Leopardi - vita e opere PDF

Title Leopardi - vita e opere
Author Chiara Nucci
Course Scienze umane
Institution Liceo (Italia)
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vita e opere...


Description

LEOPARDI(1798 – 1837) Fu poeta, scrittore e filosofo, un solitario tanto che è difficile ascriverlo completamente al Romanticismo. Anzi, per più ragioni egli fu un anti-romantico poiché ateo, materialista, sensista, e con una rigorosa formazione classica. VITA: nasce a Recanati, nel 1798 da una famiglia nobile, ma in decadenza. Appena l’età lo consente, il padre lo affida a precettori ecclesiastici, è subito un prodigio. A dieci anni traduce all’impronta i testi antichi, e compone in italiano e latino; la sua memoria è sbalorditiva. Il rapporto con la madre Adelaide Antici è sempre più difficile: è fredda, lontana, attaccata morbosamente alla religione, incapace di dare ai figli il dovuto affetto. Giacomo, spesso si rinchiude nella grande biblioteca paterna, solo, a studiare. È l’unica possibilità di evasione, di sfogo, di consolazione; Passano così «sette anni di studio matto e disperatissimo» (1809-1816). Giacomo Leopardi impara alla perfezione il greco, il latino, l’ebraico, il francese (allora lingua nobiliare), si dedica alla filologia, traduce Omero, Esiodo, Virgilio, Orazio. Ma quegli anni lo segnano nel corpo e nello spirito: ha gravi problemi alla schiena e alla vista. CONVERSIONE LETTERARIA: Il 1816 è un anno di svolta. Leopardi ha una «conversione letteraria» e

passa dall’«erudizione» giovanile (possesso di molte conoscenze e informazioni in uno o più campi del saper), al «bello», alla poesia e a una maggiore sensibilità per i valori artistici e per la speculazione filosofica. Inaugura lo Zibaldone (1817-1832) l’enorme diario cui affida appunti, progetti, riflessioni. Giacomo prova a scappare di casa, avventurosamente, nel 1819, ma viene scoperto e fermato dal padre. Sentendosi prigioniero, cade in uno stato depressivo. Tra il 1819 e il 1822 sale la tensione con i genitori che lo vogliono avviare alla carriera ecclesiastica: sarebbe una beffa crudele, perché Leopardi è ateo, avendo ormai abbracciato definitivamente il materialismo illuminista. La produzione poetica aumenta e sale di livello. Da una parte gli Idilli, ossia la poesia «sentimentale» (come L’infinito, La sera del dì di festa, Alla luna); dall’altra, le grandi canzoni civili (Ultimo canto di Saffo). GIRO IN ITALIA: Nel 1822 Leopardi va a Roma, visita la tomba del grande poeta Torquato Tasso che tanto amava. Nel 1823 torna a Recanati: scrive le Operette morali, opera in prosa, originalissima, composta di dialoghi filosofici sui temi della condizione umana. Con questa opera inaugura un silenzio poetico di diversi anni. Leopardi entra nel “pessimismo cosmico”. Ritrova l'ispirazione a Pisa dove scrive i Grandi idilli (1828)di cui ne fa parte A Silvia, avviando il ciclo dei Canti pisanorecanatesi (noti anche come Grandi idilli). Torna a Recanati e scrive altri Canti come: La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Lascia per sempre Recanati grazie all’aiuto economico dei suoi amici. FIRENZE: Va a Firenze con il suo nuovo amico Ranieri e si innamora di Fanny Tozzetti, che lo rifiuta; con questo rifiuto, Leopardi abbandona l’estremo degli inganni umani: l’amore. Nel 1832, Leopardi scrive il suo ultimo appunto sullo Zibaldone, che conta ormai ben 5000 pagine.

