Biblioteconomia. pdf 2020\\2021 PDF

Title Biblioteconomia. pdf 2020\\2021
Course ARCHIVISTICA E BIBLIOTECONOMIA
Institution Università degli Studi di Cagliari
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Preparazione per l'esame di biblioteconomia anno 2020\2021...


Description

BIBLIOTECONOMIA La storia del libro: La definizione etimologica deriva da Liber, cioè dalla scorza interna dell’albero di papiro sulla quale si scriveva. Così come la parola foglio richiama la foglia degli alberi. Il manufatto libro non deve essere concepito come un'unica tipologia ma come prodotto che può avere diverse forme: può essere stampato o manoscritto, le pagine cucite o incollate. L’Unesco invece definisce il libro come una pubblicazione non periodica di almeno 49 pagine, esclusa la copertina. Sotto le 49 pag. è considerata un’intervista o un giornale. L’evoluzione della forma e dei materiali del libro nel corso del tempo: prendiamo in considerazione le terre che affacciano sul bacino del mediterraneo. Il libro dobbiamo immaginarlo come un testo da conservare, che dev’essere tramandato, scritto su un supporto fisico. Nell’antichità si scriveva sui materiali duri, sulla pietra, sul piombo ma anche su cuoio e pelle, questi materiali venivano utilizzati anche per scrivere testi letterari. Le tavolette cerate, non erano utilizzate solo per i conti e le ricevute ma anche per la stesura di testi letterari, di poemi. Erano costituite da una superficie lignea ricoperta da uno strato di cera in cui si scriveva attraverso lo stilo. Questo è un dittico:

cioè una coppia di tavolette cerate legate tra loro. Le tavolette potevano anche non essere cerate, si utilizzava uno strumento più forte per incidere. Erano utilizzate anche per testi letterari e documentazione. Le dimensioni delle tavolette e dei polittici erano molto variabili. Le tavolette e gli strumenti scrittori così come i papiri sono rappresentati in moltissimi affreschi di Pompei. Contemporaneamente coesistevano diverse forme di libro, prodotti contemporaneamente su più supporti scrittori. L’uso delle tavolette va avanti anche per tutto il Medioevo, vediamo una miniatura del X secolo, che rappresenta Gregorio Magno, vissuto alla fine del ‘500, che viene raffigurato mentre legge un libro, ne tiene in mano un altro e il suo segretario ha in mano una tavoletta cerata e lo stilo per incidere.

Altra forma di supporto scrittorio costituito da superficie dura era quello di ostraca, frammenti di vasellame e di pietra piatta, utilizzati soprattutto per allontanare i nemici dalla polis, ma anche per la scrittura. Abbiamo anche ad esempio alcune strofe di un’ode di Saffo, scritta su un coccio di un vaso.

Un altro supporto era dato dalle sottili lamine di piombo o altri materiali molto sottili, avvolgibili in forma di piccoli rotoli, nell’antica Roma utilizzati soprattutto per contenuti magici o scrittura di maledizioni e forme

rituali: Un altro supporto scrittorio era quello di libri in tela di lino, piegati a soffietto e adoperati soprattutto dagli etruschi e anche nel mondo romano per la stesura di testi sacri ma anche giuridici, l’esempio più famoso dei libri di lino è quello di Zagabria. È il testo più lungo di lingua etrusca del quale siamo in conoscenza, contiene circa 1200 parole. Si tratta di 12 rettangoli, utilizzati per bendare una mummia dell’epoca tolemaica.

Altro supporto scrittorio è il papiro, pianta che cresceva in Egitto utilizzata non solo per la realizzazione dei fogli sul quale scrivere ma anche per altri manufatti, comprese canoe, ceste o scarpe. Veniva realizzata tagliando la corteccia in maniera sottile. Plinio il Vecchio ci descrive come venivano fabbricati i fogli di papiro: venivano attaccati gli uni agli altri e poi arrotolati, venduti e distribuiti. Il foglio veniva costruito incastrando le fibre, creando un piccolo reticolato. Si ottenevano due facce diverse, una con le fibre disposte orizzontalmente e l’altra con le fibre disposte verticalmente, si scriveva in quella orizzontale. Lo scriba si sedeva tenendo il rotolo di papiro svolto sulle sue gambe, a sinistra teneva la parte svolta e a destra il rotolo ancora da svolgere. Questa era la posizione, scriveva da sinistra a destra, il testo veniva ripartito in colonne sul lato interno, con le fibre disposte in senso orizzontale, ma esistevano anche rotoli opistografi, cioè scritti sia sul recto che sul verso:

