Che cos\'è l\'economia? Quali sono i fenomeni economici? PDF

Title Che cos\'è l\'economia? Quali sono i fenomeni economici?
Author Martina Pollesel
Course Sociologia Economica
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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CHE COS’ E’ L’ECONOMIA? QUALI SONO I FENOMENI ECONOMICI? Es: - crisi economica Es: inflazione: aumento dei livelli dei prezzi talvolta seguito dall’aumento dei salari → si perde il potere d’acquisto. Per la maggior parte degli economisti, l’economia:” l’insieme delle attività che hanno a che fare con la scelta individuale di impiego di risorse scarse, che potrebbero avere usi alternativi, al fine di ottenere il massimo dei propri mezzi.” → Gli individui nella loro quotidianità fanno delle scelte di impiego di risorse scarse (es: tempo, denaro…) che potrebbero avere degli usi alternativi; ad esempio la scelta di decidere di lavorare meno ore, con conseguente abbassamento del salario, per dedicare più tempo alla famiglia o agli hobby. Es: gli studenti universitari fanno scelte di carattere economico (scelte individuali orientate alla massimizzazione del profitto) → sono collegate con l’economia della città di Venezia per quanto riguarda gli affitti, le mense…. → Si ha quindi un fatto “micro” (individuale) che ha effetti sul “macro”. Le origini di quest’approccio derivano dal 1800 con gli economisti/marginalisti neoclassici:   

Stanley Jevons → “The theory of Political economy” Leòn Walras Carl Mengers.

Ma la scienza economica nasce prima, si parla di “economia classica” → si dividono 2 gruppi di pensiero: 1. Adam Smith: gli individui sono attori economici che perseguono propri interessi, ma nel farlo sono influenzati dal contesto sociale (versione istituzionalista) 2. David Ricardo + Thomas Malthus: gli individui sono attori economici calcolatori, indipendentemente dal contesto sociale ( versione utilitarista/individualista). Parallelamente nasce la sociologia economica con :    

Karl Marx Max Weber → si occupa degli effetti dell’industrializzazione e del capitalismo Emile Durkheim → si occupa delle cause dello sviluppo economico Karl Polanyi.

COS’ E’ L’ECONOMIA PER I SOCIOLOGI? “Insieme delle attività stabilmente intraprese dai membri di una società per produrre, distribuire e scambiare beni e servizi”→ tanti individui che si uniscono e che creano delle relazioni: vi sono delle dinamiche diverse dalla somma delle dinamiche individuali. Approccio della “nuova” sociologia economica:  Economia come processo istituzionalizzato → istituzioni: “un complesso di norme sociali che orientano e regolano il comportamento e si basano su sanzioni che tendono a garantirne il rispetto da parte dei singoli soggetti” → le decisioni individuali non sono totalmente libere: le scelte che noi facciamo a livello micro sono influenzate dalla società e dalle sue istituzioni.

Es: in Italia al giorno d’oggi l’immagine della neo-mamma che lavora è negativa, in quanto si considera per tradizione che fino al primo anno del bimbo, la madre debba accudirlo 24h su 24. Solo successivamente può tornare a tempo pieno al suo lavoro. (questo a livello micro)  Economia è radicata nella società, ne fa parte (livello macro). TUTTO SI SCEGLIE vs. NIENTE SI SCEGLIE?

I sociologi economisti (post 2 Guerra Mondiale) si trovano nel mezzo: riconoscono l’importanza delle scelte individuali, ma in un contesto di presenza sociale. OGGI L’ECONOMIA CLASSICA (POLITICAL ECONOMY): siamo nel ‘700 nella quale si ha la nascita dell’economia come scienza sociale con Adam Smith e successivamente con gli sviluppi di Ricardo e Malthus. Un passo indietro: il Medioevo e la sua economia:   

la soddisfazione dei bisogni dipende da legami personali, lealtà, posizione sociale limitato ruolo dello scambio i beni hanno una “biografia”, non un “valore di mercato” → il mercato non era così fondamentale per la soddisfazione dei bisogni; i beni più che un valore monetario avevano una biografia (di chi erano, da dove venivano…la loro “storia”).

