Dall educazione alla pedagogia di giuseppe bertagna PDF

Title Dall educazione alla pedagogia di giuseppe bertagna
Author Daniela Mereu
Course Pedagogia generale 1
Institution Università degli Studi di Bergamo
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CAPITOLO 1: IL PROBLEMA DEL METODO COS’E’ LA PEDAGOGIA? Essa studia i processi educativi, i fenomeni educativi ma anche l'etimologia della parola riprendendola dalle lingue passate. La parola pedagogia deriva dal latino: “pais” che significa fanciullo e “agoghe” cioè condurre ma anche amare quindi è una scienza che accompagna con amore i fanciulli. Nell'antichità il pedagogo era lo schiavo che accompagnava i bambini degli aristocratici. La parola pedagogia non ha dentro la parola logos (studio) perché ha a che vedere con una dimensione concreta cioè l'educazione delle persone, e inoltre essa ha anche a che vedere con i sentimenti, l'amore. In conclusione, si può definire la pedagogia come la scienza che studia l'educazione. La pedagogia oltre ad essere indirizzata verso il bambino, riguarda anche tutti gli essere umani. Per fare educazione ci vuole un certo coinvolgimento. L'educatore è colui che fa educazione concretamente. Esso agisce sulla realtà. Lui deve avere anche un aspetto teorico perché è importante conoscere e sapere per poter operare. Inoltre, conosce le teorie pedagogiche educative ma ne esistono alcuni che ne sono ignari. Il pedagogista può stare nel suo studio e analizzare i processi educativi ma non è un educatore. Lui fa ragionamenti astratti cioè riflette sui processi educativi e non deve essere distaccato dalla realtà. Pedagogia "critica" significa entrare in queste dinamiche e proporre le ragioni di un vocabolario che mostri le differenze non solo tra questi termini, ma tra questi termini adoperati in prospettiva pedagogica e nella prospettiva delle altre scienze dell'educazione. Vuol dire anche osservazione e valutazione di diversi concetti. Cioè spiegare perché la parola abitudine vuol dire azione libera e intenzionale. Scienze dell'educazione sono le discipline (psicologia, pedagogia, sociologia) e i saperi che si occupano di educazione. La pedagogia può essere una scienza dell'educazione ma essa ha un carattere diverso rispetto alle altre (es sociologia) perché essa per natura si occupa "solo" del fenomeno educativo quindi ha una sua specificità cioè ha come finalità quella di trasformare i processi educativi per renderli migliori. Questo perché un sociologo può disinteressarsi dell'educazione e quindi può fare il sociologo dei media. TEMA DEL LINGUAGGIO Per riuscire ad avere un linguaggio condiviso devo ragionare su alcune strutture fondamentali del linguaggio. Cartesio distingueva il pensiero dal corpo per sottolineare il corrispettivo materiale da qualcosa di non materiale cioè il pensiero. Orazio invece sosteneva che il mondo si capisce solo se prima viene pensato e dopodiché può essere espresso e comunicato agli altri con la parola. Secondo il pensiero romantico, il linguaggio non è uno strumento a disposizione prima del pensiero ma è lo stesso organo costitutivo del pensiero. Il pensiero è un’attività che cambia. Per poter fare scienza, pedagogia e cultura generale ciò che è necessario è la lingua. La lingua sono i nomi e i verbi, ben separati e diversi nei loro significati. Esistono solo in grammatica e nella realtà stanno sempre insieme. Il nome descrive cose, stati, situazioni con le quali l'uomo è chiamato ad avere a che fare. Attraverso il nome l'uomo censisce e le registra con la massima accuratezza. I nomi sono il modo con cui studiamo e cogliamo la forma delle cose, degli stati, delle situazioni. (es: fotografa istantanea della realtà). In sintesi descrive qualcosa di esistente, qualcosa che c'è. Indica se c’è stato qualcosa di cura di sé. Il verbo indica azioni, processi, situazioni in trasformazione che possono produrre cose, stati, situazioni. Alla fissità si sostituisce il movimento, all'immobilità la trasformazione, alla passività l'attività. Non richiamano una fotografia istantanea di qualcosa, quanto piuttosto la mobilità dei fotogrammi di una pellicola. In sintesi descrive un’azione cioè una trasformazione di qualcosa in un’altra cosa, quindi è una trasformazione. Indica qualcosa di trasformazione in atto. Essi devono funzionare bene in armonia. Il verbo deve essere in grado di descrivere la trasformazione e un passaggio tra due nomi. Educazione è diversa dall'educare perché educa è un’azione, mentre l'educazione è uno "stato". C'è educazione come verbo e processo solo se c’è trasformazione.

