Pirandello - vita e opere PDF

Title Pirandello - vita e opere
Author Alberta Palermo
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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vita e opere...


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Luigi Pirandello Luigi Pirandello nasce il 28 giugno del 1867 a Girgenti, suo padre dirige miniere di Zolfo. Studia a Palermo e poi a Roma, si laurea in filologia romanza a Bonn. Nel 1892 si trasferisce stabilmente a Roma, scrive il primo romanzo “L’esclusa”, due anni più tardi sposa Maria Antonietta Portulano. Nel 1903, un crollo nella miniera di zolfo della famiglia provoca un tracollo economico, la moglie reagisce con una crisi di nervi che sfocerà in aperta follia. L’anno successivo Pirandello dona alle stampe il primo successo di pubblico, il romanzo “Il fu Mattia Pascal”. Quattro anni più tardi illustra la sua poetica nel saggio “L’umorismo”. Nel 1915 la situazione familiare precipita, il figlio Stefano è fatto prigioniero in guerra, la follia della moglie si aggrava. Pirandello si dedica al teatro, mettendo in scena opere come “Così è se vi pare” ed il “Giuoco delle parti”. Qualche anno dopo va in scena, al teatro di Roma, “Sei personaggi in cerca d’autore”, le reazioni del pubblico sono violente e le successive messe in scena ribalteranno il giudizio, incoronando Pirandello come maestro del teatro contemporaneo. Abbandona il teatro per riscoprire un mondo di miti, nel 1930 inizia la stesura de “I giganti della montagna”, destinato a rimanere incompiuto. Quattro anni più tardi riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore il 10 dicembre del 1936, di polmonite a Roma, all’età di 69 anni. Egli ha tramutato il salotto borghese ottocentesco in un salone della tortura, ovvero nel luogo in cui prendono forma le ansie, le angosce e le crisi d’identità dell’uomo del XX secolo. Tutta la sua vita, artistica e personale è una smentita, una puntigliosa e continua battaglia contro se stesso.

Nessuno La prima maschera di Luigi Pirandello è quella di un autore borghese e benestante, esattamente come la sua casa romana, ed è in questa città che l’autore si trasferisce intorno ai 25 anni, in cui rimarrà fino alla fine della sua vita. La borghesia e la tranquillità nel Novecento, sono sempre una maschera, siamo nell’epoca in cui viene messo in discussione tutto, identità, famiglia. Pirandello nasce a Girgenti, in una zona di campagna. Prima di raggiungere il suo successo, l’autore era un insegnante di italiano, collabora con qualche rivista, scrive qualche novella, scrive addirittura qualche raro esperimento teatrale, in realtà però nello stesso autore coesistono moltissimi mondi. Il 1900’ porta un’aria di rivoluzione, qualche anno prima Freud usa per la prima volta la parola “Psicoanalisi”. L’uomo nasconde dentro di se più voci, più identità, si tratta di pulsioni anarchiche che la società ha il compito di tenere a bada. Nel 1905 Einstein formula la teoria della relatività, il tempo e lo spazio non sono concetti assoluti. L’uomo comune vede cadere davanti a se, alcuni principi cardine che formano la propria realtà, ma non è solo questo a renderlo incerto, ad un tratto, a rendersi radicalmente diverse sono la vita, la politica e la società. La società che noi ci troviamo difronte (nell’800) è una società puerile, questo farà sì che il Novecento sarà il secolo di una monumentale puerilità. È il secolo delle masse, la massa è un concetto che ad oggi appare scontato, ma all’inizio del XX secolo stava salendo alla ribalta. Le città si riempiono, le nuove forme di comunicazione diminuiscono le differenze di moda e di pensiero tra le persone, la massa diventa la protagonista assoluta della politica, dell’arte, dell’industria e del consumo. Con “massa”, non si intende un numero, è più un super organismo in cui l’individuo non conta, perché ciò che interessa è l’omologazione, adeguarsi e conformarsi nella moltitudine. I cambiamenti sociali tra 800’ e 900’ provocano forti ripercussioni, specie per la crisi dell’individuo, il quale cerca nuove strade e si può perdere nell’ingranaggi odi un meccanismo assurdo, o può scoprire volti ignoti nelle cose, oppure può addirittura perdere la sua identità.

