Confronto tra la fuga d\'Egitto di Carracci riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio PDF

Title Confronto tra la fuga d\'Egitto di Carracci riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio
Course Storia dell'arte
Institution Liceo (Italia)
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Confronto

La fuga d'Egitto di Carracci &

Riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio Il dipinto “la fuga d'Egitto” di Annibale Carracci rappresenta la Sacra Famiglia che percorre un paesaggio fluviale durante la fuga in Egitto. Maria, Giuseppe e il Bambino furono costretti, infatti, ad abbandonare velocemente Betlemme a causa della persecuzione di Erode che temeva l’avvento di un successore. Messo in guardia, involontariamente, dai Magi, ordinò l’uccisione di tutti i bambini sotto i due anni per eliminare il Messia in fasce. Maria cammina in avanti con Gesù bambino in braccio mentre Giuseppe li segue conducendo l’asino che fa da cavalcatura. La Madonna indossa il tradizionale abito rosso coperto da un mantello blu mentre Giuseppe una veste chiara e un mantello appoggiato sulla spalla. A destra un barcaiolo percorre il fiume. Oltre il corso d’acqua, poi, un pastore guida il gregge e in alto un altro conduce al pascolo dei bovini. A sinistra si ergono grandi alberi mentre al centro, in alto, un borgo domina la campagna sottostante. All’interno delle mura si intravedono alcune abitazioni tra le quali anche la cupola del Pantheon. Da un arco scende l’acqua che traversa la città. A destra, sulle rive declinanti del mare alcuni pastori sono accompagnati da dromedari, riconoscibili per una solo gobba. In lontananza, infine, si sviluppano linee di montagne che chiudono l’orizzonte e un altro piccolo borgo sulla destra. Quest'opera fa parte delle sei lunette che commissiono il Cardinale Pietro Aldobrandini per decorare la cappella privata del palazzo, conosciute anche come Lunette Aldobrandini. Nel dipinto la Sacra Famiglia non è il soggetto principale. Pur rappresentati al centro, i personaggi Sacri assumono, quasi, un ruolo paritario a quello delle varie componenti del paesaggio. Alla base di tale rappresentazione vi è un attento studio della realtà. Le forme naturali, però, vengono, in seguito corrette e composte in modo

scenografico e armonico per comporre un paesaggio formalmente perfetto. Inoltre, la scelta di concepire la Sacra Famiglia come componente del paesaggio rappresenta una fusione concettuale tra vicenda umana e natura. L’illuminazione è naturale e diffusa. Nel dipinto non è rappresentata la fonte luminosa solare, che si presuppone arrivi da sinistra. La diffusione cristallina della luce descrive un paesaggio tranquillo ed equilibrato.

Alla fine degli anni Novanta del Cinquecento, giunto da poco a Roma, Caravaggio cominciò a dipingere alcuni quadri di soggetto religioso, destinati a quegli stessi collezionisti privati che tanto avevano apprezzato le sue prime opere profane. A differenza dell’opera precedente, pur affrontando soggetti legati alla tradizione cristiana, l’artista decise di non rinnegare la sua “pittura della realtà”, e quindi volle presentare le sue scene sacre come pitture di genere. Nelle sue tele angeli, infatti, santi, persino Gesù e la Madonna non sono affatto idealizzati, tanto da sembrare personaggi tratti dalla vita quotidiana. Il “Riposo durante la fuga in Egitto” , è in questo senso già rivoluzionario. Il tema della fuga in Egitto faceva parte della tradizione pittorica italiana ma a differenza di quella Carracci, Caravaggio rappresenta Maria, Giuseppe e Gesù che, stremati dal viaggio, si fermano a riposare accanto a un fiume, presso un bosco di querce e pioppi, uno dei pochi Possiamo notare che è un'opera piena di dettagli, ad esempio la natura accanto a San Giuseppe è piuttosto arida mentre a destra, dove si trova la Vergine col Bambino, il paesaggio è più rigoglioso: questa scelta, apparentemente singolare, serve a marcare il tema della rinascita, legata alla venuta di Cristo sulla Terra. Secondo lo storico dell’arte Maurizio Calvesi, uno dei massimi conoscitori di Caravaggio, il pittore ha infatti voluto raffigurare, da sinistra a destra, il percorso della salvazione cristiana, che dall’inanimato minerale (il sasso) passa all’animale (l’asino), poi all’essere umano (Giuseppe) e all’angelico (l’angelo violinista), per concludersi con il divino (la Vergine che abbraccia il Bambino Gesù).

