Donne, razza e classe - Angela Davis PDF

Title Donne, razza e classe - Angela Davis
Author Giovanni Tosi
Course Storia della filosofia morale
Institution Università degli Studi di Milano
Pages 3
File Size 63.7 KB
File Type PDF
Total Downloads 74
Total Views 140

Summary

Download Donne, razza e classe - Angela Davis PDF


Description

DONNE, RAZZA E CLASSE – ANGELA DAVIS 1. All’interno di tutti i discorsi riguardanti lo schiavismo, quello sulla condizione della donna e& rimasto in ombra. Studi recenti di H. Gutman sulla famiglia nera dimostrano come, nonostante le norme sullo schiavismo concedessero molta liberta& sessuale alla donna, all’interno, il nucleo familiare nero fosse caratterizzato da un matrimonio stabile fatto di collaborazione tra moglie e marito. Questo avveniva perche, l’uomo non poteva considerarsi colui che manteneva la famiglia, in quanto, all’interno del sistema schiavista, entrambi lavoravano per la classe proprietaria. Durante la schiavitu& le donne lavoravano nei campi assieme agli uomini, soprattutto nel sud, mentre al nord facevano le domestiche o le bambinaie. Nei campi scomparivano le differenze di genere: l’oppressione era la stessa per uomini e donne, anche se il proprietario le poteva sfruttare, reprimere o punire in modi peculiari, abusando sessualmente di loro, rinchiudendole quindi in ruoli prettamente femminili. Con l’abolizione della tratta internazionale degli schiavi l’espansione dell’industria fu minacciata: l’unico modo di sopravvivere per il sistema schiavista era la riproduzione continua degli schiavi. Si fisso& un premio per la capacita& riproduttiva della schiava. Le donne venivano percio& considerate strumenti che assicuravano la presenza continua di forza lavoro. Le schiave non avevano inoltre alcun diritto sui figli, che potevano essere venduti in qualsiasi momento. Sia le donne con neonati che quelle incinte erano obbligate a svolgere il loro lavoro normalmente. La condizione delle donne bianche era differente poiche, non contribuivano all’economia del paese. Da questa ideologia schiavista deriva l’opinione che la vita familiare dei neri sia matriarcale. 2. Le donne bianche vennero definite “amanti dei neri” perche, , essendosi deteriorata la loro situazione in seguito all’industrializzazione, usavano la metafora della schiavitu& per descrivere la loro situazione di oppressione. Dal XIX secolo le donne bianche aderirono al movimento abolizionista, vedendolo come un’occasione per lanciare una protesta contro l’oppressione dei propri ruoli domestici. Lavorando all’interno del movimento esse conobbero maggiormente la situazione dell’oppressione. Molte donne spiccarono in questo contesto (Prudence Crandall, le sorelle Sarah e Angelina Grimke). 