MORTE: Tra il 1836 e il 1837 Leopardi e Ranieri abbandonano Napoli per l’epidemia di colera e vanno a Torre del Greco alle falde del Vesuvio. Durante la permanenza, Leopardi compone due poesie straordinarie: La ginestra (1836) e Il tramonto della luna (1837). A Napoli, nel 14 giugno del 1837, muore. POETICA: tre fasi di composizione: 1818-1822: primi idilli e canzoni civili. 1828-1830: i grandi canti pisano-recanatesi. 1831-1837: dal Ciclo di Aspasia (in onore di Fanny) ai componimenti impegnati come La ginestra. 1) Nella prima fase, l’inquietudine si esprime sempre con una ricerca incessante di uno stile personale. Leopardi fu sempre fedele alla tradizione classica, unita poi alla tradizione italiana poiché utilizzò la lingua petrarchesca (Leopardi eredita non il sonetto, però, ma la canzone usati per le canzoni civili). Gli idilli, invece, vogliono esprimere maggiormente l’interiorità del poeta, è più visibile la poetica del “vago e dell’indefinito”, ossia l’utilizzo di parole che evochino concetti perlopiù sfumati e indeterminati. -c’è un periodo che va dal 1823 al 1827, in cui Leopardi vive un silenzio poetico e si dedica alla stesura delle Operette morali, che hanno un linguaggio molto moderno e si basano, soprattutto, sul procedimento dialettico simile a quello socratico 2) ormai maturato il pessimismo cosmico, Giacomo Leopardi si appresta a cantare l’uomo in generale, e non più solo se stesso, con un desiderio crescente di universalità. Per arrivare a tale universalità, si fa maggiore la riflessione filosofica, con l’intento di distruggere tutte le illusioni. 3) Lessico innovativo, Viene abbandonata l’effusione lirica e cerca una maggiore concentrazione espressiva.

PESSISMISMO STORICO: Spesso si definisce Giacomo Leopardi il pessimista per eccellenza ed è facile pensare che questo atteggiamento così negativo derivi dalle sue sventure personali; ha avuto un rapporto conflittuale col suo corpo. riprendendo le teorie di Rousseau, sostiene che l’allontanamento dallo stato di natura ha tolto all’uomo le illusioni necessarie per affrontare la vita. La poesia può ricreare quest’armonia perduta tra uomo e natura: è la fase del cosiddetto “pessimismo storico”. => 1 L’uomo soffre perché la civiltà lo ha privato delle illusioni, ha perso cioè il contatto con la natura. 2 La poesia e l’arte possono aiutare l’uomo a ricreare queste illusioni. 3 Leopardi guarda con nostalgia ai tempi antichi (dell’antica Grecia), quando l’uomo aveva un rapporto privilegiato con la Natura e con le illusioni: anche se illudendosi, poteva aspirare alla grandezza e alla virtù. il problema del corpo e della materia lo spinge ad accettare le conseguenze della sua filosofia materialista.. La Natura si rivela una macchina impassibile, incurante delle sofferenze degli esseri da lei creati. È un cieco meccanismo che contempla necessariamente il dolore e il male. Cade pure l’illusione

dell’antropocentrismo: l’uomo arbitrariamente si ritiene centro dell’Universo, in verità questa è la più folle delle illusioni.

=>“pessimismo cosmico: 1 l’uomo, esistente solo come corpo (e non come corpo più spirito), è frutto del caso ed è un ospite ingrato sulla Terra 2 come ogni essere vivente, l’uomo è condannato dalla Natura stessa a una insensata sofferenza 3 in quanto uomo poi ha in più il desiderio struggente di una felicità irraggiungibile. Questo è il cosiddetto “pessimismo cosmico”. In questa fase cambia anche il modo di vedere la civiltà: essa è sì negativa perché toglie all’uomo le illusioni, ma diventa un mezzo efficace per arrivare alla verità. Rinunciando alle illusioni, Giacomo Leopardi, contempla l’«arido vero», e lo accetta come unica verità possibile all’uomo. Ne La ginestra la sua riflessione trova almeno una difesa a questo dolore cosmico: la coscienza della propria terribile sorte, gli uomini dovrebbero stringersi fraternamente insieme contro l’unica nemica: la Natura. Al dolore cosmico, Leopardi oppone quindi un amore cosmico tra tutti gli uomini. Ma, appunto, questo potrà avvenire solo se l’uomo accetterà la verità e l’umiltà della sua condizione, come la «lenta ginestra». CONNESSIONE CON SCHOPENEUER: L’umanità è costretta a ricercare un piacere infinito, ma il desiderio, come detto, è illimitato. L’immaginazione può aiutare allora l’uomo a concepire le cose che non sono reali. Per questo in Leopardi attendere la felicità, immaginarla, è la felicità stessa. Perché l’attesa può lasciare che la mente immagini il piacere illimitato. Di conseguenza, la noia, come condizione esistenziale diventa per Giacomo Leopardi il desiderio allo stato puro, quando cioè non c’è niente da desiderare, nessun oggetto concreto.

