Educazione, diritti e cittadinanza (Pedagogia Unità 13) PDF

Title Educazione, diritti e cittadinanza (Pedagogia Unità 13)
Author Valeria Adoni
Course scienze umane anno 5
Institution Liceo (Italia)
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riassunti librodi testo + appunti presi a lezione ...


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EDUCAZIONE, DIRITTI E CITTADINANZA L’educazione ai diritti umani È un processo indirizzato a formare in ogni individuo la coscienza di essere un "cittadino del mondo". Gli educatori devono dunque promuovere nei giovani la consapevolezza di far parte integrante di un'umanità nella quale l'altro avverte uguali bisogni ed è portatore dei medesimi diritti fondamentali. SUDDIVISIONE DEI DIRITTI UMANI Secondo la studiosa Anne Drerup, i diritti umani, a partire dal XVIII sec (periodo in cui hanno cominciato ad essere riconosciuti), possono essere suddivisi in tre "generazioni": • I generazione → i diritti civili e i diritti politici • II generazione → i diritti economici, sociali e culturali • III generazione → i cosiddetti "diritti di solidarietà" MODELLI EDUCATIVI Gli studiosi sono concordi sul fatto che il percorso di educazione ai diritti umani debba iniziare precocemente, sfruttando in particolar modo la capacità di empatia con i sentimenti altrui. Il primo ambiente educativo è la famiglia, all'interno della quale bisogna promuovere il rispetto dei diritti del bambino stesso, assicurandogli una vita basata sulla fiducia, sulla sicurezza e l'ascolto, per favorirne così una crescita positiva. Successivamente, basandosi su tali principi, il rispetto dei diritti umani dovrà essere garantito e insegnato dalla scuola e da tutte le altre agenzie di socializzazione coinvolte nello sviluppo del bambino. I DOCUMENTI UFFICIALI La ''Dichiarazione universale dei diritti umani'' è il documento ufficiale adottato dall'Assemblea generale dell'Onu, il 10 Dicembre 1948 (come conseguenza della seconda guerra mondiale) per stabilire condizioni di pace fra i popoli. Dopo questa deliberazione, l'Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali dell'Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a sua disposizione. Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè cinese, francese, inglese, russo e spagnolo. Inoltre, sono state prodotte alcune convenzioni per salvaguardare i diritti dell'uomo come: la''Convenzione europea dei diritti umani'', una convenzione internazionale redatta e adottata nell'ambito del Consiglio d'Europa. La CEDU è considerata il testo centrale in materia di protezione dei diritti fondamentali dell'uomo, poichè è l'unica dotata di un meccanismo giurisdizionale che consente ad ogni individuo di richiedere la tutela dei diritti garantiti, attraverso il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo. La convenzione è stata firmata a Roma il 4 Novembre 1950 dai 13 stati, al tempo membri del