Protocollo = foglio iniziale di un rotolo di papiro; ‘primo foglio incollato di un rotolo’ Escatocollo = foglio finale di un rotolo di papiro; ‘ultimo foglio incollato’ Questi due fogli erano destinati al nome dell’autore e dell’opera del libro; Una volta terminata la scrittura il foglio veniva arrotolato intorno a un bastoncino, questo che vediamo è uno dei famosi papiri di Ercolano, incenerito dalla lava del Vesuvio, che ha assunto la forma di un tronco con un foro al centro.

Questo è un papiro molto lungo, è un libro dei morti:

Altro supporto scrittorio che ci interessa particolarmente è la pergamena, una superficie scrittoria di origine animale, è soprattutto in ambito europeo e tardoantico altomedievale che inizia a sovrastare. È più

resistente rispetto al papiro, si afferma per circa mille anni come supporto scrittorio per eccellenza nel mondo occidentale. Solo alla fine del XIII secolo la pergamena subisce la concorrenza della carta. Le modalità di fabbricazione: gli stessi libri ci descrivono la realizzazione di questo supporto scrittorio. La ricetta più antica risale al VIII secolo. Il rotolo di pergamena anche in età greco romana veniva utilizzato ma raramente per scrivere dei testi e si afferma soprattutto in epoca altomedievale. Nel Medioevo sia bizantino che occidentale il rotolo di pergamena è adoperato soprattutto (ma non soltanto) nelle cerimonie liturgiche. Si scriveva lungo il lato più lungo, parallelamente al lato corto si scriveva in colonne. I libri liturgici venivano srotolati dal celebrante dall’alto del pulpito e i fedeli potevano vedere anche loro il testo che il celebrante stava leggendo grazie al fatto che era scritto in senso opposto rispetto alle immagini, quindi il rotolo durante queste funzioni veniva utilizzato con le immagini affinché i fedeli potessero vedere le raffigurazioni di quanto il celebrante stava dicendo. Il codice medievale: Il libro a forma di codice coesiste insieme al rotolo ma verso il V secolo è la forma di libro maggiormente ricercata, diffusa e scelta sia da chi deve scrivere che leggere. Le ragioni che hanno portato alla maggiore diffusione del codice rispetto al rotolo sono molteplici: risparmio di materia scrittoria, maggiore capienza rispetto al rotolo, facilità dei riferimenti testuali, maggiore maneggevolezza. Il rotolo normalmente veniva scritto solo su un lato, con l’invenzione del codice, dove le pagine sono rilegate tra loro e formano quello che è un fascicoletto che sta alla base del libro odierno, lo scrivano poteva scrivere su entrambe le facciate, quindi un foglio di pergamena utilizzato in forma di codice poteva contenere il doppio di forme scritte rispetto al rotolo di pergamena utilizzato nella sua forma base. C’era sia un risparmio dal punto di vista economico che un guadagno dal punto di vista contenutistico perché si poteva scrivere molto di più. Altro aspetto fondamentale fu quella di poter fare con molta facilità i riferimenti testuali, ma anche inserire i numeri delle pagine, dei capitoli, poter utilizzare dei segnalibri, mettere un segno al punto in cui si era arrivati con la lettura e con lo studio. Con il rotolo, per esempio, non si poteva mettere un segnalibro, si doveva per forza srotolare, invece con il codice si poteva aprire direttamente la pagina interessata. Altro aspetto molto pratico che ebbe notevole successo fu quello della maggiore maneggevolezza, molto più semplice maneggiare il codice che il rotolo. La diffusione del codice avviene quasi contemporaneamente alla diffusione del cristianesimo, i cristiani durante il loro apostolato prediligono la forma del codice a quella del rotolo. Soprattutto il codice dava una possibilità che i rotoli non potevano, cioè quello di contenere più libri all’interno dello stesso manufatto, immaginiamo l’antico e il nuovo testamento. Averlo in pergamena comportava dover trasportare un numero importante di rotoli, invece con la forma del codice tutti i testi dell’antico testamento potevano essere contenuti in uno solo o al massimo in due. Questo spinse i cristiani a prediligere la forma del libro. Le conseguenze dell’aver adottato il codice sono state: Il fatto di poter leggere da un libro che si apre e rimane aperto per molto tempo nella pagina che noi abbiamo scelto, non ci impegna troppo dal punto di vista dello sforzo fisico, ci dà più tempo per ragionare e riflettere su quello che stiamo leggendo. Ci consente di prendere degli appunti, fare correzioni, studiare etc. Miscellanee. La definizione attuale di miscellanea è un prodotto editoriale che viene progettato come un insieme di contributi, di saggi, di testi, relativi ad argomento diverso ed autori diversi. Un volume che contiene più contributi relativi a soggetti diversi. Nel Medioevo la miscellanea non si progettava a priori ma si creava a posteriori, si avevano tanti piccoli codici che venivano poi messi insieme, cuciti e rilegati in un unico codice, da non confondersi con i compositi che sono ancora un’altra tipologia di codici realizzati cucendo insieme opere diverse che provengono però anche da contesti diversi. Un’altra rivoluzione importante è l’adozione della carta nell’Occidente, dopo l’invenzione della carta da parte dei cinesi e l’arrivo della carta in Europa iniziano a svilupparsi le cartiere, quindi fabbriche di carta. In Italia abbiamo l’esempio della cartiera di Fabriano. Si diffonde anche il commercio della carta, meno costosa della pergamena, e quindi l’adozione della carta porta a delle modifiche alle forme del libro.

