Riassunto Guida alla biblioteconomia - Mauro Guerrini PDF

Title Riassunto Guida alla biblioteconomia - Mauro Guerrini
Course Biblioteconomia
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto - libro "Guida alla biblioteconomia"- Mauro Guerrini...


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Capitolo I. L’ambito disciplinare La biblioteconomia è la disciplina che studia l’organizzazione e la gestione di una biblioteca selezionando il materiale e rendendone accessibili i documenti L’etimologia greca, βιβλιοτεκε νομος = regola, indica propri una disciplina che si occupa di definire i criteri e le modalità con cui si raccolgono e si ordinano i libri. Il cliente è il lettore e la dinamica del sistema bibliotecario comprende tre fattori: - Materiali intendendo il libro nell’accezione più ampia così come tutti i documenti e genericamente il termine di risorsa - Attività come raccolta e gestione, catalogazione e tutela - Funzioni come soddisfacimento dei lettori nel presente e nel futuro Il luogo può essere fisico, un edificio, o virtuale, la biblioteca digitale. La mission, l’obiettivo della biblioteca pone i criteri di organizzazione e catalogazione. Tale disciplina esiste da quando esistono le biblioteche e nasce ogniqualvolta sia necessario ordinarne il materiale. Volendo fare un’analisi diacronica della biblioteconomia, abbiamo il primo esempio con i Pinakes di Callimaco, un utile catalogo informatore sulle vite degli autori, l’elenco delle loro opere e i settori della biblioteca di Alessandria in cui venivano conservate; importante indicatore, questo, della difficoltà di catalogare i documenti spesso adespoti e mutili. Ecco quindi che per evitare omissioni o false attribuzioni, Galeno scrive il De propriis libri liber per ribadire la propria autorità. È solo nel Medioevo che viene superato il precedente modello callimacheo con una tipologia di organizzazione votata perlopiù all’interesse per i passaggi di mano dei manoscritti che allora venivano copiati presso gli scriptoria, centri di studio altamente specializzati per la produzione del libro e la creazione di una raccolta cospicua di documenti. Ecco che la disciplina biblioteconomica svela un altro suo aspetto rilevante: non solo l’attenzione alla consultazione ma anche uno sguardo minuzioso nei confronti della consistenza patrimoniale delle raccolte. Tali biblioteche erano talvolta destinate ai monaci, talvolta a scopo didattico a secolari e novizi: l’organizzazione dei monasteri era ben descritta dai primi cataloghi cumulativi del XIII secolo che elencavano informazioni bibliografiche e opere bibliotecarie collocate in differenti luoghi geografici. Si hanno due anime principali di indagine biblioteconomica, una volontà erudita da un lato e una necessità di possesso della materia-libro dall’altro, che portano alla catalogazione volta all’analisi di tali obiettivi, che si è certo intensificata con l’aumento quantitativo dell’oggetto librario in seguito alla rivoluzione della stampa a caratteri mobili. Nel periodo rinascimentale abbiamo l’attività di due importanti figure quali Conrad Gesner e Antonio Possevino: il primo autore dell’accurata descrizione bibliografica Bibliotheca universalis con l’idea di un luogo il più possibile aperto e volto alla contaminazione di idee per mezzo della collocazione vicina di manuali di uno stesso argomento trattato da prospettive differenti; il secondo, gesuita, invece, ben si instaura nell’ordine di pensiero controriformistico della Chiesa di selezione dei documenti e con la Bibliotheca selecta crea un vero e proprio canone prescrittivo. Quest’ultima, al contrario della precedente, è vista come modello di biblioteca “delle meraviglie”, tipologia molto cara alla Compagnia gesuita. Sul polo opposto, la biblioteca libera da ogni condizionamento politico o religioso e alla base dell’ideologia di Gabriel Naudè: parigino e medico di corte, di filosofia ascetica, sostiene la biblioteca pubblica in quanto “aperta al pubblico”, da gestire da un lato acquisendo volumi di ogni ambito e dall’altro organizzandoli secondo norme ben precise, meglio se per discipline. La descrizione di caratteristiche fisiche e modalità di fabbricazione di un libro giunge sono con l’avvento dell’era dei Lumi che prenderà il nome di bibliologia. Il punto di partenza è, però, una discussione tra i sostenitori dell’analisi del libro come trasmissione di cultura e gli interessati ad 1

