CHE COSA E IL Terzo Stato Sieyes PDF

Title CHE COSA E IL Terzo Stato Sieyes
Author Giorgia Catalini
Course Storia del pensiero politico
Institution Università degli Studi di Macerata
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Politica

Emmanuel Joseph Sieyés Che cosa è il Terzo Stato? 1789

PERCHÉ LEGGERE QUESTO LIBRO

Che cosa è il Terzo Stato? di Sieyés fu pubblicato anonimo nel 1789 e si impose come manifesto politico delle rivendicazioni della borghesia rivoluzionaria contro i privilegi nobiliari e l'assolutismo. Si tratta di un pamphlet impetuoso, che mette in discussione l’intero ordinamento sociale e politico della Francia dell’epoca, espellendo di fatto la Nobiltà, fino ad allora classe dirigente, dal consorzio civile. L’incipit è fulminante: “Che cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell’ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede? Di diventare qualcosa.” Sieyés, traccia il quadro teorico e indica i passi pratici per la costruzione di uno Stato nuovo, basato sull’essere Cittadini, la rappresentanza, l’uguaglianza davanti alla legge, il bene comune e il rifiuto degli interessi corporativi. Un libro che ha fatto la storia, contribuendo allo scoppio della Rivoluzione Francese, ma che per lucidità e chiarezza può parlare anche al lettore di oggi su cosa significhi essere Cittadini.

2 PUNTI CHIAVE



Il Terzo Stato comprende la maggior parte della popolazione e svolge tutte le attività produttive



Il Terzo Stato basta a sé stesso, può fare a meno della Nobiltà e senza di essa starebbe meglio



La Nobiltà è un Ordine privilegiato che vive sulle spalle del Terzo Stato senza produrre nulla



Finora il Terzo Stato non ha avuto alcun peso politico, ma ora rivendica il peso che gli spetta



I principi che dovrebbero guidare una Nazione sono l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e il bene comune



Essi devono essere tradotti in una costituzione, scritta da un corpo di delegati che rappresenti la Nazione intera

EMMANUEL JOSEPH SIEYÈS – Che cosa è il Terzo Stato?

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3 RIASSUNTO

Il Terzo Stato è una Nazione completa

A far andare avanti la società sono attività private e funzioni pubbliche. Le attività private sono svolte dai contadini, dai produttori, dai commercianti, dai venditori e da tutti coloro che offrono servizi per le persone. Tutte queste figure fanno parte del Terzo Stato, che dunque porta sulle sue spalle il carico di tutti questi lavori. Le funzioni pubbliche si possono suddividere in quattro categorie: la Spada, la Toga, la Chiesa e l’Amministrazione. Da esse il Terzo Stato è completamente escluso. Una classe privilegiata si è impadronita di queste funzioni e vive di rendita, mantenuta sulle spalle del Terzo Stato. Questa classe tende a gonfiarsi oltre ogni misura, aumentando sempre più i posti pubblici, non a beneficio dei governati, ma per quello dei governanti.

Quando guardiamo indietro nel tempo alla storia antica, quando per esempio consideriamo la storia dell’antico Egitto e vediamo che il popolo era comandato da una ristretta classe di privilegiati che lo tiranneggiava, tutto ciò ci sembra mostruoso e incivile, e ci sembra che noi europei non potremmo mai tollerarlo: e tuttavia questo è esattamente ciò che accade a noi oggi.

Il Terzo Stato svolge tutti i lavori utili, basta a sé stesso e non ha bisogno di alcun ordine di privilegiati. Essi sono solo un peso che lo opprime. Senza il Terzo Stato la Nazione non esiste, senza i privilegiati la Nazione fiorisce. Se una Nazione è composta da persone che vivono sotto la stessa legge, la nobiltà deve essere considerata un corpo estraneo, infatti essa non vive sotto la stessa legge che vale per gli altri, ma vanta una moltitudine di privilegi che gli altri cittadini non hanno. Sono una classe immobile, che consuma una ricchezza prodotta da altri senza dare alcun contributo utile. I nobili pensano unicamente ai propri interessi, non rispondono al popolo, né si curano dei suoi interessi, nonostante sia il popolo a mantenerli. Il Terzo Stato dunque è tutto, è in sé una Nazione completa.

