Title | De Providentia - Seneca |
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Course | Lingua e letteratura latina ii |
Institution | Università degli Studi di Palermo |
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Traduzione letterale del De Providentia di Seneca...
Lucilio quaesisti a me,
quid ita,
si mundus
ageretur
providentia,
multa mala acciderent viris
Lucilio hai chiesto a me, perché mai, se il mondo è governato dalla provvidenza, molti mali accadono Hoc redderetur
commodius
in contextu operis,
cum
probaremus
bonis.
agli uomini buoni.
providentiam
praesse
Ciò si dovrebbe rendere più opportunamente nel corso dell’opera, quando dimostriamo che la provvidenza è a capo universis
deum
interesse
nobis; sed quoniam placet revelli
a toto
particulam solvere
unam contradicionem,
dell’universo e che dio si interessa a noi; ma poiché è deciso di togliere dal tutto un pezzo e risolvere una obiezione, manente integra lite,
faciam rem
non difficilem, agam
causam deorum
lasciando integra la causa, farò una cosa non difficile, condurrò la causa degli dei. Est supervacuum in praesentia E’ superfluo coetum
ostendere opus
tantum
non stare sine aliquo custode
hunc
negli avvenimenti attuali dimostrare che un’opera così grande non sia senza alcun custode e che questa
discursum siderum nec impetus fortuiti, quae
casus incitat saepe
turbari
cito arietare,
hanc
adunanza e dispersione di stelle non è moto fortuito, le quali il caso incita spesso sono turbati e presto cozzano, questa velocitatem inoffesam procedere imperio velocità
serena
procede
legis aeternae
gestantem tantum rerum terra
al comando di una legge eterna
che porta tante
tantum luminum clarissimorum relucentium ex esposito; hoc ordinem non esse e tante luci
chiarissime
e rilucenti dall’ordine; questo ordine non è
coierunt
temere
pendere
tanta arte
cose
materiae
mari
tantum
per terra e mare e tante errantis
nec
quae
di una materia errabonda e ne la quale ut
pondus
gravissimum terrarum
(materia errabonda) aggregandosi a caso rimarrebbe sospesa con tanta arte affiché la massa pesantissima delle terre sedeat immotum et circa rimanga ferma terras
nec
se
spectet fugam properantis
caeli
ut
vallibus
mulliant
e intorno a se contempli la fuga accelerante del cielo, affiché i mari penetrati nei golfi ammorbidiscano
sentiant ullum incrementum fluminum, ut
ex minimis
seminibus nascantur ingentia.
la terra e non sentano nessun incremento dei fiumi, affiché da minuscoli semi Ne quidem
maria infusa
illa
quae videntur confusa et incerta,
nascano cose ingenti.
dico pluvias nubesque et iactus
fulminum elisorum et incendia
Ne senza dubbio quelli che sono visti caotici e irregolari, dico le piogge e le nubi e il lancio di fulmini espulsi e i fuochi effusa
ruptis
verticibus
montium
tremores
soli
labantis aliaque que movet pars
tumultuosa
rovesciati irrompenti dai vertici delle montagne le scosse del suolo vacillante e altre che muove la parte tumultuosa rerum
circa
terras
accidunt
sine ratione, quamvis sint subita,
sed habent illa suas
causas non
delle cose attorno alle terre avvengono senza ragione, benché siano imprevedibili, ma hanno essi le proprie cause non minus quam
quae conspecta locis
meno di quelle che viste nova
ut aque
calentes in medis fluctibus exilientum
in luoghi stranieri sono miracolo, come le acque ardenti in mezzo ai flutti e l’emergere
insularum in vasto spatia
di nuove isole
alienis sunt miracolo,
mari.
nel vasto spazio del mare.
