Giuseppe Ungaretti PDF

Title Giuseppe Ungaretti
Author Ciao Ciao
Course Linguistica italiana
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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brevi appunti su ungaretti...


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Giuseppe Ungaret  Biografia Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888 da genitori lucchesi. Rimasto orfano di padre, visse ad Alessandria la prima giovinezza dove frequentò la prestigiosa “Ecole Suisse Jacot” in cui strinse le prime importanti amicizie della sua vita tra cui quella con Mohammed Sceab (rfr. “In memoria”) e iniziò le fondamentali letture di Mallarmé, Leopardi, Baudelaire e Nietzsche. Nel 1912 dopo il fallimento di alcuni affari lasciò il Cairo e si trasferì a Parigi per frequentare le lezioni alla Sorbona e al Collège de France dove fu allievo di Bergson. A Parigi venne a contatto con l’ambiente avanguardista legando amicizie con Picasso, Apollinaire e Marinet. Nel 1913 l’amico Sceab si suicida nell’albergo di Rue des Carmes (rfr. “In memoria”) e questo avvenimento toccherà molto lo scrittore. Nel 1914 scoppiata la Prima guerra mondiale, rientrò in Italia, si arruolò volontario e combatté come fante sul Carso contro gli austriaci. L’esperienza della guerra segnò Ungaretti in modo determinante, ispirandogli le liriche, grandemente innovative, del “Porto sepolto” (1916) e quindi di “Allegria di naufragi” (1919). Alla fine della guerra, dal 1918 al 1921, visse a Parigi: sposò Jeanne Dupoix, lavorò presso l’ambasciata italiana e collaborò come corrispondente al quotidiano «Il Popolo d’Italia», fondato da Mussolini. In seguito aderì al fascismo e si trasferì a Roma. Tra il 1925 e il 1928 maturò una profonda crisi spirituale, che lo riavvicinò alla fede cattolica. I versi di questo periodo confluirono nella raccolta “Sentimento del tempo” (1933). Dal 1936 al 1942 Ungaretti visse in Brasile, per insegnare letteratura italiana all’università di San Paolo. La morte, nel 1939, del figlio Antonietto, di soli nove anni, lo lasciò sconvolto. Tornato in Italia, fu accolto con tutti gli onori dal fascismo. Nel 1943-44 la tragica occupazione nazista di Roma lo impressionò profondamente. L’eco di tanta sofferenza, personale e collettiva, ispirò i versi del nuovo libro “Il dolore” (1947). Nell’immediato dopoguerra, a causa dei suoi trascorsi fascisti, fu fortemente criticato dagli intellettuali più in vista e ne soffrì amaramente. Nel frattempo, però, la sua poesia veniva conosciuta e apprezzata dal grande pubblico. Ungaretti fu invitato a tenere conferenze all’estero e per due volte sfiorò il premio Nobel. Uscirono le sue ultime raccolte poetiche: “La terra promessa” (1950), “Un grido e paesaggi” (1952), “Il taccuino del vecchio” (1960). Nel 1969 fu stampata la definitiva edizione di “Vita d’un uomo”, il libro che raccoglieva l’intera sua produzione e che fin dal titolo sottolineava il forte legame tra vita e poesia. Morì a Milano nel 1970.

 L’Allegria  Ungaretti esordì nel 1916 con la raccolta intitolata “Il porto sepolto” composta da 31 liriche e pubblicata al fronte dall’ufficiale Ettore Serra, proprietario di una tipografia che raccolse le poesie annotate su pezzi di carta o estremi di giornale e ne fece un libricino stampato in 80 copie.  Il porto sepolto divenne poi parte di una raccolta più ampia intitolata “L’allegria del naufragio” e pubblicata nel 1919. Il cui titolo ossimorico intendeva sottolineare che sia nell’esperienza di guerra sia nella condizione umana gli estremi (vita e morte, felicità e dramma) si intrecciano; così dal disastro della guerra e dal «naufragio» dell’umanità, si può forse dischiudere la gioia di ricominciare, l’«allegria» di riassaporare più intenso il gusto e il valore della vita.  Nel 1931 a Milano Ungaretti pubblica una terza versione il cui titolo definitivo è “L’allegria”.  Egli continuerà a fare piccole modifiche fino all’edizione del 1969  Si struttura in 5 sezioni: Ultime, Il porto sepolto, Naufragi, Girovago, Prime.  Tutte le poesie dell’Allegria sono datate e recano la segnalazione del luogo di composizione, così che, nell’insieme, costituiscono una sorta di diario autobiografico della sua esperienza in guerra.  L’allegria reca in sé la rivoluzione più importante conosciuta dalla poesia italiana contemporanea: Ungaretti rinuncia quasi del tutto alla punteggiatura e alle rime, per mettere in evidenza i singoli vocaboli: poche parole ridotte all’osso, scandite («sillabate», dice l’autore) e isolate graficamente. I versi liberi sono per lo più brevissimi; il loro ritmo è spezzato dalle pause (gli «a capo») e soprattutto dagli spazi bianchi, che equivalgono appunto ai silenzi da cui la parola nasce.  Tutto ciò, nelle intenzioni del poeta, serviva a trasferire nelle forme il disordine e lo sconcerto della guerra; e su un piano più generale, serviva a restituire alle parole la profondità e la purezza, che il lungo uso spesso aveva inquinato.