L’umorismo Questo smarrimento dell’individuo sarà al centro dell’opera di Pirandello. Nel 1908 pubblicherà un saggio che sarà cruciale, che racchiude per intero la sua poetica, si tratta de “L’umorismo”. Caratteristica della vita è il suo scorrere continuo, questo concetto il poeta lo prende da un filosofo francese, Bergson, secondo il quale la vita è un fiume, un flusso e l’uomo non è fatto da una, ma da cento, infinite identità e questo lo ritiene intollerante. Non è un atteggiamento conforme alla società, che ci vuole omologati, non è conforme ad altri individui, che ci vogliono collocati in determinati settori, non lo tolleriamo noi in primis, noi che indossiamo un costume di scena e interpretiamo un messaggio coerente quando la sola verità non esiste, neanche dentro di noi.

La società deride e punisce chi non rispetta il suo ruolo, prendiamo il caso di una vecchia che si traveste da ragazza, non sta seguendo il suo copione, per questo motivo la società la rifiuta sghignazzando. L’avvertimento del contrario ci porta a ridere della donna, poiché una signora di quell’età non è solita a conciarsi così. Il sentimento del contrario, invece, che nasce dalla riflessione, ci porta a capire che la signora si veste così nell’illusione di poter trattenere l’amore del marito, molto più giovane di lei. Ed è questa la sostanziale differenza tra comico ed umoristico, il comico provoca la risata che deriva da una situazione contraria alla norma; l’umorismo nasce da una riflessione che genera sentimento di compassione, che a sua volta genera comprensione per le debolezze altrui. Per Pirandello sarà proprio quests la figura ricorrente che troviamo in romanzi, in commedie, si tratta di un uomo che ha capito le regole assurde della società e se n’è tirato fuori. L’umorista è per Pirandello, colui che stravolge completamente i punti di vista, che presenta una prospettiva inusuale di tutte le cose, contro quello che è il perbenismo o la morale borghese, contro le assodate certezze. Vede le cose dal loro interno, andando oltre al loro aspetto superficiale. Quando scrive il suo saggio sull’umorismo, Pirandello è reduce da un primo successo, “Il fu Mattia Pascal”, lo scrive vegliando la moglie che lo assilla con la sua gelosia patologica, e le sue manie persecutorie. Lo ha scritto in quella che lui stesso definisce “Trappola”, cioè la famiglia, una delle tante trappole in cui si incastra il nostro flusso vitale. Propone due indizi per uscire da questa condizione assillante che provoca la famiglia, il primo è che il nome del protagonista allude a quello di un filosofo Pascal, il secondo è che, da come si evince dal titolo, il protagonista è morto, osservando le cose dall’esterno. Il personaggio è un borghese insoddisfatto, a cui un giorno capita una doppia occasione, vince un enorme fortuna al Casinò di Montecarlo e viene dichiarato morto quando la famiglia identifica lui nel corpo di un uomo affogato. Trova il suo espediente per andare oltre tramite questo due eventi, fugge e si fa chiamare Adriano Meis, si trasferisce a Roma. Per descrivere il personaggio di Mattia Pascal, è necessario mettere in luce il contrasto tra vita e forma, si tratta di un uomo che ha la possibilità di liberarsi da questa forma, che in questo caso racchiude un matrimonio infelice ed una vita insoddisfatta, e di inventarsi una nuova vita al di fuori di questa forma. Succede, però, che la nuova vita liberata dalla forma è infernale. Mattia Pascal è un eroe da tragedia moderna, una marionetta che scopre che il cielo è fatto di carta, che la vita è rappresentazione. I personaggi di Pirandello vivono su una soglia, cioè un luogo di confine tra la vita ed il suo oltre, la soglia può essere quella della morte, come il personaggio dell’opera teatrale “Enrico IV”, il quale nonostante essere guarito, rimane inchiodato nella sua pazzia. Pirandello vede con favore l’intervento dell’Itali nella grande guerra, la quale può essere vista come un’occasione per radere al suolo una società che gli va stretta, ma ben presto si rivelerà una nuova trappola. Durante il periodo della guerra il figlio Stefano verrà fatto prigioniero, inoltre le condizioni mentali della moglie peggiorano, pertanto Pirandello deciderà di rinchiuderla in una clinica psichiatrica, fino alla sua morte. Oltre ciò, il conflitto durerà quattro anni, nelle trincee che trasformano l’individuo in un numero, trovando ancora una volta la distruzione dell’io, della persona, è una guerra di massa per una società di massa. Il conflitto non farà altro che esasperare quelle crisi che il poeta aveva già intuito, non è un caso che quegli anni coincidono con un grande periodo di creatività per l’autore.

