Cittadinanza e classe sociale Marshall PDF

Title Cittadinanza e classe sociale Marshall
Author Gloria Roberti
Course Storia del pensiero politico contemporaneo
Institution Università di Pisa
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Riassunti: Cittadinanza e classe sociale - Marshall
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Description

CITTADINANZA E CLASSE SOCIALE Classico del pensiero politico 900. Scritto da un sociologo motivato dal confronto con un economista , Alfred Marshall. Il periodo è quello in cui la sociologia afferma e consolida la sua posizione accademica e nel momento in cui Keynes all’interno dell’economia politica offrì la cornice generale per le politiche che scandirono il ritmo della ricostruzione e dello sviluppo postbellico. Il testo propone una ricostruzione di lungo periodo della storia moderna della cittadinanza che ha come obiettivo proprio quello di porre lo stato sociale democratico , nonché i diritti sociali da esso garantiti come suo coronamento o sintesi. Il testo viene scritto durante la crisi del ’29 e deriva da una serie di conferenze tenute a Cambridge da Thomas Marshall. Thomas Marshall (Inghilterra 1893-1981) era un singolare sociologo studente di storia negli anni precedenti alla prima guerra mondiale. Colto dalla Grande Guerra durante un’esperienza di studio in germania e internato con altri britannici in prigionia per 4 anni. Nel 1922 fu candidato laburista in un collegio molto conservatore che lo fece entrare in contatto col mondo operaio. Tutor alla London University diretta da Beveridge. Fu inoltre consulente scientifico sulla situazione tedesca per il ministero degli esterni negli anni della guerra. Egli fu uno dei protagonisti con i suoi studi sulla politica sociale sulla stratificazione e sullo status del processo di istituzionalizzazione della sociologia in Gran Bretagna che risultò più lungo e complesso che sul contnente europeo e negli USA. Nel 1945 il leader laburista Attlee sconfisse Churchill alle elezioni in Gran Bretagna e il testo di Marshall è molto legato alle politiche sociali di Attlee. Durante il governo Churchill Beveridge presiedeva la commissione interministeriale per le assicurazioni sociali. Nel suo rapporto Social Insurance and Allied Service, considerato da molti il vero e proprio atto di nascita di uno Stato Sociale democratico, era formulato l’obiettivo di approfittare delle condizioni di relativo livellamento sociale prodotte dalla guerra per varare un complesso di strategie di protezione sociale attraverso l’assicurazione obbligatoria. Beveridge proponeva di svincolare l’erogazione di prestazioni sociali da parte dello Stato da quel sistema i accertamento del reddito posto sotto accusa per la stigmatizzazione della popolazione. Le politiche sociali di Attlee si mossero nella direzione indicata da Beveridge, pensioni, riforma sanitaria,riforma del sistema assistenziale, e ambiziosi programmi di edilizia popolare. Il varo del Welfare State si produsse in Gran Bretagna all’incrocio tra l’opera di progettazione di uomini come Beveridge di credo liberale, e la concreta azione del governo laburista. Quello che ne risultò fu un insieme di politiche sociali chiamato Butskellism, di cui Marshall è stato uno degli esponenti più significativo. Marshall partecipò ad un clima alla ridefinizione di due concetti politici fondamentali: quello di pianificazione e quello di socialismo. Lo status nella società feudale era il contrassegno della disuguaglianza in cui a posizioni sociali differenti corrispondevano diritti diversi. La progressiva unificazione su base nazionale dello status spettante atutti i componenti adulti della comunità rende possibile il successivo depositarsi su di esso di una serie di diritti di cui Marshall distingue tre classi; civili, politici e sociali che si sarebbero affermati rispettivamente nel 18, 19,20 secolo. Le critiche rivolte a Marshall sono state principalmente relative alla linearità della sua ricostruzione storica e inoltre egli avrebbe sottovalutato il ruolo essenziale del conflitto e della lotta nel processo di sviluppo dei diritti di cittadinanza offrendo di quest’ultimo un’immagine eccessivamente pacificata e funzionalistica. La cittadinanza è un sistema di eguaglianza in difficile rapporto con il capitalismo che si regge sulle disuguaglianze tra classi sociali. Secondo Marshall nel 20 secolo questI due diversi principi erano in guerra tra loro. Marshall insiste molto anche sui dirtti di cittadinanza industriale e sulle lotte

