Ungaretti PDF

Title Ungaretti
Author Andrea Cervetto
Course Italiano 5anno- Liceo scientifico
Institution Liceo (Italia)
Pages 2
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Summary

GIUSEPPE UNGARETTI Una biografia straordinaria: il deserto africano, parigina, la vita di trincea, i lutti personali, la durata vitale e creativo. Nato ad Alessandria da genitori lucchesi che vi cercarono lavoro in occasione dello scavo di Suez, trasferito in Francia (1912) dove fece le prime esperi...


Description

GIUSEPPE UNGARETTI (1888-1970) Una biografia straordinaria: il deserto africano, l'avanguardia parigina, la vita di trincea, i lutti personali, la durata dell’arco vitale e creativo. Nato ad Alessandria d'Egitto da genitori lucchesi che vi cercarono lavoro in occasione dello scavo di Suez, trasferito in Francia (1912) dove fece le prime esperienze letterarie a contatto con le avanguardie parigine, Ungaretti si formò fuori del contesto italiano e l'Italia rimase a lungo il miraggio favoloso. Ricordiamo pure il soggiorno in Brasile negli anni 1936-1942. Subì molto l'influsso dei simbolisti francesi, specie Mallarmé, da cui si spiega, in parte, il carattere fortemente innovativo della sua poesia: illuminazione folgorante che proviene dalla memoria, proponendo barlumi di verità; spazi bianchi che isolano la parola conferendole un valore essenziale; sfrenato procedimento analogico; poesia pura, musicale, che deve evocare con immediatezza; gusto per il frammento. L'uomo è il tema centrale dell'opera di Ungaretti: la pena di esistere, la fragilità e la solitudine, l'ansia di vita, la tensione religiosa verso l'assoluto sono le realtà che il poeta mette a nudo, cercando nelle sue esperienze personali le tappe del vivere, gli esempi di una situazione universale. Ungaretti intitolò Vita di un uomo (1915-1969) la raccolta di tutte le sue opere, volendo significare in quelle parole tutto il travaglio personale, ma anche universale. E’ angosciato dal male e dalla ferocia che regnano tra gli uomini e vi oppone un ardente richiamo alla fratellanza («Di che reggimento / siete / fratelli?»). In questa impostazione tutta interiore e sentimentale del discorso poetico, importante funzione è attribuita al paesaggio: il poeta, cosciente del caos che lo circonda, ma anelante all'ordine e alla quiete, si sente parte della natura, vuole entrare in armonia con l'universo. Nella poesia I fiumi egli si dichiara «docile fibra / dell' universo». 1a fase: poesia di guerra (Il porto sepolto, pubblicato a Udine in 80 esemplari nel 1916, confluito poi nella Allegria di naufragi del 1919 e, infine, nell’ Allegria del '31): partendo da un'esperienza autobiografica e diaristica (volontario sul Carso nella prima guerra mondiale - indicazione della data e luogo di composizione), il poeta scopre la precarietà della condizione umana (l'uomo solo di fronte all'universo) ed elabora il sentimento della fraternità. La guerra rivela la fragilità della condizione dell'uomo, che è naufrago della vita. La cruda realtà si traduce in scarne poesie, costruite con frasi nominali e paratattiche, prive di punteggiatura, ma ricche di pause imposte dalla scomposizione del verso. Nasce la parola nuda, scarnificata, essenziale, che esprime la condizione dell'uomo di pena. Questa raccolta fu definita «la più radicale rivoluzione espressiva nella poesia del nostro secolo»: 1. Compare la nuova tecnica della folgorazione lirica; 2. La poesia si fa eminentemente allusiva, magica, irrazionale; 3. Si ricercano la «purezza» e l'autenticità, opposte al dramma della storia. Al di là del «naufragio», può ritornare la forza di una primordiale fiducia nella vita, di un istintivo ottimismo (Allegria di naufragi esprime con un ossimoro il duplice sentimento); 4. Il lessico si fa elementare e concreto, la sintassi è frantumata e slegata; 5. Appare evidente e originale il nesso fra soluzioni metrico-stilistiche e novità umana ed esistenziale. 2a fase: periodo 1919-35 Con la raccolta Sentimento del tempo (1933) la riflessione si allarga, si fa più complessa e astratta; avviene il superamento della fase diaristica e autobiografica. L' uomo di pena diventa l'Uomo e il poeta aspira a dar voce ai conflitti eterni, agli interrogativi esistenziali sul valore del tempo e sul rapporto con la divinità, alla ricerca di Dio, a «sentire il tempo, l'effimero in relazione con l'eterno», come dirà il poeta stesso. Sul piano stilistico avviene il recupero della sintassi per un discorso più disteso, meno scarnificato, e sul piano metrico il ritorno alla tradizione (da Petrarca a Leopardi) con la riconquista dei versi settenario ed endecasillabo per una musicalità più ampia. Anche in relazione alla moda «ermetica» degli anni Trenta, Ungaretti fa ampio uso dell' analogia. 3a fase: Il dolore (1947) Riunisce poesie composte dal 1937 al 1946. Il poeta soggiornò a San Paolo del Brasile dal 1936 al 1942. La sofferenza personale per la morte del figlio Antonietto (aveva nove anni) e gli orrori della seconda guerra mondiale riportano il poeta ai temi tradizionali autobiografici del dolore e della sconfitta dell'uomo. Malinconia, destino, commozione umana sono i sentimenti che vi prevalgono. Sul piano formale continua il recupero della sintassi e della metrica tradizionale. Infine, nelle ultime raccolte della maturità (La terra promessa del '50 e Il taccuino del vecchio del '60) prevale un tono di ironica saggezza e quasi di distacco rispetto a una vita ormai priva di illusioni.