1
Iam vero
si quis
observaverit litora
Ora in verità se qualcuno osserva operiri,
credet
quadam
nudari
pelago recedente eademque
intra exiguum tempus
le spiagge denudarsi nel mare recedente e per la stessa via in esiguo
caeca volutatione
agi modo contrahi et introsum undas in se, modo concentrare
coprirsi, crederà che un qualche cieco ondeggiamento faccia ora concentrare e ritirare i flutti in se, ora et repetere
magno cursu suam sedem, cum
tempo
interim illae crescunt
prorompere
portionibus et subeunt ampliores minoresque
e rioccupare con grande corso le loro sedi, quando invece essi crescono per porzioni e subendo ampliamenti e diminuzioni ad horam ac diem,
prout
illas sidus
lunare elicuit,
ad cuius exundat arbitrium oceanus.
all’ora e al giorno, a seconda che quella stella lunare attragga, da cui reserventur
dipende l’arbitrio dell’oceano. Questo
suo tempori, eo quidem magis quod tu non dubitas de providentia
sarà trattato a suo tempo, tanto più Te reducam
in gratiam cum dis
sed quereris.
che tu non dubiti della provvidenza ma ti lamenti.
optimos adversus
Ti ricondurrò in gratia con gli dei, ottimi bona noceant
Ista
verso
bonis; inter bonos
optimis. Enim natura
rerum
neque patitur umquam ut
gli ottimi. Infatti la natura delle cose non
viros ac deos est amicitia
tollera mai
conciliante virtute. Amicitia dico?
che immo
i buoni possano nuocere ai buoni; tra i buoni uomini e gli dei c’è amicizia conciliante di virtù. Amicizia dico? anzi etiam necessitudo et similitudo,
quoniam
quidem
bonus differt
a deo tantum tempore,
anche parentela e somiglianza, dal momento che senza dubbio il buono differisce da dio solo per il tempo, eius discipulus aemulatorque et vera progenies, qua ille magnificus parens, exactor (è) suo discepolo ed emulo sicut
e vera prole,
severi patres. Itaque
che quel magnifico padre, esecutore non lieve di virtù, educa duramente
cum videris viros
bonos acceptosque dis
come un severo padre. Perciò quando vedrai uomini buoni e cari malos
autem lascivire
et fluere voluptatibus, cogita nos
i cattivi invece spassarsela e fluire nei piacere, illos
contineri
non lenis virtutum, educat durius
laborare
sudare, escendere per arduum,
agli dei lavorare e sudare, salire
delectari modestia
filiorum, licentia
per l’altura, vernularum,
pensa che noi godiamo del ritegno dei figli, della licenza degli schiavi,
tristiori disciplina, horum
ali
audaciam, Idem
tibi liqueat de deo:
quelli che sono contenuti da una severa disciplina, di questi si alimenta l’audacia. Lo stesso a te sia chiaro di dio: non habet in deliciis bonum virum, indurat non ha in piacere l’uomo buono,
“Quare eveniunt
multa adversa
experitur,
parat illum sibi.
lo indice all’esperienza, prepara lui per se.
viris bonis?” Nihil mali potest accidere
viro
bono: non
miscentur
“Perché capitano molte avversità agli uomini buoni?” Nessun male può capitare all’uomo buono: non si mescolano contraria. Quemadmodum
tot amnes, tantum imbrum deiectorum superne, tanta vis
i contrari. Allo stesso modo che tanti fiumi,
fontium medicatorum
tanta pioggia rovesciata dall’alto, tanta abbondanza di fonti minerali
2
non mutant saporem
maris,
ne quidem remittunt, ita impetus
rerum adversarum non vertit
non mutano il sapore del mare. e ne anche lo placano, così l’assalto delle cose avverse viri
fortis: manet in statu
animum
non smuove l’animo
et quid quid evenit trahit in sum colorem; est enim potentior
omnibus
dell’uomo forte: rimane in posizione e ogni cose avviene lo attrae nel suo colore; è infatti più potente di ogni cosa externis.
Nec dico hoc,
illa non sentit, sed vincit, et
alioqui
quietus placidusque attolitur contra
cosa estranea. Non dico questo, che lui non sente, ma vince, e sotto altri aspetti quieto e placato incurrentia.