DIFFERENZE TRA TERMINI Educazione: non è solo aspetto fisico ma anche pratico. Essa è anche cura perché ogni forma di educazione parte dalla cura e dall'accudimento. Inoltre essa ha a che fare anche con la trasformazione consapevole e intenzionale del soggetto educato, cioè l'essere attivo e riconoscere l'educazione da parte di colui che è educato quindi ad esempio, il bambino di 6 mesi non può essere educato. Cura: guarda solo l'aspetto fisico (soddisfazione del bisogno). Si può trovare anche nel campo medico (cioè curare la malattia). Possibilità di mettere insieme questi due concetti è la parola educabilità cioè il bambino potrà, un giorno, riconoscere che quei comportamenti sono forme di educazione. Formazione: una persona si forma quando vi è un processo intenzionale di riconoscimento della trasformazione delle potenzialità che appartengono a un essere umano. Crescita: una persona cresce quando sviluppa spontaneamente e non in modo intenzionale, alcune condizioni psicologiche o fisiche. Istruzione: è l'apprendere comportamenti o conoscenze in modo attivo quindi riconoscerli come trasformazioni di sé. Ad esempio l'università. Addestramento: è l'apprendere comportamenti o conoscenze in modo passivo. Ad esempio quello militare, degli animali sono finalizzati all'impostazione di determinate regole. La pedagogia si occupa di educazione, formazione e istruzione. Queste tre discipline descrivono processi di trasformazione in cui il soggetto è libero e consapevole. La caratteristica specifica della pedagogia non è solo quella di essere una scienza dell'educazione ma che tutto lo statuto epistemologico di tutta l'esistenza della pedagogia è basta sull'educazione e sui processi educativi. PROBLEMA DEL LINGUAGGIO Perché è importante avere un linguaggio condiviso in tutte le discipline? Il linguaggio assume molta importanza in tutte le discipline come pedagogia, scienze dell'educazione, sociologia, psicologia, perché tenta di restituire (tradurre in modo parziale) ciò che appartiene all'esperienza di tutti noi. Dopo aver vissuto un'esperienza, il linguaggio cerca di tradurre questa esperienza. La parola tradurre porta in sé due valenze: l'incomprensione e la travisazione di ciò che c'era prima. Descrivere pienamente la propria esperienza è molto complicato. Perché ci sono queste difficoltà allora viene utilizzato il linguaggio? Lo si fa perché la finalità è quella di definire l'esperienza (avere più chiaro) e migliorare le pratiche educative future. Bisogna, quindi, avere cura delle parole. Gli stessi educatori dei nidi fanno osservazione sulle pratiche degli altri per migliorare sé stessi. Che problema il pedagogista si pone per il linguaggio? L'educazione è un’esperienza della natura umana cioè l'interazione attraverso i sensi nei confronti di una realtà soggettiva che sia esterna o interna. L'educazione è una relazione tra soggetto e tutto quello che gli sta attorno (ambiente). La natura è l'essenza cioè la parte più profonda dell'uomo. Non esiste uomo che non abbia vissuto un processo di educazione. L'educazione, inoltre, non è un'invenzione convenzionale poiché non l'hanno decisa gli uomini e perché è necessaria e inevitabile. L'educazione in sé non è una convenzione ma le regole dell'educazione sì. L'esperienza dell'educazione è sempre relazionabile, è fondamentale per la struttura dell'essere umano. Il linguaggio, pur nei suoi limiti interpretativi, ha il compito di esprimere ciò che costituisce una "buona" educazione. CHI EDUCA, FORMA, ISTRUSICE? Per parlare di educazione, formazione e istruzione bisogna parlare di razionalità: il mondo fisico, vegetale e animale non hanno razionalità perciò il soggetto dell'educazione, formazione e istruzione è l'uomo. L'educazione è un processo interamente umano. L'uomo è un vivente individuale, unico, irripetibile che non può rinunciare alla propria identità. L'uomo è soggetto, protagonista consapevole dei propri pensieri e azioni. L'uomo è persona capace di rimandare consapevolmente a una dimensione che lo fa trascendere (cioè capace di riconoscere i propri limiti e

