Title | Leopardi: biografia e pensiero |
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Course | italiano (letteratura) |
Institution | Liceo (Italia) |
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Appunti sulla vita e sul pensiero filosofico dell’autore...
LEOPARDI Premessa Leopardi, poeta per eccellenza della letteratura italiana, ha sempre definito la felicità come un piacere fisico, un piacere del corpo che non può mai essere del tutto esaurito; da questa concezione nasce il pessimismo, l’illusione di arrivare alla felicità senza mai raggiungerla realmente; questo genera la sofferenza dell’umanità intera. Leopardi è dunque definito poeta del dolore, della morte e della sofferenza. Negli anni ‘30 scrive una lettera di sofferenza in cui dichiara che la sue sofferenza sono frutto di una salute malferma, un’esperienza singolare e personale negativa; Giacomo si ribella sempre al limite del genere umano di illudersi, di non riuscire a vedere il vero. La sua modernità sta per l’appunto nell’aver messo in luce il difetto, che è un difetto di origine dell’uomo, è il desiderare che è limitato dalla realtà, dall’essere felici. Leopardi è riuscito tramite la ragione e il sentimento a operare uno squarcio della realtà. Leopardi è sentimento e ragione. L’ultima sua opera, creata di fronte al Vesuvio, ci svela che l’uomo deve resistere trovando un alleanza con un altro uomo, la società è un messaggio positivo perché l’uomo non si sente solo, in cui ognuno allevia il dolore dell’altro, tutti sono nella stessa condizione quindi non c’è una presa di potere da parte di uno ma soltanto aiuto e collaborazione. Giacomo critica il progresso materiale scientifico, attraverso anche i giornali, perchè l’uomo affidandosi a questo perde sè stesso, e critica le altre religioni perchè promettono qualcosa ma dell’aldilà e invece l’uomo vive nel presente. Leopardi è ATEO, non accetta che la vita possa esserci nell’aldilà, inoltre pensa che l’uomo deve godere il presente, mentre proiettarsi nell’aldilà e sacrificare, accettare, vivere passivamente il presente è un errore. E stato un uomo isolato, una voce fuori dal coro, un piccolo terremoto, una scossa di energia per guardare in faccia la realtà; è un uomo forte, coraggioso, progressista, cerca il progresso dell'uomo in sè e per sè non al di fuori; è sempre attuale, porta sempre contenuti freschi; uomo di cultura irraggiungibile perché ha dedicato tutta la sua infanzia, giovinezza e infine vita allo studio. L’amicizia è molto importante per Leopardi, instaura un grande rapporto con Pietro Giordani e Antonio Ranieri. Leopardi è un antiromantico ma in realtà possiede degli elementi romantici: ● agoniare felicità senza mai raggiungerla ● tensione, passione ● infinito che ha sempre legame finito, che è suscitato dal finito
BIOGRAFIA
Nasce a Recanati il 26 Giugno 1798, la sua famiglia è una famiglia aristocratica (ancora oggi abitano lì) e possedevano molte terre, con coltivazioni di ulivi e viti, la loro ricchezza era per l’appunto fondata sulla proprietà terriera; in quel tempo non erano ricchissimi perciò la madre risparmiava. I suoi genitori dannouna grande influenza a Leopardi, che è primogenito e si attacca molto alla sorella Paolina, che è sensibile e curiosa come lui, e Carlo, a cui dedica una lettera. Il padre Monaldo (molte lettere tra padre e figlio) non era molto presente ma comunque attento e di grande cultura, amava leggere e pensava che tutti dovesse avere la possibilità di conoscere,per questo arricchisce la sua biblioteca di molti libri e periodicamente la apriva alla comunità. Il padre è reazionario, inizialmente Leopardi si confronta anche con il padre. Leopardi mantenne la sua posizione di superiorità verso il classico rispetto al romantico perchè per lui i romantici erano troppo poco radicati, non avevano un pensiero fondato su qualcosa di profondo, ma era solo un sentimento, non deriva da un profondo studio; gli antichi potevano vivere la natura allo stato di natura, mentre ora essendo la natura finta e creata dall’uomo i romantici non possono farlo, questo porta a uno smarrimento nell’uomo. La madre Adelaide Antici è una donna severa, anaffettiva, non gli damai abbracci o carezze, per questo Leopardi cresce con un grande bisogno di affetto, è una fervente cattolica, anche il padre lo è, ed è attenta a tutti i rituali e alle forme di religione (avevano la chiesa prossima al loro palazzo), ciò che le manca è la carità cristiana, l’amore verso gli altri. Leopardi lamenta l’assenza della madre nella sua vita. La sua istruzione viene affidata inizialmente ad alcuni istruttori che andavano nella sua casa, ma a 10 anni, avendo già imparato tutto, non ha più bisogno di maestri e quindi studia da autodidatta; da questo momento iniziano i 7 anni di studio intenso, in cui legge tutto quello che può, traduce latino e greco, studia arabo, traduce la Bibbia, legge trattati astronomici scrive anche un trattato scientifico; ha una cultura trasversale. In questi anni lo studio diventa il suo passatempo, fino al ‘15 dedica gli anni alla pura conoscenza, alla sua fame di sapere smodata e senza fine; tutto questo non è un peso perché la conoscenza gli permette di evadere dal mondo familiare che è angusto. Nel ‘17 anno dello zibaldone, ovvero una raccolta, una sorta di diario, in cui scrive tutto ciò che gli passa per la testa.