Che cosa è stato finora il Terzo Stato? Nulla

Nella società civile esso è tutto, ma nella Costituzione e negli Stati Generali esso non è niente. I suoi stessi rappresentanti non sono tali dal momento che non sono eletti dal popolo. Sono invece dei

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4 privilegiati, che hanno ottenuto l’incarico in quanto titolari di cariche pubbliche e che godono degli stessi privilegi dei nobili e per questo sono totalmente inadatti a rappresentare il popolo. Chiunque ottenga un privilegio, anche solo temporaneo, smette con ciò di vivere sotto il diritto comune, quindi non fa più parte del popolo e ha interessi direttamente in conflitto con esso.

Ad oggi gli Stati Generali non rappresentano tutti, sono un’Assemblea clerico-nobiliar-giudiziaria. A ben guardare l’intera Francia è stata per lo più retta dall’aristocrazia, e non dal Re. Il potere non stava nel monarca, ma nella Corte. E la Corte altro non è che la testa di una immensa aristocrazia, che arriva ovunque e dovunque ricopre ogni ruolo pubblico di una qualche importanza. Il popolo è rimasto privo di qualsiasi diritto civile. Questo deve cambiare, il popolo deve avere dei rappresentanti autentici, e devono essere aboliti tutti i privilegi. Il miglior modo di fare ciò non è eliminarli per coloro che li hanno, ma estenderli a tutti coloro che ingiustamente non ne hanno potuto godere.

Che cosa chiede il Terzo Stato? Diventare qualcosa

Il Terzo Stato in fondo chiede solo qualcosa di ciò che gli spetterebbe. Chiede di avere autentici rappresentanti agli Stati Generali, provenienti dalle sue fila. Chiede di eleggere un numero di rappresentanti pari a quelli del clero e della nobiltà messi assieme, per poter contare almeno quanto questi privilegiati. E infine chiede che le Camere non votino separatamente e che i voti non si contino per Camera come è stato finora, ma per testa. Con il sistema precedente il popolo è stato condannato ad essere perennemente in minoranza, oggi chiede modestamente di avere la stessa influenza dei Privilegiati. I membri del popolo sono molti di più di quelli degli altri due ordini e il popolo fornisce più della metà delle tasse riscosse. Con quale criterio dunque si è stabilito il numero dei rappresentanti degli ordini?

Tuttavia neanche queste rivendicazioni da sole sono sufficienti ad assicurargli una uguale rappresentanza. Infatti come può tale uguaglianza verificarsi in un tale squilibrio di potere? Quando i posti e i benefici da assegnare sono tutti in mano ai Privilegiati, quando da una parte sta tutto il potere di proteggere e dall’altro tutto il bisogno di essere protetti, quanto poco ci vorrebbe perché alcuni rappresentanti del popolo finissero a supportare i Privilegiati in cambio di qualche favore? La parte più abile e dotata del Popolo è stata educata fin dall’infanzia a rispettare la Nobiltà e sa quali

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5 vantaggi essa può elargire. Infine vi è da considerare l’influenza della proprietà. Ad oggi in Francia essa è tutta a vantaggio della Nobiltà. Potendo contare su questa ricchezza non c’è signore che per quanto impopolare non possa facilmente avere a sua disposizione un esercito di uomini del popolo.

Perché i rappresentanti del popolo siano davvero suoi è necessario che si rendano ineleggibili i nobili e i privilegiati di ogni ordine e grado, i quali altrimenti, avvalendosi dei molti mezzi a disposizione, riescono a farsi eleggere rappresentanti del popolo, anche quando evidentemente non possono davvero rappresentarlo. In realtà, il popolo non ha bisogno di cercare fuori di sé per trovare degni rappresentanti, può contare su molti uomini benestanti, che hanno ricevuto una buona educazione, onesti, appartenenti a pieno titolo al popolo, e quindi adatti a rappresentarlo.