sapere che c’è una dimensione oltre di lui). L'uomo è libera e responsabile relazionalità. L'uomo non è autosufficiente perché non è in grado di vivere solo, ma è autonomo cioè è in grado di darsi delle regole e di porsi dei limiti. L'uomo ha un processo di crescita molto lungo. L’uomo educa l’uomo. LA GENEALOGIA DELL'EDUCAZIONE, FORMAZIONE E ISTRUZIONE Genealogia come studio della genesi cioè come studio della nascita dell'uomo. Essa è una narrazione capace di mettere insieme elementi diversi. Si presenta come una storia dell'evoluzione dell'uomo. Questa narrazione si basa su dati scientifici che caratterizzano lo studio dell'uomo (antropologia, cosmologia…). Narrazione ipotetica dei segni e degli indizi che hanno portato alla costruzione di ciò che oggi intendiamo per educazione, formazione, istruzione. L’evoluzione umana non è lineare cioè non si parte da un livello di Q.I basso per crescere man mano. È un percorso ondulato con cadute, riprese, sviluppi dell’obiettivo.

CAPITOLO 2: LA GENEALOGIA DELL’ESPERIENZA UMANA LA GENESI DELL'ESPERIENZA UMANA La storia dell'uomo non può essere considerata come un'evoluzione lineare. Essa non coincide con il progresso della scienza. Una genealogia dell'esperienza umana ha bisogno di diversi saperi come:  

astrofisica cioè l'universo può vantare 14-18 miliardi di anni; paleontologia cioè il primo antenato dell'uomo potrebbe essere comparso intorno ai 6-7 milioni di anni fa.

HOMO SAPIENS La sua comparsa avviene circa 500-700 mila anni fa. Caratteristiche generali:   



nell'homo sapiens iniziano a comparire le prime possibilità di avere una formulazione linguistica cioè che è l'espansione della faringe e questo permette l'articolazione di suoni; si sviluppa l'area di Broca cioè un'area del cervello che viene ritenuta responsabile del linguaggio umano complesso; nel homo sapiens inizia, rispetto agli altri animali, a prolungarsi l'infanzia. Noi oggi prolunghiamo l'infanzia, per convenzione, fino ai 6 anni. Nel homo sapiens l'infanzia era più lunga degli altri animali e questa è una caratteristica tipicamente umana. Maggior grandezza del cervello.

NEOTENIA La neotenia etimologicamente vuol dire neo (nuovo) tenia (tenere il nuovo), quindi la neotenia è la capacità dell'uomo di avere una possibilità educativa più ampia rispetto agli esseri viventi che gli dura per tutta la vita. Nell'uomo la fase evolutiva dell'infanzia è particolarmente lunga e articolata. Il cucciolo dell'uomo alla nascita non è auto-sufficiente. Il piccolo uomo ha bisogno di cure (materne o della famiglia). Due caratteristiche fondamentali di educabilità: 



l'uomo non nasce con istinti pre-determinati sviluppati cioè con quella che si chiama inattitudine a-specifica (il bambino non nasce con istinti che lo portano subito a fare qualcosa perché è un inetto). Il bambino ha questa inattitudine a-specifica molto lontana, quindi il vantaggio di questa inattitudine a-specifica è che il bambino mettendoci più tempo per sviluppare determinati istinti, ha una possibilità di sviluppo molto ampia. La sua aspecificità iniziale gli permette di mantenere la possibilità di scelta, di prediligere un istinto piuttosto che un altro; essendo questa fase infantile e prolungata, in parte diversi tratti "infantili" rimangono anche nell'età adulta (gioco- inattitudine). Che vantaggio ha il gioco per l'uomo adulto? Il vantaggio è che anche in età adulta l'uomo ha potenzialità di apprendimento flessibile e una capacità di adattamento alle situazioni molto elevata che non hanno gli animali.

