Cultural studies il concetto della rappresentazione PDF

Title Cultural studies il concetto della rappresentazione
Author diana boboc
Course Teorie e analisi dei media
Institution Università degli Studi di Bergamo
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I Cultural studies e il concetto della rappresentazione...


Description

Cultural studies – Il concetto di rappresentazione Sono un modo sintettico per fierirsi ad un particolare ambito di ricerca sulla comunicazione e sui media che ha luogo in Gran Bretagna e a partire dal Centre for Contemporaru and Cultural Studies, fondato a Birmingham negli anni ‘60. Le radici dei cultural studies affondano in particolare in una serie di studi letterari, in particolare attorno a tre grandi studiosi: Hoggart, Raymond Williams, Thompson. Questi studiosi per primi si occupano della cultura popolare cioè si occupano dal punto di vista delle lettere delle forme culturali della cultura popolare e non è più vista questa cultura delle working class come una cultura bassa, necessariamente deve mirare ad elevarsi. Questi studi tendono a sottolineare come all’interno delle classi popolari si sviluppi una propria culrura con una propria complessità e prori significati, è che non è necessariamente una cultura inferiore o che vale meno delle altre culture (elitaria, intelettuale). In particolare studiano quella parte della cultura come una parte autonoma, costituita da propri rituali, letture, intrattenimenti particolari. Anni ‘50-anni ‘60 sono dei periodi di grandissimo cambiamento della società inglese, il periodo della guerra fredda, è il momento in cui perdiversi anni è il partito laburista al potere che applica delle politiche di Welfare di sostegno alle classi meno abbienti e sono anche momenti in cui quella che era la classe operaia sta elevandosi, cioè c’è un innalzamento del benessere che comincia a generalizzarsi. Questo innalzamento del benessere + welfare + spostamento veros il terziario= crea una spaccatura sempre più forte all’interno della working class stessa. Ossia prima parte del ‘900 la differenza fra working class e borghese era molto più marcata, mentre con l’allargamento del settore terziario, si accorcia il tempo del lavoro e quindi c’è più spazio per il consumo culturale, avviene questa spaccatura sociale. Inoltre avviene anche un processo di decolonizzazione dalla Gran Bretagna, portando alla migrazione: perciò oltre a questi nuovi conflitti fra classi quindi cominciano ad esserci sempre più scambi e convivenze particolari fra gruppi etnici. Si ha una classe, ex classe operaia, che riesce a sollevarsi mentre altri invece, una classe sub proletaria che diventa ancora pià povera perché rimane al di fuori di questi processi di specializzazione verso il lavoro intelettuale. Quindi c’è un clima molto sfaccettato e un ambito dinamico dal punto di vista delle relazioni fra classi e delle relazioni sociali. E questa working class in trasformazione diventa uno dei punti di maggiore interesse per questo ambito di studi ed in particolare i consumi mediali e culturali di questa woring class. I cultural studies hanno un’idea ben precisa di cultura, Williams intende la cultura come “a whole style of life” qualcosa che impregna tutta la vita, tutta la quotidianità, che prende forma tanto nell’arte e nella letterautra quanto nei comportmenti e delle istituzioni del quotidiano. Quindi si parla anche di pratiche culturali, modi di fare, di vivere, di vedere il mondo. Inoltre la cultura qui non è mai vista come qualcosa di stabile (come una cultura nazionale) ma è vista come un ambito necessariamente conflittuale e dinamico. La cultura è sempre plurale, sempre percorsa da azioni, da scontri, da visiono del mondo differenti. Inoltre la cultura non è un unico ordine ideale, non è un unico ordine dei significati ma lo dobbiamo considerare come un processo, un qualcosa sempre in movimento, nel metre di essere definito. Quindi non si parla di ordine culturale quanto di “odering of culture” → cioè un processo per cui un certo ordine culturale si impone a discapito di un altro. → quindi c’è l’idea di conflitto tra diversi ordini culturali, non come cultura in senso universale quindi per i cultural studies la questione è: (non come mantenere la buona cultura, ma) alla base come è possibile che un certo bene culturale diventi dominante, che una certa norma, un certo modo di consumare, di presentarsi, di osservare il mondo.. arrivano a divenire dominanti? E contemporaneamente si chiede: quali sono i processi opposti a questo processo di ordinazione? Quali sono le resistenze, gli sconti che questo processo di ordinazione produce?