Sviluppi a partire dal 1500-1600:   

cresce l’importanza dell’ economia monetaria e del mercato trasformazione del pensiero economico: da decisioni etico-morale al perseguimento del profitto (qual è il prezzo giusto per ottenere un profitto più alto possibile) Rivoluzione scientifica

Nascita dell’economia come scienza autonoma (quella di oggi). GLI ANTECEDENTI DELL’ECONOMIA CLASSICA: 



Mercantilismo (1600): commercio tra gli Stati per competizione e prestigio politico (cosa devo fare perché il mio paese diventi più potente dell’altro) con un’analisi scientifica induttiva dei fenomeni economici, con l’obbiettivo di rafforzare lo Stato. Fisiocrazia (governo della natura) → Francia pre-rivoluzionaria: gli individui seguono un comportamento economico motivato dal guadagno in quanto questo accresce la ricchezza collettiva. Lo Stato ha un ruolo limitato per garantire la proprietà privata e la sicurezza dei traffici.

ADAM SMITH: precursore del neoliberalismo sostiene il pensiero secondo cui i mercati si autoregolano in quanto tutti gli individui concorrono al benessere collettivo tramite le loro scelte, senza l’intromissione dello Stato per una maggior massimizzazione sociale.

In “Teoria dei sentimenti morali”(1759) → (Qual è la natura dell’uomo?) l’uomo non è né naturalmente egoista, né naturalmente razionale, ma agisce secondo l’influenza della società, le istituzioni quindi sono molto forti. → L’uomo persegue un interesse individuale, ma questo interesse è socialmente regolato da norme condivise. → (Come avviene il controllo sociale?) tramite la “simpatia”, ovvero il sentire insieme: ogni uomo è “spettatore esterno” e “dentro il nostro petto”. Ognuno ha una spinta innata al miglioramento individuale, ma tale spinta deriva dal bisogno di approvazione sociale, tramite questa spinta si tenta di divenire più forti, ricchi e potenti. Quindi l’azione economica di massimizzazione del profitto non ha origini economiche, ma sociali. → L’attore economico riflette sulla sua situazione dentro la società e la interpreta prima di agire. L’azione economica è socialmente determinata → Es. sviluppo capitalistico delle campagne: la proprietà terriera è inefficiente in quanto non c’è un inclinazione naturale all’efficienza e al profitto (più importante la quantità delle terre anziché la quantità della produzione derivante da quelle terre). Successivamente con lo sviluppo commerciale nelle città, anche per i grandi proprietari terrieri nascono nuovi beni attraenti, quindi si ha una nuova organizzazione produttiva delle campagne → si sfruttano sempre di più le terre per una maggior produzione di beni (ad esempio grano) → si produce di più per avere più prestigio. Per Smith vi sono 4 stadi dello sviluppo economico: 1. 2. 3. 4.

Caccia Pastorizia Agricoltura Commercio.

Ogni stadio ha istituzioni diverse (proprietà, organizzazione politica e familiare); azione economica storicamente e socialmente determinata (V pag 53)…. QUAL E’ IL FUNZIONAMENTO DELLA SOCIETA’ COMMERCIALE? In “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni” (1776) Smith si sofferma sulla statica economica delle società commerciali, dicendo: ““Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio, o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse” (La ricchezza delle Nazioni) → La spinta al guadagno è quella che determina, da un lato quanto pane viene prodotto e a che prezzo, e dall’altro come sono distribuiti i redditi. Interesse personale

Quantità di beni prodotti

Distribuzione dei redditi

Domanda → prezzo → produzione

- Salario (prezzo del lavoro)

al prezzo naturale (costi di produzione)

- Profitto (del capitale) -Rendita (per l’uso della

terra) Smith descrive il mercato come “mano invisibile”: Ognuno “mira solo al suo proprio guadagno ed è condotto da una mano invisibile a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni (…) Perseguendo il suo interesse persegue egli stesso l’interesse della società in modo più efficace di quanto intende effettivamente perseguirlo”.

Il mercato concorrenziale assicura la produzione a livello della domanda e ai prezzi più bassi possibili. Ma la distribuzione dei redditi nella società è determinata non a priori da regole giuridiche, tradizioni…(società tradizionale-feudale), ma da mercati che fissano i prezzi dei fattori produttivi e la quantità di merci prodotte. Però, questo è possibile solo in presenza di determinate condizioni istituzionali (regole per il comportamento degli attori):    

Concorrenza Lavoratori salariati dipendenti del mercato del lavoro Capitalisti Proprietari terrieri.

