Dispensa Personalità 2020 PDF

Title Dispensa Personalità 2020
Author Nicola Shehu
Course Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali
Institution Università degli Studi di Padova
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Psicologia della Personalità. Differenze individuali, convinzioni e stili - Angelica Moè

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PARTE I Personalità 1. Introduzione 1.1 Definizione ed etimologia La psicologia ingenua potrebbe considerare la personalità come l’insieme di qualità che contraddistingue le singole persone, considerate ad esempio ‘simpatiche’, ‘puntuali’, ‘cordiali’….o ‘indolenti’, ‘impulsive’, ‘disordinate’…spesso con ampio riferimento ad aggettivi e quindi giudizi. Tale concettualizzazione è però imprecisa e soprattutto sbilanciata sulla categorizzazione anziché comprensione della personalità. Risulterebbe quindi più onnicomprensiva la definizione proposta da Allport (1937), noto psicologo della personalità, secondo il quale è ‘l’organizzazione dinamica, interna alla persona, di sistemi psicofisiologici che determinano il suo adattamento all’ambiente’. Si tratterebbe quindi di ‘sistemi’ e non di ‘caratteristiche’, il che evidenzia la dinamicità (che significa ‘crescita’ e ‘cambiamento’) e l’interconnessione di meccanismi. In altri termini, abitudini di pensiero e di azioni, disposizioni e convinzioni assumerebbero un significato differente a seconda delle persone. Ad esempio, essere precisi e puntuali avrebbe una connotazione diversa in chi fosse anche calmo e riflessivo, rispetto a chi all’opposto fosse tipicamente ansioso e agitato. Naturalmente è un esempio riduttivo, poiché include solo due caratteristiche. Ovviamente la realtà psicologica e l’intrecciarsi di personalità nelle relazioni rende il pattern più complesso e articolato. Inoltre, mentre nel 1937 Allport riportava che il fine è un positivo adattamento con l’ambiente, ad esempio la persona esemplificata sopra potrebbe risultare puntuale perché quello è un valore trasmesso nella sua famiglia, ma agitata perché non ha sviluppato modalità di reazione agli eventi più riflessive, nel 1961 l’autore modifica l’espressione finale della definizione in ‘che determinano i modi caratteristici di comportarsi e di pensare’. In tal modo sottolinea non lo scopo, ma la modalità con cui tipicamente la personalità è valutata ovvero osservando, misurando o comprendendo le costanze comportamentali: come d’abitudine la persona opera, reagisce, pensa. Infine, merita una menzione l’etimologia del termine che significa ‘maschera’, a significare che la personalità è il modo con cui riveliamo noi stessi al mondo, come ci mostriamo o ci piace apparire. A tal scopo, ovvero per distinguere la prospettiva del singolo da quella dell’osservatore potrebbe risultare utile la definizione proposta da Caprara e Cervone (2003), studiosi italiani di personalità, come ‘complesso insieme di sistemi psicologici che contribuiscono alla unicità e alla continuità della condotta e dell’esperienza individuale sia come viene espresso sia come viene percepito dall’individuo e dagli altri’. Pertanto, dal punto di vista personale si tratterebbe di ciò che dà senso e coerenza alla propria identità (come si è, si pensa, ci si atteggia e comporta). Dal punto di vista dell’osservatore si tratterebbe delle caratteristiche psicologiche che contraddistinguono il singolo individuo, spesso distinguendolo da altri. Riassumendo, la psicologia della personalità si occupa dei meccanismi alla base della costruzione dell’identità considerando in particolare disposizioni, motivazioni, convinzioni, rappresentazioni di sé, valori, relazioni sociali. Analizza inoltre i comportamenti abituali e la loro origine. Nel fare ciò si muove nell’ordine di diversi approcci, illustrati nei successivi paragrafi, ognuno dei quali si focalizza su specifici aspetti e muove da una visione dell’uomo più o meno deterministica (che può scegliere e costruire la sua personalità o risultarne ‘portatore’) secondo una prospettiva più categoriale volta ad individuare caratteristiche specifiche di alcuni gruppi distinti da altri (ad esempio gli stili o i tipi psicologici) o maggiormente tesa a rilevare l’unicità di ciascuno (unico ed irripetibile nel suo modo di essere e di presentarsi).

