Giuseppe Ungaretti, Biografia e pensiero PDF

Title Giuseppe Ungaretti, Biografia e pensiero
Course STORIA DELLA FILOSOFIA
Institution Università della Calabria
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Giuseppe Ungaretti, biografia e pensiero. Poeta, scrittore, traduttore e accademico italiano....


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Ungaretti : Vita e Opere Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto il 10 febbraio 1888 da una famiglia di origini lucchesi. Perde il padre quando è molto piccolo e non vive una condizione economica particolarmente agiata. La città natale ha nella poetica dell’Ungaretti un posto privilegiato, dalla quale saranno ripresi temi, situazioni e immagini. Proprio la città egizia offre al poeta una serie di contatti culturali importantissimi per il configurarsi del suo profilo intellettuale. Nel 1912 il trasferimento a Parigi è per lui fondamentale. Qui conosce vari intellettuali, letterati e non, in particolare il gruppo della rivista “Lacerba” che lo invita a farne parte, qui nel 1915 vengono pubblicate le sue prime poesie. L’entrata nelle file militari per il poeta fu importantissima, qui egli troverà un vasto repertorio di immagini e situazioni che avranno compiutezza nella raccolta del “Porto Sepolto”. Finita la guerra (1918) rimase in Francia come corrispondente di un giornale fascista, qui nel ’19 pubblicava “Allegria di naufragi”. Si traferì a Roma negli anni venti dove visse un lungo periodo di pace e serenità, immerso nella vita culturale. Cresceva intanto la sua fama di poeta. Dopo la pubblicazione di “Sentimento del tempo” (1933), andò in sud America ad insegnare letteratura italiana all’università di San Paolo del Brasile. Quelli che seguirono furono anni segnati dalla tragedia della morte del figlio, vi si sviluppò una vena ancor più angosciosa nel poeta che trovò compiutezza nella raccolta “Il dolore”, pubblicata nel ’47. Gli ultimi anni della propria vita vennero trascorsi tra vari viaggi, conferenze e ammirazioni. Il poeta diventava così fondamentale nella società del dopo guerra e tutte le sue poesie furono raccolte in un’unica grande pubblicazione che era “Vita d’un uomo”. Morì a Milano nel 1970.

L’allegria L'allegria è una raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti pubblicata nel 1919 con il titolo Allegria di naufragi e in seguito, con il suo titolo finale, nel 1931. L'edizione definitiva, dopo ulteriori rimaneggiamenti, è del 1942 La maggior parte dei testi poetici, scritti tra il 1914 e il 1919, esprime soprattutto i sentimenti nati dall'esperienza della Prima guerra mondiale, come dolore ma anche come scoperta dei valori più autentici di fratellanza ed umanità. Il titolo porta all'idea di un'esultanza che si presenta nei momenti più terribili del conflitto contro la morte ma che incitano il poeta a continuare il viaggio con maggiore ottimismo. Molto importante la sezione del Porto Sepolto in cui al motivo della guerra si riallaccia quello delle proprie radici. Già il nome fa riferimento alla leggenda della città natale (Alessandria d’Egitto) sotto la quale si celerebbe un porto sepolto dal tempo e dalla sabbia. Qui il poeta cerca di trovare il significato di quel “nulla / d’inesuaribile segreto” attraverso lo svisceramento della parola. Questa scansione e sillabazione della parola è riflesso di una società, di un mondo, che sembra essersi ridotto al grado più basso della propria esistenza. La guerra rappresenta la condizione concreta e anonima di un soldato; occasione per ritrovare la propria identità e radici . Attraverso questa condizione di anonimato e sradicamento si può percepire il significato profondo dell’esistenza. Questa raccolta è una vera e propria ricerca interiore dell’autore per la componente autobiografica.

Sentimento del tempo Questa raccolta accoglie di componimenti successivi alla guerra, entro i quali cambia la maniera espressiva dell’Ungaretti. In queste poesie il verso ricompare, le strutture poetiche sono più nitide e la parola non si concentra in se stessa, diventando in questo modo parte di un discorso più ampio, entro il quale assume importante significato la figura retorica dell’analogia. La raccolta è segnata sul piano tematico da due importanti novità: la scoperta del fascino barocco e di Roma, ma soprattutto la conversione religiosa del poeta. In questo modo lo scrittore tende alla ricerca di un tempo perduto, di verità nascoste che la società ha dimenticato. Entro schemi barocchi è presentato l’avvicendarsi del reale in un vorticoso succedersi di situazioni.

Il Dolore Fondamentale raccolta imperniata su due lutti che colpirono il poeta: la morte del fratello e quella del figlio. In questi componimenti il discorso è esplicato attraverso strutture razionali e un verso limpido e coerente, entro i quali, però, si avverte la minacciosità dell’espediente analogico che tende a portare il lettore verso situazioni più cupe e infelici.

