IL Discorso Della Montagna PDF

Title IL Discorso Della Montagna
Course Teologia III
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunti libro...


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IL DISCORSO DELLA MONTAGNA (tre capitoli di Matteo considerati una delle sezioni più affascinanti ma anche difficili della letteratura biblica), Massimo Grilli 1) IL DISCORSO DEL MONTE NEL CONFLITTO DELLE INTERPRETAZIONI: sette interpretazioni: 1) codice di leggi, riproposta dei comandamenti contenuti nella Torah in modo radicale che vogliono ottenere una giustizia superiore sulla base delle azioni e dell’osservanza di queste regole-> Gesù viene visto come qlcn che impone qlcs ai suoi discepoli. 2) legge il discorso nella sua inattuabilità universale, ma funzionerebbe solo per un cerchio ristretto a partire da Costantino)-> distinzione tra cristiani perfetti e comuni + due livelli di etica: i cristiani ordinari osservano i comandamenti e sopratt l’amore; gli altri chiamati alla perfezione seguono le prescrizioni del monte. 3) attuabilità a livello privato-> l’uomo segue le leggi stabilite dalla società, ma nel cuore segue quelle di Dio + quindi il discorso della montagna vale x tt ma nella sfera individuale. 4) etica ad interim: appello all’impegno prima del tempo definitivo (il giudizio universale)->insegnamento valido solo per un tempo speciale che precede la fine, un tempo segnato dalla crisi. 5) Jeremias, differenza tra evangelo (=pone l’uomo davanti al dono di Dio e lo incita a farne il fondamento della propria vita) e leggi (=l’uomo ha le sue forze e le leggi lo spronano ad impegnarsi)->il significato del discorso della montagna è l’appartenenza al suo regno. 6) Riassume un po' tt le discussioni in ballo fin’ora pp13-14 7) gli interlocutori di tale discorso son gli esponenti del mondo ebraico e di quello cristiano pp14-17 -l’approccio ermeneutico: il linguaggio umano è indispensabile x accostarsi alla parola di Dio, poiché le leggi che regolano la comunicazione tra gli uomini regolano anche quella con Dio. PRAGMATICA*: particolare prospettiva, non entra in conflitto con la semantica o la sintattica = semiotica ma le attraversa, ombrello che copre ogni area linguistica, APPROCCIO IDONEO A LEGGERE LA BIBBIA XK’ S ADATTA ALLA VISUALE. Scienza abbastanza giovane senza aver trovato una chiarezza riguardo il suo dominio-il testo è un tessuto o una rete di relazioni ordinata alla comunicazione (testo= unità strutturata ed armonica, in ordine alla comunicazione, macro-segno con cui relazionarsi poiché è sempre rivolto a qlcn) che ha un’estensione, una coesione e una coerenza interna. Essenziale è la presenza di un senso compiuto, coesione sintattica e coerenza semantica. -x raggiungere uno scopo comunicativo l’autore deve prevedere il proprio lettore, di cui il modello è ciascuno di noi che possa riconoscere la strategia testuale impressa nel testo, ed eleggendolo come un interlocutore privilegiato. -il modello del lettore ha una funzione duplice verso il vero lettore: 1) euristico: il lettore reale deve diventare un lettore adeguato che assuma la visione suggerita / 2) ermeneutico: attraverso il lettore implico quello reale si identifica col significato del testo (il modello diventa una guida), ma i due lettori (implicito e reale non si identificano, ma nemmeno si ignorano). -il rapporto tra autore e lettore nella lettura non si sviluppa solo in termini descrittivi o semantici, ma anche in modo attivo e pragmatico pp22-24 grazie l’atto perlocutorio che corrisponde con gli effetti ottenuti dall’atto illocutorio alle conseguenze psicologiche e comportamentali. -la pragmatica p25-28* -organizzazione del lavoro: COESIONE COMUNICATIVA basata sui filamenti componenti del testo, porta d’ingresso al suo senso (SINTASSI) + COERENZA (= ARTICOLAZIONE SEMANTICA, i contenuti, elementi che rendono comprensibile il testo) COMUNICATIVA + FOCALIZZAZIONE PRAGMATICA: punto cruciale della strategia comunicativa, l’interpretazione dal punto di vista relazionale autore-lettore. 2) FONDALE COESIONE DEL DISCORSO: -il fondale Mt 1, 1-4,16: quando si crea un racconto si crea una strategia, un itinerario che usa un codice preciso x costruire il lettore (lo scopo del testo è quello di guidare il lettore, indirizzarlo e convincerlo a comprendere gli eventi in una determinata visione). Ex Mt 5, 1-2 di cui 5-7 è il discorso della montagna che si sviluppa in un contesto linguistico ben delimitato di cui le abitudini diventano une overture che fanno in modo si che il lettore arrivi all’inizio del discorso vero e proprio con un bagaglio di info che l’hanno forgiato: il processo narrativo del quarto cap del vang di Matteo ha forgiato un lettore competente, che sa cogliere il