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1.2 Gli approcci Nello studiare la personalità è possibile assumere diversi punti di vista o approcci che sono al contempo teorici e metodologici. Fra i principali vi sono i seguenti: 1. Disposizionale: focalizzato sulle caratteristiche delle persone, assunte come stabili, in qualsiasi situazione o contesto; 2. Situazionale e interazionista (persona e situazione): contano i rinforzi e i modelli di comportamento cui si è esposti, eventualmente in interazione con le disposizioni; 3. Cognitivo e socio-cognitivo: la personalità è data da pensieri, rappresentazioni, interpretazioni, codifiche della realtà che si sviluppano in contesto sociali; 4. Psicodinamico: la personalità dipende da disposizioni del profondo, conflitti e difese; 5. Fenomenologico: la personalità è in divenire e si sviluppa attraverso la comprensione di sé e la spinta verso l’auto-realizzazione; 6. Motivazionale, secondo cui a definire la personalità sono disposizioni che portano ad agire o all’evitamento, ad essere propensi al rischio o prudenti. Contano inoltre le percezioni di abilità e alcune convinzioni, inclusi gli obiettivi e i valori. Tabella 1 Caratteristiche dei cinque approcci allo studio della personalità Approccio

La personalità dipende da

Alcuni modelli e concetti tipici

Disposizionale

Basi genetiche e stabili, presenti fin dalla nascita, tratti

Big five; modello PEN; triade oscura

Situazionale e interazionista

Apprendimenti, rinforzi e ambiente sociale

Comportamentismo; apprendimento sociale

Cognitivo e Sociocognitivo

Pensieri e interpretazioni nei contesti sociali

Schema di sé, stili esplicativi, unità cognitivo-affettive

Conflitti intrapsichici, inconscio

Meccanismi di difesa; psicologia dell’Io

Realizzazione di sé, vicinanza fra il sé ideale e il sé reale

Costrutti personali; valutazione organismica; piramide dei bisogni

Spinte ad affrontare od evitare

Autoefficacia; aspettative; valori; convinzioni

Psicodinamico Fenomenologico

Motivazionale

Come è possibile osservare, da ognuno discendono specifici modelli e concetti cui corrispondono modalità specifiche di valutazioni e sottostanti visioni dell’uomo che approfondiremo nei successivi paragrafi.

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2. Approccio disposizionale Uno dei principali approcci allo studio della personalità è quello basato sui tratti, definito anche disposizionale, secondo il quale la personalità sta in caratteristiche del singolo, mentre assumono un ruolo marginale l’ambiente, le rappresentazioni di sé, le spinte del profondo e all’autorealizzazione, motivazioni e pensieri. Si tratta di una prospettiva deterministica che vede le persone caratterizzate in modo stabile e duraturo da specifiche qualità o atteggiamenti che si traducono in costanze comportamentali. Il tratto è quel costrutto psicologico che identifica la tendenza abituale di una persona a mostrare un certo tipo di condotta in un’ampia gamma di situazioni. L’insieme dei tratti definisce la nostra personalità. I tratti sono stabili nel tempo e si manifestano direttamente con il comportamento. Inoltre, vi è ampio accordo sul fatto che essi abbiano una base/origine biologica. Tuttavia, è possibile distinguere fra tratti temperamentali e di personalità. 2.1 I tratti temperamentali Il temperamento è l’insieme di caratteristiche individuali, osservabili nel comportamento, che hanno un sostrato genetico e fisiologico, interessano l’emozionalità, si manifestano entro il primo anno di vita e sono stabili nel tempo (Allport, 1937). Il concetto di temperamento è uno dei più antichi nella storia della psicologia. La prima descrizione dei temperamenti risale infatti ad Ippocrate (intorno al 400 a.C.) che ha sviluppato la teoria dei quattro umori (si veda Figura 1).