Consiglio d'Europa (Belgio, Danimarca,Francia, Grecia, Irlanda, Italia,Islanda,Norvegia, Turchia, Svezia, Regno Unito ecc.). E' divisa in tre titoli e consta di 59 articoli, è entrata in vigore il 3 settembre 1953 (in Italia nel 1955). A partire dagli anni Sessanta i diritti della Dichiarazione sono stati legittimati, ampliati e migliorati dall'Onu e da altre organizzazioni non governative (o gruppi circoscritti di individui). L'Onu ha redatto: o La Convenzione Internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (1965): impegna i propri membri ad eliminare la discriminazione razziale e a promuovere la comprensione tra tutte le razze umane. Allo stesso tempo, la convenzione impone agli stati membri di introdurre leggi che vietino i discorsi che incitano all'odio e che criminalizzino l'appartenenza a organizzazioni razziste; o La Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (1979): gli Stati sono tenuti a sancire la parità di genere nella loro legislazione nazionale, ad abrogare tutte le disposizioni discriminatorie nelle loro leggi e ad emanare nuove disposizioni per premunirsi contro la discriminazione delle donne. Devono inoltre istituire tribunali e istituzioni pubbliche per garantire alle donne una protezione efficace contro la discriminazione e adottare misure per eliminare tutte le forme di discriminazione praticata nei confronti delle donne da parte di individui, organizzazioni e imprese; o La Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo (1989):La Convenzione è uno strumento giuridico e un riferimento a ogni sforzo compiuto in cinquant'anni di difesa dei diritti dei bambini; è composta da 54 articoli. La creazione della Convenzione è ricordata ogni anno, il 20 novembre, con la commemorazione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. I DIRITTI DEI BAMBINI Maria Montessori afferma che "bisogna che la società riconosca pienamente i diritti sociali dei bambini". In nome di questa necessità sono stati sanciti i diritti specifici dei bambini con la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo. In questo documento per ogni essere umano fino ai diciotto anni di età vengono riconosciuti diritti fondamentali, come il nome, la nazionalità, le cure, la casa, il gioco, l'istruzione, l'educazione alla comprensione, pace e solidarietà. Anche se ancora oggi per alcuni bambini nel mondo è come se la convenzione non esistesse. In molti stati in via di sviluppo la manodopera infantile è molto ricercata nella piccola industria, in quanto contribuisce a contenere i salari bassi degli adulto. I bambini lavorano in condizioni disumane e non possono usufruire di una scolarizzazione completa. Non è raro che i bambini vengano arruolati come soldati in quanto obbediscono passivamente agli ordini, non disertano e non devono essere stipendiati. Nei conflitti i bambini subiscono violenze spaventose al pari degli adulti: uccisione, stupro e tortura diventano azioni quotidiane. I superstiti sono spesso costretti a lasciare la propria casa e la loro

famiglia. Nei paesi usciti da guerre e con forti crisi sociali e economiche i bambini vengono abbandonati alla strada. Privi di protezione vivono di espedienti come il furto o la prostituzione e vengono trasformati in oggetti per la manovalanza criminale. All'interno di società benestanti sacche di povertà o di squilibrio sociale portano al fenomeno dei "bambini dimenticati", che vivono all'interno di famiglie affettivamente inadeguate, in ambienti urbani invivibili, ignorati dai genitori. Può accadere inoltre che il bambino diventi un piccolo adulto, comportandosi come un adolescente bombardato da messaggi commerciali e da condizionamenti mediatici.

L’educazione civica Si identifica con la formazione umana e culturale degli individui in quanto membri di una comunità; riguarda la conoscenza dell'ordinamento politico e giuridico della comunità di cui si fa parte ed è finalizzata a rendere attivamente e responsabilmente partecipi della vita civile e sociale. Un contributo importante è offerto dall' educazione alla cittadinanza, dall' educazione alla democrazia ed all'educazione alla legalità L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA La comunità è definita come l'insieme di coloro che hanno qualcosa "in comune". Questo termine può essere usato per definire una nazionalità, un gruppo etnico, oppure un gruppo di persone che vivono insieme in un piccolo territorio, come un villaggio o un quartiere , dove è possibile conoscersi personalmente, incontrarsi e discutere insieme le scelte collettive. Questo tipo di definizione si contrappone fortemente alla moltitudine anonima di individui senza volto tipica della società di massa. L'educazione sociale di oggi deve corrispondere ad una educazione comunitaria, concezione secondo la quale l’attività educativa è innanzitutto compito della comunità e può essere realizzata efficacemente solo in contesti comunitari; lo scopo è quello di creare una "comunità mondiale", all'interno della quale le differenze vengano riconosciute e rispettate nell'ottica di una solidarietà universale. in questo senso la scuola deve essere una scuola-città (e il nome di una famosa istituzione fondata in Italia da Ernesto Codignola nell'immediato secondo dopoguerra Per la formazione sociale e politica degli educandi ), uno spazio in cui si educa alla cittadinanza, cioè alla conoscenza dei propri diritti e dei propri doveri, dei valori civici e della propria responsabilità verso gli altri esseri umani. L'educazione alla cittadinanza è così importante che è riconosciuta come obiettivo educativo di tutti i popoli dalla stessa Dichiarazione universale dei diritti umani ( articolo 26), che sancisce l'impegno a formare cittadini democratici, pacifici, tolleranti, spiritualmente autonomi e capaci di cooperare nella comunità in cui vivono. La scuola si deve riconoscere parte di una comunità più vasta e si deve aprire ad essa come contesto di esperienza e di crescita comune. Il cooperativismo porta così alla creazione di una rete che rinnova i valori e le forme educative attraverso il dialogo e la solidarietà. L’educazione alla cittadinanza è quindi finalizzata all'edificazione di una mondialità educativa ossia una comunità mondiale democratica e solidale, che supera le singole realtà socio-politiche.