Il foglio non è scritto completamente, e nello spazio venivano realizzate note, scarabocchi o decorazioni, che venivano fatte da miniatori esperti, molto preziosa e molto dettagliata talvolta, con persone disegnate dentro. Se prestiamo attenzione vediamo almeno tre mani differenti, ci sono delle altre righe tra una riga e l’altra e quelli sono i commenti e gli appunti presi da chi ha studiato su quel libro, e poi in alto i cosiddetti richiami, quei richiami che vengono fatti per distinguere le pagine le une dalle altre.

I commenti potevano incorniciare i testi oppure affiancarli, ma sempre distinti dalla dimensione della scrittura. Per evitare di confondere l’ordine dei fascicoli venivano date delle indicazioni. De Civitate dei di sant’Agostino è conservato nella biblioteca malatestiana di Cesena, a parte il fatto che è un’opera d’arte meravigliosa, nella iniziale abitata è raffigurato proprio sant’Agostino nel suo studio e vediamo anche la sua biblioteca.

Vediamo una clessidra, il codice chiuso e altri codici appoggiati al muro, alcuni semiaperti, un rotolo che cade verso il basso, sant’Agostino è seduto e ha di fronte a sé un leggio e un libro aperto. L’explicit, è la comunicazione del copista che conclude l’opera, ci sono note di possesso o note di vendita, immaginiamo quanta informazione aggiuntiva ci dà, tutte queste info aggiuntive sui rotoli non c’erano. Abbiamo inoltre un gioiello come la bibbia di Borso d’Este, fu realizzata perché Borso doveva ricevere a casa sua il papa e voleva dimostrare a tutti di essere talmente ricco e potente da potersi permettere un’opera meravigliosa, come una bibbia interamente decorata con foglia d’oro, da tenere nel leggio del salone in cui riceveva gli ospiti, compresi prelati e papa. Qui stiamo sempre parlando di libro, di codice pergamenaceo, manoscritto su pergamena.