Omnia adversa
putat
exercitationes. Quis autem, modo vir erectus ad honesta,
ciò che assale. Ogni avversità la considera esercitazione. Chi poi, iusti
Athletas
non est adpetens
purché uomo eretto alle onestà, non è desiderante
laboris et promptus ad officia cum periculo? Cui
di un giusto lavoro e
insorge contro
industrio otium
non est poena?
propenso a doveri con pericolo? Per quale (persona) attiva l’inattività non è una pena?
quibus
virium est cura, videmus
confligere
cum quibisque fortissimis et erigere ab iis
Gli atleti, per i quali delle forze c’è cura, che vediamo combattere con qualunque fortissimo ed esigere da quelli per quos
praeparantur
certamini ut utantur
contra totis ipsos viribus,
se
vexari
caedi
per i quali vengono preparati alla lotta che utilizzino contro tutte le loro forze, che se stessi siano vessati a sangue et si non inveniunt singulos
pares,
obiciuntur
pluris
simul
Virtus
sine adversario
e se non trovano un singolo alla pari, ne vengono affrontati parecchi allo stesso tempo. La virtù senza avversario marcet: tunc
apparet quanta sit quantunque polleat, cum
è marcia:allora appare bonis
viris
che i buoni uomini de fato, quidquid
quanto è
e quanto
quid ostendit possit
patentia. Scias licet
è capace, quando essa ostende la capacità della pazienza. Sappi pure
esse faciendum idem,
ut non reformident
dura
ac difficilia
nec querantur
devono fare allo stesso modo, che non spaventarsi di asprezze e difficoltà e non lamentarsi accidit consulant
boni,
vertant in bonum;
interest
non
quid interest
del fato, qualsiasi (cosa) accada la ritengano un bene, la trasformino in bene; è importante non ciò che sopporti sed quemadmodum. ma in che modo. Non vides quanto
indulgeant
aliter
patres,
aliter
matres? illi
excitari liberos iubent
Non vedi quanto sono indulgenti diversamente il padre, diversamente la madre? quelli svegliati i figli li mandano mature ad obeunda studia, non patiuntur presto
quoque diebus
feriatis
esse
otiosos, et illis sudorem et interdum
ad andare a lavoro, non permettendo anche nei giorni festivi di essere oziosi, e il loro sudore e talvolta
lacrimas excutiunt;
at
matres
volunt
fovere in sinu,
lacrime provocano; invece le madri li vogliono flere, piangere,
numquam laborare. Deus mai
lavorare. Dio
continere in umbra, numquam contristari, numquam
tenere in grembo, contenere a riparo, mai
habet animum patrium adversus viros ha
un animo paterno verso
rattristare, mai
bonos et illos amat fortiter
et inquit:
gli uomini buoni e loro ama fortemente e dice:
3
“Exagitentur
operibus doloribus damnis
“Siano tormentati da lavori, saginata
deficiunt
ut
ictum
nec tantum labore
felicitas
per inertiam
dolori, danni, affinché acquistino la vera forza”. Infiacchiscono sed
(i corpi) ben pasciuti e deperiscono non solo ullum
colligant verum robur”. Languent
inlaesa;
motu
et
ipso
nell’inerzia
sui onere. Non fert
per il lavoro, ma per il movimento e per lo stesso loro peso. Non regge
at cui
fuit
adsidua
incommodius
cum suis
rixa,
duxit
callum
a nessun colpo la felicità incontrastata; ma chi è stato molestato frequentemente con le sue disgrazie, ha fatto il callo per iniurias,
nec
cedit
ulli
malo, sed etiam si cecidit pugnat de genu.
alle avversità, e non cede a nessun male, ma anzi amantissimus bonorum, qui vult amatissimo
con cui esercitarsi?