3. Le donne statunitensi che parteciparono alla World Anti-Slavery Convention di Londra (1840) diventarono furiose quando restarono escluse dal voto della maggioranza, ma non si arresero. All’interno del congresso di Seneca Falls (1848) si propose un’analisi sulla condizione delle donne di tutte le classi sociali e, a seguito di tale proposta, il problema dei diritti delle donne venne inserito nel movimento di liberazione dei neri. Nonostante questo al congresso non era presente alcuna donna nera. Considerando l’impegno abolizionista si rimane perplessi di fronte all’indifferenza verso la condizione delle schiave, segno della debolezza del movimento e della sua incapacita& di promuovere un’ampia consapevolezza antirazzista. Due anni dopo si svolse un altro congresso in Massachusetts incentrato sulla liberta& dall’oppressione razzista, ma anche dal dominio sessista. Alla meta& del XIX secolo le assemblee nazionali e locali attrassero un numero crescente di donne nella campagna per l’uguaglianza e anche le nere si attivarono per far sentire il proprio diritto di liberta& . Le lotte per l’uguaglianza delle donne potevano essere combattute in maniera efficace solo se associate alla lotta per la liberazione dei neri. 4. In una lettera di Elizabeth Cady Stanton alla redazione del New York Standard emergono idee razziste che dimostrano come la sua comprensione della relazione tra la battaglia per la liberazione dei neri e quella per i diritti delle donne fosse superficiale. Questa influenza razzista si riverso& anche nel congresso di New York, in cui si discuteva il diritto di voto dei neri e degli immigrati, ritratti in maniera degradante. Allo scoppio della Guerra Civile Elizabeth incoraggiava le femministe a fare campagne contro la schiavitu& , mentre successivamente sostenne che fosse piu& importante che le donne ottenessero il diritto di voto, piuttosto che i neri. Dopo la guerra il Partito Repubblicano non aveva inserito nel suo programma il suffragio femminile, non essendo nei suoi interessi. Voleva dare il voto ai maschi neri solo per un motivo di strategia politica, per assicurare l’egemonia del partito nel caos post-bellico del sud. Tutto cio& venne interpretato dalle femministe come “l’ora del maschio”. Alla luce delle violenze patite dai neri anche Frederick Douglass (tra le piu& importanti figure della storia afroamericana, ma anche sostenitore del suffragio femminile) sostenne che il potere elettivo fosse piu& urgente per le persone nere, soprattutto nel sud dove le condizioni erano disastrose, che per le donne bianche. Douglass non capì& che il diritto di voto dei neri era solo un inganno, poiche, i repubblicani erano troppo legati al capitalismo, e il razzismo e& un suo elemento fondamentale. Il Partito Repubblicano, una volta ottenuti i voti, fece di tutto per privare il popolo nero dei diritti civili. 5. Dopo un quarto di secolo di “liberta& ” un gran numero di donne lavorava ancora nei campi: uomini e donne nere erano ancora imprigionati in ruoli scolpiti negli anni della schiavitu& . Li si imprigionava con il minimo pretesto, per poi darli “in affitto” alle autorita& come lavoratori forzati nelle piantagioni. Anche in questo caso non c’era differenza tra uomini e donne, che venivano spesso ospitati nella stessa prigione militare e costretti a lavorare assieme tutto il

