Concetto di disturbo mentale e sistemi nosografici PDF

Title Concetto di disturbo mentale e sistemi nosografici
Course Psicologia clinica
Institution Università degli Studi di Messina
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Psichiatria concetto di disturbo mentale e sistemi nosografici In psichiatria clinica la diagnosi è il risultato di un processo dinamico che si svolge all'interno della relazione medico-paziente. La diagnosi clinica deve essere intesa come un processo che permette di organizzare le diverse informazioni, raccolte durante il colloquio, allo scopo di raggiungere una più approfondita conoscenza del paziente inteso come persona, di migliorare i trattamenti terapeutici, di ottenere una migliore aderenza terapeutica ad essi, di ottimizzare le valutazioni psicodiagnostiche.

I sistemi nosografici in psichiatria: DSM e ICD In tutte le discipline scientifiche, la definizione dell'oggetto di studio e la classificazione delle varianti sono condizioni irrinunciabili per il progredire delle conoscenze. In psichiatria la classificazione delle malattie mentali è cambiata di continuo negli ultimi due secoli, facendo regnare il disaccordo sulla definizione dei singoli disturbi psichiatrici. Per superare questa mancanza d'accordo nel 1980 l'APA publicò il DSM-III che si differenziò dai precedenti per l'introduzione di criteri diagnostici espliciti (criteri operativi) per ciascun disturbo, la scelta di basare la diagnosi sulla descrizione dei segni e dei sintomi piuttosto che su ipotesi eziologiche, e per l'utilizzo di interviste semistrutturate per accertare la presenza dei criteri operativi. Sull'onda del successo del DSM, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato nel 1992 la decima revisione della Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie (ICD-10), elaborando i criteri diagnostici per i disturbi mentali di concerto con gli autori del DSM-IV. Ciononostante, alcune differenze sono rintracciabili e riflettono soprattutto i diversi punti di vista della psichiatria americana e di quella europea riguardo ad alcuni aspetti teorici controversi. Il DSM IV prevede una classificazione multiassiale, cioè le informazioni diagnostiche vengono riportate su cinque assi distinti, ognuno dei quali si riferisce a un diverso insieme di dati che, complessivamente considerati, possono aiutare il clinico a pianificare la terapia e a prevederne l'esito a medio e lungo termine. 

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Sull'Asse I si riportano tutti i vari disturbi o condizioni elencati nel DSM con l'eccezione dei disturbi di personalità e del ritardo mentale, che verranno diagnosticati sull'Asse II. La logica che sottende la distinzione tra Asse I e Asse II è riconducibile alla differenza che in medicina generale viene fatta tra malattie di stato e di tratto. Quindi nell'Asse I andranno quelle patologie ad esordio e decorso generalmente ben definito (stato), mentre nell'Asse II quelle di personalità che sono caratterizzate da un esordio difficile da definire. Sull'Asse III vengono classificate le condizioni mediche generali in atto potenzialmente rilevanti per la comprensione o la terapia del disturbo mentale classificato sull'Asse I. L'Asse IV è riservato alla registrazione dei problemi psicosociali e ambientali che possono influenzare la diagnosi, la terapia e la prognosi dei disturbi di Asse I e Asse II. L'Asse V è dedicato alla registrazione del livello di funzionamento globale. Questo concetto è legato a quello di disabilità. Per funzionamento globale si intende la capacità di un individuo di lavorare, di sviluppare e di mantenere una rete di relazioni sociali, di vivere legami affettivi duraturi ed emotivamente soddisfacenti. Quando il disturbo mentale interferisce con uno o più aspetti del funzionamento si può affermare che il quadro psicopatologico si associa ad un livello più o meno grave di disabilità.

Limiti del DSM :Nella clinica, gran parte dei casi sono difficilmente inquadrabili con precisione in uno schema categoriale predefinito e che sia frequente l’evenienza di quadri clinici complessi dove è necessario fare riferimento a diagnosi multiple. Inoltre, nel caso di disturbi con caratteristiche sintomatologiche variegate e complesse o comunque mutevoli nel tempo, il semplice inquadramento in una categoria diagnostica predefinita sembra ostacolare una più approfondita descrizione del disturbo. Il concetto di disturbo mentale La definizione di malattia è un problema irrisolto in psichiatria. Il DSM IV-TR riconosce questo limite concettuale affermando che sebbene venga fornita una classificazione dei disturbi mentali, di deve ammettere che nessuna definizione specifica adeguatamente i confini precisi del concetto di disturbo mentale. La

ragione di ciò risiede nella debolezza dei criteri di morbilità (criteri che specificano quando una condizione è patologica). Il primo criterio ad essere stato proposto è quello di sofferenza soggettiva. Questo criterio è debole in psichiatria per due motivi:  

il primo è che alcune patologie non provocano sofferenza nel paziente (disturbo schizzoide di personalità), o addirittura possono provocare piacere (ipomania); il secondo è che alcune condizioni psicologiche che si accompagnano ad un'intensa sofferenza soggettiva non sono malattie mentali (lutto).

Un altro criterio di morbilità che presenta molti limiti è quello di devianza statistica. Il limite principale di questo criterio è che non tiene conto del fatto che una condizione statisticamente rara sia un pregio e non un difetto (QI alto); un altro limite è il fatto di non considerare che certe malattie possono essere talmente frequenti nella popolazione da rappresentare la norma statistica (obesità). Il criterio di morbilità che in psichiatria ha di recente guadagnato un crescente consenso è quello di disfunzione. Questo criterio postula che una condizione patologica, per essere tale, deve comportare una diminuzione della funzionalità in uno o più ambiti della vita del paziente. Salute mentale “Capacità di realizzare le personali potenzialità di autonomia creativa e di relativo equilibrio nel proprio contesto sociale” (Frighi 1971). Tale “capacità integrativa” è condizione variabile nel tempo e nello spazio, per cui i confini verso la patologia mentale sono spesso indistinti, possono cambiare a seconda del contesto socio-culturale e dei corrispondenti criteri di valutazione. Normalita’: Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente di assenza di malattia o di infermità (OMS). 



Normalita’ psichica e malattia mentale: I due concetti mancano di definizioni scientifiche universalmente accettate: non basta l’assenza di malattia evidente per affermare che una persona sia mentalmente sana; non è sufficiente la presenza di comportamenti “strani”, insoliti o non socialmente accettati (devianza sociale) per giustificare l’etichetta di malattia psichica...


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