Giacomo Leopardi, Pensiero e Opere PDF

Title Giacomo Leopardi, Pensiero e Opere
Author Riccardo De Cesaris
Course Italiano Quinto Liceo Scientifico
Institution Liceo (Italia)
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GIACOMO LEOPARDI VITA: nasce il 29 Giugno 1798 a Recanati (Stato Pontificio) in una famiglia della nobiltà terriera, ma decaduta  il padre era uomo colto, ma di cultura attardata ed accademica (orientamenti politici reazionari, stili ai nuovi ideali diffusi da Riv. Francese e campagne di Napoleone  Leopardi influenzato dalle sue idee); vita familiare dominata dalla madre, donna dura e gretta, dedita alla cura del patrimonio dissestato  persona autoritaria, priva di confidenza e affetto. Leopardi istruito inizialmente da precettori ecclesiastici, poi a dieci anni proseguì da solo (“sette anni di studio matto e disperatissimo”  problemi fisici e salute)  conosceva latino e greco (traduzione di Odi di Orazio, Batracomiomachia di Omero, I Libro Odissea e II Libro Eneide) + ebraico , contemporaneamente scrisse componimenti poetici  produzione sorprendente per un adolescente da cui emergeva cultura arcaica e superata (ispirata a modelli illuministici + erudizione aride ed accademica  influenza della cultura e delle idee dell’ambiente familiare  Agli Italiani per la Liberazione del Piceno (1815), Leopardi esalta il dispotismo illuminato e paternalistico, scoraggiando gli Italiani dalle ambizioni patriottiche). 1815-1816: “dall’erudizione al bello”  abbandono di minuzie filologiche ed entusiasmo per grani poeti (Omero, Virgilio, Dante) + lettura dei moderni (Roussau, Vita di Alfieri, Werther di Goethe, Ortis di Foscolo)  in contatto con la cultura romantica grazie a letture della De Stael. Corrispondenza col Giordani (intellettuale di orientamento classicistico, ma con idee democratiche e laiche): formazione intellettuale + confidenza affettuosa che gli mancò in famiglia (Giordani = “guida intellettuale e figura paterna”)  Apertura verso il mondo ed insofferenza verso l’atmosfera stagnante di Recanati (tenta la fuga nel 1819), raggiunge percezione della nullità di tutte le cose (nucleo del sistema pessimistico). Crisi del 1819 e “dal bello al vero”  dalla poesia d’immaginazione alla filosofia + poesia nutrita di pensiero (1819 = anno di sperimentazioni, l’Infinito segna l’inizio della stagione più originale della sua poesia)  si infittiscono le note dello Zibaldone (diario intellettuale dove Leopardi scriveva appunti, riflessioni filosofiche, letterarie e linguistiche). Esperienze fuori da Recanati: 1822, ospite a Roma dallo zio Carlo Antici  disillusione a causa di ambienti letterari vuoti e meschini + fastidio per la grandezza della città  ritorno a Recanati (’23) e composizione delle Operette Morali a cui affida espressione del pensiero pessimistico: periodo di aridità interiore che gli preclude di scrivere versi  si dedica alla prosa e allo studio dell’”acerbo vero”. 1825: editore Stella (Milano) gli offre assegno per collaborazioni  soggiorna a Milano e Bologna, poi Firenze (1827), dove conosce Viusseux e gruppo di intellettuali dell’”Antologia”  Inverno tra 1827 e 1828 a Pisa = “risorgimento della facoltà di sentire ed immaginare” (A Silvia ed inizio della serie dei “Grandi Idilli”). Ultimo soggiorno a Recanati, poi Firenze e Napoli: 1828, a causa di cattive condizioni economiche (sospeso assegno Stella) e di salute, deve tornare a Recanati  rimane per un anno e mezzo (“sedici mesi di notte orribile”) in clima di malinconia  nel 1830 accetta l’assegno annuale offerto da amici fiorentini e lascia definitivamente Recanati  nuova fase esperienza intellettuale: stringe rapporti sociali, entra nel dibattito culturale e politico (posizioni anti-progressiste)  si innamora di Fanny Tozzetti (la delusione ispirerà il Ciclo di Aspasia) e stringe amicizia con Antonio Ranieri. Dal 1833 si stabilisce a Napoli con Ranieri, dove entra in polemica con ambiente culturale (tendenze idealistiche e spiritualistiche, Leopardi ateo e materialista  La Ginestra)  muore il 14 Giugno 1837.