giorno, alla catena. Il sistema giudiziario era particolarmente brutale con le donne e gli abusi sessuali non terminarono: quelle che non lavoravano nei campi dovevano diventare domestiche e l’abuso da parte del padrone di casa era un “rischio del mestiere”. Le donne nere sono rimaste intrappolate nelle loro mansioni domestiche fino alla WWII. Durante la guerra il lavoro femminile fece girare l’economia bellica e piu& di 400.000 donne lasciarono il lavoro domestico. Nonostante cio& , fino agli anni ‘70, almeno un terzo di esse rimaneva relegato a queste mansioni: dopo otto lunghi decenni di emancipazione i segni di liberta& rimanevano ombre vaghe. 6. Quando, dopo la Guerra Civile, arrivo& l’emancipazione i neri capirono subito che era una crudele illusione e che per avere cio& che desideravano dovevano combattere. Essi fecero dell’istruzione una priorita& , fondando, quando non veniva permesso di fare altrimenti, scuole nelle proprie abitazioni. Si arrivo& ad aprire una scuola superiore per insegnanti nere, subito presa di mira dai razzisti, i quali fecero di tutto per ostacolare il progetto. Si registrarono barlumi di collaborazione tra bianchi e neri, nord e sud: molte donne bianche si recavano al sud per insegnare e dare sostegno alle donne nere, creando così& un rapporto di reciproca stima e combattendo assieme la battaglia contro l’analfabetismo negli stati del sud. 7. L’ultimo decennio del XIX secolo fu un momento critico dello sviluppo del razzismo moderno, sia per il rilevante sostegno istituzionale che per le sue giustificazioni ideologiche. Nei primi decenni del XX secolo il razzismo era alle stelle. Le donne bianche erano rappresentate come madri la cui fondamentale ragion d’essere era allevare i figli che avrebbero dovuto garantire la supremazia bianca nel tempo. Le stesse suffragette erano influenzate da questa concezione e credevano che l’utilizzo dell’ideologia razziale fosse una strategia per ottenere il voto. 8. Con il “caso Ruffin” emerge nuovamente il razzismo delle suffragette, che decidono di non accettare, all’interno di un congresso, una donna bianca che vuole rappresentare un club di nere. Il primo club delle donne nere viene fondato negli anni ‘90 dell’800, quando i linciaggi e le violenze sessuali indiscriminate raggiunsero l’apice. Figura di spicco fu Ida Wells, la quale permise, grazie a una serie di congressi, la nascita di club e giornali che denunciavano le ingiustizie e i soprusi subiti dai neri. Prima pero& che si stabilisse un’organizzazione nazionale di questi club, fra le dirigenti (Ida Wells e Mary Terrel) ci fu una spiacevole rivalita& personale. La loro faida si protrasse per decenni e fu una drammatica costante nella storia del club: da sole raggiunsero traguardi grandiosi, ma se si fossero unite avrebbero spostato le montagne. 9. Nel 1868 le donne lavoratrici avevano da poco ingrossato i ranghi della classe operaia, difendendo con la lotta i propri diritti. Tuttavia il maschilismo nel movimento operaio predominava. Vennero fondate due associazioni: per i bianchi la National Labour Union, per i neri la National Colored Labour Union. Se i rpimi furono costretti ad accettare le donne, in quanto con l’industria tessile contribuivano all’economia nazionale, i secondi offrirono loro compiti importanti all’interno dell’organizzazione. Nella loro lotta le donne bianche ponevano al centro soltanto i loro diritti e l’obiettivo era ottenere la parita& nel salario, nelle ore lavorative e nelle condizioni di lavoro con gli uomini. Solo dal 1920 le suffragette e le donne lavoratrici cominciarono a battersi assieme per il diritto di voto, che era l’unica via per far emergere i loro diritti lavorativi. 10. L’ideologia marxista ebbe grande influenza sulla societa& e in particolare sulle donne. Marx aveva compreso l’importanza delle donne militanti e fece diventare ancora piu& forte la loro rivendicazione di uguaglianza. Inoltre il Partito Comunista sviluppo& una solida teoria della liberazione dei neri e contribuì& alla formazione di un numero notevole di militanti attivi nella lotta al razzismo. Tra le donne attive nel Partito Comunista si possono citare: Lucy Parsons, una delle militanti nere piu& attive nella campagna per il marito Albert Parsons (bianco, condannato ingiustamente a morte per la bomba dell’Haymarket) e, con la sua attivita& giornalistica, in difesa della classe operaia; Ella Reeve Bloor, sindacalista, militante per i diritti delle donne e dei neri, pacifista, sosteneva che la classe lavoratrice non avrebbe potuto ottenere dei risultati se non avesse combattuto il veleno sociale del razzismo; Anita Whitney, bianca di famiglia benestante, presidente del Communist Party in California, una delle prime donne bianche a lottare contro il razzismo, tanto da farsi arrestare per aver parlato in pubblico contro i linciaggi; Elizabeth Gurley Flynn, figlia di socialisti, arrestata gia& a sedici anni per un comizio non autorizzato, soprannominata “East Side Joan of Arc”; Claudia Jones, originaria delle isole Trinidad, attiva politicamente nel Communist Party, si batte, per la difesa del lavoro domestico delle donne nere, non riconosciuto dai sindacati. 11. I sintomi del deterioramento sociale si riconoscono solo quando hanno assunto un’ampiezza tale da sembrare insormontabili: lo stupro e& un caso emblematico. Dopo anni di silenzio numerose donne hanno cominciato a raccontare delle violenze subite. Negli Stati Uniti le leggi sullo stupro erano in difesa delle classi sociali piu& alte: un numero poco rilevante di uomini bianchi veniva processato per violenza, mentre la falsa accusa di stupro verso neri

