Carlo Scarpa PDF

Title Carlo Scarpa
Course Storia dell'architettura
Institution Università Iuav di Venezia
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Carlo Scarpa...


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Carlo Scarpa e Venezia ( 1950 - 1970 ) quando si parla di Carlo Scarpa è come se si parlasse di una figura di architetto - artigiano, molto abile con il rapporto con le tecniche e materiali. Questa definizione sottende però una sorta di critica: è un architetto provinciale. L’ambito geografico in cui Scarpa ha lavorato avvalora questa tesi: tutte le sue opere sono in Italia tranne una (la cappella Zen a Zurigo); in più la maggior parte delle opere sono in Veneto (molte anche in Venezia). In realtà, Scarpa è tutt’altro che un architetto provinciale. Frequenta ambienti culturali veneziani raffinati oltre che avere una cultura molto raffinata. Si muove poco da Venezia ma dalla stessa instaura importanti dialoghi con molti maestri dell’architettura (rapporto con Wrgight e Kahn). Un vero maestro dell’architettura. Ciò che bisogna cogliere da Scarpa (come da tutti i maestri dell’architettura) è un atteggiamento di fondo nei confronti del mestiere. Per capire questo, dobbiamo capire cosa succedere a Venezia nel secondo dopo guerra (1950 - 1970). A differenza della leggenda che vorrebbe una Venezia sempre uguale e immobile, quegli anni vedono una Venezia attraversata da uno dei più vivaci dibattiti attorno all’architettura. Venezia deve fare i conti con una difficile eredità 800esca: aveva conosciuto importanti trasformazioni che vengono vissute come una sorta di tradimento \ cesura nei confronti della città e della sua storia. 1846: data significativa. E’ la data di inaugurazione del ponte ferroviario che collega Ve alla terra ferma. Siamo in piena dominazione austriaca: 1841 si avviano i lavori; 1842 si inaugura la tratta che unisce Mestre con Padova; 1846 ponte translagunare. Proietta quindi la città verso la terra ferma, altera la struttura e il destino della città. Si avviano importanti trasformazioni che tendono a guardare a Venezia (annessa al regno d’Italia nel 1866) come una normale città moderna (incentivi industriali nell’area della Giudecca + importantissimi sventramenti nel centro storico (arteria di Strada Nuova, pensata per collegare la nuova stazione ferroviaria al ponte di rialto). Trasformazioni che poi hanno un’accelerazioni significativa con la nascita del porto industriale di Porto Marghera (elaborato nel progetto della Grande Venezia). In breve tempo: sfollamento popolazione alla terra ferma + nascita nuovi quartieri industriali (città giardino di Marghera). Trasformazioni che nel 1933 porteranno alla costruzione del ponte automobilistico. L’insieme di tutto ciò viene vissuto come la volontà di innovare conto la volontà di conservare. Trasformazione \ innovazione - tradizione -> come tenerle insieme. IL TEMA è questo: dibattito intorno alla città nel secondo dopoguerra. 1

1964, per esempio, il rettore IUAV Giuseppe Samonà avvia un importante convegno intitolato antico e nuovo. 1962, si avvia uno dei più importanti convegni dedicato ai centri storici. 1962, c’è il primo convegno interazione dedicato a Venezia e alla sua laguna. Questione: come tenere insieme innovazione e tradizione. Ciò che si discute a Venezia è la particolare natura della relazione tradizione\innovazione che caratterizza e distingue la città di Venezia. Per iniziare a ragionare su ciò, dobbiamo citare i 3 casi di progetti non realizzati a Venezia: Wright, Le Corbusier e Kahn. 1951, Wright arriva a Venezia. Nel secondo dopoguerra si assiste alla diffusione in Italia del lavoro di Wright. Ruolo importante di Bruno Zevi: ebreo che lascia l’Italia (studia ad Harward e conosce bene il lavoro di Wright). Quando Zevi torna in Italia nel dopoguerra si impregnerà per una rinascita culturale e architettonica del nostro paese soprattutto per indicare (alla cultura architettonica italiana che si era molto compromessa con il fascismo) dei modelli alternativi: es. Wright -> modello di architettura della democrazia. Nel 1951 è così organizzata una grande mostra dedicata a Wright a Firenze. Ed è in quella occasione che lo Iuav decide di dedicare a Wright una laurea ad Honorem -> si incontra quindi con Scarpa e Angelo Masieri (giovane collaboratore di scarpa) il quale offrirà a Wright di costruire la propri