OPERE: Zibaldone (1817-1832): conta 4526 pagine manoscritte, nelle quali Leopardi riversa un’impressionate varietà di considerazioni e pensieri. Dal 1820 apporre la data sulle pagine e assume così il carattere di un vero e proprio diario intellettuale. Attraverso un fitto sistema di rimandi interni (note), Leopardi mette in comunicazione riflessioni anche molto lontane => non è un insieme disordinato e confuso di appunti, bensì un’opera autonoma, con specifici caratteri distintivi. rappresenta il carattere enciclopedico della riflessione leopardiana. è possibile enucleare alcuni temi fondanti: 1 la questione del rapporto tra uomo e natura 2 la riflessione sul piacere 3 la teoria della poesia 1 Le idee di Leopardi sul rapporto fra uomo e natura conoscono un’evoluzione, che coinvolge, a un certo punto, il disegno del mondo, con il passaggio dalla natura benefica e generosa e una ragione malefica, a una concezione assolutamente negativa dell’esistenza. la natura assume l’immagine di una madre assassina che crea per distruggere, al solo scopo di perpetuare il circolo materiale di riproduzione.

2 chiave della sua psicologia: l’uomo leopardiano infatti è definito nella sua sete insaziabile di felicità, cioè di piacere, che si manifesta in ogni attività, compresa l’espressione poetica. Ma quel desiderio di piacere infinito non può essere soddisfatto da nessun piacere finito, A causa di ciò l’uomo è condannato a una condizione di angoscia, che Leopardi chiama «noia» (Schopeneuer). Il desiderio non ha limiti e finisce con la vita. 3 la poesia si situa dalla parte delle illusioni(piacere) e della natura. Si ha una specie di ‘vocabolario poetico ragionato’, nel quale sono presentate le parole più adatte alla scrittura in versi e si spiega perché alcune siano da preferire ad altre simili. IDILLI: 1819-1821 (Raccolta di poesie lirico-filosofiche): con gli idilli Leopardi riprende un genere poetico tradizionale per reinterpretarlo in modo originale=> non come gli idilli classici degli antichi greci. Gli elementi comuni è lo scenario naturale in cui campeggia sempre l’io del poeta: un io che tende a dialogare con sé stesso o con personaggi assenti, siano essi esseri umani o enti naturali. gli idilli di Leopardi sono tra loro molto disomogenei a livello dei temi e della costruzione del discorso. Lo stile è vago e indefinito:, ricrea quelle sensazioni dalle quali scaturivano i momenti di felicità dell’infanzia. -INFINITO: l'Infinito racconta un processo interiore: di come gradualmente, partendo dalle concrete esperienze sensoriali, il soggetto giunga a immaginare ciò che non ha limiti di spazio e di tempo, fino a uscire da se stesso e a sprofondare in quella sensazione assoluta. La felicità, così rara per un teorico del piacere mancato come Leopardi, viene a coincidere con l'annullamento di sé. CANZONI CIVILI: 1822 -Ultimo canto di Saffo: La persona «brutta e giovane» è infelice perché si sente esclusa e rifiutata dalla natura. Prendere come esempio la leggenda di Saffo, la poetessa greca dotata nel canto ma non bella nell’aspetto, e perdutamente innamorata del bel Faone. Non corrisposta, Saffo aveva scelto di morire gettandosi in mare. Leopardi ha vissuto in prima persona e reso noto il dramma di uno spirito bello in un brutto involucro. Anche il rapporto di Saffo con la natura mostra aspetti ambigui. È un rapporto di amore e odio, perché la natura l'attrae e nello stesso tempo la rifiuta. Ma in realtà è Saffo a sentirsi rifiutata dall'oggetto del suo amore. SILENZIO POETICO: 1824-1832 OPERETTE MORALI: L’amico Giordani le rappresenta come una raccolta di «prosette satiriche». Leopardi aveva due intenzioni: 1)Denunciare attraverso il riso la corruzione dei costumi italiani e criticare una delle idee dominanti della cultura del suo tempo: l’antropocentrismo; l’umanità potrebbe persino sparire da un momento all’altro, senza rilevanti conseguenze 2) Fornire all’Italia un modello di scrittura comica e satirica. Le Operette morali ambiscono innanzitutto a distruggere ogni visione del mondo ipocritamente ottimista e rasserenante, e rappresentano un ultimo, disperato tentativo di resistenza alle angosce insensate della condizione umana. -Due operette non vennero pubblicate durante la sua vita, ma dopo come per esempio Dialogo di Plotino e di Porfirio nel quale propone il tema del suicidio. Il dialogo si svolge fra due filosofi: Porfirio, il più giovane, è intenzionato ad uccidersi e difende con argomenti razionali la validità di tale decisione. Solo la noia è un sentimento vero, al quale tutti gli altri, che sono illusioni, si riducono: tutto ciò ci fa capire quanto la vita