esso come oggetto di pregio: lo scontro trova un punto fermo nel diplomatico riconoscimento di entrambi gli aspetti, indipendenti e ugualmente importanti. E proprio la biblioteconomia fa tesoro di entrambi questi aspetti appena citati cosicché la scheda catalografica tipica del Settecento riassume sia contenuti sia forme del materiale librario. Poiché la rivoluzione culturale del XVIII secolo porta in primo piano il ruolo attivo dell’informazione nella vita dell’uomo, la biblioteca diventa un istituto fondamentale per questo scopo e pone come prerogativa l’immediato e corretto reperimento di materiale da parte dell’utente. Pian piano si prende consapevolezza della capacità della biblioteca di ampliarsi e accumulare nuove risorse utili, di par passo con un accrescimento culturale, e di conseguenza uno viluppo di pensiero nella sfera politica e civile, ella popolazione, reso possibile e reale dall’ampliamento del termine pubblica nel senso di possesso della collettività. L’Ottocento democratico e difensore delle classi minoritarie segue proprio quest’ultima costituzione bibliotecaria e pone l’accento sulla free library di accesso pubblico e gratuito, il cui mantenimento deriva da una tassazione collettiva. Tali precetti si riscontrano anche nell’attività di numerosi rappresentanti democratici quali Antonio Panizzi che con le sue 91 regole del 1841 garantisce proprio la piena e totale libertà dell’utente nell’accesso alle risorse. Il sistema ottocentesco si fonda, così, su innovazioni quali il prestito a domicilio, l’area di lettura per giornali e riviste, il luogo di consultazione in loco. Il primo vero riconoscimento lessicale si ha proprio nel 1800 con il tedesco Martin Schrettinger e la sua denominazione di Bibliothek-Wissenschaf, ovvero scienza della biblioteca: scopo principale della tecnicità appena istituita era garantire un quanto più facile e immediato esperimento dei documenti da parte dell’utente. Di conseguenza si ha anche a necessita di istituire corsi specifici di formazione a livello di preparazione universitaria e ancora una volta la Germania occupa un ruolo rilevante, così come nell’assegnazione della prima ufficiale cattedra di biblioteconomia al mondo; successivamente, nel 1887, si apre la School of Library Economy alla Columbia University fondata da Melvil Dewey che risulta essere maggiormente scolastico e tecnico rispetto al metodo tedesco, con ben tre mesi di lezioni teoriche, due anni di tirocinio e una verifica finale. Non manca un esempio simile, però, anche in Germania con Hermann Ernst Ludewig, a Parigi con Constantin Hesse e in Italia con la Piccola enciclopedia Hoepli diretta da Gottardo Garollo, che, però, rimane un caso isolato fino alla riforma Gentile con cui si arriverà a istituire all’interno dell’insegnamento universitario la scienza bibliografica e biblioteconomica. Con l’avvento del XIX secolo un importante intervento si ha con l’opera di Paul Otlet e Henri La Fontaine, due avvocati belgi a cui si deve il merito della creazione di un catalogo collettivo alimentato dalle diverse biblioteche delineando lo scenario di interscambio bibliografico e costituendo una standardizzazione tecnico-procedurale: perciò, nell’ordine di queste idee, si ha un nuovo sistema di classificazione tale CDU, Classification Dècimale Universelle. Un enorme passo avanti nella concezione biblioteconomica si ha sempre nel 1900 con Shiyali Ramamrita Ranganathan e le sue 5 fondamentali leggi, tuttora valide e volte a intendere la biblioteca non come un luogo di semplice collezionismo ma che possa far agire direttamente l’utente e che si animi di una forza propria e continuamente rinnovabile. Si ha infatti, seguendo nell’ordine i suoi precetti, books are for use, every reader his book, every book its reader, save the time of the reader da cui il corollario save the time of the staf e a library is a growing organism : i libri esistono per essere utilizzati così da materializzare idee nel lettore che ha la possibilità di trovare il proprio libro capace di rispondere al suo personale interesse, così come ogni libro con le sue specifiche caratteristiche risponde a sua volta al proprio utente che, nel rispetto di sé e del personale prestabilito, deve risparmiare quanto più possibile il tempo della propria ricerca, nella consapevolezza di essere di fronte a un organismo continuamente in crescita. 2