Uno dei protagonisti dei cultural studies è Stuart Hall → da una definzioen di culrura: la culura è il mezzo attraverso cui si da significato al mondo, la cornice dell’intellegibilità delle cose. Senza cultura non si riuscirebbe a catagolizzare ciò che vediamo, ad associare e dare un nome alle cose e a renderle possibili attraverso il linguaggio. Ciè che ci aiuta a cosrtuire delle mappe concettuali cindivise attraverso il linguaggii aiutandoci a limitare l’incertezza nella comunicazione. → quindi cultura: mai un ordine stabile, l’universalità della cultura è qualcosa che va conquistato, ed è un qualcposa attraverso cui noi vediamo il mondo, che influenza quindi le visioni che le persone hanno, il significato che si da a ciò che ci circonda. Il punto centrale dell’analisi dei cultural studies è capire quali sono i nessi fra questi diversi ordini culturali e le condizioni materiali dell’esistenza (e quindi le classi sociali) quindi chi arriva ad imporre un certo tipo di visione del mondo e chi è che restsite a quel tipo di visione del mondo? Che rapporto c’è fra diverse culture e diverse formazioni sociali e di classe? In un certo senso, come la definisce Grossberg, se vogliamo cercare di capire quale è l’obiettivo di questi studi → radical contextualism (contestazione radicale): cioè il fatto che quando analizziamo un fenomeno culturale (es consumo di una trasmissione tv), non possiamo osservarlo dando per scontato il suo significato, dando per scontato che il significato che quel oggetto sarà uguale per tutti, ma dobbiamo cosniderare i diversi contesti, che con diverse visioni del mondo, danno senso a quell’oggetto. Il tipo di marxismo a cui si fanno i cultural studies, è sul concetto di egemonia (di Gramshi). Egli mette in discussione questa relazione deterministica fra base materiale e mondo delle sovrastrutture. Dice che l’ideologia non è quelaocsa di fisso che si impone dall’alto dalle classi dominanti alle classi subalterne perché non è vero che tutte queste forze ideologiche (scuola, religione) non vengono messe in discussione, tutt’altro perché i messaggi vengono contraddetti e il risultato è quella di una lotta. c’è qui una lotta fra le condizioni materiali d’esistenza e l’ideologia. Quindi le idee dominanti (egemonia) non sono fisse ma devono costantemente riguadagnare il proprio consenso. Quindi l’ambito della cultura e in particolare dei media come luogo sempre più importante in cui si diffondono le forme simboliche e culturali, è uno spazio di lotte scontri nella conquista del concenso. È uno spazio in cui varie visioni del mondo cercano di imporsi fra loro e guadagnare il proprio spazio. Quindi non un’unica ideologia prodotta solo dalle classi dominanti che va sovvertitacon la rivoluzione, all’idea di diverse visioni del mondo che si contrastano fra loro e ognuna mira alla conquista del consenso. Questo ci porta a questo modello comunicativo di Hall, 1973. → Modello encoding-decoding Hall propone un nuovo modello che vuole cercare di spiegare il rapporto fra popolazione e produttore di media, cioè come avviene questo scontro di costruzione di significato fra chi produce un messaggio televisivo e chi ne fruisce.

La televisione in questo periodo è non l’unico ma il principale l’ambito di ricerca, perché è il mezzo quotidiano e popolare, con cui si passa più tempo. E come mezzo popolare è visto come un luogo importante per capire il concetto dell’egemonia. Quindi la doamnda diventa: chi sta controllandi questi testi? Quali significati preferenziali sono in questo momento costruiti e diffusi attraverso la televisione? Quindi viene proposto questo modello. Sono due processi di costruzione di significato: - processo di codifica - processo di decodifica. Che fra loro si scontrano sulla base dei loro contesti di creazione di significato. Parla del programma televisivio, che è un discorso dotato di significato cioè → i produttori televisivi/della cultura, per fare in modo che i propri messaggi arrivino, che si crei persuasione o a ascolti, devono fare in modo di produrre prodotti coerenti che abbiano fra loro segni coerenti, che presentino dei modi coerenti. Quindi per raggioungere questa coerenza, comprensione → avviene attraverso il processo di codifica.