Pietro Giordani è l’amico di penna , il suo punto di riferimento da fuori; nel ‘19 aveva in mente un incontro con Leopardi ma il padre gli impedì la visita, a questo punto giacomo pensò di suicidarsi. Accantona l’idea del suicidio perchè ha un grande attaccamento alla vita, ha il desiderio di vivere la vita, aspetto positivo del suo pessimismo. Nel’22 avviene la sua prima uscita, va a Roma dallo zio materno, questo viaggio sarebbe dovuto essere spettacolare (l’attesa aumenta il desiderio) ma Roma invece lo delude, fatta di ruderi e di rovine, lui l’aveva immaginata come la Roma imperiale;
l’elemento positivo di questo viaggio è la visita alla tomba di Tasso, dove anche si commuove. Più tardi l’Editore Stella gli chiede di tradurre alcuni testi, così va a Milano e inizia la professione di traduttore, professione che gli dà soldi a differenza della famiglia che non lo aiutavano visto che non aveva intrapreso la carriera ecclesiastica. Va a Firenze, entra nella rivista Antologia, che hanno come persona rappresentativa Vieusseux, sono tutti intellettuali che capiscono la grandezza di Leopardi ma lui non si sente in sintonia, differenza sostanziale: ● intellettuali erano integrati con il sistema ● Leopardi era una voce fuori dal coro Leopardi non è organico, non sacrifica il proprio pensiero per accettare il pensiero del gruppo, ma dice sempre la sua. Nel ‘27 è a Pisa, nel ‘28 torna a Recanati, ci sta solo qualche anno poi lascia per sempre la casa e si trasferisce a Napoli, dove muore nel ‘37 per un’epidemia di colera. GOBBO, quasi CIECO e CURVO OPERE Dal ‘18 al ‘23 inizia le CANZONI: ● I CANTI, raccolta di canzoni; ○ All’Italia ○ Sopra al monte di Dante ○ Ultimo canto di Saffo ● IDILLO ○ Infinito Nel ‘23 la poesia entra in crisi perché è alimentata dalle illusioni, Leopardi conosce l’arido vero della realtà, non c’è più sentimento quindi il canto si affievolisce e scrive soltanto racconti in prosa, chiamati OPERETTE MORALI, scritti fortemente ironici, attraverso ironia e antifrasi scardina i luoghi comuni e svela la arida verità. Ritorna poi il desiderio, riprende il canto a pisa con il canto A silvia. Il ‘36-’37 sono gli anni della Ginestra, considerata il suo testamento e la sua eredità.