Una delle prime novità con l’introduzione della carta è la possibilità di avere dei manoscritti più leggeri. Il libro cartaceo si diffonde perché è più economico, più piccolo, più maneggevole, diventa quasi un libro di consumo, aumentano anche i fruitori, quindi aumenta l’offerta ma anche la domanda. Con la diffusione della carta gli studenti copiano loro stessi il libro poi magari lo rivendono, molti studenti diventano essi stessi copisti. Creano un importante cambiamento, incidono sulla circolazione libraria, la carta costa di meno. L’invenzione della stampa: Nella metà del XV secolo il tedesco Johann Gutenberg inventa la stampa a caratteri mobili e il primo libro da lui stampato a Magonza (1454-55) è una copia della Bibbia. Con egli si

introduce la stampa a caratteri mobili in Europa, i fogli venivano trattati singolarmente e poi rilegati successivamente dall’acquirente. I libri stampati da quel momento fino a tutto il 1500 sono detti incunaboli. La caratteristica dei primi libri a stampa è quello di somigliare tantissimo ai manoscritti, solo in un secondo momento si iniziò a introdurre le incisioni, ma anche l’incisione molto spesso veniva dipinta a mano in un secondo momento. Mettevano delle piccole manine per ricordarsi delle cose importanti. Si rubricavano le iniziali a mano in un secondo momento. Nel Cinquecento l’arte della stampa si perfeziona ancora di più, in Italia dobbiamo molto alla tipografia di Aldo Manuzio, lo ricordiamo per essere l’inventore dei libri tascabili, in piccolissimo formato. La marca tipografica era il segno distintivo del tipografo che aveva fatto stampare il libro. Si affermano le illustrazioni xilografiche, successivamente sostituite dalle incisioni in rame (calcografia), che consentono disegni più elaborati e sontuosi, spesso di grandi dimensioni. Nel Cinquecento abbiamo Dürer e la scuola degli incisori. Le incisioni si diffondono anche come richiesta e gusto nei lettori, quindi si creano opere della stampa bellissime e illustrate, e si creano libri di grandi dimensioni, per esempio il De humani corporis fabrica di Andrea Vesalio, che realizza queste tavole anatomiche che vengono stampate e di questa edizione si dice che le incisioni siano della scuola di Tiziano.

Grazie anche alle scoperte ed esplorazioni geografiche si ridisegnano i confini del mondo e si diffondono i libri di geografia con le rappresentazioni di carte geografiche. Formato tascabile di un libro contenente materiale geografico:

Si diffonde nel Cinque/Seicento anche il genere del romanzo, riservato comunque alle classi più alte. Il fatto che sia una moda presso gli aristocratici quella di riunirsi e di commentare, di leggere le opere letterarie fa sì che si sviluppi ancora di più quest’arte di stampa di piccolo formato. Ma la stampa è controllata anche

