Invio e-mail Sistemi di Welfare 2 PDF

Title Invio e-mail Sistemi di Welfare 2
Author Stefano Nardella
Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi di Foggia
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Fiammetta Fanizza Sistemi di Welfare per nuovi stili di vita Innovazione sociale, diritti e competenze Introduzione 1. Per intendere umanamente le innovazioni L’idea fondamentale di questo saggio è quella di istituire un legame tra welfare e gli Innovation Studies (IS), campo scientifico aperto a continue sollecitazioni. Questi possono infatti favorire una prospettiva interdisciplinare, in quanto in grado di fondere la teoria con la pratica, e consentire processi di contaminazione grazie ai quali individuare il focus cognitivo dell’innovazione di welfare. Essenzialmente concentrati nel porre in evidenza i comportamenti innovativi, gli IS acquistano consistenza e rilevanza scientifica a seguito di intuizioni e scelte operate in condizioni di incertezza, essi sono soprattuto impegnati a stimolare una comparazione tra misurazioni e stime statistiche ed analisi delle motivazioni individuali e collettive. Pertanto approfondiscono le innovazioni di processo specialmente dal punto di vista degli effetti in termini di cambiamenti di relazioni prima che di conseguimento di risultati. Secondo le tesi esposte in questo saggio, acquisire un approccio generativo significa andare oltre i confini paradigmatici del Problem soling e sviluppare strumenti di analisi, metodi e procedure idonee ad indirizzare le innovazioni in modo da produrre evoluzioni e cambiamenti per gli esseri umani.

2. Welfare e network of learning In questo saggio vengono esposti i progetti di welfare che sono soprattuto network of learning, progetti che diventano soluzioni grazie al sostegno di

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network. Questi sono la dimostrazione di come l’innovazione risieda proprio nella capacità di combinare le competenze e gli strumenti metodologici al fine di elaborare soluzioni centrate sull’umano, in cambiamenti concertati e conditi in base ad attività di educazione. Dalla disamina di alcuni casi analizzati, si evince che nelle pratiche di welfare l’adozione di soluzioni o strumenti ad hoc non è di per se significativa. L’innovazione infatti non sta nell’ideazione o nell’elaborazione ma piuttosto consiste nella capacità di progettare interventi particolarmente dinamici rispetto al corso dei cambiamenti sociali.

3. Organizzazione e successione degli argomenti Con la fine della stagione della concertazione, in Italia il contesto sociale ha fortemente risentito del restringimento dello spazio pubblico, ossia della riduzione delle possibilità di confronto e di esercizio di diritti civici. Nei casi trattati in questo saggio il tema principale è invece l’interesse dei cittadini e i metodi per richiamarlo e tenerlo sempre in alto.

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1. (Ri)generare le conoscenze e ricercare competenze per nuovi strumenti di analisi e di intervento 1. Globalizzazione e riforma del welfare La riforma dei sistemi di welfare rappresenta una questione da discutere in stretta correlazione con gli effetti della globalizzazione perché la crisi economica costringe la politica internazionale a rivedere gran parte delle posizioni sostenute da economisti e giuristi nel corso degli ultimi vent’anni. Se per un verso la generale colpevolizzazione del fenomeno della globalizzzione ha favorito l’insorgere di atteggiamenti indulgenti nei confronti dei decisori politici e degli economisti in generale, per altro verso le molte cause di instabilità politica continuano a determinare problemi di leadership e di assetto politico. Dal punto di vista della rappresentanza, in Italia tutti i partiti politici si sono resi responsabili di una particolare dismissione socio culturale causata dalla mancata ricerca di misure correttive per impedire di non rimanere sopraffatti dalle necessità del mercato. Quale conseguenza della difficoltà d’individuare una chiave interpretativa sia per la gestione della presente fase del processo di globalizzazione e sia per l’elaborazione, promozione e gestione di processi di ripresa economica, gli attuali indirizzi politici stentano a tener conto delle urgenze che contraddistinguono gli scenari internazionali. Di conseguenza in Italia irrompe un “pensiero dominante” palesemente avverso al multiculturalismo e contrario ad ammettere il corso di ordinari processi di dinamica sociale. Vengono ad essere proposti modelli individualistici che con forza provano a consolidare il passaggio dalla sussidiarietà al neo policentrismo. Questi modelli elaborano schemi di condotta che acquisiscono rilevanza pubblica soltanto perché il ricorso al principio di sussidiarietà non è sufficiente o bastevole a far chiarezza sugli ambiti e settori di competenza. Poiché il neo policentrismo rappresenta ancora un percorso con un equilibrio ancora

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inesistente, tali schemi di condotta non permettono la creazione di uno spazio pubblico all’interno del quale tutti i cittadini possono partecipare e interessarsi all’ampliamento del perimetro della cittadinanza.