Qual è la valenza pedagogica della neotenia? La valenza pedagogica è che l'uomo ha una potenzialità di educabilità più ampia degli animali che gli dura per tutta la vita. La neotenia c'è lo dice nella matrice biologica. Inoltre c'è anche un aspetto biologico, studiato dagli scienziati nel corpo degli uomini, che serve a giustificare il concetto di educabilità

per tutta la vita. Quindi anche le scienze attestano il concetto di educabilità degli esseri umani e la sua differenza rispetto agli animali. L'UOMO E GLI ANIMALI Come fa l'uomo a distinguersi dall'animale? Ci sono due ragioni: una è che l'uomo si distingue dall'animale perché è razionale cioè possiede la ragione; la seconda è che è in grado di conoscere i propri limiti quindi è consapevole. Il limite maggiore di un essere umano è la morte. Solo l'uomo è educabile. Similitudini: molti animali vivono in gruppi e si relazionano con i propri simili e inoltre, gli animali si curano dei propri figli (ciò avviene in molti gruppi animali). I gruppi umani e animali, nel loro formarsi, sono caratterizzati dalla violenza. Differenze: l'evoluzione sociale porta l'uomo a riconoscere il valore etico della comunità. La valenza etica che caratterizza le società umane porta alla disapprovazione per la violenza interna (leggi, regole), per la violenza nella relazione con l'altro. Importanza della pietà e del culto dei morti, questa cosa è una caratteristica tipicamente umana ed è una caratteristica che distingue l'uomo dall'animale. Il culto del morto indica un sentimento di pietà (sentimento etico) nei confronti di una persona che è morta tanto forte da istituire ad esempio il cimitero (luogo di cerimonia). Queste differenze nascono dalla ragione dell'uomo che lo porta a decidere e giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato quindi dal ragionamento astratto.

CAPITOLO 3: MORFOLOGIA DELL’ESPERIENZA UMANA E GENEALOGIA DELL’EDUCAZIONE, DELLA FORMAZIONE E DELL’ISTRUZIONE IL SENSO E IL MOVIMENTO Il presente è figlio del passato. la neotenia umana amplifica questa regola. Un ruolo determinante nel comporre il quadro della prima esperienza umana si deve attribuire ai tradizionali cinque sensi: vedere, sentire, toccare, odorare e gustare. L’affermazione è tanto intuitiva e banale quanto insoddisfacente. L’ONTOGENESI E LA FILOGENESI L’evoluzione dell’uomo si può studiare in due modi: -

Ontogenesi il percorso di un individuo nella sua evoluzione strutturale; Filogenesi il percorso evolutivo dell’umanità nelle sue tappe genetiche e sociali;

L’ontogenesi e la filogenesi si muovono in analogia. L’evoluzione dell’umanità si riflette nel percorso dell’individuo (se pur nel rispetto della singolarità). Le emozioni, i sentimenti e le pulsioni appartengono a ciascun singolo individuo in quanto siamo frutto dell’evoluzione. LE PULSIONI Le esperienze umane nascono dal sentire dell’uomo, un sentir inteso come ciò che i sensi percepiscono della realtà. Le pulsioni sono degli impulsi istintuali fisici e psichici indeterminati e irresistibili che costringono a precisi comportamenti. Scaturiscono da ciò che sembra urgere e crescere a tal punto dentro di sé da spingere a comportamenti che non si possono evitare e che incidono in maniera molto rilevante oltre che su di sé, sugli altri e sull’ambiente. La struttura dei bisogni e delle pulsioni appartengono all’uomo e all’animale in modo analogo. Le pulsioni influiscono sui comportamenti dell’uomo in modo indiretto perché agiscono in modo inconsapevole prima di arrivare alla fase razionale cosciente. Esistono diversi tipi di pulsioni: -