casa sul canal Grande: Wright accetta e le vicende sono note. Masieri nel corso del viaggio negli USA per incontrare Wright per il progetto morirà. Il porgeremmo cambia -> si chiede a Wright un memoriale per Masieri (masieri memorial) - in restauro ora - immaginato come pensionato per student IUAV. Questo è il porgetto che Wright offre alla città nel 1953. Lavora su un lotto triangolare, immaginando sue calli (una perpendicolare al canale come porta d’acqua e una più piccola che aveva però la funzione 2

di illuminare gli spazi dell’abitazione) mantenendo il classico impianto caratterizzato da vuoti e il salone passante. E’ però soprattutto nella facciata che si concentra il lavoro di Wright: lui dice “pilastri che escono dall’acqua” garantendo questa immagine di facciata come transenna, lavorando e giocando molto con il ritmo con il colore, con il chiaro scuro. Ebbene questo progetto diventerà occasione e presentazione di un primo vero scontro furioso tra due fazioni opposte che poi si scontreranno in occasione del piano regolatore del 59. 1. i non interventisti: non bisogna intervenire in alcun modo nella città storica (Cederna e tutti quelli di Italia nostra) 2. quelli che sono dalla parte di Wright per rivitalizzare la città -> tutti i professori dello Iuav e la figur di uno storico dell’arte come Sergio Bettini. Egli in difesa del progetto di W pubblica su Metron un articolo dove lo difende -> questo progetto pur essendo molto wrightiano è talmente acclimatato nel clima veneziano che sembra esserci sempre stato. Così Bettini riflette attorno a Venezia e alle sue tradizioni e identità in maniera più generale. Un estratto dell’articolo: (l’articolo si intitola Venezia e Wright e nella prima non parla né di Venezia né di Wright ma della distinzione tra arte greca romana e tra ciò che è classico e ciò che è anticlassico) L’arte greca è un’arte dove si applica una quasi completa sospensione del tempo (plasticità assoluta), è tutta nelle signgole apparizioni classiche nello spazio senza mutamento: per i greci la forma è sottratta ad ogni contaminazione del tempo. Soltanto quando l’assolutezza della rappresentazione classica, quando lo spazio si apre dio avviene nell’antichità con la civiltà artistica romana e nella moderna von la veneziana. Ed è a Roma che la problematica architettonica si imposta sullo spazio interno degli edifici -> è uno spazio temporalizzato (no blocco pratico fermo, oggetto di contemplazione) è un continuum dentro il quale l’uomo vieve. Venezia è una romania -> spiega il suo carattere classico e soprattutto il suo carattere urbanistico \ urbano. caratteristica di Venezia sono gli spazi urbani d’incontro (piazze, campi, campielli e addirittura il canal grande visto come un interno urbano: uno dei brani che costruisce la coerenza poetica figuartiva di Venezia. Sul Canal Grande le facciate dei paonazzi Veneziani si uniscono. E’ per tutto ciò che difende il progetto di Wright. Wright nell affacciata attesta una piena comprensione di ciò e infatti la facciata dialoga prima di tutto con il canale (non tanto con l’edifico che gli sta dietro). Solo un anno prima Bettini pubblica un libro su Venezia (che si chiama Venezia) e sempre nel 1954 tiene a Palazzo Grassi un’importantissima conferenza che si intitola “idea di Venezia” dove vuole parlare dell’idea e dell’immagine di Venezia (come viene descritta e osservata nel corso dell’800 e primi 900 da Thaoma Mann fino a Prust) e conclude discendo: non si capisce Venezia finché ci si limita a contemplarla come una forma chiusa o finché si vuol fare di essa un simbolo romantico: Venezia è una città che si vive e qui sta il suo segreto: nella sua forma che viene unita alla vita delle persone. La sua immagine non è data una volta per sempre ma continuamente in ogni istante si ricrea nel nostro tempo. Questa idea di una Venezia che si trasforma ma fedele alle priori origini e alla propria forma (che è anti classica, aperta, versata nel tempo) -> idea che verrà per sempre dibattuta nel dibattito che attraversa Venezia da questo momento in poi (dal 1959). Nel 1954 viene tenuta a Palazzo Grassi una mostra “Venezia viva” -> mostra che parla di questi tempi contemporanei. Sono più di 20 sale in cui solo l’ultima è dedicata a Venezia, le altre sale sono dedicate alla storia della città (dalle origini fino al 700 - storia restituita come un continuum - poi 5 sale dedicate al 800 -> le trasformazioni 800esche viste allora come un tradimento delle origini di cui Bettini ci parla). In questa mostra vengono esposti anche vita di una comunità e la politica oltre che gli edifici e 3