senso profondo del discorso pragmatico lungo tre cap. DECIFRARE IL PRESENTE ALLA LUCE DEL PASSATO: ex1 il tit del libro ci dà notizie genealogiche (‘Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo’, info messianiche e promessa ebrea della benedizione di tt la gente). Ex2 spesso notiamo formule fisse (‘in quei gg’, ‘tt avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal sign, per mezzo del profeta’) che dovrebbero fungere come un collegamento tra nuovo ed antico testamento, un dialogo tra ciò che è accaduto ieri ed quello di oggi (=rapporto dialogico tra i 2 testamenti). LEGGERE IL PASSATO ALLA LUCE DEL COMPIMENTO PRESENTE: la comprensione relazionale dei due testamenti conduce il lettore a intravedere altri segnali testuali 1 genealogia e schema numerico p33 (42 generazioni, 3 volte 14-> 42 corrisponde a 6 settimane, 6 volte 7 dove 6 è n del lavoro e del limite + i n 3/7 testimoniano il compimento ed il 7 nella trad è il riposo); 2 i nomi identificano l’identità della persona e la sua funzione p34 ex Emmanuele. ACCOGLIERE LO SCANDALO DEL REGNO: lo scandalo sta nella presenza di 5 donne nella genealogia  1 Tamar finge di essere prostituta x avere il figlio che aspettava da Giuda, 2Raab la prostituta di Gerico, 3 Rut è la straniera che seguì la suocera rimasta vedova in Israele, 4 Bersabea con essa Davide si unì, 5 Maria che partorisce ‘scandalosamente un figlio’. La loro cit e la loro considerazione tale come scandalo è perché tt loro hanno vissuto qualcosa fuori dall’ordinario che le ha portate ad essere considerate come peccatrici, ma vogliono anche sottolineare il fatto che anche lo scandalo rientra nel progetto di Dio, dove questo può risultare provvidenziale e far sì che si passi dal imprevisto paradossale che porta a compimento la storia prevista. RICONOSCERE NEL COMPIMENTO DELLA GIUSTIZIA IL SENSO DELL’OPERA DI GESU’: grazie alla presenza in scena del Battista, il lettore inizia a farsi delle domande (ex ‘chi è Gesù, come – dove – quando si manifesterà?’), poiché è competente per quanto riguarda il motivo della giustizia del primo testamento (= Dio è giusto perché salva e protegge i suoi poveri dai soprusi dei nemici). La giustizia che Gesù manifesterà sarà la messianità dell’obbedienza filiale a qual progetto, di cui si è responsabilizzato grazie all’investitura del battesimo. la costruzione del lettore nella prima parte del vangelo: l’autore cita sempre rimandi storici x poter dire che G è messia secondo le scritture che testimoniano che G è figlio e compimento del proprio popolo. Quindi G ha un duplice legame col passato: 1 la sua promessa costituisce il passato e lo sfondo col quale comprendiamo la sua figura di messia; 2 per quanto riguarda il presente G illumina sempre in modo nuovo la speranza d’Israele. In questo modo il lettore sa l’identità e la funzione di G, cioè portare a termine la promessa di questo grande progetto. -la coesione di MT 5-7: occorre comprendere la struttura formale del discorso sul monte-> se pensiamo ad un concetto occorre prima di tt chiarirlo a noi stessi, disponendolo in espressioni e forme adeguate alla ricezione successiva dell’interlocutore -> si tratta di un processo di codificazione dall’interno all’esterno; mentre chi legge o ascolta deve decodificare percorrendo la strada inversa (dell’esterno all’interno). Quindi la comunicazione riuscirà se l’ascoltatore o lettore comprenderà i codici espressi e entrerà nel pensiero dell’autore. DIVERSE PROPOSTE DI COESIONE: nel discorso della montagna troviamo un