La realtà, infine, contemporanea del mondo biblioteconomico non muta il principio fondamentale e le regole sviluppatesi nei secoli suddetti, ma, come prescritto da una delle leggi di Ranganathan, si amplia notevolmente accogliendo materiale innovativo e tecnologico. Si fa sempre più concreta la definizione di scienza biblioteconomica, sebbene questa componente non possa e non debba essere limitativa onde evitare che essa prevalga sullo statuto di divulgazione e informazione bibliotecaria. Le risorse aggiunte al sistema di catalogazione sono quindi materiale digitali consultabili, in loco come a casa, tramite motori di ricerca online - motivo per cui la biblioteca cessa di essere, di conseguenza, un luogo esclusivamente fisico dettando il prevalere della politica del just in time - che introducono così la necessità di mutare e ampliare l’attività di forza-lavoro che si vede inserita in un contesto moderno e rinnovato; la marcata differenza tra i termini biblioteconomia, bibliografia e scienza dell’informazione, poi, diventa sempre più lieve e il funzionario bibliotecario necessita di aggiornamenti e di apprendimento di nuove tecniche.

Capitolo II. L’universo bibliografico e la lettura Le risorse informative sono sempre più numerose e diversificate assicurando una ricchezza bibliotecaria utile al fine di rispondere sempre alle esigenze dell’utente. Nel corso dei secoli il mondo bibliografico si è sempre più tecnologizzato ed è nata l’esigenza di definire con il termine generico e univoco di risorsa: tale universo è costituito da una conoscenza registrata la cui forma è il documento inteso come un’entità fisica su un qualsiasi supporto tramite un mezzo scrittorio con gli scopi principali di comunicazione e trasmissione nel tempo e nello spazio. Nel 1998 l’IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions) pubblicò un modello di interpretazione bibliografica distinguendo la creazione culturale distinta, l’entità o opera, dall’espressione come realizzazione intellettuale della prima, la manifestazione nel senso di realizzazione fisica della seconda e l’item come singola copia di quest’ultima. Tutti questi elementi presenti nei documenti sono posti in relazione tra loro per mezzo di dati definiti attributi che costituiscono gli strumenti utili alla formulazione di dubbi e domande da parte dell’utente stesso. Le risorse si distinguono, poi, in finite quando si parla di pubblicazioni complete o continuative se si hanno pubblicazioni periodiche in un progetto editoriale protratto nel tempo. Volendo fare una carrellata di tipologie di documenti presenti in quelle che ormai oggi possono essere definite biblioteche ibride per l’eterogeneità delle risorse immagazzinate, si hanno: - Manoscritti su supporto prevalentemente cartaceo; un manoscritto viene definito autografo se di mano dell’autore stesso, apografo se è una copia, anonimo/adespoto se manca del nome dell’autore, anepigrafo se è privo del titolo, palinsesto se ne è stato raschiato il testo e poi riscritto, acefalo se manca di una delle prime carte, apocrifo se di dubbia paternità; titolo e autore, nome del copista e data possono poi essere scritti a inizio opera (incipit) o a fine (explicit). - Libri o Libro antico a stampa inteso come una pubblicazione stampata a mano o a stampa manuale. L’ICCU, Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane, circoscrive l’estensione del libro antico dalla data di nascita della stampa, 1445, al 1830, data di introduzione dei torchi meccanici, mentre in passato l’IFLA proponeva il 1801: più genericamente la data di fine dovrebbe coincidere con l’inizio del controllo bibliografico (in Italia il 1886). Si hanno gli incunamboli, libri pubblicati dal 1445 al 1500, le cinquecentine, seicentine e settecentine dal nome del rispettivo secolo di pubblicazione; loro caratteristiche sono le marche tipografiche, uno stemma distintivo del tipografo o dell’editore per le proprie pubblicazioni, il privilegio come diritto di stampa del tipografo, l’imprimatur, permesso di stampa da 3

