Giuseppe Ungaretti: vita e opere per storia della pedagogia PDF

Title Giuseppe Ungaretti: vita e opere per storia della pedagogia
Course Letteratura italiana e letterature europee
Institution Sapienza - Università di Roma
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riassunto della vita e delle opere di Ungaretti...


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Giuseppe Ungaretti - Poeta italiano, nasce ad Alessandria d'Egitto, l'8 febbraio 1888, da genitori lucchesi, emigrati, perché il padre Antonio lavorava come sterratore al canale di Suez. Frequenta l'École Suisse Jacot e si forma sui classici francesi: Baudelaire e Mallarmé soprattutto. Stringe amicizia con Enrico Pea e i fratelli Thuile; con Kavàfis e Zervos (il gruppo di "Grammata"). Nel 1912 Ungaretti migra a Parigi, si iscrive alla Sorbona. Si lega ai futuristi italiani a Parigi - le sue prime poesie appariranno nel 1915 su Lacerba - ma anche ad Apollinaire, Paul Fort, Léger. Nel 1914 rientra in Italia e partecipa come volontario alla prima Guerra Mondiale dove si trova in trincea e improvvisamente si trova a subire il trauma esistenziale della guerra. Da questa esperienza nascono le poesie raccolte ne “Il Porto Sepolto”(“ I fiumi”, “ San Martino del Carso” ecc.), stampato nel 1916. Finita la guerra, pubblica, per impulso di Papini, Allegria di naufragi, nel 1919. Sposa Jeanne Dupoix, nel 1920. Si trasferisce a Roma nel 1921 e inizia una sua nuova fase di maturità. La città di Roma consente ad Ungaretti di venire a contatto con la sensibilità e la cultura dell’arte barocca: la capitale lo colpisce per le sue fastose architetture e per la sua luce ricca e violenta. Da queste suggestioni nascono le liriche raccolte nel Sentimento del Tempo, 1933. Nel 1936 si stabilisce a San Paolo del Brasile, ove gli è stata offerta la cattedra di Lingua e letteratura italiana presso l'università. Questo periodo è tragico perché nel 1937 muore il fratello, nel 1939 il figlio Antonietto e a questo si aggiunge il dolore per la seconda Guerra Mondiale; nel 1942 rientra in Italia, ove è nominato "per chiara fama" titolare della prima cattedra di Letteratura italiana contemporanea presso l'università di Roma. Nel 1947 Ungaretti dà sfogo alla tensione dolorosa nei versi sulla straziante morte del bimbo e della guerra nella raccolta poetica “ Il Dolore”. Dalla vicenda di barbarie della seconda guerra mondiale sorge più alta l'esigenza di raccogliere, nella meditazione dei classici, la memoria della dignità e della tragedia di essere uomini: saranno le mirabili traduzioni dei 40 Sonetti di Shakespeare, delle Visioni di Blake, delle poesie di Gongora e Mallarmé, dell'Eneide. Nel 1950 esce la prima edizione de “La Terra Promessa” e “Il Taccuino del vecchio”, 1960; rielabora poi, 'a lume di fantasia', le prose d'arte e di viaggio: Il Deserto e dopo, 1961. Muore a Milano nella notte fra il 1° e il 2 giugno 1970. I suoi oggetti poetici sono sempre in rapporto a eventi, luoghi, situazioni legate alla biografia: centrale è infatti la nozione di “memoria”, intesa come consapevolezza di un vissuto che si deposita nella coscienza. La memoria è però una sorta di polo negativo poiché custodisce spesso un passato doloroso: ad essa si oppone dunque la nozione di “ innocenza”, uno stato ideale teso ad una felicità priva di consapevolezza e di dolore e che si identifica a volte con l’infanzia. Da questo rapporto si sviluppa il progetto di una unitaria autobiografia poetica in cui la dimensione biografica rappresenta la radice di quella poetica. La produzione poetica diventa una sorta di biografia allegorica. Ungaretti nelle sue poesie disgrega il verso, aggredisce qualsiasi impostazione stilistica tradizionale, toglie la punteggiatura, rende poetiche parole vuote (come preposizioni e articoli); crea spazi bianchi attorno alle parole, per dare l’idea del loro emergere dal silenzio dell’anima. Per cui, se è vero, come dice Flora, che possiamo ottenere effetti simili isolando parole a caso, è però importante riconoscere che la partecipazione emotiva che chiede Ungaretti al suo lettore poggia quasi su un aspetto magico e religioso, «l’assoluto quasi religioso della parola vergine, originaria». Questo influenzò profondamente i poeti ermetici. Il motivo biografico, confessato dal poeta, diventa determinante. “Il dolore” è una raccolta di poesie che elabora le esperienze e la sofferenza del soggiorno in Brasile, “Il Porto Sepolto” è una raccolta di piccole poesie scritte su pezzi di carta in trincea e un soldato lo incoraggiò a pubblicarle. Nelle poesie annota le sue sensazioni, senza molti aggettivi e una comunicazione asciutta e secca del dolore. Il titolo scelto dal poeta proviene dalla sua adolescenza egiziana e di un antico porto di Alessandria d’Egitto che è ancora sepolto. Il titolo con l’immagine del porto sepolto allude al viaggio del poeta verso gli aspetti originari e profondi del proprio essere. Nel 1919 esce l’ Allegria di naufragi che sarebbe il “Porto Sepolto” quindi stessa raccolta, ma con l’aggiunta di nuove poesie, il titolo fa riferimento ad un naufragio anche piacevole, un’ abbandonarsi alla vita, naufrago che è uscito dal naufragio ed è quindi contento di essere vivo. Tutta la raccolta ruota attorno alla dialettica simbolica guerra-pace: la guerra è il tema cardine, l’ossessione esistenziale a cui si contrappone l’aspirazione alla pace. A questo nucleo si affianca il