abbia di sostanziale. Il suo maestro Plotino non tenta di confutare le argomentazioni di Porfirio, ma sostiene che il suicidio deve essere evitato per non rendere più gravi le sofferenze delle persone care. Gli uomini, infatti, devono comprendere che lasciare la vita non è da sapiente, ma da barbaro: egli cerca di far ragionare Porfirio riprendendo le argomentazioni di Platone secondo cui il suicidio è contro natura. La conclusione è un invito a sopportare ciò che il destino impone all'umanità, aiutandosi l'un l'altro "per compiere nel miglior modo questa fatica della vita": il suicida sarebbe un egoista, che pensa solo a se stesso. La vita, in ogni caso, sarà breve e al suo termine ci si potrà consolare pensando che gli amici conserveranno con affetto il ricordo. -Dialogo della Natura e di un Islandese (1824): offre una testimonianza del passaggio, fondamentale per la filosofia leopardiana, da un'idea positiva della Natura, madre benigna di uomini e animali, a una concezione totalmente negativa, che ne fa una matrigna tirannica e spietata, del tutto impassibile davanti alle sofferenze delle sue creature. L'Islandese è consapevole dell'inutilità delle fatiche cui gli uomini abitualmente si sottopongono al fine di raggiungere la felicità, ed è stanco della crudeltà del clima della propria isola; perciò parte alla ricerca di un luogo lontano dalle sofferenze arrecate dalle asprezze della Natura. si imbatte proprio nella Natura, la quale gli dichiara di non essere per nulla interessata alla sorte della specie umana, le interessa soltanto perpetuare il meccanismo della vita, di cui sofferenza fisica, malattia e morte sono condizioni necessarie. E poi l’islandese viene ucciso. La sofferenza è dunque per Leopardi uno degli elementi del tutto necessari affinché la morte, e conseguentemente la legge naturale, possa continuare a operare.

I CANTI PISANO-RECANATESI: 1828-1830 (GRANDI IDILLI) Questi canti segnano il ritorno di Leopardi alla poesia dopo un lungo periodo di silenzio. Si ha la prima vista per una nuova e importante invenzione metrica, quella della canzone libera: una forma metrica che conserva della canzone tradizionale la divisione in stanze e l’uso di endecasillabi e settenari. Le stanze però sono di lunghezza disuguale e i versi non seguono uno schema rimico. Si hanno temi privati e temi pubblici. -A SILVIA 1828: il personaggio di Silvia, Leopardi probabilmente si ispirò alla figura di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tisi giovanissima nel 1818. Silvia incarna la speranza distrutta precocemente. -Canto notturno di un pastore errante dell’Asia (1829/30): prende spunto dalla recensione al resoconto di un viaggio in Oriente apparsa su una rivista francese, nel quale era descritta la consuetudine dei pastori nomadi Kirghisi di passare la notte seduti su una pietra a guardare la luna e a improvvisare canti. secondo Leopardi, infatti, la lirica è la forma di espressione primigenia e più naturale, perché solo attraverso il canto l’uomo è in grado di manifestare i sentimenti e gli affetti. Essa svolge inoltre una funzione ricreativa e consolatoria. Ha come soggetto un pastore dell’Asia interprete di una saggezza antica e forse più vicina alla verità, un uomo primitivo ma comunque con tutti gli aspetti dell’uomo moderno. la canzone declina un unico motivo, e cioè che la vita «è male» sempre e comunque, la incita con una sorta di cantilena, un lamento sommesso e rassegnato. -SABATO DEL VILLAGGIO 1829: Dall'attesa gioiosa della domenica, destinata inevitabilmente alla delusione, il poeta trae spunto per una considerazione generale sull'esistenza. Nella vita il sabato è rappresentato dalle illusioni della fanciullezza, la domenica dalla vita adulta che coincide con la 'scoperta del vero' e con la caduta delle illusioni.

GINESTRA(1836): Nel Dialogo della Natura e di un Islandese appare, infatti, per la prima volta l'immagine di una natura 'matrigna', È questa visione negativa della natura che ha motivato la definizione di 'pessimismo cosmico' adesso comprende nel suo destino di infelicità l'intero universo. Leopardi deride l'ottimismo dei pensatori suoi contemporanei e accusa di codardia il suo tempo, che rifiuta di vedere la realtà delle cose. Eppure, anche se la storia umana appare inutile perché condizionata dalle leggi della natura, la civiltà assume per Leopardi un valore positivo: la «social catena», ossia la solidarietà, permette infatti agli uomini di reagire alle ingiustizie della natura....


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