confronto con il parallelo lucano ( del discorso della montagna abbiamo la versione di Matte e quella di Luca: M dà un’enfasi maggiore al discorso poiché è più lungo ed è il primo discorso pragmatico dell’attività di G / M è ancora di più all’orizzonte giudaico mentre L è ancorato all’ellenismo e all’evangelizzazione) e un miscuglio di generi letterari (diversità dei motivi = lavoro redazionale e non un vero discorso) + impo sensibilità all’ordine. Tre proposte aderenti al testo 1) W.D. Davies intuì una base di leggi di composizione triadica* in uso presso il giudaismo rabbinico e nel vangelo (il culto, la misericordia e la Torah); 2) vari autori che trovano il punto centrale del discorso nella preghiera del Padre nostro: centralità del Pater a cui fare delle richieste formando una costruzione concentrica p40; 3) raggruppamento delle due precedenti: l’intro e la conclusione son ben individuabili e danno l’unità letteraria (data anche a livello sintattico e tematico) tracciando la menzione della montagna e del pubblico (folle e discepoli) e l’attività di G + la sequenza centrale ha una dichiarazione programmatica introduttiva e una sentenza conclusiva e una riassuntiva + nell’ultima sezione troviamo una serie di ammonizioni espresse coi verbi all’imperativo raggruppate in tre gruppi (1 vie da seguire, 2 i frutti da portare, 3 il fare). *l’articolazione triadica di Matte: elemento comunicativo più impo per il carattere pragmatico e fondante dei discorsi + schema fondato sul n3 simbolo di compiutezza che corrisponde a

principio, centro e fine, principio di ordinamento che offrono al lettore una sensazione di perfezione formale nn esaurita in se stessa ma perché è a servizio della parola di Dio. LA FUNZIONE PRAGMATICA DELLA COESIONE: la struttura portante del discorso -> è un sermone? Sermone = sermo, uso antico, genere letterario dell’eloquenza sacra, qualsiasi genere di predicazione di carattere catechetico (usato anche da Agostino con connotazioni spirituali e morali + è riduttivo dire che nel nostro caso si tratti solo di materiale pastorale) / discorso = arte oratoria con coerenza logica del materiale intorno ad un argomento (no elementi tipici del discorso dell’antichità come l’esordio o la narratio)  Betz HD propone la definizione di EPITOME = compendio di insegnamento di G, simile a quello di tipo filosofico di Epicuro (ma non si è anche qui del tt sicuri)  INSEGNAMENTO = grazie alla figura di G seduto che parla agli altri (insegnamento del Rabbi chi istruisce i discepoli sulla Torah*). A livello formale sono presenti elementi redazionali, come cesure stilistiche e vari temi. *il discorso ha come tema l’interpretazione che G dà dell’autentica volontà di Dio espressa nella Torah (=non è un codice di leggi imposte, ma un insegnamento che fa vivere e può essere considerata una fonte di giustizia e verità che mi aiuta a smascherare ipocrisie)quindi il discorso della montagna è la presentazione della giusta relazione con Dio e con gli uomini alla luce della Torah d’Israele. TEMI (=si sviluppa con l’articolazione di tutti i motivi che lo compongono) E MOTIVI (=unità minima di significato, nel discorso possono svilupparsi in modo ampio e complesso ma senza esaurire il tema di fondo, risultano risonanze nel discorso) DEL DISCORSO pp46-47: l’autentica volontà di Dio interpretata da G è il tema centrale del discorso che si ramifica in tanti motivi (beatitudine, giustizia, ..)interdipendenza tra i due. APERTURA, CHIUSURA E CENTRO: il discorso si apre con nove macarismi e si chiude con tre ammonizioni-> benedizione e monito, grazia e pericolo di perdersi, due vie intrecciate pp47-48. 