Figura 1 Rappresentazione grafica della teoria dei quattro umori di Ippocrate

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Secondo tale teoria, nel corpo circolano quattro umori: il flegma (la linfa), il sangue, la bile gialla e la bile nera. Ciascun umore si relaziona, a sua volta, con un elemento del cosmo e con una qualità atmosferica:  Bile nera, legata alla terra (secchezza e freddo);  Bile gialla, legata al fuoco (secchezza e caldo);  Sangue, legato all’aria (umidità e caldo);  Flegma, legato all’acqua (umidità e freddo). Se tra i quattro fluidi c’è equilibrio, vi è uno stato di salute mentre la prevalenza dell’uno o dell’altro umore crea uno squilibrio che predispone a malattie. Oltre alla malattia, la prevalenza di ciascun umore determina anche un certo squilibrio da cui scaturiscono quattro tipi di temperamento:  Flemmatico: caratterizza chi ha una prevalenza di flegma ed è tipico delle persone riflessive, pigre, tranquille;  Sanguigno: predomina l’elemento del sangue e le caratteristiche di questo temperamento sono la sicurezza, l’allegria, l’ottimismo, la socievolezza;  Collerico: rappresenta chi ha una grande quantità di bile gialla e ciò dà origine a un temperamento passionale, dalla forte vitalità;  Melanconico: caratterizza chi ha una prevalenza di bile nera ed è tipico del temperamento suscettibile, triste.

2.1.1 La teoria di Eysenck Uno dei più importanti teorici moderni dell’approccio temperamentale è Hans Eysenck, secondo cui gli individui differiscono nelle loro caratteristiche a causa di predisposizioni biologiche, che sono attributi relativamente stabili, a base genetica, che portano a reagire in determinati modi agli stimoli ambientali. Tali predisposizioni biologiche costituiscono le unità fondamentali della propria personalità. Dunque, l’essere umano non eredita un comportamento bensì le strutture fisiologiche che danno origine a quel comportamento (si veda Figura 2) Figura 2. Il modello causale sviluppato da Eysenck

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Da queste discendono i tre tratti fenotipici individuati da Eysenck: Psicoticismo (P), Estroversione (E), Nevroticismo (N), da cui il nome Modello PEN, le cui potenziali risultanti comportamentali sono tratteggiate in Tabella 2. Tabella 2 Possibili caratteristiche dei tre tratti di personalità teorizzati da Eysenck

La teoria di Eysenck è definita anche dell’attivazione differenziale, poiché le persone estroverse tendono ad avere un debole potenziale di eccitazione al contrario degli introversi che invece avrebbero un alto livello di arousal di base. La spiegazione proposta è di natura biologica e riguarda il sistema di attivazione reticolare ascendente (SARA), che stimola il livello di arousal, rilevabile attraverso la conduttanza cutanea, le onde cerebrali o il sudore e maggiore negli introversi rispetto agli estroversi. 2.1.2 Eysenck Personality Inventory (EPI) Al fine di valutare i tre tratti è possibile utilizzare l’EPI che è uno strumento progettato per misurare le due dimensioni centrali della personalità secondo Eysenck: l’estroversione e il nevroticismo. Ciascuna dimensione è collocata lungo un continuum che ha per estremi rispettivamente l’introversione e la stabilità emotiva. Lo strumento comprende 57 item con sistema di risposta dicotomico (sì/no) da cui è possibile ricavare tre punteggi che descrivono rispettivamente gli indici di Estroversione (E), Nevroticismo (N), dato da instabilità e labilità emotiva, e Lie (L) che riguarda la desiderabilità sociale. Una versione libera si trova al link http://febiassessment.com/test/eysencks-personality-inventory-epi-extroversionintroversion/

2.1.3 La teoria della triade oscura Secondo tale teoria, sviluppata da Pauhlus e Williams, esistono tre tratti ‘scomodi’ di personalità che tutti possediamo in varia misura, elencati e tratteggiati in Tabella 3.