2. Smantellare la retorica del terzo settore Con l’obiettivo di avviare una trasformazione o ridefinizione delle politiche sociali in ragione della messa a punto di reali ed efficaci strategie di sussidiarietà, è necessario ricordare che i sistemi di welfare sono il risultato della rivoluzione dell’organizzazione del lavoro, tanto rispetto alla componente strutturale quanto in relazione alla componente funzionale, l’attività lavorativa vera e propria. Da un punto di vista organizzativo, a fronte di uno sfruttamento di risorse e di competenze professionali condotto mediante una segmentazione del mondo del lavoro e delle tutele previdenziali il welfare ha stretto un solido rapporto con il settore terziario. Oltre a mobilitare risorse aggiuntive per il completamento dello stato sociale, il terzo settore è diventato un soggetto attivo attraverso il quale vengono strutturate le politiche pubbliche su una base pluralistica e grazie al quale vengono valorizzate le interdipendenze istituzionali al fine di assegnare ed allocare risorse. In Italia nel corso degli anni, il terzo settore è stato investito di inediti compiti di programmazione, gestione e coordinamento delle politiche sociali. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio l’istituzionalizzazione della concertazione ha accelerato il processo di modernizzazione del concetto di welfare state assegnando al terzo settore nuove titolarità di funzioni tramite il passaggio dal modello tradizionale alla cosiddetta social regulation. Questa ha inciso soprattutto sulla dinamica delle decisioni delle autonomie locali e ha riconosciuto soggettività sociale e politica al mondo cooperativo e associativo, inserendo il terziario nel quadro degli attori in grado di contribuire alla

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promozione dello sviluppo e dell’occupazione. Il settore terziario risulta funzionale alla predisposizione di misure e di strumenti idonei ad assicurare diritti in un quadro politico - economico contrassegnato da cambiamenti e rivoluzioni che mettono sistematicamente in discussione il sistema delle garanzie e delle tutele complessivamente intese. Esso inoltre concorre ad accelerare i processi di sviluppo e ad accrescere le capacità del sistema italiano, accettando la logica del progressivo trasferimento dei rischi alla collettività, nonché assecondando la volontà di assegnare alle capacità individuali il compito di stabilire l’ordine concreto dei rapporti sociali.

3. Investire in socializzazione e (ri)generare le conoscenze Permettere ai sistemi istituzionali di investire nella socializzazione quale processo indispensabile per il conseguimento di obiettivi di pubblico interesse e per il perseguimento di finalità collettive è l’obiettivo di un welfare generativo. A tal fine caratteristica principale è quella di promuovere la conoscenza come strumento di inclusione e uguaglianza. Le politiche attive hanno chiesto aiuto, per lo sviluppo e l’occupazione, all’istruzione e la formazione, sia per aumentare i potenziali produttivi, sia per incrementare i livelli di specializzazione e per elevare la professionalità con l’intenzione di puntare ad un orizzonte di piena occupazione e la fusione e collaborazione tra le suddette politiche. All’interno di scenari in continua trasformazione i temi della forma delle relazioni sociali e quello inerente i modi della socializzazione diventano essenziali per determinare gli ambiti entro i quali la domanda degli utenti beneficiari può trovare considerazione ed accoglimento. Nell’assumere il capitale umano come vitale fattore di crescita, di progresso e d’innovazione la global governance mentre procede ad una riforma strutturale delle forme e dei modelli di impresa e di impiego, deve offrire strumenti per la formazione politica puntando alla riduzione dei rischi, sicurezza sociale e opportunità offerte dai processi di globalizzazione. RIASSUNTI E APPUNTI UNIFG

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Il welfare deve rappresentare e sostenere l’innovazione, impegnandosi nello studio delle specificità dei territori e delle popolazioni per proporre interventi e strategie incentrati su processi di apprendimento sinergici e collettivi. Le conoscenze permetteranno poi l’istituzione di sistemi locali di innovazione, fondati sostanzialmente su reti complesse di relazioni sociali informali. Questi sistemi dovranno intendere l’innovazione come un spazio di relazione per interconnettere territori e individui cosi come organizzazioni ed idee.