 “Il porto sepolto” (Le basi della letteratura 3b, p.108)  Pubblicata nel 1916 dà il titolo alla prima raccolta, i temi essenziali sono: • la poesia come immersione nelle profondità dell’io • l’ascolto delle radici nascoste della vita • la dispersione della poesia ai lettori.  A proposito del titolo Ungaretti dice che «Verso i sedici, diciassette anni, forse più tardi, ho conosciuto due giovani ingegneri francesi, i fratelli Thuile, [...] Abitavano fuori d’Alessandria, in mezzo al deserto, al Mex. Mi parlavano d’un porto, d’un porto sommerso, che doveva precedere l’epoca tolemaica, provando che Alessandria era già un porto prima d’Alessandro, che già prima d’Alessandro era una città. Non se ne sa nulla.



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Quella mia città si consuma e s’annienta d’attimo in attimo. Come faremo a sapere delle sue origini? Non se ne sa nulla, non ne rimane altro segno che quel porto custodito in fondo al mare». «Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile». Il poeta è visto come un palombaro dello spirito: Il poeta viaggia verso il «suo» porto sepolto, e vi si immerge; esce di nuovo alla luce con i propri versi; e li dona al mondo, disperdendoli. La prima strofa si riassume in tre moment: viaggio, ritorno e dispersione. “il nulla / d’inesauribile segreto” è un’immagine ardita, intraducibile: da una parte vi è il vuoto, il nulla, appunto; dall’altra un segreto inestimabile e inesauribile. Tale segreto coincide con la vita profonda dell’io, con la sua memoria personale; ma riguarda anche un orizzonte più largo, il mondo delle origini, a cui rinvia la leggenda del porto sepolto dell’antica Alessandria. I versi sono brevissimi; molto significativa è l’assenza totale della punteggiatura: il «discorso», che un tempo era affidato alla sintassi e alla punteggiatura, è ora comunicato anche attraverso il silenzio degli spazi bianchi.

 “In memoria” (Le basi della letteratura 3b, p.109)  Scritto in una pausa dei combattimenti sul fronte di Locvizza, il componimento fa parte della raccolta “Il porto sepolto” pubblicata nel 1916. La poesia è dedicata all’amico d’infanzia Moammed Sceab, conosciuto ad Alessandria e morto suicida a Parigi nel 1913, nell’albergo in cui alloggiava anche il poeta.  I temi sono: • il ricordo di un amico scomparso • la riflessione sul destino • la sofferenza degli immigrati • il ruolo di testimonianza della poesia  Ci sono due aspetti fondamentali: • il primo è la commozione con cui il poeta ricorda l’amico scomparso, compagno di studi ad Alessandria fin dall’adolescenza; • il secondo è la riflessione non tanto sul perché del suicidio, bensì sul perché ai due amici sia toccata una sorte così differente, sebbene le premesse fossero simili. Sia Ungaretti sia Moammed Sceab, infatti, sono dei sofferenti, in quanto esuli («nomadi», per utilizzare un termine ungarettiano), sradicati dalla terra d’origine, in cerca di stabilità.  La figura di Moammed è vista anche come simbolo di una crisi di civiltà (lo sradicamento sociale, la Prima guerra mondiale) che tormenta la sua epoca. La sottolineatura dell’integrazione mancata è infatti molto forte.  L’amico ha pagato con il suicidio l’incapacità di uscire dalla solitudine attraverso relazioni d’amore e di amicizia; Ungaretti invece si salva grazie alla poesia. Essa è infatti un ponte di comunicazione.

 La lirica ha il tono alto e severo di un’orazione funebre, in cui i tempi passati incalzano il lettore, gli imperfetti impongono una pausa e la rievocazione si chiude sull’eterno presente del camposanto.

 “Veglia” (Le basi della letteratura 3b, p.118)  Scritta nel 1915, fa parte delle poesie di guerra della raccolta Il porto sepolto.  I temi sono: • l’insensata brutalità della guerra • l’amore per la vita, malgrado tutto  Il titolo indica sia l’interminabile tempo trascorso accanto al cadavere dilaniato del compagno, sia l’atteggiamento di fraterna partecipazione a quello strazio, dunque la «veglia funebre». Il primo significato è illustrato dalla prima strofa della poesia, assai più lunga. Dominano in essa immagini di crudo realismo che costringono brutalmente il lettore a «urtarsi» con il disfacimento e la morte. Il successivo spazio di silenzio (lo stacco tra le due strofe) serve al poeta per scendere fino al fondo del proprio animo. Segue la seconda, breve strofa: proprio la guerra consente di cogliere il senso più profondo e il valore dell’esistere umano.

