Ungaretti PDF

Title Ungaretti
Course Letteratura italiana moderna e contemporanea
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
Pages 7
File Size 144.7 KB
File Type PDF
Total Downloads 107
Total Views 148

Summary

Download Ungaretti PDF


Description

Allegria di naufragi Storia redazionale:  Primo nucleo: Il porto sepolto, opera prima di Ungaretti. Pubblicato nel 1916, esce durante la guerra per interessamento del capitano Ettore Serra ai cui ordini obbediva il fante Ungaretti. A Serra viene dedicata l’ultima poesia, intitolata Poesia, che comincia in forma epistolare ?Gentile Ettore Serra’.  1919, prima edizione di Allegria di naufragi, con aggiunta di testi;  1931, l’impianto dell’opera rimane quella del 1919. Ungaretti corregge i testi. il titolo è Allegria.  L’opera segna una svolta nella poesia italiana del Novecento. Tutta la poesia che si affaccia sul secolo, concorre a smantellare quella tradizionale (Carducci, Pascoli, D’Annunzio). Si parla di genio guastatori, parte dell’esercito a cui spetta il funzionamento della vita comune. Il ruolo di Ungaretti, intervenendo su questo terreno diroccato, inaugura una poesia nuova. Quest’opera è suddivisa in cinque sezioni: agli estremi Le prime e Le ultime; il corpo centrale è costituito da Il porto sepolto (la più ampia, 1/3 dell’intero libro), Naufragi e Girovago. Il porto sepolto raccoglie i testi del primo anno di guerra, fino all’autunno del 1916. Il porto sepolto esce a novembre dello stesso anno. Naufragi raccoglie le poesie del ’17 (anno della disfatta di Caporetto, dello sfondamento della linea difensiva dell’esercito italiano con gli austriaci che irrompono nella Pianura Padana orientale), Girovago quelle del ’18. Scandiscono quindi gli anni della guerra. Allegria di naufragi è un diario di guerra. Diario poiché, sotto il titolo, si trovano luogo e data. Questo è il primo segno distintivo del diario. Il diario è una caratteristica della scrittura di guerra, tipico della memorialistica. Questo perché chi vive la guerra, chi si trova al fronte e in trincea, non ha alcuna certezza del domani. Sa di essere in balia del destino, la sua esistenza è effimera. C’è un senso estremo della precarietà della vita. Si vive momento per momento, giorno per giorno, senza sapere cosa attende. Celeberrimo è Soldati, questo dice. Tutto vale nell’istante in cui viene detto, quell’istante è sentito come ultimo. Ogni pagina di diario diventa quindi un testamento. Si tratta di pensieri di attaccamento e godimento della vita, finché essa c’è. Si gode di quello che viene concesso ed elargito, si assaporano le bellezze della natura ad esempio. Veglia, poesia paradossale, parla di Ungaretti che trascorre un’intera note con il cadavere riverso di un suo compagno ucciso. L’immagine è agghiacciante, ma in quel contesto lui scrive lettere piene d’amore e mai si è sentito tanto attaccato alla vita. Questa situazione psicologia spiega il titolo e la forma scelta per i testi. Allegria di naufragi è un ossimoro. Il naufragio è una catastrofe, qualcosa di tragico che porta alla rovina, alla morte o a un gravissimo pericolo. Essere allegri sembra quindi una contraddizione. Il naufragio è il lascito della guerra. Secondo significato simbolico e negativo è quello della morte, la morte dei soldati sul campo di battaglia. L’allegria è, in prima istanza, la reazione di chi superstite assapora e gode i momenti della vita. Il significato simbolico va oltre, è di profondità metafisica. Si rievoca il verso conclusivo di Leopardi: E naufragar m’è dolce in questo mare. Allegria di naufragi è quindi una citazione. Leopardi si innalza sopra la tragedia della storia, è un altro naufragio al quale si rivolge il poeta: naufragio nell’eterno, nell’assoluto. Quella leopardiana era un’esperienza mistica (laica) di immersione nella natura, la mente kantiana è in grado di sentire la totalità del tutto e ad essa abbandonarsi. L’intensità con cui il poeta Ungaretti vive questa immersione nella natura (la Prima Guerra Mondiale è stata, per gli italiani, una guerra di logoramento e di alta quota, con un paesaggio alpino sublime) genera questa tensione a vivere un’esperienza redenta dalla guerra, dalla dimensione storica e reale. La brevità e la frammentarietà sono le caratteristiche dei testi. Mattina: Mi illumino d’immenso è la più breve della tradizione. La poesia è breve con versi ridotti dal punto di vista sillabico (versicoli). Spesso è frammentaria con stacchi e pause di silenzio. Si tratta di una poesia condensata e ridotto al minimo. Dice, Ungaretti stesso in un autocommento, che questa scelta formale gli fu suggerita dal contesto. Bisognava scrivere e fissare i pensieri velocemente, l’idea era sempre che quello che si scriveva sarebbe stata l’ultima parola e frase. Ciò dà alle parole incisività. Nel testo finale del porto sepolcro, Ungaretti sostiene che quando riesce a trovare una parola è una parola lapidaria. Dentro a una parola si condensa un intero mondo, un intero vissuto. Tutto si consegna alla parola nel segno della brevità. La parola acquista maggiore spessore tanto è isolata, diventa veicolo di verità importanti, ultime, testamentarie. Così nasce la poetica della parola: una parola riceve tanta maggiore risonanza dall’essere avvolta e circondata dal silenzio. La pagina rimane bianca, le frasi si allontanano, il silenzio avvolge e pervade lo spazio della pagina in cui la parola risuona come se fosse pronunciata per la prima volta. Non si tratta di parole gravide di una lunga tradizione, raffinate, bensì di parole semplici e di tutte che vengono pronunciate come per la prima volta. Così si capisce anche il fonosimbolismo. Girovago La Francia era intervenuta nel ’17, mandando in Italia un contingente di soldati per rimarginare il fronte sfondato dall’Austria. Nel ’18, quando la Germania che ha liberato il fronte russo in seguito alla rivoluzione d’ottobre, la Germania sfonda in Francia e l’Italia interviene. Ungaretti fa parte di questo contingente. Il fatto di combattere in