dall’autorità, esisteva la questura, l’inquisizione, non era possibile vendere o stampare libri presenti nel codice dei libri proibiti. Esisteva, per esempio, l’indice dei libri proibiti nell’inquisizione spagnola. La stampa è soggetta all’autorizzazione, non era possibile per gli stampatori poter stampare senza aver ricevuto il visto di stampa. Il privilegio di stampa ottenuto nella Serenissima non valeva nel Grand ducato mediceo o a Milano o nello Stato pontificio, come quello dello Stato pontificio non avveniva in Sardegna e così via. Lo stampatore doveva attenersi al luogo in cui si trovava. C’era anche un controllo sui libri già stampati, sui libri in vendita e in circolazione. Ci sono libri con parti cancellate, non ne impedivano del tutto la lettura. IL LIBRO ANTICO Incunaboli: libri stampati fino a tutto l’anno 1500 Cinquecentine: libri stampati dal 1501 fino a tutto l’anno 1600 Seicentine: libri stampati dal 1601 fino a tutto l’anno 1700 Settecentine: libri stampati dal 1701 fino a tutto l’anno 1800 Libri stampati dal 1801 a tutto il 1830 Dal 1831, con l’introduzione del torchio moderno, parliamo di LIBRO MODERNO. Biblioteca nella storia: evoluzione storica della biblioteca intesa come luogo di conservazione e fruizione dei libri. Per poter capire meglio l’evoluzione della biblioteca è importante distaccarci dal contesto odierno di biblioteca pubblica, non dare per scontato che le biblioteche abbiano sempre avuto l’aspetto che hanno oggi. In passato il senso non era quello che diamo oggi alla biblioteca pubblica, intesa come biblioteca a libero accesso a tutti senza distinzioni sociali, di nazionalità, titolo di studio. In passato si intendeva una biblioteca alla quale era concesso l’accesso a esterni ma non a chiunque. La biblioteca non rispondeva a un unico modello ma coesistevano diversi modelli di biblioteca. Biblioteca significa insieme di libri, l’antico testamento e i poemi omerici erano ritenuti biblioteca, noi oggi ci occupiamo di biblioteca intesa come spazio. Nell’antichità l’accesso alla biblioteca non era inteso come accesso a tutti anche se pubblica, i libri erano destinati a poche élite di religiosi e intellettuali, come la stessa alfabetizzazione. La società tutta era invece dominata da una matrice orale. Esistevano dei luoghi destinati alla conservazione di queste piccole raccolte librarie. Le testimonianze più antiche sono della Mesopotamia, la culla della civiltà. Erano raccolte di tavolette d’argilla o cerate, il contenuto era di carattere religioso, ma anche tavolette contenenti argomenti diversi di stampo documentario. La raccolta più grande di tavolette giunta fino a noi è stata ritrovata in Assiria, questa raccolta che risale al VI sec a.C. comprende testi scientifici, matematici, di medicina e matematica. Anche nell’antica Grecia la cultura era in mano a pochi, le biblioteche erano appannaggio di pochissime persone, le prime raccolte sono tutte legare alle scuole, soprattutto filosofiche, destinate a scolarchi e discepoli. Durante l’età ellenistica si assiste alla fondazione di grandi biblioteche pubbliche. Si creano grandi biblioteche destinate agli studiosi che acquisivano i libri dall’esterno, anche se ci sono molti casi nei quali si ritiene che le stesse biblioteche avessero una produzione libraria interna. La biblioteca dell’età ellenistica più famosa al mondo è quella di Alessandria d’Egitto, che arrivò ad avere quasi 700.000 libri, istituita verso il III sec a.C. ma fu più volte distrutta. Come era organizzata? Stiamo parlando di libri in forma di rotolo di papiro conservati in nicchie o armadi. Un’altra biblioteca dell’antichità è quella di Pergamo, che conteneva fino a 200.000 volumi, sempre intesi come papiri, costruita poco dopo la biblioteca di Alessandria e rimase attiva anche questa per diverso tempo. Non è l’unica tipologia di biblioteca per l’epoca, continuavano a crearsi delle raccolte librarie, destinate a piccoli nuclei di religiosi, per esempio, i rotoli del Mar Morto, che sono una raccolta di rotoli trovati nascosti all’interno di contenitori scoperti nella metà del Novecento, testi prevalentemente di argomento religioso databili all’epoca ellenistica.

Nell’antica Roma la cultura del libro arriva solo dopo le conquiste d’Oriente, prima le biblioteche a Roma non erano realtà diffuse, dopo il II secolo a.C. si importano a Roma i rotoli e i manoscritti oltre alle opere d’arte. Bisognerà attendere l’età imperiale per la nascita di vere e proprie biblioteche. Anche la cultura romana aveva beneficiato in generale di queste nuove acquisizioni e cultura importata, al contempo si crea anche una moda, che vede i privati interessati a creare le biblioteche nelle loro ville e case, esempio emblematico è la Villa dei papiri in cui è stata trovata un’importante biblioteca di papiri, questi rotoli sono stati trovati carbonizzati ma grazie ai frammenti è stato possibile capire che si trattava soprattutto di testi epicurei, filosofici. Il problema di questi rotoli carbonizzati è che in principio non si capì subito come agire quindi alcuni sono andati perduti per sempre, a causa degli errati tentativi di srotolamento. Oggi attraverso il laser è possibile leggere.

In età imperiale iniziano a diffondersi a Roma anche le biblioteche pubbliche, create nei luoghi pubblici, di incontro e si organizzavano incontri di lettura: terme, templi, luoghi nei quali i cittadini si ritrovavano e si praticava una lettura a voce alta in loco, una persona leggeva e gli altri ascoltavano, il prestito era raro. Anche Giulio Cesare propose un importante progetto per la realizzazione delle biblioteche pubbliche ma fu poi Augusto a realizzarle. Nell’età di Costantino arrivarono a essere ventotto. Una biblioteca pubblica è quella di Celso a Efeso:

Una cosa importante è che il modello che prevale nelle biblioteche della tarda antichità va a recuperare il modello di biblioteca pubblica di Alessandria, per esempio la bib...


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