era una delle armi del razzismo. Le donne nere non si sarebbero mai rivolte a uomini in divisa, che erano i primi ad approfittare di loro, per chiedere giustizia. Il fenomeno dello stupro su donne nere era reso piu& violento dal sistema schiavistico e dall’idea che il loro corpo fosse uno strumento per soddisfare i piaceri sessuali dei “padroni” bianchi. Persino il diffondersi dell’idea del nero stupratore rinforzava la legittimita& per i bianchi a disporre dei corpi delle donne nere. Le bianche spesso testimoniavano il falso pur di far condannare un nero, soggiogate da questa ideologia razzista radicata nella societa& . Queste testimonianze venivano utilizzate per giustificare i linciaggi, mentre la denuncia di una donna nera non era credibile, perche, se avesse avuto credibilita& avrebbe portato i neri alla ribellione. 12. La campagna per il controllo delle nascite ha origine nel XIX secolo quando le femministe iniziano a rivendicare la “maternita& consapevole” e trova la sua piu& grande vittoria nei primi anni ‘70 con la legalizzazione dell’aborto. Siccome l’argomento riguardava le donne di ogni ceto sociale ci si sarebbe aspettati che i vari gruppi si unissero, ma in realta& così& non fu. All’interno del movimento emerse un elemento di tipo razziale: la scarsa partecipazione di donne nere. Ci sono due spiegazioni possibili: o le donne nere erano sovraccaricate dalla lotta contro il razzismo o non avevano ancora preso coscienza della centralita& del sessismo. Fin dalla schiavitu& le nere avevano abortito per le condizioni misere in cui avrebbero messo al mondo i figli, per le condizioni sociali in cui vivevano piu& che per loro stesse o per l’incapacita& di crescere un figlio, che invece erano gli argomenti delle donne bianche. Al centro dell’idea di maternita& consapevole c’era la volonta& di sottrarsi al ruolo stereotipato della donna e alla sottomissione verso i mariti, aspirazioni ragionevoli in quanto si diffondeva la possibilita& per le donne di realizzare una carriera al di fuori delle mura domestiche. Per questi motivi il movimento per il controllo delle nascite ebbe piu& seguaci tra le donne dei ceti elevati. Quando di conseguenza diminuì& la natalita& si diffuse la minaccia del “suicidio della razza” e iniziarono campagne di controllo delle nascite rivolte ai neri, agli immigrati e ai poveri: in questo modo si sarebbe potuta mantenere la superiorita& numerica della stirpe yankee. Si verificarono episodi di sterilizzazione forzata fra le persone nere, le donne venivano ricattate e minacciate se non si fossero fatte sterilizzare. 13. Il lavoro domestico e& ancora “invisibile”, ma con il tempo le donne si sono mobilitate e hanno coinvolto maggiormente gli uomini, arrivando a dividersi i compiti e l’industria capitalistica ha alleggerito il lavoro domestico inventando macchinari tecnologici. L’idea della donna casalinga e serva del marito si e& sviluppata in epoca capitalista, poiche, prima, in un sistema economico a base domestica, le donne erano lavoratrici a pieno titolo pur restando in casa: erano sarte, tessitrici, panettiere… Man mano che l’industrializzazione avanzava il lavoro delle donne perdeva importanza e questa nuova concezione della produzione provoco& una spaccatura tra l’economia domestica e quella orientata al profitto: il lavoro domestico, non generando profitto, era considerato inferiore al lavoro salariato. In questa situazione si vedeva il lavoro domestico come una vocazione femminile, mentre quelle che si occupavano di un lavoro “vero” erano considerate estranee dal mondo maschile, al di fuori del loro mondo naturale e quindi meritevoli di un trattamento differente in termini di salario e di ore di lavoro. A differenza delle donne bianche pero& le donne nere avevano da sempre lavorato a fianco degli uomini, svolgendo quindi entrambi i lavori, domestico e salariato. Oggi negli Stati Uniti le donne rappresentano il 41% della forza lavoro eppure tantissime non hanno la possibilita& di svolgere un’occupazione lavorativa decente. La comparsa di fast food, servizi per l’infanzia e imprese di pulizia fa emergere quanto le donne rivendichino il diritto a piu& posti di lavoro e a condizioni di parita& fra i generi....


Similar Free PDFs