IL PENSIERO LA NATURA BENIGNA Al centro della riflessione di Leopardi si pone subito un motivo pessimistico, l’infelicità dell’uomo; egli arriva ad individuare la causa prima di questa sua infelicità in alcune pagine dello Zibaldone. Successivamente identifica la felicità con il piacere, sensibile e materiale, ma l’uomo non desidera un piacere bensì il piacere, aspira cioè ad un piacere che sia infinito per estensione e per durata. Ma poichè nessun piacere può soddisfare l’uomo in questo modo nasce in lui un senso di insoddisfazione perpetua, un vuoto incolmabile nell’anima. Da questa tensione inappagata verso un piacere sempre infinito che gli sfugge, nasce per Leopardi l’infelicità dell’uomo, il senso di nullità di tutte le cose. Il piacere per leopardi è concepito come qualcosa di puramente materiale. L’uomo quindi per leopardi è necessariamente infelice. Ma la natura, che nella sua prima fase è vista benigna, ha voluto, secondo Leopardi, porre rimedio all’infelicitàdell’uomoattraverso le immaginazioni e le illusioni, grazie alle quali oscura i suoi occhi dalla sua misera condizione. Per questo gli uomini primitivi e gli antichi greci e romani , che erano più vicini alla natura erano più felici, perchè ignoravano la loro infelicità. Il progresso della civiltà , opera della ragione ha allontanato l’uomo da quella condizione privilegiata. IL PESSIMISMO STORICO Leopardi come già detto prima ha una visione positiva degli antichi che si estraniavano dall’infelicità del presente con la natura. Fa una critica alla società contemporanea poichè la vede dominata dall’inerzia e dal tedio, qui scaturisce l’idea della grandezza del passato. Questa fase del pensiero leopardiano è stata definita come pessimismo storico perchè la condizione negativa del presente è vista come effetto di un processo storico, di una decadenza ediun allontanamento progressivo da una condizione originaria di felicità e pienezza vitale. Ma non bisogna mai dimenticare che si tratta sempre di felicità relativa e che la vera condizione dell’uomo è l’infelicità, anche per gli antichi. LA NATURA MALVAGIA La concezione di natura benigna e provvidenziale entra in crisi. Leopardi si rende conto che più al bene dei singoli individui la natura mira alla conservazione della specie e per questo fine può anche sacrificare il bene del singolo e generare sofferenza. Inoltre si rende conto del fatto che è la natura che ha messo nell’uomo quel desiderio di felicità infinita, senza dargli i mezzi per soddisfarlo. In una fase intermedia, leopardi attribuisce la colpa al fato, propone quindi una concezione dualistica tra fato e natura benigna. Ma successivamente la concepisce come meccanismo cieco e indifferente alla sorte delle sue creature. Un meccanismo in cui la sofferenza di questi è inevitabile e anche la loro morte, che lascerà spazio ad altri. Quindi la colpa dell’infelicità non è più dell’uomo stesso, bensì della natura. A questo punto tutte le caratteristiche che erano proprie del fato, ora vanno attribuite alla natura. Allo stesso modo cambia anche l’infelicità umana, prima concepita come assenza di piacere, ora invece l’infelicità è dovuta soprattutto ai mali esterni, a cui nessuno può sfuggire.
PESSIMISMO COSMICO La natura stessa è causa dell’infelicità dell’uomo, quindi tutti gli uomini sono necessariamente infelici. Anche gli antichi erano vittime dell’infelicità, ma servendosi dell’immaginazione cercavano di deviarla. Con questa consapevolezza dal pessimismo storico si passa al pessimismo cosmico: poichè l’infelicità non è più legata ad una condizione storica relativa dell’uomo ma ad una condizione assoluta. Ne deriva da Leopardi l’abbandono della poesia civile, poichè è inutile protestare, rimane solo la contemplazione della verità lucida e disperata( atarassia=distacco imperturbabile dalla vita). Questo atteggiamento caratterizza leo perette morali . Ma la rassegnazione non è propria di leopardi, infatti in momenti successivi tornerà l’indole di protesta, di sfida al fato e alla natura. Poi però nella g inestra sulla base della concezione pessimistica della natura leopardi arriverà a costruire tutta una concezione della vita sociale e del progresso. INFINITO NELL’IMMAGINAZIONE La teoria del piacere è un punto fondamentale della poetica di Leopardi. Infatti, se nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l’uomo può figurarsi piaceri infiniti tramite l’immaginazione e ciò che stimola l’immaginazione è tutto ciò che è vago e indefinito, lontano,ignoto. Leopardi, passa in rassegna tutti gli aspetti della realtà sensibile che possiedono questa forza suggestiva. In questo modo si vanno a formulare due teorie: ● la teoria della visione, poichè la vista impedita da un ostacolo, una siepe, un albero, una torre, una finestra crea immaginazione ● teoria del suono, in cui leopardi elenca una serie di suoni suggestivi per l’immaginanzione