L’EDUCAZIONE ALLA DEMOCRAZIA Per poter parlare di ''comunità mondiale educante'' vi è la necessità di democratizzare la scuola e di fare di essa un centro per la diffusione dell'educazione democratica. L'educazione alla democrazia deve conciliare la libertà ''naturale'' dell'individuo e quella ''sociale'' (il rispetto di ogni cittadino della libertà altrui). Si incentra sul praticare la democrazia a scuola come principio di formazione del cittadino, con lo scopo di fare di essa il punto di riferimento di ogni persona. Il pedagogista Robert Dottrens, basò la scuola sui fondamenti di: partecipazione e responsabilizzazione degli alunni; sosteneva inoltre che fosse la monarchia a vigere sulla scuola e che sarebbe stato, dunque,necessario trasformare innanzitutto coloro che insegnano. La scuola DEMOCRATICA, sostiene la cooperazione e la partecipazione e rispetta la libertà dell'alunno, volta a farla diventare libertà sociale. Questo ideale di scuola fondata sulla cooperazione fu attuato, al principio, dalle pedagogie di Roger Cousinet e Cèlestin Freinet, e divenne una forma organizzativa in seguito alla seconda Guerra Mondiale. Una di queste è il ''Movimento per la Cooperazione Educativa'' (MCE), fondato in Italia per pruomovere attività di educazione basate sulla partecipazione e sull'esperienza del fanciullo. La cooperazione educativa si fonda sulla convinzione che la comunità e il gruppo debbano valorizzare l'espressione creativa del singolo all'interno di una società solidale. L’EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ’ Direttamente collegata all'educazione ai diritti umani è l'educazione alla legalità, che si basa: • sul rispetto della persona umana; • sul senso di responsabilità; • sul confronto critico e consapevole con la realtà di cui si fa parte; • sull'opposizione cosciente alla violenza; • sulla capacità di cooperazione. Da questi valori discende l'obiettivo di insegnare a risolvere pacificamente le liti, a rifiutare la prepotenza, la sopraffazione e l'omertà, a non favorire l'illegalità (evitando ad es. Di comprare oggetti contraffatti, rubati ecc.). L'educazione alla legalità è avvertita come uno strumento importante per contrastare gravi situazioni di violazione dei diritti umani commesse alla criminalità minorile, alle tossicodipendenze, al fenomeno mafioso, e viene generalmente intesa come un argomento di studio capace di permeare tutte le attività educative, senza essere una disciplina di insegnamento autonoma. Spesso si propone che la scuola, piuttosto che insegnare la legalità, la testimoni, cioè diventi un "luogo di legalità", all'interno del quale ogni bambino possa trovare rispetto e giustizia. Per questo si cerca di fare in modo i rapporti che si instaurano all'interno della comunità scolastica siano basati sulla correttezza, sul reciproco sostegno e sulla trasparenza. Inerente a questo proposito è anche la revisione di una serie di luoghi comuni culturali, veicolati sia dai mass-media, sia dai testi scolastici, che non lasciano emergere

con chiarezza la violenza e la sopraffazione di cui sono intessuti molti episodi storici e di cronaca, impedendone così una lettura critica, accompagnata da un utile esame di coscienza. E' il caso, ad esempio, di molte trattazioni storiche sulla "scoperta" dell'America o di innumerevoli film che raccontano questo ed altri momenti importanti della storia in un'ottica giustificatrice e semplicistica, che esalta i fini senza denunciare i mezzi usati per raggiungerli (sterminio, sfruttamento ecc.)....


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