l’architettura. Nel comitato scientifico che prepara la mostra c’è Giuseppe Mazzariol, allievo di Bettini (tesi di laurea su Ravenna e insegna allo IUAV, direttore fondazione Querini + attività politica dove cerca di tradurre in fatti il pensiero di Bettini PER CONSERVARE VENEZIA E’ NECESSARIO TRASFORMARLA CONTINUAMENTE, MANTENERLA VIVA. Mazzariol chiama allora a Ve maestro dell’architettura per trasformare la città e aggiustare cambiamenti 800eschi. 1951, arriva Wright e nel 1962 Le Corbusier a cui viene affidato il progetto dell’ospedale a San Giobbe. Un progetto che nasce dall’ascolto della città, non una massa monumentale ma un insieme di spazi in relazione tra loro. Mazzariol scrive: è un edificio alto 13 metri ma la cui sola parte murata sul fronte laguna è di 2,7 m, una corporatura sopra un porticato spero di pilots, una transenna splendida che lascia indenne per chi arriva a Ve dalla terra ferma la vista della città retrostante, dei propilei che non bloccano la città anzi la dischiudono. 1968, arriva L. Khan in occasione della biennale. Scarpa incontra il suo lavoro e Khan visita i lavori di Scrpa. Nel 1968 si affida a K il progetto per la costruzione di un nuovo palazzo dei congressi che doveva essere collocato ai giardini della biannle (castello) progettati da Salva nell’800 e non erano mai riusciti a instaurare un rapporto con la città. Con un nuovo progetto si credeva di ricucire quest’area con la Venezia storica. Mazzariol vola a Philadelphia e con le foto di Venezia cerca di spiegare a K la sua idea di Venezia. Dopo 6 mesi K presenta il suo progetto in una grande mostra a palazzo Ducale nel febbraio 1969. Nelle pagine di Lotus, Mazzariol commenta così il progetto: la luce, l’acqua, i grandi spazi urbani di ve dettarono a K la certezza che la ve attuale dovrà ancora servire al mondo civile per giocarvi un ruolo 4

importante nella storia dei prossimi anni. Il progetto si presenta come una sorta di struttura a ponte, una grande sala delle conferenza è sollevata dal terreno e sollevandosi individua al livello del terreno una piazza pubblica, orettta dall’ed: un luogo spontaneo dell’incontro (come i campi, campielli ecc k visita infatti Ve nel 1928 e 1951). La sua attenzione va tutta a questi interni urbani: 1951 c’è anche il convegno CIAM a otteson il cui tema è il cuore della città -> riflettere intorno alla necessità si dotare la città di luoghi civici, di spazi attraversando i quali i cittadini possano riconoscersi in quanto tali. Nel 1951 K visita l’Italia disegnano tutte le piazze e i centri storici. Nell’ottobre Botta (giovane assistente di Mazzariol) accompagna K in giro e poi ne fanno una mostra. Non se ne fa nulla. La figura di M. è ormai isolata. Riesce comunque M a richiamare K a Venezia nel 1972: nuovo progetto per l’area dell’arsenale, un ponte. Lo spazio pubblico che nel porto progetto veniva sviluppato è ora tutto un sistema di piazze e porticato davanti agli edifici. Come dirà Mazzariol su questo progetto calerà un Malizioso Silenzio. Mazzariol scrive: tre progetti rifiutati (…) quelli che li amministravano in quegli anni avevano pensato di costruire ex novo 301 edifici e a realizzare 606 ampliamenti e non si erano certo lasciati distrarre da opere di paesia architettonica. Dal primo rifiuto del progetto di Wright all’ultimo di K cerca di spiegare come la chiamata di questi maestri non era una volontà di collezionare architettura contemporanea ma dalla necessità di mettere in moto un processo che nell’800 si era interrotto. I veneziani dei secolo lontani avevano chiaro il loro destino - gli attuali la consumano e se continuano a mostrarla la perderanno avendo un monumento (nulla di più). Questo è il contesto in cui Scarpa lavora. Mazzriol è direttore della Querini e chiede a Scarpa un progetto, il quale lavora tra le pieghe della stori Atteggiamento di continua fedeltà verso la storia, capacità di Gettare ponti, instaurare dialoghi -> Carlo Scarpa. Tutto questo dibattito si conclude con una sorta di immobilità. Le parole di Mazzariol riecheggiano nel poregramma di Massimo Cacciari una volta sindaco (chiama Tadao Ando e risistema la punta della dogana). Scarpa non è architetto (lo IUAV è fondato nel 1926), studia all’accademia delle belle arti dove si forma con il titolo di maestro di disegno architettonico; disegno che avrà un’importanza fondamentale nell’opera di Scarpa.