Si può dire che Ungaretti è stato il poeta del dolore universale dell’umanità sia perché ha cantato tutto il suo dolore personale per la morte dei suoi più cari familiari, sia perché ha cantato il dolore del popolo italiano nella II guerra mondiale durante le deportazioni naziste, sia perché ha cantato il dolore dei soldati, che vedeva morire nelle trincee della prima guerra mondiale, sia perché ha cantato il dolore dell’esistenza degli uomini e dell’umanità in ogni dove e in ogni tempo, destinata a soffrire in quanto uomini che vivono. Ma Ungaretti ha sempre accompagnato questo dolore con la speranza di una vita migliore grazie al conforto della Chiesa e alla forza che deriva dalla Fede e dalla fiducia in Dio. Ungaretti è stato anche il poeta della speranza in Dio e nella vita, ha avuto fiducia nella vita e nell’amore. Così ha scritto: . La Madre E il cuore quando d’un ultimo battito Avrà fatto cadere il muro d’ombra Per condurmi, Madre, sino al Signore, Come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all’Eterno, Come già ti vedeva Quando eri ancora in vita. Alzerai tremante la vecchie braccia, Come quando spirasti Dicendo: Mio Dio, eccomi. E solo quando m’avrà perdonato, Ti verrà il desiderio di guardarmi. Ricorderai d’avermi atteso tanto, E avrai negli occhi un rapido sospiro. (G. Ungaretti, da Sentimento del tempo) Per Sempre Roma il 24 maggio 1959 Senza niuna impazienza sognerò Mi piegherò al lavoro Che non può mai finire, E a poco a poco in cima Alle braccia rinate Si riapriranno mani soccorrevoli, Nelle cavità loro Riapparsi gli occhi, ridaranno luce, E, d’improvviso intatta Sarai risorta, mi farà da guida Di nuovo la tua voce, Per sempre ti rivedo (Giuseppe Ungaretti da Il Taccuino del Vecchio)

Ultimi cori per la terra Promessa 1 Agglutinati all’oggi I giorni del passato E gli altri che verranno. 3 Quando un giorno ti lascia, Pensi all’altro che spunta. È sempre pieno di promesse il nascere Sebbene sia straziante E l’esperienza d’ogni giorno insegni Che nel legarsi, sciogliersi o durare Non sono i giorni se non vago fumo 9 Ogni anno, mentre scopro che febbraio È sensitivo e, per pudore, torbido, Con minuto fiorire, gialla irrompe, La mimosa. S’inquadra alla finestra Di quella mia dimora d’una volta, Di questa dove passo gli anni vecchi. Mentre arrivo vicino al gran silenzio, Segno sarà che niuna cosa muore Se ne ritorna sempre l’apparenza? O saprò finalmente che la morte Regno non ha che sopra l’apparenza?. (Giuseppe Ungaretti da Il Taccuino del Vecchio) Non gridate più Cessate di uccidere i morti non gridate più, non gridate se li volete ancora udire, se sperate di non perire. Hanno l'impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell'erba, lieta dove non passa l'uomo. (Ungaretti, Il dolore)...


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