LETTERE E SCRITTI AUTOBIOGRAFICI  Lettere: non scritte per pubblicazione  Leopardi raramente espone le sue teorie letterarie e filosofiche in queste lettere (riservate allo Zibaldone)  lettere usate per comunicazione personale e privata 





a Pietro Giordani (dal 1817): Leopardi, diciannovenne, pativa isolamento a Recanati, nella gretta e ottusa società nobiliare e nella famiglia che gli faceva mancare affetto, trovò in Giordani una sorta di figura paterna e un confidente a cui parlare dei suoi tormenti interiori. Ai Familiari: al fratello Carlo (forte complicità, Leopardi amava raccontargli le sue esperienze, toni scherzosi), alla sorella Paolina (alter ego, anima solidale e sensibile e cui poter confidare le proprie vicende più intime), al padre (espressione della difficoltà del rapporto padre-figlio). Alle personalità importanti della cultura (Monti, Viusseux…).

Progetto del Romanzo Autobiografico: nel 1819 Leopardi progettava romanzo autobiografico (su modello del Werther e dell’Ortis)  Storia di un’anima: incentrato su sviluppo di una vicenda intima  mai completato, accumulati tanti appunti (ricordi di esperienze passate, sensazioni e immaginazioni) che si susseguono rapidamente come un flusso di coscienza  temi poi ripresi nelle sue poesie.

IL PENSIERO: la Natura Benigna: tutta l’opera di Leopardi è fornata su un sistema di idee continuamente meditate, il cui processo di formazione si può seguire nello Zibaldone (varie tematiche)  al centro della sua riflessione vi è l’infelicità dell’uomo: in ottica sensistica Leopardi identifica la felicità con il piacere materiale, ma l’uomo desidera il piacere infinito (non temporaneo)  nessuno dei piaceri temporanei riesce a soddisfare questa esigenza (senso di insoddisfazione e vuoto dell’anima), perciò l’uomo è infelice e percepisce la nullità di tutte le cose. L’uomo è quindi necessariamente infelice e la natura, vista come “madre benigna e provvidenzialmente attenta al bene delle sue creature”, offre all’uomo un rimedio tramite le illusioni: Leopardi considera quindi gli uomini antichi più felici poiché erano più vicini alla natura (come i fanciulli), la loro capacità di illudersi li distraeva dalla loro reale infelicità  il progresso della civiltà ha allontanato l’uomo dalla natura, mettendo sotto i suoi occhi il “vero” e rendendo l’uomo stesso infelice. Gli antichi, nutriti di illusioni, erano dorati di forza morale vita più attiva e intensa li distoglieva dal pensiero del nulla e dal vuoto dell’esistenza. Pessimismo Storico: la colpa dell’infelicità del presente è attribuita all’uomo, che si è allontanato dalla via tracciatagli dalla natura benigna (durissimo giudizio sull’uomo contemporaneo: epoca dominata dal tedio e dell’inerzia, l’Italia è decaduta dalla grandezza del passato  atteggiamento titanico: il poeta, unico depositario della virtù antica, si erge solitario a sfidare il fato maligno). Pessimismo Storico = la negativa condizione del presente è vista come effetto di un processo storico di decadenza e allontanamento da antica condizione originaria di felicità (ma sempre relativa, poiché data dalle illusioni). Natura Maligna: crisi dell’idea di “natura benigna”  più che al bene dei suoi figli essa mira alla conservazione della specie, spesso sacrificando il bene del singolo (la natura ha messo nell’uomo il desiderio di felicità infinita senza potergli permettere di realizzarlo)  Dialogo della Natura e di un Islandese: fase intermedia, natura benigna contro fato maligno. In seguito natura = meccanismo cieco indifferente alla sorte delle sue creature e crudele, in cui la sofferenza degli esseri e la loro distruzione è essenziale per conservare la specie  concezione meccanicistica e materialistica: tutta la realtà non è che materia regolata da leggi meccaniche  la colpa dell’infelicità umana e della natura (poeticamente rappresentata come divinità malvagia che opera per far soffrire le sue creature). Materialismo: infelicità umana dovuta a mali esterni (non più ad assenza di piacere): malattie, cataclismi, vecchiaia, morte. Pessimismo Cosmico: poiché la causa dell’infelicità è la natura stessa, allora tutti gli uomini (di ogni tempo e ogni luogo) sono necessariamente infelici  l’infelicità non è più dovuta ad una condizione relativa dell’uomo, ma ad una condizione assoluta (concezione basilare dell’opera di Leopardi dal 1824 in poi). Abbandono della poesia civile e del titanismo: se l’infelicità è data di natura, vane sono la protesta e la lotte, non resta che contemplare lucidamente la realtà  ideale del saggio antico (stoicismo): caratterizzato dall’atarassia, distacco imperturbabile dalla vita (atteggiamento Operette Morali, lettura del Manuale di Epitteto)  Leopardi non si rassegna: successivamente riprenderà la protesta titanica contro fato e natura  la Ginestra: sulla base della concezione pessimistica, Leopardi costruirà una nuova condizione della vita sociale e del progresso.