DINAMICA/CRESCITA ECONOMICA: LA DIVISIONE DEL LAVORO “Ho visto una volta una piccola fabbrica in cui erano impiegati solo dieci uomini, e in cui pertanto alcuni svolgevano due o tre mansioni [...]. Queste dieci persone riuscivano a fare fino a 48.000 spilli in un giorno. Pertanto, poiché ognuno faceva la decima parte di 48.000, si può dire che ogni operatore ne fabbricava 4.800 al giorno. Ma se essi avessero lavorato separatamente e indipendentemente, e senza esser stati addestrati a questa particolare attività, nessuno di loro avrebbe potuto fare non dico venti, ma forse neppure uno spillo in un giorno." Il processo produttivo viene diviso in una sequenza di azioni, così facendo aumenta la produttività in quanto consente la specializzazione nel lavoro (si diventa molto più bravi a svolgere solo una mansione), si riducono i tempi di produzione e aumenta sempre più l’utilizzo di tecnologie (progresso tecnologico). Ciò che fa crescere la divisione del lavoro sono gli investimenti, ma tale condizione non è sufficiente, ciò che serve sono inoltre: un regime concorrenziale e che lo Stato svolga un ruolo ben preciso: assicuri libertà commerciale garantendo la proprietà privata, non intervenga direttamente nell’economia e svolga un ruolo di difesa e di giustizia. L’ECONOMIA CLASSICA DOPO SMITH: RICARDO E MALTHUS Inghilterra del XVIII sec. (‘700) → rivoluzione industriale → si mettono in evidenza i problemi dello sviluppo e dell’urbanizzazione: disoccupazione e povertà, sovrappopolazione e problemi sanitari, il lavoro dei bambini. A tutto ciò si cerca di rimediare sviluppando delle forme di protezione sociale tramite le “Poor laws”(dal 1601) le quali prevedevano: reddito minimo per i poveri e reddito familiare legato al prezzo del pane. POVERTA’ ASSOLUTA: povertà assoluta si fa riferimento all'idea della semplice sopravvivenza o a quella di un livello di vita ritenuto minimo accettabile. Nel primo caso povertà è quasi sinonimo di "miseria nera", di quella situazione cioè nella quale la carenza di risorse a disposizione dell'individuo è così profonda che la sua stessa vita è messa in pericolo o, quantomeno, è condotta in condizioni disperate. POVERTA’ RELATIVA: è un parametro che esprime la difficoltà nel reperire i beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione. Questo livello è calcolato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio, cioè il valore medio del reddito per abitante, quindi, la quantità di denaro di cui ogni cittadino può disporre in media ogni anno e fa riferimento a una soglia convenzionale adottata internazionalmente che considera povera una famiglia di due persone adulte con un consumo inferiore a quello medio pro-capite nazionale.

Dibattito sulle “Poor Laws”: La responsabilità pubblica verso i poveri attraverso misure di welfare è opportuna? Malthus in “Saggio sul principio di popolazione” risponde sostenendo che il problema è il fatto dell’aumento esponenziale della popolazione rapportato ad una carenza di risorse. A questo, espone quelle che potrebbero essere le soluzioni da adottare:  

Meccanismi preventivi di controllo per ridurre la natalità “Moral Restraint” (posporre matrimonio; celibato…) Se le risorse non sono più sufficienti a sfamare la popolazione, si mettono in atto meccanismi “positivi” di controllo per aumentare il tasso di mortalità → carestie, epidemie, guerra.

In questo modo la popolazione torna a livelli sostenibili. Influenza sulle politiche pubbliche: NESSUN INTERVENTO PUBBLICO PER ALLEVIARE I PROBLEMI SOCIALI! Influenza di Malthus nel dibattito sulle Poor Laws : a partire dagli anni 1840 l’unica forma di assistenza diventano le Poor Houses. Ricardo invece, sostiene la formalizzazione dell’analisi economica → Es: distribuzione del reddito fra rendita, capitale e lavoro come ‘problema fondamentale dell’economia politica’ Potenziali conflitti: Tra proprietari terrieri e capitalisti; Tra capitalisti e lavoratori: la “legge ferrea del salario” • Aumento dei salari → aumento della popolazione • Aumenta offerta di lavoro → salari scendono • I salari tendono a mantenersi al livello di sussistenza • Anche indipendentemente da fattori istituzionali (organizzazione dei lavoratori). ISTITUZIONALISMO vs. “ECONOMICISMO” Nell’economia classica: → Visione istituzionalista di Smith: attori economici perseguono l’interesse sotto l’influenza del contesto sociale (Smith) → Visione economicista di Malthus e Ricardo: attori economici sono calcolatori, astratti dal contesto sociale; l’economia ha le sue «leggi» e i suoi «calcoli» formalizzati. Esercitazione 1 → Partendo da questa definizione di “istituzioni”: “un complesso di norme sociali che orientano e regolano il comportamento e si basano su sanzioni che tendono a garantirne il rispetto da parte dei singoli soggetti”; individuare due “istituzioni” che possono avere influenza su fenomeni economici (a scelta) e indicare come....


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