3) I MACARISMI: costituiscono il provocante inizio del discorso. -La coesione comunicativa: la narrazione è compatta e ritmica poiché si tratta di una suddivisione in gruppi di versetti dove la linearità fa trasparire la limpidezza del messaggio. P.50. l’introduzione contiene i verbi che attraggono l’attenzione del lettore favorendone il coinvolgimento nell’insegnamento portato dalla discesa di Gesù sul monte. I primi macarismi si presentano sotto forma didattica in terza persona senza precisioni temporali per renderli una sentenza generale; vi è una ripetizione per facilitare la memorizzazione e per dare enfasi alla beatitudine che occupa il primo posto della frase. La prima (beati i poveri in spirito) e l’ottava (beati i perseguitati per causa della giustizia) sono al tempo presente e costituiscono una inclusione invece le altre sei sono formulate al futuro: la combinazione presente futuro da importanza all’aspetto compiuto – incompiuto alla base della comprensione pragmatica del testo. Il motivo della giustizia divide in due le beatitudini, spezzando il ritmo e aumentando l’attesa nel lettore. Il nono (beati siete voi quando vi insulteranno, perseguiteranno e diranno ogni malvagità contro di voi a motivo di me) riprende il motivo dell’ottavo con il pronome personale voi, risultando circostanziato nella descrizione degli accadimenti ( tre azioni) e nella reazione + è ripreso il motivo della persecuzione. -La coerenza comunicativa: INTRODUZIONE NARRATIVA: i due versi che aprono il testo introducono Gesù come persona onorevole e autorevole, che deve insegnare alle folle e ai suoi discepoli. Lungo tutto il discorso verrà detto che G non è come gli altri. Il motivo del monte infatti è la sottolineatura magisteriale di colui che insegna e abbraccia il suo uditorio. I destinatari del discorso sono ambigui: il testo menziona le folle, i discepoli che si possono personificare nel popolo di Israele. Infatti nel momento della prima chiamata attorno a Gesù si radunano due cerchi di persone, uno largo costituito dalle folle, e uno più vicino rappresentato dai discepoli. Sono loro i personaggi nei quali i lettori si devono riconoscere e in cui l’autore vede potenziali discepoli, uomini e donne che ascoltano G. e accolgono il suo messaggio. IL MOTIVO DEL MACARISMO: le nove beatitudini iniziano col plurale di makarios, un termine comune alla letteratura biblica ed extra. La sua traduzione e comprensione non è semplice. Nel greco classico corrisponde alla felicità umana, nel termine biblico potrebbe essere visto come benedetto, in ebraico sembrerebbe il sostantivo di beatitudine e felicità. L’incertezza etimologica e semantica si riflette sulle traduzioni odierne: beato, happy,

bonheureux rendono solo parzialmente il termine. Per arrivare ad una comprensione adeguata dobbiamo riferirci alla tradizione ebraica, che contraddistingue due connotati di beatitudine e felicità. Il primo testamento lega la gioia alla consapevolezza di appartenere ad una storia di salvezza che ha nella promessa di Dio la garanzia della riuscita anche in tempi di crisi (=la gioia biblica rappresenta le vicissitudini della vita umana che son complesse e anche tormentate) + lo stoicismo = lo stoico avanza sulla strada della gioia selezionando le cose che sono nel suo intimo, distaccandosi dal mondo poiché egli è signore di sé e gode della beatitudine vivendo nell’imperturbabile assenza delle passioni, fonti di infelicità, quindi l’impassibilità di fronte al dolore e al piacere / l’uomo che crede sa invece che la gioia è un dono di Dio (GIOIA= storia di salvezza x il tempo di futuro e presente). Inoltre al senso di appartenenza ad una storia di salvezza di cui D è Signore, la gioia connota il legame con la Torah (il bene supremo, fondamentale scopo della felicità dell’uomobenedizione e felicità son doni di D insieme a seguire gli insegnamenti dell’altissimo son la gioia). Lo stato di beatitudine è superiore a quello che proviene dall’osservanza dei precetti o dal distacco dai conflitti esterni o interni, ma quindi la felicità è legata all’intervento gratuito di D nella storia, una presenza che nn appartiene all’ordine costituito. LE NOVE BEATITUDINI:1) ‘beati i poveri in spirito (= divino / umano  una forza divina che trasforma la vita umana + qui ci si riferisce alla condizione vissuta che si tratta di un distacco del cuore dal senso profondo della vita) , perché di essi è il regno dei cieli’ i poveri sono una categoria generale (afflitti, miti, affamati e perseguitati..) rappresentativa che abbraccia chi è economicamente e sociologicamente povero o chi nn ha un peso rilevante nel contesto sociale, civile e religioso + senso spirituale anche, quindi si designa chi ha uno speciale bisogno di D, l’abbandonarsi nelle mani di D. 2) ‘beati coloro che vivono nell’afflizione, perché saranno consolati’: gli afflitti sono coloro che provano una tristezza continua che si manifesta anche all’esterno, ‘coloro che son in lutto’ che nn hanno motivi x gioire + provare un dolore molto intenso. X Mt gli afflitti sono coloro che vivono nell’afflizione di una salvezza divina che tarda a venire (le realtà penultime). 