2. Prendersi cura gli uni degli altri. La selezione delle politiche pubbliche attraverso pratiche di trasformative education 1. L’importanza di “prendersi cura gli uni degli altri” Nel caso trattato in questo capitolo, la condivisione dei fini è stata in parte condizionata dalle modalità attraverso cui le soluzioni sono state individuate, progettate e realizzate. Dovendo affrontare il problema della ricostruzione di alcuni quartieri devastati dalla furia di un uragano a New Orleans le parti sociali hanno agito puntando ad un duplice obiettivo: - il raggiungimento di un accordo soddisfacente per ottenere una qualità di vita migliore sia sotto il profilo abitativo che sotto il profilo della convivenza multirazziale - L’allargamento dello spazio pubblico e di conseguenza la fruizione dell’intera città da parte di tutte le categorie di cittadini La ricostruzione della città di New Orleans è stata condotta nell’ottica della ricostruzione di una comunità che aveva smarrito le maniere per “essere una comunità”. Concentrando l’impegno sulla ricostruzione della comunità a New Orleans è stato promosso un modo inclusivo di costruire una comunità in cui la progettazione urbanistica ha anteposto le necessità di carattere sociale a quelle

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di carattere tecnico. In particolare il carattere inclusivo non ha rappresentato una qualità strumentale ma è diventato un tratto distintivo di un intero processo che ha permesso di definire l’ordine delle priorità da affrontare e di caratterizzare le diverse fasi progettuali. La proposta metodologica per la ricostruzione di New Orleans è stata organizzata intorno al tema del “prendersi cura gli uni degli altri”.

2. Il raggio d’azione del pragmatismo critico e la trasformative education Il pragmatismo critico prevede che ogni progetto venga accompagnato da un dialogico con la comunità, ossia deve essere parte delle politiche locale, utile alla ricostruzione dei sentimenti interiori di ogni singola comunità. In questa prospettiva, l’attività tecnica acquista rilievo solo da un punto di vista pragmatico, subendo i condizionamenti delle soluzioni adottate. Esso permette di coinvolgere tutte le tipologie di parti sociali nelle attività di progettazione e pianificazione, rendendole pienamente consapevoli della portata dei problemi. Il pragmatismo critico traccia una precisa linea d’indirizzo la cui comprensione è affidata alla transformative education. Specie dal punto di vista metodologico esso propugna un programma educativo ed inoltre stabilisce una connessione tra nuove forme di consapevolezza politica e strumenti/mezzi per selezionare, ordinare e soddisfare i bisogni espressi dalle comunità umane e sociali. Il coinvolgimento di tutta la comunità si sviluppava ed acquistava progressivamente senso soprattutto nelle fasi operative e pratiche. Cosicché la trasformative education non si ferma alle fasi propedeutiche ma riguarda quelle attività durante le quali vengono assunte le decisioni circa la realizzazione dei progetti e la cauterizzazione delle opere strumento indispensabile ad un intero processo. Essa inoltre permette ance di effettuare una verifica sugli effetti prodotti e ammette ripetute correzioni e modulazioni continue mirati al

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perseguimento di risultati che devono necessariamente procurare massima utilità a tutte le tipologie di parti sociali. Per la trasformative education non è sufficiente la generica disponibilità all’ascolto delle richieste delle parti sociali. L’esaustività di una raccolta di idee e di suggerimenti non basta a far emergere e a dare esecutiva ai sentimenti popolari. Al contrario la messa in pratica dei sentimenti popolari necessita di un’attenzione adeguata che deve trovare consistenza reale nei singoli progetti da realizzare e in ogni intervento compiuto. Diversamente le attività di ascolto potrebbero essere giudicate ridondanti, retoriche e poco soddisfacenti.

3. La trasformative education per l’empowerment sociale Assumere che la pianificazione consista in un’attività che permette di aiutare una comunità a sviluppare una visione di se stessa stabilisce un principio assolutamente innovatore, sia rispetto alla funzione sociale del lavoro di pianificazione, sia rispetto agli strumenti, alle conoscenze e ai saperi che occorrono ad un pianificatore per portare avanti il proprio lavoro. In qualità di pratica sociale anche la progettazione e la pianificazione urbanistica possono rappresentare una straordinaria opportunità per identificare i bisogni reali dei cittadini e al tempo stesso per permettere loro di discutere della funzione della comunità, dell’assegnazione dei ruoli al suo interno e degli ambiti da sviluppare per garantirne mantenimento ed evoluzione. Sulla scorta di questa impostazione, la relazione tra urbanistica e condizione urbana merita un ripensamento nell’ambito di un quadro di riferimento non definito dalle tecniche della pianificazione. La trasformative education piuttosto che soffermarsi sul problema in quanto tale ha adottato per la ricostruzione di New Orleans l’approfondimento delle questioni da affrontare in una cornice prospettica, nel senso orientata al conseguimento della ricostruzione di una comunità e non soltanto dei quartieri

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devastati dall’uragano. L’aspetto saliente di questo programma è consistito nel fatto che le università hanno svolto una funzione eminentemente di carattere civico. La possibilità di utilizzare competenze accademiche per ottenere un risultato di ordine pratico ha conferito all’intero processo uno spessore diverso e dei contenuti nuovi.