I produttori televisivi usano dei codici per fare in modo che i propri programmi siano il più comprensibili e condivisi possibile. Quindi viene usato un codice, tutto ciò che abbassa l’improbabilità della comunicazione perché si rifa a quelle cose che condividiamo fra noi. nell’analisi di questo processo con cui si cosrtuisce una struttura di significato che si basa su dei codici → dei framework di conoscenza (= cioè tutto lo sfondo delle conoscenze di cui si parte), delle relazioni di produzione (chi è la persona che possiede quel canale, chi finanzia quel programm ecc.) e l’infrastruttura tecnica (=cioè il fatto è che se la tv riprende un evento, lo fa con le sue caratteristiche, lo trasforma in una storia in base ai filtri televisiv, mentre la radio lo stesso evento descritto lo farà con una diversa infrastruttura tecnica). Lo stesso avviene per il processo di decodifica, dall’altra parte c’è lo stesso processo. Questo testo mediale prodotto, dall’altra parte avviene l’esatto stesso processo con le stesse strutture: abbiamo il framework di conoscenza degli spettatori, le relazione di produzione degli spetattori (as che classe appartengomo, che relazione c’è con chi produce ol programma tv, che relazione c’è nella famiglia che sta in quel momento quel programma), che infrastruttura tecnica sta usano per vedere quella cosa (tv piccola, grande, a colori). Il processo di decodifica non deve indovinare il significato originario ma ouò anche andare contro la codifica prodotta dal produttore del programma e quindi creare una decodifica addirittura opposta.

Quindi ci sono vari casi di assimmetria, tra il processo di significazione del produttore e di chi riceve quel programma: - posizione dominante egemonica: in cui il consumatore del programma accetta i codici, acceta il framework, accetta l’ordine culturale su cui è stato costruito quel messaggio. - posizione negoziata, quando si accettano parte dei presupposti con cui è stato costruito quel messaggio ma se ne mettono in discussione altri. - posizione oppositiva: quando per es. attraverso l’ironia, lo scontro o l’antagonismo si rifiuta completamente quel messaggio e si mette in discussione il modo in cui è stato costruito. Si riconosce che quel messaggio fa parte di un ordine egemonico che non si condivide. Es. notiziario di rete nazionale che mostra una serie di poltici che dicono che visto che c’è una crisi economica bisogna taglaire i salari. La posizione egemonica accetta il messaggio perché accetta che una tv nazionale parla per l’interesse nazionale, accetta la struttura economica per cui quando c’è una crisi ciò che tagliato deve essere fatto e accetta anche l’autorità nella tv comunicarci il comportamento da avere in una nazione. Negoziata: si accetta l’idea ma non per tutti allo stesso modo. → I cultural studies analizzano anche quelle che vengono definite le subculture, ovvero i modi in cui certe persone definiscono, trasformano le proprie vite in base all’uso di stili, di forme simboliche, di oggetti, di modi di dire, di lessici che definiscono non solo una visione del mondo ma anche una performance del sé. Il modello del encoding/decoding si può vedere anche in un senso più ampio, nel senso in cui i gruppi si definiscono e trovano le proprie forme identitarie. Le subculture sono degli universi culturali con una serie di segni fra loro coerenti che però questi segno coerenti vengono costruiti in una opposizione simbolica rispetto a quelli che vengono percepiti come significati dominanti. Quindi vengono viste come forme di resistenza simbolica. Quindi le subculure usano i simboli e beni, costruendo questi stili estetici, musicali, di linguaccio in una opposizione dialettica rispetto all’ideologia dominante. Lezione 11 Lo studio delle rappresentazioni I cutural studies hanno approfondito il tema dello studio della rappresentazioni. Nozione di rappresentazione: sono ciò che connette il significato, linguaggio e cultura. È la produzione du significati tramite la connessione fra le repprentazioni mentali è il linguaggio. Il processo di rappresntazione è fatto da due parti distinte, che però sono correlati fra loto: 1 fase della rappresentazione: riguarda il rapporto fra la corrispondenza e le rappresentazioni mentali che si produce di quegli eventi. (fra cosa e concetto, fra cosa e mappa mentale individuale) 2. la corrispondenza tra le mappe concettuali e segni (qualcosa a noi esterno ch ci permette di riferirci più o meno agli stessi oggetti).

(processo della civilizzazione libro) lezione di barbero medioevo)...


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