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parte di un’autorità civile o religiosa, le illustrazioni sotto forma di incisioni (xilografie in legno o calcografie in rame), la forma di legatura; nelle edizioni di Seicento e Settecento si hanno l’antiporta, tavola incisa posta prima del frontespizio con figure simboliche e allegoriche; rilevanti per la storia della stampa sono poi gli annali tipografici, elenchi cronologici di tutte le edizioni di un tipografo o di un editore. o Libro moderno su supporti differenti rispetto al tradizionale cartaceo le cui tipologie si dividono in annali (rassegne cronologiche di fatti o notizie su un determinato argomento), annuari (pubblicazioni annuali con dati sugli avvenimenti dell’anno precedente), atlanti, biografie, enciclopedie, compendi (opere riassunte degli aspetti principali di una materia), manuali. o Libro in braille per non vedenti con scrittura in rilievo da leggere scorrendovi sopra le dita. o Audiolibro, in diversi formati dal CD all’MP3 per ascoltarne la lettura in riproduzione. o E-book, testo elettronico disponibile in rete e indifferentemente utilizzabile su supporto PC, Tablet o cellulare. Quotidiani e seriali: i secondi sono risorse documentarie edite su qualsiasi supporto in parti successive a intervalli regolari ma con lo stesso titolo (testata); i primi sono i giornali di origine seicentesca, oggi disponibili in vari formati e trattanti vari argomenti, la cui unità minima sono i fascicoli che, se raggruppati nell’arco di un anno, prendono il nome di annata; si ha poi la rivista, periodico con articoli di vari autori a carattere informativo, il bollettino come periodico di un’organizzazione con contributi scientifici e bibliografici e il notiziario qualora l’ultimo citato è di poche pagine con informazioni su eventi di una specifica categoria; infine, periodici elettronici disponibili sul web come portali universitari o nei siti degli editori, spesso in formato PDF. Tra le altre risorse a stampa si hanno o letteratura grigia, o non convenzionale, opere di enti o istituzioni prodotte in copia manoscritta o preprint a circolazione limitata o fogli volanti, pubblicazioni di un solo foglio a tema specifico o fotografie o manifesti, fogli con stampa su un solo lato destinato ad essere affisso a scopo pubblicitario o opuscoli, pieghevoli pubblicitari per eventi o carte geografiche, prima stampate su carta, oggi anche telematiche o risorse musicali a stampa quali spartiti o partiture o risorse audiovisive e film, pellicole su supporto di cellulosa con formato di 35mm standardizzato dal 1889, divisi in lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi, in VHS, DVD o MPEG) o registrazioni sonore, una volta in vinile, poi in CD e oggi in MP3 per supporti iPod e cellulari o microfilm, pellicola fotografica di piccolo formato per riprodurre documenti o codici su microfiche = pellicola fotografica in formato standard 10x15 cm o oggetti tra cui giochi in scatola e attività varie, kit di laboratorio, proiezioni visive. Il libro è la risorsa principale e più antica, da cui la stessa parola biblioteca prende il nome, oggetto che unisce perfettamente la staticità della forma e la velocità del pensiero. Il suo 4