Questa colta simbologia non balza tuttavia agli occhi, laddove invece il pubblico non erudito resta attratto dalla familiarità, anzi dalla quotidianità del soggetto, che appare piuttosto quello di una qualunque famiglia che sta affrontando le fatiche di un lungo viaggio. All’apparenza, infatti, non v’è nulla di sacro in quest’opera del Caravaggio. Tutta la scena è pervasa da una estrema dolcezza. La Madonna si è addormentata con il bambino in braccio, un po’ inclinata in avanti, in una posa instabile ma naturalissima. Giuseppe invece veglia, a protezione della sua famiglia. Si capisce benissimo che gli fanno male i piedi e che sta cascando dal sonno. Eppure, la sua figura di vecchio stanco appare assolutamente dignitosa e ispira un profondo rispetto. Egli rinuncia al riposo ristoratore per vegliare sulla sposa e su quel bambino che Dio gli ha dato in affido, si comporta come solo un vero padre può fare. Un angelo esile e bellissimo, dalla carnagione candida e dalle grandi ali di rondine (e dai profili singolarmente femminili), suona il violino per tenere loro compagnia. Il divino irrompe nell’umano ma con una concretezza, una verità impressionanti. Giuseppe, con un gesto di cortesia, gli tiene lo spartito e lo guarda, con espressione umile e stupita, non meno dell’asino alle sue spalle che sembra chiedersi da dove sia sbucato quel curioso giovanotto. Mirabili sono i particolari della scena, come i sassi in primo piano, il fiasco tappato con uno straccio o ancora il lucente occhio scuro dell’asino e perfino le piante che circondano Maria, le quali, a loro volta, richiamano simbolicamente l’azione salvifica dell’incarnazione, morte e resurrezione di Cristo: l’alloro, che allude alla verginità di Maria, la canna, il rovo e il cardo, simboli della Passione di Cristo, e il tasso barbasso che simboleggia la Resurrezione. Perfino lo spartito che Giuseppe tiene in mano non è “finto”. Alcuni musicologi vi hanno riconosciuto le note di un mottetto dedicato alla Vergine, composto nel 1519 dal musicista franco-fiammingo Noel Baulduin (1480-1529) sul tema del Cantico dei Cantici e intitolato Quam pulchra Secondo l’interpretazione della Chiesa Cattolica, il Cantico dei Cantici (libro del Vecchio Testamento) è una prefigurazione dell’amore mistico dello Sposo (identificato con Cristo) per la Sposa (la Vergine, la Chiesa). Al Cantico, sempre secondo Maurizio Calvesi,

rimandano anche altri elementi del dipinto come i capelli della Madonna, che sono rossi («Le chiome del tuo capo sono come la porpora del re»), e il suo sonno, che richiama un versetto recitato dalla Sposa: «io dormo, ma il mio cuore veglia». Si noti che il violino suonato dall’angelo ha una corda spezzata e questo per indicare, simbolicamente, la precarietà della vita umana. Una precarietà che ci appartiene e che ha segnato anche la vita mortale di quei personaggi, di Maria, di Giuseppe e dello stesso Gesù, destinati, certo, alla gloria dei cieli ma intanto costretti a condividere, con noi tutti, l’ansia, la paura e la stanchezza. Quest'opera fù realizzata per monsignor Fantin Petrignani. arcivescovo di Cosenza, che, secondo quanto testimonia Giulio Mancini, ospitò Caravaggio presso il suo Palazzo a Roma Non tutti gli studiosi concordano sul fatto che questo monsignore sia il committente dell’opera. In molti sostengono, infatti, che il dipinto sia stato realizzato per Girolamo Vittrice, che fu committente anche di un’altra opera di Caravaggio: la Deposizione dei Musei Vaticani. Secondo gli studi effettuati, dopo la morte di Girolamo, il dipinto del Riposo durante la fuga in Egitto venne venduto a Camillo Pamphili, entrando a far parte della collezione presso cui si trova ancora. Il dipinto, infatti, si trova esposto presso la Galleria Doria Pamphilj di Roma. Recentemente il Riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio è stato sottoposto ad alcune indagini di laboratorio, ed è stato rivelato che il materiale usato da Caravaggio per dipingere l’opera è una tela di fiandra. Si tratta di un materiale anomalo per un dipinto e un tipo di tessuto che, nel Cinquecento, solitamente veniva usato per realizzare le tovaglie. L’ipotesi è che, probabilmente, all’artista venne commissionata l’opera in un momento di grandi ristrettezze economiche, tanto che non poteva permettersi il denaro per comprare la tela su cui dipingere. Caravaggio, dunque, si procurò una tovaglia, molto più economica dei materiali usati dai pittori, riuscendo a realizzare uno dei dipinti più intensi e belli della sua carriera e della storia dell’arte....


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