Francia, riattiva alla sua memoria il nomadismo della sua condizione naturale. Figlio di italiani nato in Egitto, che ha compiuto studi a Parigi e che, tornato in Italia, si arruola. Tra i più famosi testi, Girovago, riflette su questa condizione storica che diventa esistenziale e metafisica. Il poeta, l’uomo è sempre insoddisfatto e inquieto: nessun clima mi si addice, da nessuna parte posso accasarmi. Il poeta cerca un paese innocente, in cui godere di un minuto di vita iniziale (richiamo all’Eden). Ungaretti più volte ha scritto che l’emozione che provava era talmente intensa che non riusciva a parlare. La parola gli moriva in gola, un canto strozzato. Il porto sepolto Si riferisce all’antico porto di Alessandria, finito a qualche decina di metri di profondità rispetto alla superficie del mare. Se n’era persa traccia, così come di Alessandria d’Egitto. Degli archeologi francesi, pochi anni prima, avevano avviato delle ricerche per recuperare il porto e lo avevano trovato in fondo al mare. Da qui nasce l’idea simbolica di Ungaretti. L’immagine è quella di un poeta palombaro che si immerge in un abisso, che risalendo porta i canti e le parole che disperderà. Li comunica, li rende frammentari come la Sibilla che disperdeva i suoi responsi scrivendoli sulle foglie e poi lasciandole fuggire. Il porto sepolto è il luogo dell’anima dove risiede la poesia, il canto, la verità ultima dal valore esistenziale e metafisico. La struttura del libro, poi sezione di Allegria di naufragi, è quella di un diario. Presente è l’indicazione di luogo e data. Giustifica la definizione di diario il fatto che i testi sono disposti in ordine cronologico. Piccoli infrazioni all’ordine esistono: i due testi iniziali e i due finali, che formano una cornice, e un testo centrale non rispettano la cronologia. Il diario è incastonato all’interno di una cornice in cui i testi liminari svolgono un discorso che sta a cuore all’autore. Tre dei quattro testi sono scritti verso la fine, datano ottobre 1916, ovvero quando nasce l’idea di raccogliere le poesie. I primi due sono: In memoria e Il porto sepolto; gli ultimi due: Italia e Poesia. In memoria Dedica a un amico egiziano di origine arabe con cui Ungaretti ha condiviso la stanza, è vissuto negli anni parigini dell’università e morto suicida. Per due motivi si è tolto la vita: non aveva più patria e non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono. Di origine arabe, aveva voltato le spalle ai beduini e aveva cercato di trapiantarsi a Parigi, diventare europeo. Ha perso l’identità. Inoltre non sapeva dare sfogo al suo malessere esistenziale, alla sua perdita d’identità: gli mancava il dono della poesia. Italia Ungaretti dice di sentirsi italiano. Poesia Dedica ad Ettore Serra. Quando trova la parola la trova scavata in sé come un abisso. Ciò che lo salva dalla crisi è l’avere una patria e l’avere la capacità di sciogliere il canto.