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Disegno importante per 1. comunicazione ( Balkrishna Vithaldas Doshi, Hamedabat, India, architetto ha 90 anni, ha lavorato con K e LC e ricordava che la prima volta nello studio a parigi di LC non parlava francese e per comunicare con lui usa il disegno come strumento di comunicazione). Nel caso d Scarpa parliamo di disegno dal vero, il quale necessita di attenzione -> bisogna fermarsi, osservare e reinterpretare dopo averne colto l’essenza. Non è mai invenzione ma reinvenzione. La sua prima attività a Ve è nelle vetrerie e nelle formaci con collaborazione con le vetrerie di Paolo Benini (il quale collabora con architetti e artisti). guardando i vasi che produce (attimo aurato, per esempio) è un vetro le cui caratteristiche - leggerezza elasticità e resistenza - sono dovute a un particolar tipo di lavorazione (introdotto a ve nella metà del 400ento) quando si voleva competere con la raffinatezza delle porcellane cinesi. Ciò si ricavava solo lasciando le fornaci spente e i vasi raffreddare: processo lentissimo. Scarpa reinventa e adatta a esigenze moderne una tecnica: è un intervento poregttuale tutti gli effetti. Scrpa è artigiano non tanto perché ripete per abitudine, è l’opposto: reinventa. E’ artigiano alla Adolf Loos nel Mastro sellaio, saggio tutto dedicato al lavoro dell’artigiano come colui che accoglie la tradizione per reinventarla stabilendo criticamente dei dialoghi. Nel 1930 si avvia il primo lavoro di S come architetto che deve sistemare le sale del rettorato all’interno di ca foscari (oggi resta nulla del suo intervento) - si confronta con una preesistenza storica. Passione per opere con cui S riporta in vita il lavoro di Wright: sono una serie di edifici residenziali (piazza Spalato a padova - casa Guarnieri al lido -> ripresa quasi puntuale di W - aggetto, rotazioni muro che diventa cornice poi a dentello. S descrive il lavoro di W come un’onda che lo ha travolto. Per villa Zoppas fa riferimento a Wright (triangoli, sostegni centrali) + Mies (in cui lo spazio è indirizzato dalla prepotenza di questi muri continui). Ciò che è interessante è come attorno al disegno del progetto vadano accalcarsi una serie infinita di disegni, studi, schizzi ecc. -> Dai dettagli di una porta ad una prospettiva, alzato ecc. -> disegni di scarp sono così tutti schizzati. Documentano una soprta di lavorio continuo attorno al progetto che non vien mai lasciato andare (per tomba brion ci sono 166 varianti e nessuna di queste coincide con il realizzato) controllare, trasformare ecc il progetto. Controllare ogni parte -> il progetto entrando nel tempo viene tradito perciò dobbiamo controllarlo. 1. Negozio Olivetti: si torva al di sotto delle procuratie vecchie in Piazza San Marco. Nel 1956 S. vince il premio nazionale Adriano Lucchetti che riceverà dalle mani dell’industriale che chiederà a Scarpa di progettare una vetrina per i suoi prodotti -> il progetto insiste su questo lotto d’angolo la cui scelta id Scapr è quella di sfondare le pareti su entrambi i lati con delle vetrine per la vista dei prodotti esposti. Macchine olivetti sistemate su esposti con sostegno esili che galleggiano sullo spazio interno. Le vetrine dall’interno consentono la vista su San Marco come fossero uno strumento per guardare la piazza - strumento di visione. Chiave per capire il progetto: progetto come luogo di reinterpretazione del luogo del contesto nel quale il progetto è collocato. Paizza San marco in questi anni (1952 8avo CIAM sulle piazze italiane -> piazza san marco è vista come paradigmatico) c’è grande dibattito. Qui comincia in maniera prepotente il suo dialogo con il giappone -> traccia uno spazio i cui limiti non vengono visti come una chiusura dello spazio ma piuttosto come una soglia che mette in relazione -> dialogo tra l’interno e l’esterno (tipico 6