POETICA DEL “VAGO E INDEFINITO”: Infinito nell’Immaginazione: “teoria del piacere” (1820) costituisce nucleo del pessimismo e punto d’avvio della sua poetica  se il piacere infinito è irraggiungibile, l’uomo può figurarsi piaceri infiniti tramite l’immaginazione: la realtà immaginata compensa l’infelice e noiosa realtà vissuta  immaginazione stimolata da tutto ciò che è “vago e indefinito” (nello Zibaldone, Leopardi passa in rassegna tutti gli aspetti della realtà sensibile con questa caratteristica)  Creazione “Teoria della Visione” e “Teoria del Suono”: la vista impedita da un ostacolo stimola l’immaginazione ( l’Infinito, “in luogo della vista lavora l’immaginazione e il fantastico sottentra al reale). Bello Poetico: alla fine della rassegna Leopardi osserva che tutte quelle immagini “in poesia” sono sempre bellissime  bello poetico = tutto ciò che è “vago e indefinito”: immagini suggestive poiché evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli  “Rimembranza” essenziale al sentimento poetico  fusione della “poetica dell’indefinito” e della “poetica della rimembranza”. Antichi e Moderni: antichi = maestri della poesia vaga e indefinita poiché erano più vicini alla natura (Leopardi cita descrizione di un notturno lunare di Omero ed episodio dell’Eneide, quando il canto di Circe giunge dai Troiani sul mare di notte)  i moderni hanno perso questa capacità: sono disincantati e infelici, a loro la poesia d’immaginazione è ormai preclusa, e rimane poesia sentimentale, ricca di idee e filosofica (nasce da consapevolezza del “vero” dell’infelicità). Leopardi è conscio di appartenere all’epoca moderna e, pur accettando il dominio della poesia sentimentale, non si rassegna ad escludere il carattere immaginoso dei suoi versi (non rinuncia alle illusioni, pur consapevole della loro vanità).

LEOPARDI E IL ROMANTICISMO  il “Classicismo Romantico”: la “teoria del vago e dell’indefinito” è indispensabile per capire la posizione di Leopardi nei confronti della nuova poetica romantica (conflitto con la tradizione classicistica, 1816)  Leopardi ebbe formazione classicistica e le sue posizioni nella disputa furono “originali”: poesia = espressione di spontaneità originaria di un mondo interiore immaginoso e fantastico (proprio dei primitivi e dei fanciulli, Teoria del Buon Selvaggio)  segue i romantici nella loro critica al classicismo accademico (principio di imitazione, regole rigide, abuso meccanico e ripetitivo della mitologia classica). Leopardi però rimprovera ai romantici un’opposta “artificiosità retorica”: ricerca dello strano e dell’orrido, predominio della logica sulla fantasia e l’aderenza al “vero” che spegne l’immaginazione  classici antichi = modelli riproposi con spirito romantico  “Classicismo Romantico”. Leopardi, Romanticismo Italiano e Romanticismo Europeo: Leopardi privilegia la lirica come espressione immediata della soggettività e dei sentimenti (contrapposizione alla scuola romantica Lombarda, che tende a letteratura oggettiva e realistica, animata da intenti civili, morali e pedagogici)  Leopardi appare più vicino allo spirito della poesia romantica europea: separato dal Romanticismo a causa della sua filosofia illuministica e ateo-materialistica, ma vicino ad esso per tematiche (tensione verso l’infinito, esaltazione dell’io, titanismo).

