Commento a Romance de la luna, luna PDF

Title Commento a Romance de la luna, luna
Author Rebecca Gatti
Course Letteratura Spagnola I
Institution Università degli Studi di Parma
Pages 2
File Size 74.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 7
Total Views 149

Summary

Analisi e commento dell'opera...


Description

Commento a “Romance de la luna, luna” di Federico Garc ía Lorca Metro: come tutti i componimenti che fanno parte della raccolta Romancero gitano (1928), questo testo è un romance (composizione poetica di lunghezza variabile, formata da una serie di versi di otto sillabe, in cui i versi pari presentano rima assonante, mentre i versi dispari sono liberi da rima). In questo caso il romance presenta un’assonanza in –á/o. Come succede in genere nei romances tradizionali, anche questo romance racconta una storia. Si tratta di una sfida difficile per Lorca: ricordiamo infatti che al centro della sperimentazione poetica di questi anni c’è proprio, tra le altre caratteristiche, il rifiuto della narratività. La sfida di Lorca, in questo come negli altri testi di Romancero gitano, è quella di raccontare una storia in modo nuovo, senza cadere nel descrittivismo, nel realismo verosimile e logico (elementi che si considerano ormai superati). Tra gli strumenti che il poeta usa c’è l’uso in chiave moderna di elementi immaginari mitici e fantastici (dobbiamo ricordare che il mito è uno dei punti chiave della poetica surrealista). In questo caso Lorca attualizza il mito di Endimione, il pastore bellissimo che la Luna, innamorata, andava a trovare ogni notte nella grotta del monte Latmos dove lui dormiva di un sonno eterno. Endimione in questo testo diventa un bambino, che una Luna seduttrice porta via con sé in cielo, lasciando sulla terra il suo corpo, forse addormentato, forse più probabilmente, morto (come si deduce dai lamenti e dalle grida dei gitani, vv. 33-34). La sostituzione di Endimione con un bambino rende la storia più patetica e tragica: mancando l’elemento sensuale del mito classico (che racconta di un amore reciproco tra Endimione e la Luna), la seduttività della luna (vv. 7-8) risulta fredda e nefasta come quasi sempre è la bellezza sensuale per Lorca e come quasi sempre appare la luna nelle sue opere. Il racconto ha una costruzione ben definita: si articola in due sequenze narrative che aprono e chiudono il romance (vv. 1-9 e vv. 21-36), e in una sequenza centrale costituita dal dialogo tra il bambino e la luna. Nessun segno tipografico indica l’alternanza del dialogo, ma si capisce (grazie ai vocativi niño e luna) che i vv. 9-12 sono pronunciati dal bambino, i vv. 13-16 dalla luna, i vv. 17-18 dal bambino, i vv. 19-20 dalla luna. Esiste quindi una perfetta equivalenza tra i versi pronunciati dal bambino e dalla luna, e anche un’accelerazione nel ritmo del dialogo, che passa da 4 a 2 versi ciascuno. Oltre al riutilizzo del mito, quali sono gli elementi che usa Lorca per sfuggire al realismo verosimile? Innanzi tutto, la dissoluzione dei nessi logici nella concatenazione dei fatti narrati: siamo noi che dobbiamo intuire quale rapporto ci sia tra il bambino e i gitani, e perché i gitani piangano una volta entrati nella fucina; né ovviamente sapremo mai perché la luna decida di scendere nella fucina e portare via il bambino, né chi sia il bambino (l’articolo determinativo, “il” bambino, presuppone quasi che il lettore sappia chi sia questo bambino). Un altro elemento importante è l’uso di una serie di ripetizioni che richiamano le filastrocche infantili: la prima è presente già nel titolo, e poi la ritroviamo nelle parole del bambino, che inizia le sue due battute in modo identico. Se nelle sue parole la ripetizione potrebbe trovare una giustificazione “realistica” (il linguaggio infantile è pieno di ripetizioni non necessarie nella logica adulta) non ha nessuna giustificazione invece l’uso di ripetizioni anche nelle sequenze narrative (vv. 3 e 35). Lorca proietta di proposito i meccanismi del linguaggio infantile anche sulle sequenze narrative, proprio per togliere loro quel carattere logico-razionale che la poesia di questi anni vuole evitare. Ricordiamo quanto l’infanzia sia importante per la poetica surrealista, proprio perché il bambino per i surrealisti ha un immaginario ancora vivace, non corrotto dal controllo razionale che gli verrà imposto con la crescita.

Va notato anche che Lorca introduce in questo romance moduli espressivi tipici del canto gitano (come abbiamo già visto in “Canción de jinete”) basati sulla ripetizione con o senza variazione (per es. nei vv. 29-30). In questo testo, infanzia, mito e mondo gitano vengono a coincidere nell’universo poetico di orca, in quanto tutti e tre, anche se in modo diverso, sono portatori di una visione delle cose che si allontana da quelle “ufficiale”, “razionale”, “realistica”, contro cui si scagliano i poeti del ’27 in nome di un rinnovamento della cultura, meno tradizionalista e conservatrice....


Similar Free PDFs