Pulsioni elementari biofisiologiche sono le pulsioni fisiche della fame (scopo: sopravvivere), della sete, dell’evacuazione. Esse non si esauriscono completamente perché essendo mancanze strutturali posso soddisfarle parzialmente. Pulsioni elementari biologiche  sbadiglio e starnuto; Pulsioni psichiche sono: l’eros- tantos Freud ha parlato di due pulsioni fondamentali che ciascuno avvertirebbe in maniera prepotente ed incomprimibile dentro di sé cioè la libido sessuale (da “eros” che significa “bruciore sessuale”





e la libido aggressiva che è quella della difesa e dell’attacco violento che porta alla morte dell’altro pur di mantenere sé in vita. Da queste spinte nascerebbero i comportamenti umani che mirano ad una continua ricerca del piacere, ad accoppiarsi con persone di sesso diverso per il piacere e per la riproduzione della specie fino ad uccidere i propri simili anche quando si sono arresi; l’aggrapparsi e l’attaccarsi freudiani come Bowlby hanno aggiunto a queste due pulsioni freudiane quella dell’aggrapparsi, un po' come fanno i bambini appena nati che stringono le dita di chiunque si avvicini a loro al punto da poter stare appesi ad un filo e quella dell’attaccamento, come se ogni uomo sentisse la spinta irresistibile a stare a galla, ad appoggiarsi a qualcosa. Il tutto per sostenere e sostenersi a vicenda. la fiducia avere fiducia nei nostri simili può assegnare all’interlocutore una necessità vitale per la sopravvivenza. Colui che abbraccia un nuovo paradigma fin dall’inizio, lo fa spesso a dispetto delle prove fornite dalla soluzione di problemi. Egli deve aver fiducia che il nuovo paradigma riuscirà in futuro a risolvere molti problemi sapendo soltanto che il vecchio paradigma non è riuscito a risolverne alcuni. Una decisione di questo genere può essere presa solo sulla base della fede.

Klein ha individuato la pulsione del seno visto che un cattivo o buon rapporto con il seno deciderebbe delle qualità della vita intellettuale ed emotiva degli individui adulti. Jung ha individuato la pulsione del sogno che svolgerebbe nella vita di ciascuno e di tutto il genere umano, una funzione simbolica anticipante e promonitiva dei nostri comportamenti diurni. Lacan ha individuato la pulsione psichica del sentire, dell’aver bisogno di un altro in quanto bisogna sempre essere riconosciuti dall’altro. La sfida dell’educazione sulle pulsioni è far sì che l’altra persona sia consapevole della pulsione che sta agendo in lui. Essere consapevoli delle pulsioni è un passo che assume un valore educativo perché se sono consapevole posso usare in modo razionale e positivo. LE EMOZIONI Le emozioni primarie sono: la felicità, la sorpresa, la paura, la tristezza, la collera e l’interesse. Sono emozioni autosemantiche cioè si riferiscono sempre a loro stesse e non riescono a decentrarsi da sé ovvero il provare paura totalizza la persona o l’animale che prova tale emozione. L’emozione della paura indica un segnale di pericolo e l’essere in pericolo spinge a reazioni dirette legate all’emozione provata come la fuga, la paralisi e l’attacco. L’emozione primaria è provocata da una modificazione fisica (cioè riguarda la nostra parte biologica) improvvisa e non necessita di una rielaborazione concettuale inoltre essa genera reazioni immediate cioè un comportamento che non controllo e che si innesca come conseguenza dell’emozione primaria provata. Le emozioni secondarie sono: la vergogna, il ribrezzo, il disgusto e il senso di colpa. Esse non sono auto-semantiche ed essendo emozioni si impongono all’essere umano che non può controllarle. Non sono consapevoli e vi è invece un disappunto intellettuale nel non averle sapute controllare. Sono delle manifestazioni tipicamente umane perché c’è di mezzo la razionalità e la presa di coscienza del soggetto inoltre esse sono influenzate dalla cultura e dalla società di appartenenza perché è la società in cui viviamo che impone determinati comportamenti. Ad esempio: nella vergogna, il rossore è determinato dalla consapevolezza di non poter controllare una reazione. L’obbiettivo pedagogico ed educativo delle emozioni è il loro controllo perché i bambini provano emozioni primarie e reagiscono in modo istintuale e l’educatore deve far riconoscere l’emozione in moda tale che essa da reazione immediata diventi controllata. Tra emozioni primaria e secondaria c’è una linea flebile tra uomo e animale I SENTIMENTI Essi sono, ad esempio, l’amore, l’odio, la vendetta, la pietà, il rispetto, la generosità, la simpatia e l’antipatia. Sono un’elaborazione sofisticata a livello intellettuale delle pulsioni e delle emozioni e rappresentano la modalità umana di vivere la dimensione sensitiva e psic...


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