduamente la contaminatio. Già poco tempo dopo la sua morte, le commedie a lui attribuite sono 130; è Varrone Reatino a designare come uniche autentiche le 21 che sono giunte fino a noi. - Commedie (Amphitruo, Casina, Menaechmi, Bacchides, Miles gloriosus, Asinaria, …): sono tutte palliate e si ispirano alle opere della Commedia Nuova, presentandosi esplicitamente come libere traduzioni, rifacimenti e adattamenti (anche più di un modello insieme). 19 di esse sono precedute da un argomentum acrostico, cioè un riassunto versificato dove le iniziali di ciascun verso formano il titolo della commedia (l’autore non è Plauto, ma un certo Opillo). I temi tipici sono: la beffa, lo scambio di persona, l’agnizione, l’eccesso di un comportamento, il contrasto fra le generazioni. Spesso sono inseriti riferimenti ai costumi contemporanei, ma non a fini moralistici. La parola chiave è “ripetitività”. Ogni commedia è preceduta (oltre che da un eventuale argomentum) da un prologo, che anticipa anche la fine, con un intento straniante: lo spettatore non si deve immedesimare in un personaggio o sorprendersi per la trama, ma ridere per l’argutezza delle battute. Ci sono molti spunti di metateatro. Alcune scene hanno legami assai deboli, poiché l’obiettivo è la comicità, non la coerenza. I personaggi sono veri e propri tipi stereotipati, ripresi dalla Commedia Nuova (servus callidus, amans ephebus, uxor dotata, …). Nelle commedie greche, però, alle differenze sociali corrispondeva una pari distanza intellettiva, mentre in Plauto sembra il contrario. Non c’è alcun intento di “riscoperta del bene” o di idealizzazione di sentimenti. In questo modo, Plauto ha potuto rappresentare quegli aspetti “banditi” da generi più aulici, quasi in una funzione catartica. Non prende mai una posizione precisa: se prima sembra conservatore, poi prende in giro i capisaldi del mos 3

maiorum. La sua è un’ottima testimonianza della vita di una società che sta profondamente cambiando, grazie all’incontro con altre genti. Nelle sue opere scrive in sermo familiaris (conversazione quotidiana delle persone colte), mentre il sermo plebeius è usato solo per colorare qualche battuta. Nel complesso, risulta molto naturale. [Nel 197 a.C., Filippo V è sconfitto e deve proclamare solennemente la libertà della Grecia. Nel 195 a.C., viene abrogata la lex Oppia, che vietava alle donne d portare gioielli e abiti lussuosi e di viaggiare in carrozza. In seguito alla Terza Guerra contro la Macedonia (171-168 a.C.), il regno di Macedonia viene smembrato in 4 repubbliche indipendenti. La Terza Guerra Punica (149-146 a.C.) viene vinta grazie a Scipione Emiliano, che espugna e rade al suolo Cartagine. Dopo questa serie di vittorie, i Romani non solo hanno dato una grande prova di forza, ma aumentano enormemente il volume del mercato dei beni di lusso per le classi agiate. È, in generale, un periodo di guerre brutali e sfarzi individuali. Un senatus consultum del 186 a.C. vieta i culti di Dioniso a Roma, mentre uno del 161 a.C. bandisce indiscriminatamente tutti i retori e i filosofi greci. Si instaura un feroce dibattito tra filo-elleni e tradizionalisti: da una parte la famiglia degli Scipioni, che in realtà vedeva la cultura greca come occasione di arricchimento personale, non come agente perturbatore delle tradizioni romane, e dall’altra il censore Catone.] Ennio (239-169 a.C.) Ennio nasce in una situazione molto particolare: essendo la sua città natale Rudiae, città osca, non lontana dalla greca Taranto e con frequenti rapporti con le colonie latine dell’Apulia, egli poté dire di possedere “tria corda”, oltre a auto-definirsi “dicti studiosus”. Celebrate molte nobili figure di Roma, ottenne la cittadinanza. È il primo autore latino a essere apprezzato dalle generazioni seguenti, che ritenevano, invece, i suoi “colleghi” artisticamente rozzi. - Fabulae praetextae (Ambracia, Sabinae). - Tragedie (Achilles, Aiax, Alexander, Hecuba, ….): Il modello di riferimento è Euripide, per la tendenza alla riflessione e al patetico. Grazie anche a una tecnica letteraria molto raffinata, riesce a dipingere scene molto truculente, inusuali per il teatro attico. - Traduzioni e poemetti a tema filosofico. - Satire: Ennio è il “padre” della satira. A questo stadio, si tratta di un insieme di componimenti di svariato argomento e metro, con una forte componente realistica (nonostante ci siano anche degli apologhi sul modello esopico). - Annales: poema epico in 18 libri (Livio Andronico e Ennio non avevano diviso le loro opere), dalle mitiche origini all’età del poeta, in esametri. Le vicende sono raccontate anno per anno, con uno schema rigorosamente cronologico, sulla scia degli Annales pontificum. Ennio tende a sottolineare la virtù di uomini d’eccezione. Egli stesso indica la sua distanza dai suoi rozzi predecessori (dice che, con Nevio, condivide “l’argomento, ma non la qualità dell’arte”): arriva a definirsi, per finezza letteraria, “alter Homerus”, affermando che lo stesso Omero gli era apparso in sogno per dirgli di essere la sua reincarnazione (ispirazione come dono per 4

pochi eletti, sebbene nutrita di cultura letteraria), imitandone certe similitudini e chiedendo, all’inizio del poema, ispirazione alle Muse, piuttosto che alle Camerne. In certi punti, però, nel tentativo di apparire solenne e austero, arriva a risultati ridicoli, soprattutto per l’uso parossistico dell’allitterazione. Catone (234-149 a.C.) Marco Porcio Catone è detto Maior per distinguerlo da Catone Uticense, suo pronipote. Percorre i vari gradi del cursus honorum, ma rimane proverbiale la sua censura del 184 a.C. per la sua severità. Egli si batte contro l’occupazione diretta dei territori conquistati e una spregiudicata politica di annessioni (temeva avrebbe minato l’oligarchia), per dare un ruolo politico agli alleati dei Romani (specialmente gli italici), contro gli atteggiamenti monarchici e gli intellettuali greci ospitati a Roma (il che non vuole dire che egli stesso fosse ignorante sulla cultura greca, anzi, ma riteneva che i Romani dovessero crearsi una cultura propria e non affidare l’educazione dei figli a degli stranieri). Politicamente, è legato agli interessi dei piccoli proprietari terrieri e all’aristocrazia più tradizionalista. In vecchiaia, si adopera per una distruzione preventiva di Cartagine, dopo essere rimasto colpito dalla sua velocità di ripresa (“Ceterum censeo Carthaginem esse delendam.” Cicerone e Quintiliano lo considerano il punto d’inizio dell’oratoria romana. - Orazioni (Pro Rhodiensibus, quando il ceto mercantile vuole trattare i Rodii come ribelli, anche se questi non avevano, in pratica, appoggiato il re macedone Perseo, …): A parte qualche isolato precedente, Catone è il primo oratore latino a lasciare testimonianza scritta dei suoi discorsi: probabilmente, si tratta di stesure corrette e riadattate in un secondo momento, perché vengano pubblicate e lette anche al di fuori dell’uditorio. - De Rhetorica: Catone afferma il valore della concretezza, contro gli orpelli retorici, e della moralità (“Vir bonus dicendi peritus”). - De agri cultura: è il più antico trattato di prosa latina. Ci sono molte imperfezioni formali (ripetizioni, riprese di uno stesso argomento, …), il che lascia pensare che sia un libro di appunti o sia passato per varie redazioni. Non si tratta di un’idealizzazione della campagna, anzi: Catone punta solo a consigliare i proprietari terrieri su come aumentare il proprio patrimonio e su come mantenerlo. Così, la stessa religione è vista in un’ottica prettamente utilitaristica e, per quanto riguarda gli schiavi, ci si deve solo preoccupare che sia un condizioni ottimali per lavorare. Ci sono numerosi prestiti scientifici greci. - Praecepta ad filium: è alla base dell’enciclopedismo romano. Vi sono contenute varie nozioni delle materie ritenute indispensabili