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Tabella 3. Caratteristiche associate ai tre tratti oscuri Tratto Narcisismo

Macchiavellismo

Psicoticismo

Caratteristiche autocompiacimento, egocentrismo, preoccupazione eccessiva di piacere ed essere ammirati, di presentare un’eccellente immagine di sé; può includere l’essere affascinanti, ma tende a precludere relazioni ‘vere’ a causa della ridotta empatia e del poco interesse per gli altri stile impersonale e cinico, disprezzo della moralità e delle regole, focalizzazione sul proprio tornaconto, impassibilità, tendenza a strumentalizzare o manipolare gli altri, ad essere ‘calcolatori’ ai fini del proprio interesse risposte emotive superficiali, scarsa empatia e senso di colpa, facile irritabilità, tendenza a ricercare attività stimolanti (ad es. scommesse, droghe..), alla litigiosità e all’impulsività

E’ possibile misurarli attraverso il Dark Traits Test che comprende 36 item da valutare, su scala Likert a 4 punti, in base al grado di accordo o disaccordo. Si veda https://www.idrlabs.com/it/triade-oscura/test.php

2.2 I tratti di personalità Si distinguono dai tratti temperamentali in quanto sono disposizioni stabili che si consolidano nel tempo e che possono non essere presenti alla nascita. La più nota teoria all’interno di questo approccio è quella dei Big Five. 2.2.1 La teoria dei Big Five La Teoria dei “Big Five” di McCrae e Costa ha identificato cinque grandi dimensioni della personalità, a partire da studi psico-lessicali che, codificando in forma verbale tutte le esperienze significative di una comunità, hanno portato all’individuazione di espressioni linguistiche riferibili a differenze individuali: le cinque dimensioni corrisponderebbero alle macro-categorie più usate nel linguaggio per descrivere le diversità tra individui. Pertanto, il modello integra e unifica due differenti tradizioni di ricerca: 1) L’approccio lessicografico (o psicolessicale): secondo la tradizione lessicografica le differenze individuali che sono più salienti e socialmente rilevanti vengono codificate nel linguaggio quotidiano. Risulta pertanto possibile indagare le varie dimensioni della personalità, analizzando minuziosamente, sia in termini semantici sia in termini sintattici, il dizionario e il linguaggio usato all’interno di una determinata cultura; 2) L’approccio fattorialista: attraverso l’analisi fattoriale è possibile raggruppare aggettivi che si riferiscono allo stesso ‘fattore’, ad esempio per il fattore ‘coscienziosità’ gli aggettivi scrupoloso, preciso, zelante, puntuale, affidabile. Il modello Big Five costituisce un sistema di classificazione e di descrizione della personalità fondato su basi scientifiche, utile in diversi ambiti: clinico, educativo, organizzativo. Le cinque dimensioni valutate si pongono ad un livello di generalità intermedio rispetto ai modelli che fanno riferimento a poche dimensioni estremamente generali (come l’EPI di Eysenck) e rispetto ai modelli che prevedono un maggior numero di dimensioni di portata più specifica, ma di minor generalizzabilità (come il 16 PF di Cattell).

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In Tabella 4 sono riportati i termini proposti da McCrae e Costa per individuare le cinque dimensioni. Ciascun tratto viene indicato come un costrutto bidimensionale. Tabella 4. I cinque grandi fattori di personalità: caratteristiche associate

Bassi punteggi

Caratteristiche associate ai Big Five

Nevroticismo

Preoccupato, nervoso, emotivo, insicuro

Calmo, rilassato, sicuro, soddisfatto

Tendenza ad esperire emozioni positive e a pochi sbalzi d’umore vs. instabilità emotiva e prevalenza di emozioni negative, quali ansia, imbarazzo, colpa e pessimismo e ridotta auto-stima