3) ‘beati i miti, perché erediteranno la terra’: nn esiste in Lc, ma in Mt il termine ‘mite, gentile, dolce, benevolo’ ricorre molte v (la gentilezza nei greci ha un posto d’onore). Vi è un’interscambiabilità di concetti tra povertà e mitezza basato sull’umiltà nell’atteggiamento interiore. L’eredità citata è una categoria dominante nel primo testamento e sta per possesso della terra, della pace e della salvezza, diventando il bene futuro x eccellenza, un simbolo associato all’idea di pace connesso al regno glorioso di D. 4) ‘beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati’: la giustizia è qualcosa di complesso che concerne il retto modo di intendere, agire e volere davanti a Dattributo divino, inscindibile dalla sua misericordia che si basa sulla relazionalità (realizzare il beneplacito divino nella pratica vs D ed i frate)quindi questi assetati e affamati sono quelli che cercano il rapporto giusto, sottolineando il fatto che un mondo di disuguaglianze nn è a misura d’uomo. La profezia di G promette sazietàadempimento e soddisfazione. 5) ‘ beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’: misericordia connessa alla giustizia nella trad biblica e l’uomo deve praticale nelle relazioni reciproche. ‘misericordioso’ è un agg x D poiché è compassionevole, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà + è il tratto distintivo della religione di G (Mt è il vangelo della misericordia) e grazie a qst l’uomo si riscopre peccatore e bisognoso di perdono (=qlcs di decisivo nella vita cristiana). 6) ‘beati i puri di cuore, perché vedranno D’ (la visione di D= uno dei beni poiché nessun uomo sulla terra può vederlo senza morire, una visione beatifica che rappresenta la pienezza di comunione in un rapporto visto come dono): la purezza di cuore è profonda, il centro vitale della pax, il luogo dove il fedele si decide x il D in rif alla relazione interiore e tot + la purezza concerne anche le relazioni con il prossimo, la perfetta corrispondenza tra decisione interiore e azione. 7) ‘beati gli operatori di pace (= sono coloro che sedano i conflitti e portano una collaborazione tra contrari + altro aspetto della misericordia e del perdono), perché saranno chiamati figli di D’: il bene x eccellenza (=dono d’integrità è pienezza fisica e spirituale che fa parte dell’attesa elargita al popolo, ristabilendo la condizione paradisiaca perduta a causa del peccato). 8) ‘ beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli’: richiama il 1° ed il 4° ,

rappresentando il climax. La persecuzione è una necessità storica motivata dalla fedeltà alla missione affidata al credente. 9) ‘Beati siete voi quando vi insulteranno perseguiteranno e diranno ogni malvagità contro di voi a motivo di me”: il passaggio dalla terza alla seconda persona è inaspettato. Si tratta di un approfondimento e sviluppo dell’ottavo che riguarda la persecuzione circostanziata qui (per causa mia). La sofferenza è motivo di gioia e la ragione è nella promessa di Dio la (ricompensa dei cieli). -Focalizzazione pragmatica: LA FUNZIONE PRAGMATICA DEI MACARISMI ALL’INIZIO DI OGNI ENUNCIATO: la ripetizione all’inizio di ogni enunciato da una tonalità di gioia e benedizione. L’inizio festoso introduce i lettori in una atmosfera di gioia e benedizione mostrando il regno come grazie. Inoltre si vuole sottolineare la percezione del carattere salvifico dell’annuncio del regno: il vangelo è la volontà di Dio e quindi una bella notizia / I MACARISMI COME ATTI DICHIARATIVI: in tutte le beatitudini abbia...


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