sindacali dei lavoratori a partire dall’imposizione della contrattazione collettiva e lo fa esaltando la cooperazione tra classi. Alfred Marshall cercò con passione di mettere la scienza econmica a servizio della politica, impiegandola per mettere pienamente a nudo la natura e il contenuto dei problemi che dalla politica devono essere risolti. Marshall diceva: “il problema non è se tutti gli uomini finiranno per essere uguali ma se non si può costantemente e lentamente progredire fino al punto in cui ogni uomo almeno per il lavoro che svolge sarà un gentleman. La mia impressione è che sià possibile e si verificherà. Era convinto che la caratteristica della classe lavoratrice fosse quella di un lavoro pesante e eccessivo e che il volume di lavoro potesse essere ridotto di molto. Guardandosi intorno si rese conto che gli artigiani specializzati il cui lavoro non era abbrutente e distruttivo stavano già sollevandosi verso la condizione che egli prevedeva come la conquista finale di tutti. Stanno imparando ad apprezzare l’istruzione più di un semplice aumento di salario, accrescono la loror indipendenza, accrescono una cortese considerazione per gli altri accettano i doveri pubblici e prvati del cittadino, sempre più divengono gentleman. Quando il progresso tecnico avrà ridotto il lavoro pesante ad un minimo e questo minimo verrà diviso tra loro in piccole frazioni allora, nella misura in cui le classi lavoratrici sono composte dagli uomini gravati da un eccesso di lavoro le classi lavoratrici verranno abolite. “ Le accuse di adottare idee socialiste non mancarono. La sua risposta era che il suo sistema si differenziava perché conservava gli elementi essenziali della libertà del mercato ma ammetteva che lo stato avrebbe dovuto fare un certo uso del suo potere di coercizione se si volevano realizzare i suoi ideali. Doveva costringere i bambini ad andare a scuola perché le persone senza istruzione non possono apprezzare e quindi avere libertà di scegliere le cose buone che distinguono la vita del gentleman da quella delle classi lavoratrici. Solo il primo passo necessita essere coattivo. Il costo per fornire l’istruzione a tutti era sostenibile. Non esisteva nessun limite insuperabile al miglioramento delle classi lavoratrici. Marshall accettava come giusta e opportuna l’esistenza di una ampia gamma di disuguaglianza quantitativa o economica ma condannava la disuguaglianza qualitativa le differenz tra l’uomo che era amleo per il suo lavoro un gentleman e l’uomo che non lo era. Al posto di gentleman possiamo usare civile. Queste condizioni sono più in generale delle condizioni che permettono di essere ammessi al retaggio sociale cioè accettati come membri a pieno diritto della società, cioè come cittadini. La disuguaglianza del sistema delle class sociali può essere accettabile solo se viene riconosciuta l’uguaglianza di cittadinanza. Quando parlava di gentleman lui pensava in particolare ai doveri degli uomini e non hai diritti, riconosceva solo un diritto quello di essere istruiti da bambini e solo in questo caso accettava l’utilizzo del potere coercitivo. 1. LO SVILUPPO DELLA CITTADINANZA FINO ALLA FINE DEL 19 SECOLO Dividiamo la cittadinanza in 3 parti o elementi, civile, politico e sociale. Civile  composto dai diritti necessari alla libertà individuale: libertà personali, di parola, pensiero, fede, possedere cose in proprietà, stipulare contratti, diritto di ottenere giustizia. Politico  diritto di partecipare all’esercizio del potere politico, come membro di un organo investito di autorità politica o come elettore dei componenti di un tale organismo. Le istituzioni corrispondenti sono il parlamento e i consigli amministrativi locali. Sociale  la gamma che va da un minimo di benessere e sicurezza economica fino al diritto di partecipare pienamente al retaggio sociale e a vivere la vita di persona civile secondo i canoni vigenti nella società. Le istituzioni che hanno più rapporti con questo elemento sono sistema scolastico e servizi sociali. Un tempo questi 3 elementi erano fusi in un unico elemento perché le istituzioni erano amalgamate “ più andiamo indietro e più è difficile tracciare linee di demarcazione tra le diverse funzioni dello stato.