Il Teatro Tra il 1915 ed il 1918 Pirandello redige sette tra le sue più grandi opere teatrali, e rivoluzionerà il concetto stesso di teatro. Il poeta gioca nel suo teatro con dei materiali d’epoca come il salotto borghese, il triangolo amoroso, l’adulterio ma il suo personaggio filosofo ed umorista, li usa stravolgendoli, istruendo con questi materiali dei veri e propri processi contro la società del suo tempo, verso cui lancia grandi capi d’accusa. Il teatro consentiva a Pirandello, quella che era stata la resa dei conti con il naturalismo ed il verismo, non a caso con l’anniversario degli 80 della morte di Verga, Pirandello divide gli scrittori di cose e gli scrittori di parole, e tra gli ultimi inserisce D’Annunzio, mentre tra i primi oltre Verga, inserisce anche se stesso. Sente questo bisogno di svuotare la realtà, e da questo punto di vista il teatro di configura come una macchina di illusioni, che può mettere sotto scacco la realtà, molto meglio del romanzo o della novella. La riforma teatrale di Pirandello avviene tutta all’interno dei suoi personaggi, verso i quali provava una sorta di ossessione, pensò attraverso i personaggi, le sue idee diventarono personaggi, e da ciò la sua essenza tipicamente teatrale del suo discorso.

La prima fase dell’esperienza teatrale dell’autore racchiude l’opera di “Liolà”, una splendida commedia d’ambientazione popolare, sulla figura giocosa è vitale del giovane Liolà che ha diversi figli da donne diverse, scegliendo però di restare un uomo libero, legato ai valori primari dell’amore, della vita, del sole e del mare. Il mondo dialettale comico-verista lo abbandonerà presto. Il contrasto tra essere e apparire, che in quel teatro poteva essere il primo motore del comico e dell’umorismo, non basta più. Nella tragedia che travolge l’umanità e la sua vita individuale, non c’è più spazio per quella comicità primaria. Al senso del reale, si sostituisce il soggettivismo, il relativismo. Nel dramma, ogni personaggio può essere portatore di una sua verità, che può restate in campo fino alla fine, accanto alle altre verità, senza che l’una prevalga sull’altra. Un fenomeno di ‘’moltiplicazione di specchi’’, che era già presente ne ‘’Il fu Mattia Pascal’’ e in alcune novelle, e che comincia ad essere raccontato nell’ultimo romanzo ‘’Uno, nessuno e centomila’’, che porta alla crisi interna del teatro borghese, trasformato in quello che ora viene definito teatro del grottesco. Arriva così a concentrarsi solo su se stesso, attraverso il metateatro. Con il teatro del grottesco, Pirandello mette in scena un’opera che rappresenta simbolicamente questo passaggio, ossia ‘’Così è se vi pare’’, e tratta dell’incredibile vicenda di due personaggi che oppongono ciascuno una propria verità, ossia l’attuale moglie del signor Ponza, è la sua prima moglie, o è la seconda, in quanto la prima è morta? La questione non viene risolta neanche dalla diretta interessata, la quale alla fine conclude dicendo: ‘’Io sono quella che mi si crede’’. Un personaggio tipico del teatro pirandelliano è il professor Toti di “Pensaci Giacomino” una commedia in cui vi è un anziano professore che sposa una giovane povera, per lasciarle la sua pensione e vendicarsi dello stato che l’ha sempre mal pagato. Data l’età più che marito si fa padre, e appoggia anche la relazione che nasce tra la giovane moglie e il giovane Giacomino, da cui nasce un figlio. Di qui lo scandalo della società e della chiesa, il cui rappresentante Padre Landolina, persuade Giacomino a troncare questa relazione scandalosa. La vittoria sarà però del professor Toti, che riuscirà a trattenere il giovane, che riuscirà a persuaderlo con la bontà della sua morale contro quella borghese, cacciando il Padre gridando “Va de retro Satana”. In un’evoluzione continua di pensiero e di stile, però, Pirandello torna di nuovo a superare se stesso, e la fase del grottesco. Nella generale perdita di significato dell’esistere prevalgono ora i temi della follia, del caso, dell’assurdo. I suoi personaggi cominciano ad avere una coscienza del bisogno di vivere che va al di là delle convenzioni dell’arte. Nasce il teatro nel teatro, che comprende tre opere fondamentali: -‘’Sei personaggi in cerca d’autore’’ -‘’Ciascuno a suo modo’’ -‘’Questa sera si recita a soggetto’’ Questa nuova tecnica teatrale viene introdotta nel 1921, con ‘’Sei personaggi in cerca d’autore’’. Gli spettatori entrano e trovano il sipario alzato, con macchinisti, operari, attori che stanno provando ‘’Il giuoco delle parti’’, guidati da un capocomico. Improvvisamente, dalla platea, irrompono i ‘’personaggi’’ di un altro dramma senza nome, il Padre, la Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. Essi rappresentano se stessi e chiedono solo di ‘’vivere’’ fino in fondo la loro storia. Gli attori tentano vanamente, di rappresentare le vicende del loro triste dramma borghese, finchè la Bambina muore annegata in una vasca e il Giovinetto si spara. Gli attori credono che sia finzione, ma il Padre dichiara che è ‘’realtà’’, e il capocomico stufo conclude gridando ‘’Finzione! Realtà! Andate al diavolo tutti quanti!’’. Il tema che ritorna continuamente nell’autore, è quello dell’identità scollata dalla realtà, questa mancanza di corrispondenza tra i due momenti. La prima si risolse in un fiasco clamoroso, poi vi è il trionfo. Sul palcoscenico c’è l’uomo comune, lo stesso che è seduto in platea, ed è costretto a guardarsi nelle sue maschere. Quando appaiono nel 1921 i “Sei Personaggi in cerca d’autore”, Pirandello ha alle spalle la provocazione dei futuristi, il dadaismo, e i personaggi dell’opera in questione, hanno questa apparente trasgressione fine a se stessa. In realtà fa proprie le costruzioni delle avanguardie ed edifica un teatro nuovo. Ne il teatro nel teatro i protagonisti sono il teatro stesso, scomposto nelle sue figure fondamentali, quindi l’autore, il capocomico, il direttore artistico, il pubblico, tutti vengono convocati in una dimensione plurale, per cui ad un certo punto il teatro racconta se stesso. Questa tecnica, (quella del teatro nel teatro) per Pirandello diventa il chiavistello per scardinare le strutture del dramma.