rapporto vita-morte: la morte rappresenta il punto estremo dell’uomo e insieme il quesito fondamentale dell’esistenza. Il superamento del contrasto guerra-pace si intravede nel miraggio dell’amore universale che proietta l’io in una dimensione cosmica e religiosa. Il passaggio a Sentimento del tempo (1933) segna un cambiamento non trascurabile in Ungaretti: intanto il titolo ricorda molto l’opera gigantesca di Marcel Proust. E poi la necessità per il poeta di ricollegarsi alla tradizione classica Petrarca-Leopardi attraverso il tramite del barocco (Mengaldo). Il poeta recupera i versi tradizionali: il settenario, il novenario. Nonostante questo ritorno alla tradizione, resta sempre la stessa importanza data alla parola anche se l’esito è diverso: frasi più legate, vocaboli della tradizione letteraria, versi più sfumati che si contrappongono alla forza lapidaria di quelli dell’Allegria. È perché il tempo interiore si distende, si mostra simile a un mare in cui ogni pensiero, ogni azione sprofonda, perdendosi. In questa raccolta Ungaretti rielabora il discorso della ricucitura della memoria e l’elaborazione del significato della memoria che lo portano ad avvicinarsi alla religione e al concetto di vita e morte. Ungaretti dice del “ Il dolore” che : «So che cosa significhi la morte, lo sapevo anche prima; ma allora, quando mi è stata strappata la parte migliore di me, la esperimento in me, da quel momento, la morte. Il dolore è il libro che più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola. Se ne parlassi mi parrebbe d’essere impudico. Quel dolore non finirà più di straziarmi». Questo libro è una lunga confessione dei lutti che si abbatterono sul poeta: la morte del fratello, del figlio Antonietto, e la sciagura del secondo conflitto mondiale. Quel dolore diventa un canto altissimo, puro, che rimanda sempre a un amore tenerissimo e orgoglioso verso la vita. La raccolta successiva, La terra promessa (1950), avrebbe dovuto riprendere il tema dello sbarco di Enea, in un’opera allegorica destinata al melodramma, ma resta di fatto incompiuta. Viene pubblicata come raccolta di poesie, il cui tema è il trapasso di una civiltà allegorizzata dalla morte per suicidio di Didone. La raccolta esplora la vulnerabilità dell’esistenza, simboleggiata dal dramma di Didone e la perenne sconfitta dell’uomo d’azione che tenta di realizzare l’assoluto nel contingente. L’opera fu inizialmente concepita da Ungaretti come un melodramma, con personaggi, cori e musica. Essa doveva perciò svilupparsi secondo un certo disegno narrativo e compiersi in maniera tale da poter anche essere rappresentata sulla scena. Il coro in Ungaretti non è però imitazione di un genere poetico codificato, simile a quello dei cori della tragedia greca che inframmezzavano le scene vere e proprie del dramma, bensì un frammento poetico che interagisce con altri frammenti componendo un tutto lirico. Il coro contribuisce a conferire una forma polifonica al testo: la voce del poeta è la voce di tutti gli uomini uniti nell’esperienza comune dell’amore e del dolore. Essa crea una polifonia che si arricchisce di un fitto gioco di variazioni donando ai cori un originale carattere di “disarmonia prestabilita”, cioè una disarmonia perseguita come scelta da parte del poeta. A questa raccolta si lega Il taccuino del vecchio (1961), ma c’è un’identificazione importante: la terra promessa coincide con la morte. E dunque, l’occasione, di tracciare un bilancio definitivo per il poeta. Tutte le poesie di Ungaretti sono nel volume Vita di un uomo, una vera autobiografia poetica. Ungaretti si è inabissato nell’umanità avendo come strumento la sua vita: perché è nella nostra vita che conosciamo le altre vite. Ungaretti fu sempre alla ricerca di una manifesta fratellanza col mondo. Ed è sconvolgente vedere come nella vita di un solo uomo, emerga la vita di molti altri. È questo uno dei misteri così cari ai poeti. È il segreto di questa poesia, improvvisamente emersa della poesia, non può esaurirsi perché è dentro ognuno di noi , basta riconoscerla e comunicarla.

Bibliografia: Bologna, C., Rocchi P. (2012). Rosa fresca aulentissima. Torino: Loescher.

Sitografia: - https://www.studenti.it/giuseppe-ungaretti -

https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-ungaretti/ https://www.scuolissima.com/2018/11/san-martino-del-carso-ungaretti.html...


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