L’evoluzione della cittadinanza ha comportato un duplice processo di fusione e separazione. La fusione era geografica e la separazione funzionale. Il primo passo importante fu nel 12 secolo, fu istituita la giustizia reale, con il potere effettivo di definire e difendere i diritti civili dell’individuo. Secondo passo fu il parlamento che concentrò in sé i poteri politici dello stato nazionale. I diritti sociali che avevano radici nella comunità di villaggio furono dissolti dal mutamento economico e rimase in piedi solo la “ legge sui poveri” che aveva base nazionale ma veniva amministrata localmente. Le 2 conseguenze: 1) Quando si divisero le istituzioni da cui dipendevano i 3 elementi della cittadinanza ciascuna potè andare per la sua strada particolare, alla sua velocità. Ci volle poco tempo per fargli prendere ad ognuno una via diversa e in poco tempo non avevano più nessuno rapporto tra di loro. Ognuno di loro si assegna un periodo formativo diverso: diritti civili 18 secolo diritti politici 19 secolo diritti sociali  20 secolo Chiaramente ci sono delle sovrapposizioni specie tra e due ultime fasi. In campo economico il diritto civile fondamentale è il diritto al lavoro cioè il diritto a svolgere l’occupazione scelta liberamente a condizione solo di avere i requisiti legittimi di addestramento tecnico preliminare. Questo diritto era stato negato sia dal diritto che dal costume da un lato dall’ elisabettiano Statute of Artificers che limitava certe occupazioni a certe classi sociali e dall’altro dalle regolamentazioni locali dirette a monopolizzare l’occupazione in città a favore dei suoi cittadini. Prese poi spazio un nuovo principio per cui queste restrizioni erano un’offesa contro la libertà del soggetto e una minaccia alla prosperità della nazione. Come per i diritti civili gli organi giudiziari giocarono un ruolo fondamentale nel promuovere il progresso di questo nuovo principio. La Common Law era abbastanza elastica da permettere ai giudici di applicarla in un modo che teneva conto dei graduali mutamenti di circostanze e di opinione. L’abrogazione delle leggi elisabettiane giunse ben presto come riconoscimento tardivo di una rivoluzione che era già avvenuta. La storia dei diritti civili nel loro periodo formativo è caratterizzata dal graduale aggiungersi di nuovi diritti ad uno status che esisteva già e che si considerava appartenesse a tutti i componenti adulti della comunità, o meglio, a tutti i maschi. Lo status servile, o la servitù della gleba si era trascinato fino ai tempi di Elisabetta ma scomparve dopo poco. Quando la libertà divenne universale la cittadinanza divenne da istituzione locale a istituzione nazionale. La storia dei diritti politici è diversa sia come tempi che come vicende. Il periodo formativo inizia col 19 secolo quando i diritti civili avevano conquistato consistenza e si poteva parlare di uno status di cittadinanza generale. Il problema dei diritti politici non era il loro contenuto ma era che nel 18 secolo erano distribuiti in modo diseguale. Adesso la novità è che si concedono vecchi diritti a strati della popolazione nuovi. Il diritto di voto era ancora un monopolio di gruppo era il privilegio i una classe economica limitata, i cui limiti venivano estesi da ogni successivo Reform Act. Nonostante questo si può sostenere che la cittadinanza in questo periodo non era politicamente priva di significato, nessun cittadino infatti veniva privao dalla possibilità a causa dello status personale della possibilità di acquistare il diritto di voto e di esercitarlo. Egli era libero di guadagnare, risparmiare, affittare, avere proprietà, i suoi diritti civili e le riforme elettorali gli facilitavano progressivamente l possibilità. Nel 1918 la legge adottò il suffragio universale maschile anche se qualche residuo di una disuguaglianza fondata sulle differenze di ricchezza economica sopravvisse ancora per un po’. Prima dicevamo che gli ultimi due periodi si sovrapposero. La fonte dei diritti sociali è da cercarsi nelle appartenenze alle comunità locali e alle associazioni funzionali. Questa fonte fu rimpiazzata da una legge sui poveri e da un sistema i controllo sui salari fissato in sede nazionale e amministrato in sede locale. Il sistema di controllo sui salari però andò