Estroversione

Socievole, attivo, loquace, ottimista, affettuoso, interessato alle persone

Riservato, sobrio, chiuso, tranquillo, impegnato nel dovere, non esuberante

Socievolezza, preferenza per il lavoro di gruppo e la collaborazione vs. propensione per il lavoro individuale

Apertura mentale

Curioso, ampi interessi, originale, ricco di immaginazione, anticonformista

Conformista, con i piedi per terra, non creativo, non analitico, interessi ristretti

Fantasia, preferenza per il nuovo e il diverso, le cose complesse, indipendenza di giudizio, ricerca di esperienze, spinta all’esplorazione

Amabilità

Gentile, di animo buono, fiducioso, disponibile, leale, ingenuo

Cinico, rude, sospettoso, non collaborativo, vendicativo, irritabile

Tolleranza, propensione a dare/ricevere fiducia, valorizzazione e rispetto del pensiero e degli atteggiamenti degli altri

Coscienziosità

Organizzato, affidabile, autodisciplinato, scrupoloso, ordinato

Inaffidabile, pigro, negligente, con volontà debole, edonista

Obiettivi chiari, determinazione, focalizzazione sul compito, organizzazione strategica, buon senso di responsabilità

Scala

Alti punteggi

2.2.2 Il Questionario Big Five Nel contesto italiano sono stati sviluppati diversi strumenti per la misurazione dei Big Five, il più rilevante per la diffusione è il “Big Five Questionnaire” che è stato validato in diverse lingue trovando largo impiego nelle procedure di selezione del personale, in ambito educativo e clinico. Valuta i 5 fattori della personalità, secondo il modello proposto da McCrae e Costa, suddivisi in due sotto-fattori: E: Estroversione/Energia [Dinamismo (Di) e Dominanza (Do)] A: Amicalità [Cooperatività (Cp) e Cordialità (Co)] C: Coscienziosità [Scrupolosità (Sc) e Perseveranza (Pe)] S: Stabilità Emotiva [Controllo delle emozioni (Ce) e Controllo degli Impulsi (Ci)] M: Apertura Mentale [Apertura alla Cultura (Ac) e Apertura all'esperienza (Ae)]

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Ogni sottodimensione consta di 12 item, da valutare su una scala Likert a 5 punti. E’ presente inoltre una scala Lie. Dopo avere trasformato i punteggi delle diverse scale per renderli comparabili è possibile stilare un profilo, visualizzabile anche graficamente da eventualmente condividere con la persona compilante. Il suggerimento è di restituire per primi i punti di forza, a seguire gli aspetti fragili. 2.3. Lo studio delle gemelle cresciute separatamente L’articolo di cui vedete gli estremi qui sotto si riferisce ad uno studio condotto su una coppia di gemelle monozigoti cresciute in paesi e culture diverse. In particolare, esamina le differenze e le somiglianze fisiche e comportamentali di due gemelle di 25 anni, nate in Corea del Sud ma cresciute separatamente negli USA e in Francia.

Le gemelle sono state intervistate sulla loro storia di vita (ad es., età dell’adozione, background educativo della famiglia adottiva..) e hanno compilato diversi strumenti fra cui test d’intelligenza, di abilità cognitive specifiche, di personalità, di autostima e di soddisfazione lavorativa. Confrontando i profili delle gemelle, si evidenzia una somiglianza in molti aspetti, tipica dei gemelli monozigoti come, ad esempio, la salute fisica (ad es., le intolleranze alimentari, le malattie..) o la soddisfazione in campo lavorativo. Tuttavia, sono state riscontrate alcune significative differenze in particolare nei punteggi di intelligenza, nell’autostima e in un test di personalità: l’adjective checklist. Inoltre, la gemella francese presenta punteggi inferiori nella tolleranza alla frustrazione, nell’entusiasmo e nelle emozioni spiacevoli. Ciò potrebbe in parte riflettere la soggezione al pregiudizio e alla solitudine vissuti durante l’infanzia a causa della minoranza rappresentata dalla propria etn...


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