dell’architettura del giappone. garte giapponesi come la grata dell’ingresso). Così la luce è filtrata, l’aria e lo spazio -> sono calcolati, proporzionati. Architettura come strumento che ci contente di capire il luogo dove siamo, lo partiziona. Ingresso: affianco della porta d’ingresso c’è una vasca in marco nero sulla cui acqua è appoggiata una sutura di Alberto Guiletti: Immagine letta come una sorta di metafora di Ve -> città pesantissima costruita in pietra che sembra leggerissima, appoggiata sull’acqua. All’esterno la lastra con la scritta -> lavorato e non, lucido e opaco, pesante e leggero + dettaglio della porta che si apre nella parete. Porta pesantissima in pietra che un semplice gesto riesce però ad aprire (tecnica che consente la vittoria sulla materia - ne vince la pesantezza). La pavimentazione interna splendida realizzata con tessere di vetro di murano come fosse un tappeto con splendidi colori ->blu, giallo, oro ecc. Le terrete nel manto di calce sono disposte in maniera irregolare per restituirci un piano irregolare come se ci fosse sempre una vibrazione e l’acqua (come se ci fosse sempre l’acqua alta). Spazio al centro che è dominata una pesante scala realizzata per vassoi attorno a cui ruota lo spazio interno come fosse un pilastro. Pilatro che accoglie all’interno gli impianti rivestito da lastre di pietra e sembra che qui voglia mostrarci il tema del rivestimento. Le lastre si vede che sono tagliate e assembrate -> effetto volutamente scelto per mostraci il gesto del tenere insieme (attenzione per la vienna di Wagner ecc principio del rivestimento + incrostazioni che caratterizzano le architetture veneziane per es, chiesa di Santa Maria dei Miracoli o la basilica di San Marco). Salendo la scala si arrivano alle due balconate (con tutto un lavoro di legno ecc) e sullo sfondo le finestre -> aperture a mandarla con grate scorrevoli. all’esterno nel portico le finestre non sono toccate e sono fedeli al portico all’interno si aggiunge questo pannello con questa forma a mandorla che richiama in maniera evidente il Giappone che non è solo decorazione ma precisione e amore verso quella cultura. Scrpa conosce il Giappone attraverso il lavoro di W. Priorio a ve arriva l’incontro con Ve dove ci sono i raffinati cricoli intellettuali veneziani che guardano a ve+ incontro virtuale con Edzra Pound (poeta americano, il quale morirà Ve). Egli studia gli scritti di Semonlose (es studio sui caratteri cinesi di Lose) e le stesse opere di sound vengono tarfotte dall’inglese all’italiano. Fanonlos fa parte di quel circolo di intellettuali che vengono mandati a Tokio per insegnare la nuova classe dirigente giapponese per aprirla all’occidente. Ma f una volta arrivato rimane colpito e studia la cultura giapponese e la trspette la mondo occidentale (conferenze che tiene a Chicago e Wright le ascolta -> Wright conosce il giappone cosi). okakura scrive il libro del the che viene sempre citato da Wright, libro che troviamo anche nella biblioteca di Scarpa. L’incontro tra Scrpa e Puound avviene 7

attraverso Aldo Camerino che traduceva le opere di P -> era anche molto amico di p (egli era ebreo e nel 39 quando vengono emanate le leggi razzali p le approva e l’amicizia si rompe). Nel 1943 viene emanata una legge per l’arresto di tutti gli ebrei -> Camerino è così ospitato a casa di Scarpa. 1969 tra Tokio e Kyoto S fa il suo primo viaggio in Giappone seguendo le tracce dei vi...


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