per un cittadino romano (medicina, agricoltura, retorica), con un grande utilizzo del vocativo. - Carmen de moribus: raccolta di massime morali in prosa ritmica. - Origines: opera storica in prosa, dalle origini al 151 a.C., con una combinazione di trattazione cronologica e trattazione per temi. Molto spazio viene dato alle altre città italiche che hanno contribuito alle fortune di Roma: c’è, infatti, un nesso inscindibile fra i due mondi, dato dalla medesima matrice culturale ed etnica, anche se, di fatto, l’Italia di Catone si ferma ad alcuni popoli del Latium vetus e del centro-meridione, poiché i popoli che si allontanano dal modello attivo e austero romano sono trattati con disprezzo. Le virtù sono sempre viste nella loro dimensione collettiva (tanto che i generali non sono nominati per nome, ma a seconda della magistratura ricoperta). 5

Cecilio (220-167 a.C.) Le sue commedie cominciano a essere rappresentate in coincidenza con gli ultimi anni di vita di Plauto e viene apprezzato solo dopo la sua morte, a causa del suo prediligere la riflessione al farsesco. Lo si può vedere come l’anello di passaggio tra Plauto e Terenzio. Sarebbe stato contubernalis di Ennio e suo compagno al collegium scriborum histrionumque. - Commedie (Androgynos, Andria, Hecyra, …): L’autore più seguito da Cecilio è Menandro: ciò presuppone una comicità basata sull’osservazione dei caratteri, della vita quotidiana e dei drammi borghesi. A differenza di Plauto e Terenzio, non si dedica alla contaminatio. Terenzio (cc. 190-? a.C.) Nato a Cartagine, viene portato a Roma come schiavo e fatto educare alle lettere dal padrone. Rimane sempre molto legato alle famiglie aristocratiche, soprattutto al circolo degli Scipioni, grazie anche al suo amore per l’ellenismo (ci sono addirittura delle voci che affermano che i veri autori delle sue commedie siano dei potenti cittadini bisognosi di un prestanome). Il pubblico non mostra mai una grande apprezzamento per le sue commedie, essendo più “intellettualistiche” rispetto a quelle di Plauto. Leggenda vuole che Cecilio abbia approvato la prima opera di Terenzio (avevano lo stesso impresario/capocomico, Turpione). - Commedie (Andria, Hecyra, Heautontimorumenos, Adelphoe, …): ci sono giunte insieme a delle didascalie premesse al testo, che contengono notizie sulla prima rappresentazione dell’opera. Gli intrecci sono gli stessi delle commedie di Plauto, ripresi dalla Commedia Nuova (come in Plauto, l’ambiente greco è in realtà molto generico); Terenzio è però molto abile nel maneggiare questo elementare schema, curando la verosimiglianza (ci sono, infatti, pochissimi monologhi e l’importanza del dialogo è centrale, mentre la componente musicale viene decisamente ridimensionata) e l’attenzione del pubblico (tenendolo anche all’oscuro del finale della vicenda: i prologhi, infatti, non vengono usati come anticipazione, ma come spazio per parlare di svariate tematiche) e trattando anche problematiche etiche e pedagogiche: l’intreccio deve servire per comprendere la natura delle relazioni umane. È lo stesso Terenzio a contrappore esplicitamente la sua commedia (“fabula statuaria”) a quella di Plauto, piena di facezie e motteggi (“fabula motoria”). A differenza del teatro tradizionale, il riconoscimento è una “semplice” sanzione burocratica a legami già sanciti da autonome prese di coscienza. Inoltre, i personaggi non sono più tipi stereotipati, ma capovolgono tutti i pregiudizi che il pubblico si potrebbe fare su di loro, in base al loro ruolo sociale: ciò per affermare la dignità di ogni essere umano come individuo e per portare gli uomini alla conoscenza e comprensione reciproca. Non è un caso che i personaggi di Terenzio spesso si trovino in contrasto con le regole conformistiche dell’ambiente sociale in cui si trovino, sebbene, più che ribelli, si mostrino come degli avviliti s...


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