Veglia Cima Quattro il 23 dicembre 1915 Un’intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d’amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita

Una notte in trincea, il soldato Ungaretti è sentinella accanto a un compagno ucciso. Egli giace riverso, come se la pallottola lo avesse cristallizzato con un immagine di stupore e dolore che guarda al plenilunio. In questa situazione, il poeta scrive lettere piene d’amore. La reazione è paradossale, l’uomo vicino alla morte difende con tutte le proprie forze il proprio attaccamento alla vita. Se la guerra è la condizione della violenza e dell’odio, il poeta scrive lettere piene d’amore. Se il compagno gli ricorda la facilità con cui si muore in guerra, lui è attaccato alla vita.

Fratelli Mariano il 15 luglio 1916 Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell’aria spasimante involontaria rivolta dell’uomo presente alla sua fragilità Fratelli Lo scenario è notturno, l’ora topica della guerra è il buio, la guerra è l’ora delle tenebre. Un incontro fortuito nelle retrovie tra soldati, non ci si conosce e si chiede a che reggimento appartengono gli altri. Fratelli sposta il discorsa, apre una riflessione sull’idea di fratellanza. Questa va posta a carico dell’identità nazionale di Ungaretti: nato da genitori italiani in Egitto, emigrato a Parigi, arriva in Italia dove combatte volontario per la redenzione di Trento e Trieste. Indossare la divisa italiana a per Ungaretti un valore identitario, gli altri sono fratelli. Piero Jahier, in una poesia di guerra, dice: qui siamo uniforme. La divisa rende tutti uguali, è simbolo di fratellanza. Questa stessa idea è presente in Ungaretti. Si sentono i lirismi della parola fratelli, è una parola tremante. Solo in quella congiuntura, la parola assume tutte le sue implicazioni. Per un verso sottolinea il legame fraterno con gli altri soldati, dall’altro parla della sua poetica: parola tremante, foglia appena nata. La poetica della parola, vi è la riattribuzione del significato alla parola.

Sono una creatura Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916 Come questa pietra del S. Michele così fredda così dura così prosciugata così refrattaria così totalmente disanimata Come questa pietra

è il mio pianto che non si vede La morte si sconta vivendo Viene fatto un paragone con una delle montagne che hanno fatto da sfondo alla guerra, il San Michele. Il poeta si paragona alla roccia di questa montagna. La roccia è fredda, durra, prosciugata: è una roccia calcarea, apparentemente asciutta. Come questa pietra è il pianto, uno schianto emotivo che non trova espressione. Il dolore è talmente intenso da pietrificarlo, il sentimento non può trovare uno sfogo. Si espone la sua poetica. La morte / si sconta / vivendo: idea cristiana della vita terrena come una valle di lacrime, costellata di dolori e sofferenze. Questo concetto acquista nell’esperienza della guerra una sua concretezza drammatica.

In dormiveglia Valloncello di Cima Quattro il 6 agosto 1916 Assisto la notte violentata L’aria è crivellata come una trina dalle schioppettate degli uomini ritratti nelle trincee come le lumache nel loro guscio Mi pare che un affannato nugolo di scalpellini batta il lastricato di pietra di lava delle mie strade ed io l’ascolti non vedendo in dormiveglia Si parla di una guerra moderna, forse la prima. La tecnologia rivoluzione completamente le modalità di svolgimento delle azioni militari. Le guerre antiche si combattevano di giorno nella stagione propizia, con l’arrivo delle piogge ci si ritirava. Nei poemi cavallereschi ed epici si scrive che al tramonto si sospendevano le ostilità. La tecnologia fa sì che la guerra si fa più di notte che di giorno, con il favore delle tenebre. È questo che Ungaretti descrive. L’uso dei participi passati/aggettivi participiali è frequentissimo in quest’opera. I verbi sono d’azione, suggeriti dal contesto. Spesso dà l’idea di un’azione subita, da qui il participio. Gli uomini sono come lumache nel loro guscio, così si acquattano nelle trincee. Questa scena evoca ad Ungaretti un’immagine di vita civile, per contrasto. Si attacca alla vita con i ricordi, pensando alle occupazioni del tempo di pace. È così che rievoca gli scalpellini che preparano il lastricato per le strade. Le pietre venivano preparate a mano da questi artigiani, questi scalpellini fanno qualcosa che va a beneficio della città. È questo rumore che il poeta di immagina sentendosi così lontano dalla guerra.