Ciò che si sarebbe dovuto fare e i relativi principi

La rappresentanza è una necessità per una Nazione che abbia un numero di cittadini troppo esteso perché possano esprimere direttamente la propria volontà. In questo passaggio i cittadini non perdono la loro facoltà decisionale, ma la affidano semplicemente a dei delegati, i quali non hanno che una frazione del potere dei cittadini che li hanno eletti, sufficiente a svolgere i compiti decisi per loro, e in alcun modo debbono poter superare il limite del mandato affidatogli.

Ogni sistema istituzionale, ogni sistema di governo, per funzionare necessita di leggi e forme adatte alle funzioni a cui lo si vuole destinare: esse sono definite nella Costituzione. Questo vale anche per il corpo dei rappresentanti, che dunque esiste solo nella forma in cui la Nazione lo vuole, e non può mai recare danno ai suoi committenti.

La Nazione preesiste a qualsiasi legge, è da essa che originano tutte le leggi, e dunque nessuna legge può vincolarla, poiché essa avrà sempre il diritto di cambiarla: la sua volontà è la Legge stessa. Tra le leggi al primo posto stanno quelle costituzionali, che regolano l’organizzazione e le funzioni dei vari corpi istituzionali. Essa costituisce la delega che la Nazione dà ai suoi rappresentanti, ha origine quindi dal potere costituente e non può essere cambiata dal potere costituito, infatti nessun delegato può cambiare i termini della propria delega. La Nazione invece non è non può essere

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6 subordinata a una costituzione, dal momento che è l’autorità ultima. Essa è indipendente

da

ogni forma e basta che la sua volontà si manifesti perché qualsiasi diritto positivo venga meno.

Quando le sue componenti non sono d’accordo tra loro non possono essere i delegati e i corpi istituzionali ordinari a dirimere la questione, devono essere nominati dei rappresentanti straordinari e investiti dei poteri eccezionali atti a risolverla. Essi non saranno vincolati dalle forme costituzionali su cui devono pronunciarsi, poiché sarebbe una cosa contraddittoria. Così, per risolvere le dispute sui prossimi Stati Generali, la strada non era consultare i Notabili, invitare le parti al compromesso, o attendere senza far nulla, ma consultare la Nazione.

Questo si poteva fare attraverso le quarantamila parrocchie che abbracciano l’intero territorio nazionale. I cittadini avrebbero potuto eleggere i propri rappresentanti a maggioranza, e questo avrebbe annullato le differenze tra i tre Ordini e azzerato i privilegi. Le volontà individuali sono i soli elementi di cui si compone la volontà comune, non si può privare la gran parte di esse dal diritto di concorrere a determinarla e non si può stabilire che la volontà di un Nobile valga quanto quella di dieci plebei, altrimenti tanto varrebbe stabilire che la volontà del sovrano vale più di quella di tutti gli altri assieme. Dunque l’influenza di ogni Ordine dovrebbe essere in funzione del numero delle teste che hanno diritto a farsi rappresentare.

Ciò che resta da fare

È necessario inviare una delegazione straordinaria o almeno concedere poteri straordinari ai rappresentanti vigenti, per regolare innanzitutto la questione costituzionale. La Costituzione è il primo problema di cui occuparsi perché i diritti politici sono la garanzia dei diritti civili e della libertà individuale. Oggetto di una Assemblea Nazionale devono essere la sicurezza comune, la libertà comune e la cosa pubblica, vale a dire gli affari comuni, ciò che riguarda tutti. Gli interessi particolari, che inevitabilmente si manifesteranno, devono essere isolati e il voto della maggioranza deve essere conforme al bene comune. L’Assemblea deve essere costituita in modo da non cadere preda di uno spirito corporativo.

Tutti i cittadini in quanto tali, hanno uguali diritti politici. Fra loro ci sono sicuramente ogni sorta di differenze, ma queste vanno considerate al di là del carattere di cittadino. Si è cittadini per via di

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7 ciò che accomuna, per via dell’esistenza di affari e interessi comuni. La legge non deve accordare privilegi ad alcuno, ma solo difendere i diritti comuni di ogni cittadino. Ciascuno deve dipendere da essa allo steso modo, tutti devono affidare ad essa la protezione della loro libertà e delle loro proprietà. Sotto questa comune garanzia della legge gli individui corrispondono fra loro, negoziano e prendono impegni reciproci, pacificamente, sicuri che se in qualsiasi momento qualcuno volesse aggredire il suo vicino o le sue proprietà la legge interverrebbe a fermarlo.