si ille deus
se cede combatte in ginocchio. Tu ti meravigli, se quel dio
esse quam optimos atque excellentissimos, adsignat fortunam illis
non
miror,
si aliquando
di
capiunt impetum
Io in verità non mi meraviglio, se ogni tanto gli dei
uomini lottanti
spectandi magnos
hanno il desiderio di vedere grandi
conluctantis cum aliqua calamitate. Interdum nobis est voluptati, si adulescens
feram
miraris,
dei buoni, che vuole che loro siano tanto migliori e anzi eccellentissimi, assegna la fortuna a loro
cum qua exerceantur? Ego vero
viros
ullos
Tu
animi contantis excepit
con qualche disgrazia. Talvolta in noi c’è piacere, se un giovane di animo costante affronta
inruentem
venabulo, si pertulit
interritu
incursum
leonis,
que hoc spectaculum est tanto graditus
col ferro l’irruenza di una belva, se sostiene senza paura l’assalto di un leone, e tale spettacolo quanto id fecit
honestior. Non sunt
ista
quae
possint convertere
in se
è tanto più gradito
vultum
deorum, puerilia
quanto chi lo fa è più onesto. Non sono queste quelle (cose) che possono convertire su di se lo sguardo degli dei, ragazzate et oblectamenta
levitatis
humanae: ecce spectaculum
dignum ad quod respiciat deus intentus
suo
operi,
e passatempi della leggerezza umana: ecco uno spettacolo degno a cui attirare un dio intento al suo compito, ecce
par
dignum deo,
vir
fortis compositus cum mala
ecco una coppia degna di dio, l’uomo forte
opposto
inquam, quid habeat pulchrius in terris Iuppiter, si velit
fortuna,
utique
si provocavit.
Non video,
alla cattiva fortuna, e soprattutto se l’ha provocata. eo
Non vedo,
convertere animum, quam ut spectet Catonem, iam stantem
ripeto, cosa abbia più bello in terra Giove, se vuole a questo rivolgere l’animo, il quale che vede Catone, inoltre stante partibus non
semel
fractis
il partito non una sola volta abbattuto omnia in tutto
nihilo minus rectum inter ruinas publicas.
Licet,
inquit, concesserint
non di meno dritto fra le macerie pubbliche. Sia lecito, dice, concedere
dicionem unius, terrae costodiantur
legionibus, maria classibus,
miles Caesarianus obsideat
nell’imperio di uno, la terra presidiata dalle legioni, i mari dalle flotte, i soldati di Cesare qua
Cato
habet exeat:
in qualche modo Catone ha
faciet
una manu
latam viam libertati.
un’uscita: farà con una mano la larga
blocchino le porte,
Istum ferrum
etiam
bello
via della libertà. Questo ferro anche in guerra
civili purum et innoxium, edet tandem bonas ac nobiles operas: libertatem quam non potuit civile puro e incolpevole, farà alla fine buone e nobili azioni:
portas,
la libertà
dabit patriae
che non ha potuto dare alla patria (la darà)
4
Catoni. Aggredere animi, a Catone. Attua, iacentque
opus
diu
meditatum, eripe
te
animo, il progetto a lungo meditato, strappa te dalle cose umane. Già Petreio e Giuba si sono affrontati
caesi alter
manu
alterius, fortis et egregia conventio fati,
e giacciono uccisi l’uno per mano dell’altro, forte ed egregio patto magnitudinem:
rebus humanis. Iam Petreius et Iuba concucurrerunt
Catoni
est tam
turpe
petere
sed quae non deceat
nostram
di morte, ma il quale non conviene alla nostra
ab ullo mortem
quam
vitam. Liquet
mihi
deos
magnificenza: per Catone è tanto vergognoso chiedere ad altri la morte piuttosto che la vita. E’ chiaro per me che gli dei spectasse
cum magno gaudio, dum
ille vir,
acerrimus
uindex
sui,
consulit
saluti
alienae et instruit
hanno assistito con grande gaudio, mentre quell’uomo, acerrimo vendicatore di se, provvede alla salvezza altrui e favorisce fugam discedentium, dum la fuga dei fuggiti, dum
spargit
tractat
studia
etiam
ultima
nocte,
infigit gladium sacro pectori,
mentre attende allo studio anche nell’ultima notte, mentre infligge la spada nel santo petto,
viscera et educit
manu
illam animam sanctissimam indignamque quae
mentre sparge le viscere e trae fuori con la mano quell’anima ferro.
dum
santissima
e indegna la quale di essere contaminata
Inde crediderim fuisse parum certum et vulnus efficax: non fuit satis
col ferro. Per questo credo semel
fosse poco
Catonem; virtus
est
contaminaretur
dis
inmortalibus spectare
certo e poco efficace: non fu abbastanza per gli dei immortali r...