4. Rebuilding Community after Katrina: l’empowerment planning a New Orleans Il caso della ricostruzione della città di New Orleans è esemplare in quanto sono stati conseguiti notevoli traguardi grazie all’empowerment planning. Questo percorso è stato ideato da una pratica partnership tra diverse università che hanno affidato la conduzione di un’inchiesta tra gli abitanti di un quartiere semi periferico e tra i membri del new Orleans city Council. Nel gennaio 2007 queste hanno lavorato alla pubblicazione di The People’s Plan, una sorta di piano programmatico per aiutare i residenti di un quartiere a ricostruire la propria immagine di comunità. A seguito del coinvolgimento a più livelli e con differenti stadi di apprendimento, di tutte le tipologie, categorie e fasce d’età di popolazione, The People’s Plan consiste nello sviluppo di un modello di pianificazione regionale. Nell’intendo di favorire una riconciliazione tra zone e quartieri della città, esso individua differenze sulla base dell’analisi del capitale umano disponibile, tentando di pianificare attività per puntare all’integrazione sociale, specie tra diverse etnie di residenti.

5. Il welfare generativo e i sistemi di intelligenza collettiva La chiave del successo che ha consentito all’intero progetto di ricostruzione di essere apprezzato e valorizzato è consistita in un ritrovato senso di appartenenza. E’ possibile assegnare alla cittadinanza post - ricostruzione di New Orleans la qualifica di partecipativa in ragione del carattere trasversale

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espresso. Valutata sotto il profilo dell’epistemologia delle dinamiche sociali, la sfida rappresentata da ciò che è accaduto a New Orleans ha soprattutto una portata culturale. Invero essa risiede nel confronto tra conoscenze che trovano un accordo per assegnare allo sviluppo locale competenze innovative. Proprio a tal scopo anziché limitarsi a rigenerare le competenze, il caso di New Orleans mette in luce l’importanza del generare competenze nuove e diverse. In linea di principio, come dimostra il racconto di quest’esperienza, l’intelligenza collettiva implica di non restare ancorati alla logica del Problem soling ma, al contrario, invoglia ad accettare un’ottica realizzativa finalizzata al conseguimento di risultati il più possibile concreti ed efficaci. Affinché un sistema d’intelligenza collettiva si realizzi è necessario un lavoro democratico. Nel dare concretezza alle aspettative delle persone, un sistema di intelligenza collettiva indirizza le decisioni di natura politica e orienta le scelte di pubblico interesse verso il conseguimento del bene comune.

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3. La sfida del welfare locale multiculturale: nuovi servizi e progettazione del territorio in Puglia

1. Il Piano Triennale per le Politiche Migratorie 2016 - 2018 in Puglia A seguito delle attività investigative condotte dall’Europol la Regione puglia ha prodotto una serie di norme incentrata sul contrasto del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro dei braccianti agricoli immigrati. Nel corso degli anni le Forze dell’Ordine hanno studiato i flussi migratori che interessano i territori pugliesi, concentrando l’attenzione sul legame tra disponibilità di contingenti di manodopera straniera a basso costo e incremento di attività illegali. Le diverse fattispecie di reato rinvenute hanno confermato la presenza del fenomeno agromafioso nelle campagne del sud dell’Italia. Una presenza ormai consolidata può essere intesa come un’evoluzione del caporalato, visto che riguarda attività molteplici. In ragione della scoperta di inediti rapporti di collaborazione tra organizzazioni criminali, l’Europol ha lanciato un allarme evidenziando due consolidate prassi criminali: - l’utilizzo delle campagne come basi logistiche - La trasformazione delle campagne del del Mezzogiorno in veri e propri criminali hubs Circa la situazione in Puglia, i dati illustrati indicano la presenza di organizzazioni criminali con contatti internazionali e ramificazioni in altre regioni italiane in continua e progressiva espansione. Secondo le ipotesi formulate, le piccole e medie aziende fornirebbero alla criminalità la possibilità di utilizzare un sistema reticolare per il controllo del territorio, questo permette di poter considerare ogni azienda alla stregua di uno snodo di servizio; l’insieme di più snodi darebbe vita ad un criminal hub, dove ad ognuna viene assegnata la gestione di una serie di attività., permettendo il consolidamento e l’ottimizzazione dei profitti. Grazie a questa strutturazione le agrumarie

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operative in Puglia stringerebbero veri e propri patti di trust con mafie di altri territori. Secondo le analisi dell’Europol, il dinamismo delle agromafie pugliesi è una diretta conseguenza della condizione di segregazione inflitta nelle capanne agli immigrati. Siccome i caporali selezionan...


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