San Martino del Carso —Metrica: brevi versi liberi Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti che mi corrispondevano¹ non è rimasto neppure tanto² Ma nel cuor nessuna croce manca È il mio cuore il paese più straziato Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916 ¹ mi corrispondevano: contraccambiavano il mio affetto. ² neppure tanto: dei compagni d’armi del poeta non è rimasto nemmeno il corpo nei cimiteri.

analisi e commento È questa una delle più note “poesie di guerra” di Giuseppe Ungaretti, pubblicata nel 1916 ne Il porto sepolto e poi confluita nella raccolta L’Allegria . Come per le altre poesie di questa raccolta, l’autore ha indicato il luogo e la data di composizione dei suoi versi, come in una pagina di diario, perché il loro contenuto non è separabile dall’occasione che li ha ispirati. Protagonista di questa poesia è la parola “guerra” che distrugge uomini e cose; essa non compare nel testo, ma ne è la protagonista onnipresente. Della guerra infatti parlano i resti degli oggetti, ridotti a «brandelli», e il ricordo di chi non c’è più. Per ognuno dei tanti che sono caduti c’è una simbolica croce nel cuore del poeta e soldato Ungaretti, un cuore trasformato – altrettanto simbolicamente – in un cimitero. Il testo è suddiviso in quattro strofe con costruzione fortemente simmetrica: uguali tra loro la prima e la seconda, così come la terza e la quarta. Le prime due strofe, composte di quattro versi, iniziano entrambe con la preposizione «Di», che introduce il medesimo complemento sintattico (complemento partitivo) e presentano la ripetizione del verso «non è rimasto», pur in differente posizione. Le ultime due strofe sono simili, tanto che il primo verso di entrambe è quasi uguale («Ma nel cuore», «È il mio cuore»).

La punteggiatura è del tutto assente e questo, oltre a costituire una precisa scelta stilistica del primo Ermetismo , dà unità e continuità interna all’intera poesia, sicché le immagini di ogni strofa si susseguono come frammenti di un unico pensiero. È assente la rima, anche se vi sono richiami interni («rimasto / rimasto»; «cuore / cuore»; «tanti / tanto»). L’ultima strofa del componimento è costruita intorno a un’analogia: il cuore del poeta e il paese – accomunati dalla medesima condizione di “strazio”. La forza espressiva di questa poesia consiste nella sua incisiva brevità e nella

precisa scelta del lessico, per cui ogni parola assume un forte significato evocativo. In tal modo i sentimenti di dolore, tristezza e commiserazione che il poeta avverte non sono descritti in modo esplicito, ma comunicati al lettore attraverso immagini potentemente espressive.

IN MEMORIA: In questo componimento Ungaretti vuole ricordare il suo amico Moammed Sceab che nel 1913 si suicidò a Parigi; Come lo stesso Ungaretti, Mohammed era un emigrato che purtroppo non seppe riconoscersi in nessuna patria, ciò rimarcato dal fatto che nessuno lo conosceva ed il ricordo è affidato solamente al poeta e quindi alla poesia che assume anche questa funzione. Il componimento può essere suddiviso in due parti: • nella prima: l’incipit è una breve presentazione delle generalità del compagno e delle origini probabilmente africane e di certo islamico. La terza strofa coincide con la descrizione della volontà di Moammed di riconoscersi in una patria, tanto che cambiò il suo nome in Marcel mutando così le proprie tradizioni; la condizione dell’amico è definita da una serie di formule negative che rimarcano l’incapacità di integrarsi. • nella seconda: Ungaretti rievoca la triste scena del funerale in un piccolo paesaggio urbano; l’estrema precisione geografica stride con la vaghezza della descrizione delle sue origini, ma fondamentali sono le ultime strofe dove il poeta crea uno scambio tra natura e vita umana. Con l’ultima strofa invece Ungaretti affida alla poesia la funzione di eternare e ricordare per sempre il suo amico Moammed. Commento La poesia parla della morte di un caro amico di Ungaretti, Mohammed Sceab, con il quale Ungaretti aveva condiviso una parte della sua vita negli anni giovanili ad Alessandria d'Egitto e in seguito a Parigi in Francia. Nella poesia emergono i due destini a confronto: il destino tragico di Mohammed e il destino, sempre sofferente, ma con un diverso epilogo del poeta. Mohammed Sceab, un giovane arabo discendente di emiri, si è ucciso perché non aveva più una patria. Stanco di vivere in una tenda del deserto, aveva raggiunto Ungaretti nella grande metropoli francese e li aveva cambiato il suo nome Mohammed in Marcel. Ma non basta mutare il nome per sentirsi francese: a Parigi, lui, figlio di un capo tribù, era un emarginato della società, era "nessuno"! E così, non potendo vivere a Parigi, né volendo ritornare nel deserto, patria dei suoi avi, si era tolto la vita. L'amico ha pagato con il suicidio l'incapacità di uscire dalla solitudine attraverso relazioni d'amore e di amicizia. Entrambi i personaggi si ritrovano senza patria, senza radici. È diverso però l'esito: Ungaretti - come si coglie nel finale - si salva grazie alla poesia, cioè nel canto, in cui trova una risposta alle sue sofferenze, perché ha la funzione di conservare nella memoria gli avvenimenti e le persone, mantenendo in vita il loro significato. Invece per l'amico la poesia non è intervenuta a costituire un elemento di aiuto e di risposta ai propri bisogni ed alle proprie ansie. Si nota da questo testo che Ungaretti vede nella poesia una funzione sacrale, in quanto la poesia è una conoscenza che si diffonde su una totalità di contenuti che risultano indeterminati: l'uomo, la vita, la morte. Attraverso la scrittura l'uomo, pur essendo senza radici, riesce a sublimare i valori dello sradicamento, della mancanza di una patria e della vita in solitudine in un paese straniero dove è difficile ambientarsi. In sostanza il testo, posto a premessa della raccolta, è un canto che inneggia al valore e anche dalla funzione della poesia come memoria e ricordo.