I “CANTI”: periodo successivo al passaggio “dall’erudizione al bello” (1816) sino al 1819 è ricco di esperimenti letterari diversi che per la maggior parte rimarranno allo stadio di puri progetti  1826 a Bologna pubblica raccolta di Versi (due elegie, un’epistola in versi e sei componimenti poetici, Idilli)  1831 a Firenze raccoglie le canzoni, i testi dei Versi e alcuni lavori giovanili e li pubblica col nome di Canti (seconda edizione a Napoli, 1835) ed ultima edizione, postuma, pubblicata da Ranieri nel 1845  Canti: il titolo rimanda al carattere lirico di queste poesie, che traggono alimento dalla soggettività dell’autore. Le Canzoni: componimenti di impianto classicistico che riproducono lo schema metrico della lirica duecentesca fissato da Dante (linguaggio aulico, sublime e denso della tradizione, con influenze di Alfieri e Foscolo. Prime 5 (All’Italia, Sopra il Monumento di Dante, ad Angelo Mai, Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel Pallone , 1818-1821) affrontano tematica civile sulla base del pessimismo storico: polemica contro “la vile età presente”. Bruto Minore (1821) e Ultimo Canto di Saffo: Leopardi delega il discorso ai due personaggi dell’antichità, entrambi suicidi  svolta del pessimismo storico: umanità infelice per condizione assoluta, ma ancora non viene incolpata la natura (solo dei e fato maligno, persecutori dell’uomo  ad essi si contrappone l’eroe singolo che si ribella all’oppressione e afferma la sua libertà uccidendosi  titanismo leopardiano). Inno ai Patriarchi e Alla sua donna (dedicata ad immagine ideale e platonica della donna amata, creata dalla sua mente). Gli Idilli: tematiche intime ed autobiografiche, linguaggio più colloquiale e limpido  dal greco “eidyllion”, quadretto: da Teocrito che scrisse serie di componimenti ambientati in mondo pastorale idealizzato e visto come rifugio di pace e serenità (“idillio”, non aveva a che fare con la pastoralità dei componimenti, ma solo con la loro brevità, ma Teocrito divenne famoso per questo genere di poesie e la parola “idillio” acquisto quindi sfumatura pastorale  modello ripreso da Virgilio nelle Bucoliche)  negli anni precedenti Leopardi aveva tradotto dal greco anche gli idilli di Mosco, ma i suoi idilli del 1819-1821 non hanno nulla a che fare con questa tradizione pastorale classica. Leopardi definì i suoi idilli come “espressioni di sentimenti, affezioni, avventure storiche del suo animo”  la rappresentazione della realtà esterna è tutta in funzione soggettiva, infatti ciò che a Leopardi preme di rappresentare sono momenti essenziali della sua vita interiore.   

L’Infinito: situazione che ricorda l’idillio classico, ma non è lo scenario di una semplice quiete contemplativa e rasserenante, bensì lo spunto per una meditazione lirica sull’idea di infinito creato dall’immaginazione (poetica del vago e dell’indefinito). La Sera del Dì di Festa: confessione disperata dell’infelicità e dell’esclusione della vita patite dal poeta per allargarsi a meditazione sul tempo che cancella ogni traccia dell’azione umana. La Vita Solitaria: componimento pieno di motivi che culmina in momento di estasi in cui l’io lirico si annulla nella contemplazione di una natura immobile e silenziosa.

Il “Risorgimento” e i “Grandi Idilli” del 28-30: chiusa la stagione delle Canzoni e degli Idilli, inizia per Leopardi un periodo di silenzio poetico (fino a primavera del 28)  egli lamenta la fine delle illusioni giovanili e lo sprofondare in stato d’animo di aridità: non scrive più poesia (perché nasceva dagli stimoli perduti) e si concentra sull’investigazione dell’”arido vero”  composizione Operette Morali e passaggio al pessimismo cosmico + abbandono del titanismo (atteggiamento più distaccato nei confronti della realtà  influsso filosofia stoica).