 “I fiumi” (Le basi della letteratura 3b, p.112)  Pubblicata nel 1916 nella raccolta “Il porto sepolto”.  I temi sono: • il ricordo del passato come riscoperta delle radici • la riflessione sul significato della propria vita • dal dramma della guerra alla percezione dell’armonia universale  La prima parte della poesia si ambienta sul fronte di guerra. Di notte, Ungaretti osserva l’Isonzo scorrere nei pressi della trincea in cui è accampato. Ricorda che quel mattino era entrato come un acrobata leggero nelle acque del fiume: un bagno ristoratore, divenuto quasi un rito di purificazione, utile a liberarsi dalle scorie della guerra.  Nella seconda parte (dal v. 42 in poi) il poeta riflette sull’esperienza compiuta e sui ricordi riemersi grazie a quel bagno. La riflessione mette a fuoco tre momenti, ciascuno corrispondente a un fiume: – le origini e la nascita (il Serchio, che bagna la terra natale dei genitori lucchesi); – l’infanzia e l’adolescenza (il Nilo di Alessandria d’Egitto, dove Ungaretti è nato e cresciuto); – la giovinezza con le sue «torbide» passioni (la Senna di Parigi)  L’ultma strofa segna il ritorno, “ora ch’è notte” (v. 66), alla condizione di partenza: il dramma della guerra.  Il poeta soldato s’immerge nella riflessione autobiografica e rivede così i fiumi attraverso i quali ricapitola la propria storia di nomade e di esule, risalendo alle sue radici biologiche e culturali.

 Il risultato di tale autoesame è una nuova consapevolezza, che affiora per la prima volta al v. 29: “mi sono riconosciuto”; ha cioè compreso il segreto della condizione propria e di tut, ovvero la necessità d’inserirsi in un disegno cosmico ( mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell’universo , vv. 29-31). Nasce da qui la possibilità di sentrsi in armonia (v. 35). Dunque il male e la sofferenza nascono dal percepirsi fuori dall’armonia generale.

 “Soldat” (Le basi della letteratura 3b, p.120)

 E’ l’unica poesia del gruppo proveniente non dalla sezione Il porto sepolto, ma da quella intitolata Girovago, sempre all’interno del libro L’allegria.  I temi sono: • la precarietà, fisica e psicologica, dei soldati in guerra • un’immagine della condizione umana  La vita umana è fragile come le foglie: è un motivo molto presente già nella poesia antica (Omero e Virgilio), medievale (Dante) e moderna (Shakespeare). Ungaretti rinnova qui tale similitudine inserendola nel contesto della guerra e anche mediante lo stle.  Il poeta spezza la frase in quattro unità minime, ciascuna coincidente con un verso; altera poi la normale disposizione, mettendo in evidenza, attraverso un’inversione sintattica, le foglie. Tale elemento, collegandosi al titolo (Soldati) e al contesto (siamo nel 1918, sul finire dei combattimenti in Francia, cui Ungaretti partecipò), vuole rappresentare la condizione di precarietà fisica ed esistenziale degli uomini in guerra.

 “Girovago” ( vedi su Orlando furioso) 



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E’ la poesia chiave della piccola sezione omonima, costituita di solo 5 liriche, tre delle quali composte al fronte in Francia. E’ caratterizzato dalla frantumazione del testo, dall’impiego di articoli indeterminativi in luogo di quelli determinativi e di preposizioni semplici in luogo di quelle articolate, in particolare l’occorrenza molto frequente della preposizione “di”. I temi principali della lirica sono il nomadismo e lo sradicamento. Ungaretti si sente un nomade incapace di trovare un luogo dove “accasarsi”, vive un forte disagio di adattamento, al punto di sentirsi ovunque uno straniero. Il disagio è più esistenziale che storico, infatti il paese innocente che il poeta cerca si situa al di fuori di epoche storiche, che risultano tra l’altro troppo vissute. Ciò che il poeta cerca è in definitiva l’eden perduto.

 “Non gridate più” (vedi ripassofacile)  Scritta in occasione del bombardamento del cimitero del Verano a Roma, nel 1944, questa poesia fa parte della raccolta intitolata "Il Dolore" edita nel 1947.

 I temi sono: • contrasto fra vita e morte • condanna della guerra • invito alla fratellanza fra gli uomini  La prima quartna che ha un carattere esortatvo e solenne: il poeta si rivolge direttamente agli uomini e li invita, ripetutamente, a smettere di odiarsi e di farsi del male perché questo renderebbe vano il messaggio di coloro che sono morti (caduti in guerra) che è un messaggio di amore e di pace. Non ascoltare le loro voci sarebbe come farli morire una seconda volta.  La seconda quartna è invece più intma, pervasa di commossa dolcezza: il poeta ci invita ad un silenzio commosso e raccolto, l'unico in grado di farci ascoltare e capire quelle voci che parlano di amore, sacrificio, fratellanza e pace....


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