In memoria – Analisi Schema metrico: otto strofe di lunghezza irregolare, formate da versi per lo più brevi. Nel testo vi sono due aspetti fondamentali: 1. la commozione con cui il poeta ricorda l'amico scomparso, compagno di studi ad Alessandria fin dall'adolescenza; 2. è la riflessione non tanto sul perché del suicidio, bensì sul perché ai due amici sia toccata una sorte così differente, sebbene le premesse fossero simili. Sia Ungaretti sia Mohammed Sceabs, infatti sono dei sofferenti, in quanto esuli (nomadi, per utilizzare un termine ungarettiano), sradicati dalla terra d'origine, in cerca di stabilità. LO STILE Sul piano dello stile, la lirica ha un andamento intimo e affettuoso. I versi, brevi e rallentati, hanno il tono alto e severo di un'orazione funebre. I tempi verbali oscillano tra passato e presente, ricordo e cronaca: • i tempi passati (amò, mutò, fu) incalzano il lettore; •

gli imperfetti, spesso di forma negativa (si chiamava, non aveva, non sapeva), impongono

una pausa; •

per la rievocazione usa il tempo presente: "Riposa / nel camposanto d'Ivry".

La mancanza di punteggiatura sostituita dagli spazi bianchi i quali, oltre a scandire i periodi separandoli uno dall'altro, hanno due funzioni: •

una semantica (le parole acquistano respiro e, così isolate, esprimono a fondo il loro

significato); •

una espressiva come pausa di silenzio (prova a leggere ad alta voce e a fare una breve

pausa ad ogni spazio); in questo silenzio che scandisce la lettura sentirai campeggiare le immagini che, libere da ogni vincolo metrico e talvolta sintattico (nota nella seconda strofa l'ellissi, cioè la soppressione del verbo) possono esprimere tutta la loro forza.

Ermetismo L’Ermetismo affonda le sue radici nel simbolismo europeo. L'ermetismo nasce tra il 1920 e il 1930 a Ferrara, ed è una corrente letteraria caratterizzata da un linguaggio oscuro e di non immediata comprensione: non a caso, il termine "ermetico" significa proprio 'chiuso', 'misterioso'. I poeti ermetici abbandonano le espressioni retoriche e tutta quell'abbondanza di parole che era caratteristica dei loro predecessori. Utilizzano invece dei termini scelti con cura, in maniera unica ed essenziale, così da rendere veramente interessante un'opera, che deve suggerire ed evocare una realtà. Tutto questo, attraverso l'uso di metafore, analogie e sinestesie. I componimenti sono estremamente concentrati e corti e i versi vengono chiamati “versicoli”. Tutte le parole hanno un’intensa carica allusiva, analogica e simbolica; la poesia vuole diventare “pura”, si esprime in termini essenziali: viene spesso privata dei nessi logici, della punteggiatura, gli spazi bianchi e le lunghe pause frequenti rappresentano momenti di concentrazione, silenzio, attesa che richiedono al lettore uno sforzo interpretativo per poter entrare nel mondo della poesia. Le principali tematiche trattate sono il senso della solitudine, la perdita di certezze e di valori, l'angoscia dell'uomo di fronte ai cambiamenti storici, a cui il poeta cerca di "resistere", cercando la salvezza del presente nella letteratura. Fondatori della poesia ermetica sono considerati Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale e la definizione fu coniata in senso dispregiativo dalla critica tradizionale che intendeva condannare l'oscurità e l'indecifrabilità della nuova poesia, ritenuta difficile in confronto alle chiare strutture della poesia classica. I poeti con i loro versi fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono pervenuti in momenti di grazia, attraverso la rivelazione poetica e non con l’aiuto del ragionamento.. Solitamente la struttura è paratattica e viene scardinata la metrica tradizionale....


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