“SONO COSI STORDITO DAL NIENTE CHE MI CIRCONDA” In questa lettera Leopardi svela all’amico Pietro Giordani la sua grande sofferenza, depressione che lo limita nel vivere la vita pienamente come vorrebbe. Leopardi è in uno stato di profonda solitudine e di “tremenda malinconia”, è nella totale apatia, nell’abbandono, nella noia profonda; questa sua malinconia e indolenza è così grande che preferirebbe soffrire piuttosto che vivere in quello stato. Più tardi avanzerà anche la malattia agli occhi che non gli permetterà di continuare con lo studio e così sarà costretto ad abbandonare anche ciò che lo distraeva dalla realtà opprimente in cui era costretto vivere. Nella lettera è presente un lessico tragico, con cui Leopardi esprime la sua sofferenza, malinconia (la mancanza è esaltata dalla frequenza delle figure negative “non” “nè” ), a cui è opposto un lessico positivo, con cui Leopardi sottolinea il suo attaccamento alla vita e il suo bisogno di scrivere; è stordito, non ha la forza ma scrive lo stesso all’amico; l’amicizia è centrale ed èanche superiore all’amore. ________________________________________________________________________________________________ RAGIONE e IMMAGINAZIONE coesistono sempre in Leopardi. L’ILLUSIONE avviene tramite la costruzione di pensieri altri attraverso l’immaginazione. L’auotre o meglio l’uomo si illude perchè la natura è bella, è gradevole, è MADRE e lo illude, nei tempi antichi non era così (pessimismo storico); la natura offre testimonianze di bellezza che portano l’autore a sognare e ad avere un pensiero positivo del futuro (illusioni della giovinezza). Ma dal ‘22 non è più così, non c’è più speranza, tutto è nulla, è vanità, sono le illusione che tengono in vita l’uomo, l’uomo sa che l’illusione non si avvererà mai ma ci spera comunque; è la natura che ci stilla queste illusioni, e così questa diventa MATRIGNA (pessimismo cosmico: riguarda essere e esistenza), non c’è più sentimento quindi abbandona la poesia. Il ricordo è sempre visto come positivo, il ricordo dell’infanzia lo è ancora di più perchè quel momento è ovattato. “MI SVEGLIARONO ALCUNE IMMAGINI ANTICHE” Leopardi si sente parte della natura viva, e questa stessa natura viva lo rende vivo e i suoni che arrivano da lontano, dal vago, dall’indefinito gli fanno scattare l’immaginazione. Nella prima parte della lettera la natura è ancora viva, è ancora incontaminata, questo viene esaltato da elementi descrittivi antichi che riporta nel testo, come la luna. A questo punto si rende conto che la vita è un arido vero, sottomesso dalla forza della ragione. Nella parte finale esprime l’opposizione tra immaginazione e ragione, che sono l’una contro l’altra, l’uomo può avere coscienza ma avrà sempre la speranza, l’illusione
IL PESSIMISMO Il pessimismo si genera dalla consapevolezza del poeta, questa infelicità consiste nell’assenza di piacere, è un’infelicità che non può trovare rimedio. Dal ‘20 Leopardi ha la consapevolezza che l’esistenza infelice ha una ragione, è convinto che siano i tempi storici a determinare la condizione esistenziale dell’uomo; perchè c’è una grande distanza dai tempi antichi, in cui tutti erano vicini alla natura e non avevano la consapevolezza del mare di vivere. L’uomo sulla terra non può essere felice; l’esperienza della vita stessa fa sfumare l’illusione e fa accampare l’arido vero. PESSIMISMO = ASSENZA DI PIACERE = VUOTO Dal ‘35 il pessimismo compie un’ultima evoluzione che è positiva; di fronte all’impossibilità di essere felice c’è nell’uomo una resistenza: la catena sociale; un’alleanza tra uomini che insieme possono allearsi. Leopardi riprende un po il concetto di humanitas, dopo la consapevolezza delle difficoltàdella vita c’è l’alleanza tra uomini. Infatti scrive in questo periodo LA GINESTRA, in cui lascia un messaggio positivo all’umanità, è il testamento del poeta; in questo testo presenta l’uomo come un fiore giallo nel deserto, che cresce dove la natura è aspra. IL PIACERE Il piacere consiste nelle sensazioni dal pdv illuminista, sensibile e materialista (anche l’anima è materiale, no pensiero romantico); la natura è responsabile di questa tensione continua verso la felicità, illude l’uomo che ci possa essere la bellezza nella vita, che sia possibile per l’uomo illudersi al desiderio; c’è nell’uomo una tensione verso l’infinito, che lo spinge a non essere mai soddisfatto. INFINITO L’infinito è l’immaginazione dell’uomo (...