Pellegrinaggio Valloncello dell’Albero Isolato il 16 agosto 1916 In agguato in queste budella di macerie ore e ore ho strascicato la mia carcassa usata dal fango come una suola o come un seme di spinalba Ungaretti uomo di pena ti basta un’illusione per farti coraggio Un riflettore di là mette un mare nella nebbia Un paese, San Martino del Cardo, colpito e ridotto a macerie. In queste budella / di macerie, le case sventrate mostrano le proprie interiora, Ungaretti trascina la propria carcassa (idea della morte, la morte vive dentro di lui) coperta dal fango della trincea. Ungaretti / uomo di pena: un uomo che conosce la sofferenza e deve affrontarla, ma che si aggrappa all’illusione per farsi coraggi. In questa situazione pericolosa, l’illusione nasce da un riflettore (parte della guerra notturna tecnologica) che cerca di perforare un mare di nebbia. Questo evoca in lui un’immagine marina. Questo gli dà coraggio: in mare si è lontani dalla guerra.

San Martino del Carso Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916 Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto Ma nel mio cuore nessuna croce manca

È il mio cuore Il paese più straziato La prima immagine rievoca quella del paese devastato, diroccato dall’artiglieria che lo aveva ridotto a un mucchio di macerie. In piede rimane solo qualche brandello di muro: il paese è fatto di carne, i muri sono come organismi vivi. Di tanti suoi compagni però non rimane neanche un brandello. La funzione del poeta qui è quella di serbare memoria delle persone che aveva conosciuto e non ci sono più. La prima funzione de Il porto sepolto è questa, per questo motivo la sezione si apre con In memoria. Al funerale di Mohammed due soli: Ungaretti e la padrona di casa, il poeta scrivendone però lo ha tenuto in vita ed immortalato. È la funzione foscoliana della poesia, alla base dei Sepolcri: funzione immortalatrice, gli eroi senza il poeta che ne avrebbe cantato le gesta si sarebbero persi nell’oblio. La poesia vince la morte e conferisce l’immortalità. Ungaretti, davanti alla morte, convalida questa funzione della memoria. Corrispondevano è tipicamente foscoliano. Il cuore del poeta diventa una sorta di cimitero, tante sono le croci quanti i soldati morti in battaglia. Nel cuore si serba la memoria. Il cuore è un sacrario.

Italia Locvizza l’1 ottobre 1916 Sono un poeta un grido unanime sono un grumo di sogni Sono un frutto d’innumerevoli contrasti d’innesti maturato in una serra Ma il tuo popolo è portato dalla stessa terra che mi porta Italia E in questa uniforme di tuo soldato mi riposo come fosse la culla di mio padre Si assiepano i temi ideologici del libro. Della poesia e del ruolo del poeta mette in rilievo la sua validità universale, il poeta dice ciò che sta nel cuore di tutto. Il poeta non è isolato, bensì è il portavoce di un intero popolo. Un popolo che, come quello italiano, è il frutto di numerosi contrasti ed innesti. Il popolo è maturato in una serra: l’Italia è un grande giardino, la bellezza del paesaggio e la dolcezza del clima. Esce così il senso di appartenenza, rappresentata dell’uniforme (ciò che unisce, unifica, rende uguali). L’identità è trasmessa di padre in figlio (la culla / di mio padre), Ungaretti pensa però al padre bambino e arretra ulteriormente il punto di vista per comunicare una continuità storica.

Girovago Campo di Mailly maggio 1918 In nessuna parte

di terra mi posso accasare A ogni nuovo clima che incontro mi trovo languente che una volta già gli ero stato assuefatto Nascendo tornato da epoche troppo vissute Godere un solo minuto di vita iniziale Cerco un paese innocente Sezione di Girovago, che da questa poesia prende il nome. Il tema si lega alla vicenda di soldato trasferito sul fronte francese, ma che diventa un emblema simbolico. Ungaretti che si sente italiano, qui sul fronte francese si rende conto che l’umo non è mai davvero a casa, nel luogo dove aspira a vivere. Qualsiasi luogo gli procura infatti dei dispiaceri. L’unica casa in cui vorrebbe abitare è quella del paradiso terrestre: godere un solo / minuto di vita / iniziale. Un minuto a monte della storia, a monte del male, in un momento di innocenza. Il sogno è quello del paese innocente, inseguito dal poeta nomade. Innocenza e memoria sono le due parole chiave del dizionario del poeta. Faust conclude la sua vita terrena dicendo: fermati che sei bello, vorrebbe che il momento diventasse eterno. È questa stessa idea che Ungaretti comunica.

Soldati Bosco di Courton luglio 1918 Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie Poesia brevissima, laconica. È breve e testamentaria, incisa come se fosse l’ultima parola. Dà l’idea di essere su punto di morire. Da Omero a Virgilio, ritorna in Dante l’idea della foglia appesa in maniera precaria. Ungaretti attinge dalla tradizione, caricandola di un significato particolare: imminenza della morte e precarietà della vita. Il poeta scrive l’ultimo messaggio della sua vita....


Similar Free PDFs