rapidamente in declino nel 18 secolo perché incompatibile con la nuova concezione dei diritti civili nella sfera economica con la relativa enfasi sul diritto di scegliersi a piacimento il luogo e il tipo di lavoro sulla base di un contratto stipulato autonomamente. I controlli salariali violavano questo principio. Le legge sui poveri era in posizione ambigua perché la legislazione elisabettiana ne aveva fatto un modo per eliminare il vagabondaggio e limitare l’indigenza. Con il 1834 offriva solo assistenza alle persone che per vecchiaia o malattia non erano in grado di proseguire la battaglia. La legge sui poveri considerò le pretese del povero non come parte integrante dei diritti del cittadino ma alternative ad essi. Gli indigenti in pratica rinunciavano al diritto civile della libertà personale, venivano internati in case di lavoro, e rinunciavano a qualsiasi diritto politico in loro possesso. Questa privazione rimase fino al 1918. C’era una separazione tra cittadini e indigenza. Alla fine del 19 secolo altra cosa importante fu che l’istruzione elementare divenne gratuita ed obbligatoria, questo sta a significare che la libertà di scelta è un diritto solo per le persone mature e che non si pul asciare ai genitori la tutela degli interessi dei loro figli. È il diritto dell’adulto di essere istruito, l’istruzione è un requisito necessario alla libertà civile. Si era sempre più convinti che la democrazia politica aveva bisogno di un eletorato istruito e che la produzione aveva bisogno di operai e tecnici istruiti. La salute sociale di una società dipende dal grado di incivilimento dei suoi mebri e una comunità che impone questo obbligo ha cominciato a rendersi conto che la sua cultura è un’unità organica e il suo grado di civiltà patrimonio della nazione. Lo sviluppo dell’istruzione pubblica elementare durante il secolo 19 è stato il primo passo decisivo sulla strada del ristabilimento dei diritti sociali della cittadinanza nel secolo 20. 2. L’EFFETTO INIZIALE DELLA CITTADINANZA SULLA CLASSE SOCIALE Abbiamo quindi visto che i diritti civili sono venuti per primi e avevano già assunto una forma che si avvicinava a quella attuale nel 1832. Dopo vennero i diritti politici e il loro ampliamento fu uno degli aspetti principali del 19 secolo sebbene il principio dell’universlità della citadinaza politica non abbia trovato riconoscimento fino al 1918. I diritti sociali arretrarono quasi fino a scomparire nel 18 secolo e all’inizio del 19. La loro rinascita iniziò con lo sviluppo dell’istruzione elementare pubblica ma del secolo 20 non acquistarono una dignità pari a quella degli altri due elementi della cittadinanza. Noi in questo momento ci concentriamo sulla cittadinanza e sul suo effetto sulla disuguaglianza sociale. Iniziamo dicendo che l’effetto della cittadinanza sulla disuguaglianza sociale cambia dalla fine del 19 secolo in poi, prima era stato in un modo e adesso è differente. Cerchiamo di capire in cosa erano differenti: la cittadinanza è uno status che viene conferito a coloro che sono membri a pieno diritto di una comunità, tutti quelli che posseggono questo status sono uguali rispetto ai diritti e ai doveri conferiti da tale status. Non c’è nessun principio universale che determini il contenuto di questi diritti e doveri. Questo porta a un maggior grado di eguaglianza un arricchimento del materiale di cui è fatto lo status e un aumento del numero delle persone cui è conferito questo status. La classe sociale invece, è un sistema di disuguaglianze e anche esso come la cittadinanza può fondarsi su un insieme di ideali, credenze e valori. È ragionevole aspettarsi che l’effetto della cittadinanza sulla classe sociale prenda la forma di un conflitto tra principi opposti. Si pensa che la cittadinanza nasca dalla fine