primo antenato fu il papiro della civiltà egizia, ricavato con minuzioso lavoro dalla pianta; si formavano dei rotoli unendo i fogli dando origine al volumen, con il testo in parallelo suddiviso in colonne denominate paginae. La stecca di legno umbiculus aiutava la consultazione per scorrere la lettura e sulla facciata esterna vi erano le specificazioni di nome dell’autore e titolo dell’opera. Venivano poi conservati in scatole chiuse con coperchi e denominate capsae, raccolti in bibliothecae. Un importante contributo alla conoscenza dei volumina si ebbe con il ritrovamento di molti papiri nella Villa di Ercolano che, dopo l’eruzione del Vesuvio, furono reperiti. La forma originaria papiracea ebbe, poi, una continuazione con gli exultet, scritti di materia religiosa tra il X e il XIV secolo i’area meridionale. Il codice è il risultato finale del processo di passaggio dal volumen. Dapprima si hanno i libri lintei del popolo etrusco, testi scritti su tele i cui si ha un solo superstite individuabile in un libro di lino utilizzato per ricavare bende per la mummificazione egiziana e conservato al museo di Zagabria. Il lino viene utilizzato, poi, anche dai Romani, come testimoniano i libri custoditi nel tempo di Giunone Moneta citati da Tito Livio. Insieme ad esso, i Romani usano anche il legno che dà avvio a due tipologie di supporto, le tavolette cerate, incise con uno stilo a punta e raschietto, e i fogli di corteccia, uniti in sequenza e scritti con un calamo a inchiostro – da cui l’etimologia di libro dal latino liber “corteccia”. Il codex propriamente detto definisce un complesso di tavole unite da un filo che le legava e si palesa per la prima volta nell’anno 85 con l’esempio di Marziale: l’origine primaria è infatti latina per il nome caudex indicante la tavoletta di funzione pratica di supporto. Ciononostante, il volumen origine greca - resta legato alla matrice ellenistica pagana, mentre il codex assume via via funzione religiosa arrivando agli esempi tuttora conservati di De civitate dei di Sant’Agostino (IV secolo), Codex Vaticanus (IV secolo), Vulgata di San Gallo. Dopo aver convissuto per circa due secoli, la tipologia del codice prevale sul volumen rinnovando notevolmente le pratiche di scrittura e di lettura: il codex ha, infatti, un sistema di foliazione utile per la segnatura delle pagine ed essendo più maneggevole favorisce la possibilità di prendere appunti a margine. La pergamena è il supporto costitutivo del codice, ben più economico del papiro e più duttile per la capacità di creare dei fogli piegati e raccolti in fascicoli. La pelle animale opportunamente trattata abbassava, quindi, i costi e permetteva di produrre un materiale scrittorio più facilmente reperibile e capace di fornire una superficie maggiormente estesa ai fini della scrittura. Il nome deriva dalla città di Pergamo dall’editto di Diocleziano riferito a Eumene II. La qualità differente dei fogli deriva dalla molteplice derivazione dei pellami, ma indifferentemente da ciò la pergamena favoriva il riuso mediante la raschiatura: si ottengono così i palinsesti, codici pergamenacei riscritti, costituenti oggi un materiale prezioso e ricercato.

Il codice basa la propria importanza sull’unità del fascicolo composto da quattro fogli corrispondenti a 8 carte (ovvero 16 pagine) piegati l’uno nell’altro e denominati quaternoni; la sequenza dei fascicoli è solitamente la stessa. Fino al Medioevo il libro viene prodotto negli scriptoria monastici per mezzo della continua attività di copiatura degli amanuensi. Pian piano, però, esso diviene strumento di lettura comune soprattutto a partire dal XII-XIII secolo con l’intensificarsi dell’attività mercantile e il fiorire di nuove civiltà comunali. Già nel IX, però, la renovatio imperii di epoca carolingia porta in auge il ruolo del libro che diventa così strumento di una radicale riforma linguistica grazie allo sviluppo della nuova forma di scrittura, la minuscola carolina, seguita poi negli anni dalla gotica e da quella umanistica. Con quest’intensa attività di copiatura si arriva ai 9mila esemplari di codici tuttora in nostro possesso e, nonostante il libro 5

continui ad essere inaccessibile ai più, si ha un’esplosione della sua produzione che viene così affidata a librai ufficiali universitari, denominati stationarii, i quali detengono gli esemplari, utilizzati come modello per gli studenti. In particolare, il sistema dell’ateneo bolognese favorisce la copiatura smembrando i codici in tanti fascicoli sciolti, le pecie, da affidare agli studenti pagati a cottimo. La lavorazione di u...


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