L’opera ‘’Ciascuno a suo modo’’, mette in scena due personaggi (interpretati da due attori sulla scena) sono in realtà nascosti fra il pubblico in platea e intervengono a sorpresa; infine ‘’Questa sera si recita a soggetto’’, ironica memoria dell’antica tradizione della Commedia dell’Arte, che giunge alla paradossale ribellione degli attori che stanno recitando ‘’Leonora addio’’ di Pirandello. ‘’Enrico IV’’ è la storia di un pazzo che, credutosi per dodici anni l’imperatore Enrico IV e assecondato da tutti quelli che lo circondano rinsavisce di colpo, scopre la donna che amava tra le braccia di un altro, e decide di continuare a fingersi pazzo per altri otto anni, finchè non uccide il rivale, ripiombando nella follia. Questo è un altro esempio del teatro della follia, un teatro in cui l’autore predilige il caso, non conformandosi alle regole preesistenti. Pirandello aderì al partito fascista nel 1924, dopo il delitto Matteotti, e questa sua adesione ha creato molte perplessità. L’autore vedeva in Mussolini la possibilità di un sostegno politico ma soprattutto economico, a quello che fu il suo grande sogno, cioè un teatro stabile di stato. Sarà un sogno irrealizzato, tanto che l’autore lasciò sdegnato l’Italia. È uno scrittore che in un periodo di totalitarismo fa i conti con l’utopia, e parlare per miti significa parlare in Aenigmate, attraverso personaggi incredibili che rappresentano l’arte e le possibilità di questa in rapporto alle masse. L’utopia poetica avrebbe voluto realizzarsi in ‘’I giganti della montagna’’, grande dramma visionario che rimase incompiuto, rappresentato solo dopo la morte dell’autore. Una compagnia di comici, guidati da Ilse, detta la Contessa, giunge in una villa abbandonata per provare una fiaba in versi, che già da sola sembra introdurre un’atmosfera magica e inquietante. La strana terra dove i comici, senza saperlo, si trovavano è quella degli Scalognati, ultimo rifugio della Fantasia e del Mago Cotrone. Nel corso di quella festa, scenderanno nella valle i misteriosi Giganti della montagna, violenti e materialisti realizzatori di opere titaniche. Alla fine, invece dei Giganti, alla favola assisteranno i loro servi, he delusi, si rivolteranno contro Ilse uccidendola, in un finale sacrificale e sanguinario....


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