del 17 secolo e la sua crescita coincide con lo sviluppo del capitalismo che è un sistema di disuguaglianza e non di uguaglianza. Come è possibile che questi due principi contrastanti siano nati e cresciuti sullo stesso suolo e contemporaneamente? Per rispondere dobbiamo esaminare meglio la classe sociale, ce ne sono due tipi. Il primo tipo: la classe si fonda su una gerarchia di status e la differenza tra una classe e l’altra si manifesta sottoforma di diritti legali e usi consolidati. In un sistema di questo tipo la società si divide in un certo numero di specie umane distinte ed ereditarie, plebei, patrizi, servi della gleba, schiavi. La classe quindi è accettata come un ordinamento naturale. Le differenze tra i livelli sociali

non sono differenze tra livelli di vita perché non esiste un livello comune sulla cui base possano essere misurati. L’eguaglianza implicita nel concetto di cittadinanza pur avendo contenuto limitato minava la disuguaglianza del sistema di classe che si fondava su un principio di totale disuguaglianza. Una giustizia e stesa a tutta la nazione e un diritto comune a tutti indeboliva la giustizia di classe e la libertà personale era destinata a eliminare la servitù. Secondo tipo: non è tanto un’istituzione in se stessa ma un sottoprodotto di altre istituzioni. Le differenze di classe non sono fondate e definite dalle leggi e dagli usi della società ma emergono dalla sinergia di una quantità di fattori connessi alle istituzioni della proprietà e dell’istruzione e alla struttura dell’economia nazionale. Le culture di classe si riducono al minimo e diventa possibile misurare i diversi livelli di benessere economico con riferimento a un livello di vita comune. La disuguaglianza sociale è considerata come necessaria e utile. Fornisce l’incentivo allo sforzo e designa la distribuzione del potere. La disuguaglianza però può anche diventare eccessiva. Colquhoun : >. Colquhoun accettava la povertà ma deplorava l’indigenza cioè la miserai estrema , per povertà intendeva un uomo che per mancanza di disponibilità è obbligato a lavorare duramente per poter sopravvivere, per indigenza intendeva la famiglia che non ha il minimo necessario per vivere decentemente. I benefici ricevuti dagli sfortunati non provenivano da un arricchimento dello status della cittadinanza, quando venivano concessi dallo status ciò avveniva mediante provvedimenti che offrivano delle alternative allo status della cittadinanza più che un arricchimento. Ma la maggior parte del compito veniva lasciato alla beneficienza privata. Maine : > , lo status e il contratto esistono e sono presenti in tutte le società eccetto le più primitive. Il contratto moderno è in sostanza un accordo tra uomini che sono liberi e che posseggono uno status di eguaglianza. Lo status non veniva eliminato dal sistema sociale , lo stats legato alla classe, alla funzione, alla famiglia veniva sostituito da un unico status uniforme della cittadinanza che forniva le basi ugualitarie su cui si poteva edificare la struttura della disuguaglianza. I diritti civili che conferiscono le capacità legali di lottare per le cose che uno vorrebbe possedere ma non garantiscono il possesso di nessuna di esse, un diritto di proprietà non è un diritto di avere delle proprietà ma un diritto ad avere a venirne in possesso se ci si riesce e a proteggerla se si è conquistata. Il diritto di libertà di parola è privo in gran arte di sostanza se per mancanza di istruzione non avete niente che valga la pena di dire ne avete i mezzi per far sentire le vostre parole. Queste disuguaglianze non sono dovute a deficienze dei diritti civili ma a carenze di diritti sociali e questi a metà del 19 secolo si trovavano in acque cattive. Naturalmente anche i diritti civili nel 18.19 secolo non erano privi di deficienze. Si professava uguaglianza nei principi ma non nella prassi infatti l’uguaglianza davanti alla legge non esisteva. Il diritto c’era ma non si poteva faro valere spesso....


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