Svolta a Pisa (inverno 1827-primavera 1828): il periodo felice porta il poeta al “risorgimento” delle sue facoltà di sentire, commuoversi ed immaginare  produzione del Risorgimento e in seguito A Silvia  ritorno a Recanati (“sedici mesi di notte orribile”) non interrompe il momento di produzione, compone La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, il Passero Solitario (i Grandi Idilli  riprendono temi, atteggiamento e linguaggio dei primi idilli). Distanza dai Primi Idilli: i Grandi Idilli non sono la semplice ripresa della poesia di dieci anni prima  nel mezzo si collocano esperienze decisive, la fine delle illusioni giovanili, l’acquisita conoscenza del “vero” e la costruzione di un sistema filosofico (fondato sul pessimismo cosmico) . La memoria recupera illusioni e speranze giovanili (immagini, sensazioni e sentimenti) e li mescola alla consapevolezza del “vero”  i Grandi Idilli sono quindi percorsi da immagini liete, che però appaiono rarefatte e sembrano accampate sullo sfondo del nulla cosmico (accompagnate dalla consapevolezza del dolore, del vuoto dell’esistenza e della morte): Grandi Idilli = equilibrio tra “caro immaginar” e “arido vero”. Non compaiono più gli slanci e le esasperazioni patetiche dei primi Idilli, ma qui Leopardi ha assorbito nella poesia l’esperienza delle Operette Morali (atteggiamento che nasce dal pessimismo cosmico, fatto di contemplazione ferma e lucido dominio razionale dinnanzi alla realtà del dolore)  linguaggio più misurato e struttura della “canzone libera leopardiana” (abbandonati gli endecasillabi, conquista nel contesto della lirica italiana del primo Ottocento ancora legata a schemi di strofe fisse). Il “Ciclo di Aspasia”: ultima stagione leopardiana (dopo 1830 e allontanamento definitivo da Recanati), nuova svolta di grande rilievo (sempre su base del pessimismo assoluto su basi materialistiche, ’24-’25)  dopo il distacco dalla poesia della fase delle Operette e il riavvicinamento con i Grandi Idilli, Leopardi ora stabilisce un contatto diretto con gli uomini, le idee e i problemi del suo tempo (è più orgoglioso di sé, della propria grandezza spirituale, più pronto a difendere le sue idee e aperto sul piano umano e interpersonale)  amicizia con Ranieri e delusione cocente dopo innamoramento con Fanny Tozzetti. Tale delusione segna per Leopardi la fine dell’”inganno estremo” che aveva creduto eterno, l’amore  produzione del “Ciclo di Aspasia”, 1833-1835: poesia profondamente nuova, lontana da quella idilliaca  discorso non più basato su immagini vaghe e indefinite, non più linguaggio limpido e musicale: poesia nuda e severa, priva di immagini sensibili, vi compaiono atteggiamenti energici e combattivi, linguaggio aspro e anti-musicale, sintassi complessa e spezzata. Polemica contro Ottimismo Progressista: nuova forma di impegno negativo e polemico, nei confronti delle correnti ideologiche del tempo  contro l’ottimismo che esalta il progresso e profetizza un indefinito miglioramento della vita degli uomini (scienze socioeconomiche e tecnologia moderna); contro le tendenze spiritualistiche e neocattoliche che, combinate con il liberalismo moderato, inneggiano al posto privilegiato destinato da Dio all’uomo nel cosmo. Leopardi contrappone concezioni pessimistiche (no miglioramento, infelicità e sofferenza sono date di natura; no spiritualismo, negazione di ogni speranza di vita ultra-terrena)  Palinodia al marchese Gino Capponi: satira pariniana nei confronti della società moderna e del suo pensiero. Paralipomeni della Batracomiomachia: discussione degli avvenimenti politici del ’20-’21 e del fallimento dei moti liberali  topi (liberali napoletani) contro rane (borbonici) e granchi (austriaci)  Leopardi condanna l’ottimismo facile, il progressismo generico e lo spiritualismo dei topi, ma anche le reazioni ottuse e brutali di rane e granchi. La Ginestra e l’ideale del Progresso: la Ginestra = testamento spirituale di Leopardi (chiusura prematura del suo percorso poetico)  riproposta la polemica anti-ottimistica e anti-religiosa, ma qui Leopardi non nega più la possibilità di un progresso civile  cerca di costruire un’idea di progresso sul suo pessimismo. Natura = vera nemica dell’uomo, l’umanità deve perciò unirsi in una “social catena” per combattere le minaccia (legame che può far ces...


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