CITAZIONI RILEVANTI

La Nobiltà è solo un peso per il Terzo Stato «Chi dunque oserebbe dire che il Terzo Stato non ha in sé tutto ciò che occorre per formare una Nazione completa? Esso è l’uomo forte e robusto con un braccio ancora in catene. Se si eliminasse l’Ordine privilegiato, la Nazione non sarebbe qualcosa di meno, ma qualcosa di più. Di conseguenza, cosa è il Terzo [Stato]? Tutto, ma un tutto ostacolato e oppresso. Cosa sarebbe [il Terzo] senza l’Ordine privilegiato? Tutto, ma un tutto libero e fiorente. Nulla può procedere senza di lui, tutto andrebbe molto meglio senza gli altri.» (p. 68)

Il Terzo Stato è l’insieme dei cittadini senza privilegi «Per Terzo Stato si deve intendere l’insieme dei Cittadini appartenenti all’Ordine comune. Tutto ciò che, in qualsiasi modo, è privilegiato per Legge esce dall’ordine comune e, di conseguenza, non fa parte del Terzo Stato. L’abbiamo detto una legge comune e una rappresentanza comune, ecco ciò che fa una nazione.» (p.73)

Le richieste del popolo «Il Popolo vuole essere qualcosa, e in verità il minimo che sia possibile. Esso vuole avere 1° veri Rappresentanti agli Stati Generali, cioè Deputati provenienti dal suo Ordine, che siano abili interpreti della sua speranza e difensori dei suoi interessi. Ma cosa gli servirebbe assistere agli Stati Generali, se vi predominasse l’interesse contrario al suo? Con la sua presenza non farebbe che consacrare l’oppressione di cui sarebbe un’eterna vittima. Così è sicuro che non può andare a votare agli Stati Generali se non vi può avere un’influenza almeno eguale a quella dei Privilegiati; a tal fine chiede, 2° un numero di Rappresentanti uguale a quello degli altri due Ordini messi insieme. Infine,

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8 questa uguaglianza di rappresentanza diventerebbe perfettamente illusoria se ogni Camera votasse separatamente. Quindi, il Terzo Stato, chiede, 3° che i voti vi siano calcolati per testa e non per ordine.» (p.79)

Tutti i cittadini hanno uguali diritti politici «[..] Il diritto a farsi rappresentare appartiene ai Cittadini a causa delle comuni qualità, non a causa di quelle che li differenziano. I vantaggi che differenziano i Cittadini sono al di là del carattere di Cittadino. Le disuguaglianze di proprietà e di attività sono come le disuguaglianze di età, sesso, statura, colore, etc. Esse non snaturano per niente l’eguaglianza del civismo; i diritti del civismo non possono collegarsi a delle differenze. I vantaggi particolari sono indubbiamente sotto la salvaguardia della Legge, ma non spetta al legislatore crearne di questo tipo, attribuendo privilegi ad alcuni e rifiutandoli ad altri. La legge non accorda nulla, ma protegge ciò che già esiste fino al momento in cui l’esistente comincia a nuocere all’interesse comune.» (p.152)

L’AUTORE

Emmanuel Joseph Sieyés (Fréjus 1748 – Parigi 1836) è stato un abate e un politico francese. Vicino alle idee illuministe e alle rivendicazioni della borghesia fu autore di diversi pamphlet rivoluzionari, prima membro dell’Assemblea Nazionale, poi membro del Direttorio, nel 1799 passò dalla parte di Napoleone, aiutandolo a preparare il colpo di Stato del 18 brumaio. In cambio fu successivamente nominato “conte dell’impero”. Accusato durante la seconda Restaurazione di regicidio, non poté tornare in Francia fino al 1830. Morì infine a Parigi all’età di 88 anni.

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Emmanuel Joseph Sieyés, Che cosa è il terzo stato?, Gwynplaine, Camerano (AN), 2016, p. 163, introduzione e note di Roberto Martucci, traduzione di Valerio Cuccaroni e Roberto Martucci.

Titolo originale: Qu’est-ce que le Tiers Ètat?

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