Il Giardino della sofferenza PDF

Title Il Giardino della sofferenza
Author Liliana Zamparelli
Course italiano (letteratura)
Institution Liceo (Italia)
Pages 2
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Summary

Commento e sintesi...


Description

Commento al Giardino della sofferenza Il tema principale del Giardino della sofferenza è che tutto ciò che esiste è male e dolore. Leopardi estende il suo pessimismo a tutti gli esseri viventi, anche quelli incapaci di intendere e volere. Non solo l’uomo, quindi, ma anche tutti gli animali e vegetali rappresentano un male, del quale la Natura si disinteressa. Questa infatti è completamente indifferente e non si cura del dolore delle creature che ha messo al mondo. Il bene è solo un’utopia: è buono ciò che non esiste. Questa espressione è riferita alle specie vegetali che popolano il giardino. L’autore crede che se questi potessero rendersi conto della tristezza della loro vita, della loro condizione, preferirebbero il non essere all’essere. Lui stesso arriva a preferire la morte ad una vita piena di dolore e povera di momenti di felicità illusoria e immaginaria. Questo passo, tratto dallo Zibaldone, fu scritto da Leopardi durante quel periodo che prende il nome di “pessimismo cosmico”. In questa fase del pensiero leopardiano, la Natura viene considerata una matrigna, responsabile del male dell’uomo; il suo unico interesse è la perpetuazione dell’esistenza, mentre avanti ai bisogni umani di piacere e felicità, resta indifferente. Questi infatti, non vengono soddisfatti in alcun modo e restano impossibili da raggiungere: la vita sembra solo un continuo susseguirsi di delusioni, dolori e sofferenze destinate a terminare con la morte. Il giardino, ideato e progettato dall'uomo fin dall'antichità al fine di creare uno spazio di ristoro e pace, è da sempre considerato luogo dei sogni, simbolo di vita e piacere. Però in questo passo è presentata una “contraddizione” perché, chiunque lo visiti con un po' di attenzione, noterebbe quanto male sia nascosto dietro ad ogni singolo essere che lo popola, apparentemente buono e in vita. I vantaggi di alcuni esseri comportano inevitabilmente gli svantaggi per altri e la sofferenza è insita in tutto ciò che è vivo: nei fiori seccati dal sole, negli alberi tormentati dagli insetti e nelle erbe calpestate dagli uomini. Secondo Leopardi il giardino simboleggia il mistero della vita e diventa un “ospedale”: se fosse piuttosto un cimitero, dove regna la morte, probabilmente ci sarebbero meno sofferenze. È possibile tracciare un parallelismo tra questo brano dello Zibaldone e una delle Opere morali scritta nel 1824, periodo di passaggio dal pessimismo storico a quello cosmico. In questo passo dello Zibaldone (1826) si giunge all’affermazione della negatività dell’universo, in tutte le forme di vita, con la descrizione del “giardino di piante, d’erbe e di fiori”, apparentemente colmo di armonia, ma in realtà percorso da infinite forme di sofferenza: allegoria della condizione della vita e dell’uomo. “Non gli individui, ma la specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi furono e saranno sempre infelici di necessità”. Leopardi ci invita ad entrare in “un giardino di piante, di fiori”. Dietro all’apparente armonia della natura, si nasconde la “souffrance”, cioè la sofferenza, ad esempio della rosa “offesa dal sole”, del “giglio

succhiato crudelmente da un’ape”, dell’“albero infestato da un formicaio, bruchi, mosche, lumache, zanzare, dall’aria o dal sole”. Leopardi afferma che “in tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in stato di serenità perfetta”. La “donzelletta” o il “giardiniere”, infatti, calpestano e danneggiano il giardino che diventa “quasi un vasto ospitale”. Per Leopardi l’ospedale è un luogo più triste del “cemeterio”, perché mentre quest’ultimo rappresenta la morte e quindi la fine della sofferenza, l’ospedale vede il prolungarsi dell’infelicità e del dolore. Non tutti i giardini rappresentano la bellezza, la serenità, e l’armonia: infatti Leopardi esprime perfettamente il suo concetto di natura matrigna, indifferente alla sorte delle sue creature destinate ad un'infelicità eterna, nel "Giardino sofferente". Entrare in un giardino rallegra l' animo, ma il poeta ci fa riflettere facendoci notare come . La natura fa soffrire piante e fiori. Infatti in ogni parte del giardino si vede sofferenza; la rosa colpita dal sole che le ha dato la vita, un giglio succhiato da un' ape, altre api che si servono senza pietà di teneri fiorellini per produrre il miele, alberi invasi da formiche, bruchi, mosche, lumache e zanzare, piante che soffrono per il troppo caldo e freddo, per troppa luce od ombra e che spesso sono ostacolati nel crescere, e ancora frutti punzecchiati, fiori rotti dal vento, erba straziata dai passi dell' uomo. Per Leopardi la natura è nemica d' ogni essere al mondo e il vantaggio di alcune creature deriva dal patimento di altre, nonostante il giardino sia considerato generalmente simbolo di vita e piacere. Questo giardino si differenzia molto da quello dell' Eden dove la sofferenza è data dalla cacciata dei progenitori, perchè qui il dolore è presente senza il peccato....


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