Senofonte - vita e opere PDF

Title Senofonte - vita e opere
Course Cultura Letteraria Della Grecia Antica 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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vita e opere...


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SENOFONTE Senofonte, figlio di Grillo del demo di Erchia è stato uno storico e mercenario ateniese. Fu scrittore poligrafo e del quale ci sono pervenute tutte le opere e complete, una circostanza che ha fatto di lui una delle fonti maggiori per la conoscenza dei suoi tempi. In particolare da lui, oltre che da Platone, provengono molte notizie riguardanti la vita e i detti di Socrate, del quale fu alunno. È stato soprannominato dalla Suda "l'ape attica", per la semplicità e la chiarezza della sua prosa. Le date di nascita e di morte non sono note con certezza. Origini sociali e formazione Proveniva dal demo di Erchia, figlio di Grillo, un personaggio del quale nulla si può dire al di là di certe indirette supposizioni che lo farebbero rappresentante di una famiglia agiata, appartenente forse all'ordine dei cavalieri. Ciò appare probabile sia in virtù della dimestichezza di Senofonte con l'arte equestre, sia dalla militanza di questi, e dei suoi figli, nella cavalleria ateniese. L'agiatezza delle origini è comunque provata dalla buona educazione ricevuta, che lo vide allievo dei sofisti Prodico e Isocrate. In gioventù, poco più che ventenne, entrò anche in contatto con Socrate, di cui fu discepolo per almeno tre anni, un'esperienza che si rivelò determinante per la sua educazione. La sua Apologia di Socrate si discosta per certi versi da quella di Platone; questo ha dato luogo a molti dibattiti sulla figura storica di Socrate. Senofonte militò nei cavalieri, che influirono sulle sue scelte politiche conservatrici e filo-spartane: appoggiò sicuramente il regime dei Trenta Tiranni (così come, in precedenza, aveva appoggiato la Boulé dei Quattrocento, della quale anche Tucidide era stato membro). Lo storico Luciano Canfora, su una stringente ricostruzione filologica delle fonti, ipotizza che fu uno dei due ipparchi al servizio dei Trenta; pensa inoltre che, quando Trasibulo restaurò la democrazia, Senofonte abbia seguito gli oligarchi anche nel loro esilio a Eleusi, lasciando poi Atene quando essi furono massacrati (401 a.C.). Questo fatto, secondo lo storico, sarebbe testimoniato dalla mancanza di notizie riguardanti il periodo tra il 403 e il 401, che infatti non figura nelle ‘’Elleniche’’. Nella primavera del 401, infatti, Senofonte si trova in Asia Minore, prima ad Efeso e poi a Sardi, invitatovi dal tebano Prosseno, a cui era legato da antichi vincoli di ospitalità. L'Anabasi di Ciro Nel 401 a.C., sempre su invito di Prosseno, partecipò ad una spedizione di mercenari greci comandati da Clearco di Sparta e ingaggiati, dopo la fine dalla Guerra del Peloponneso, da Ciro il Giovane nel suo tentativo di sostituire sul trono di Persia il fratello maggiore imperatore Artaserse II di Persia. Nella battaglia di Cunassa (3 settembre dello stesso anno) i greci riportarono la vittoria sul loro fronte, ma Ciro, spintosi troppo oltre nel tentativo di uccidere personalmente il fratello, trovò invece la morte. Clearco, invitato a negoziare con le forze di Artaserse, fu vittima, insieme agli altri strateghi greci, di un inganno ordito da Tissaferne, consigliere di Artaserse, nel quale furono sopraffatti ed uccisi tutti i comandanti greci, incluso Prosseno. Il contingente greco, che contava circa diecimila uomini (i famosi Diecimila), si trovò sbandato e disorientato, privo di ogni guida, in un territorio ostile, a migliaia di chilometri dalla patria. I soldati seppero però darsi dei buoni condottieri, tra i quali lo stesso Senofonte, e con un'epica marcia verso il nord attraverso l'Armenia, raggiunsero Trapezunte (Trebisonda), sul Mar Nero (allora Ponto Eusino). Di qui si imbarcarono per la Tracia, per poi tornare al luogo di concentramento di Tibron, nei pressi di Pergamo, a nord-ovest di Sardi (punto di ritrovo all'inizio dell'Anabasi) e infine raggiunsero la Grecia. Il racconto di questa impresa è contenuto nella più nota delle opere di Senofonte, l'’’Anabasi’’.

Al seguito di Agesilao di Sparta Le conseguenze politiche della fallita spedizione di Ciro non si fecero attendere: nel mutato quadro venutosi a determinare, Sparta decide un intervento contro Farnabazo in favore della città greche della Ionia. Della spedizione, guidata dal re di Sparta Agesilao, farà parte anche Senofonte, che già a Pergamo aveva consegnato i superstiti dei Diecimila al generale spartano Tibrone, determinandone l'arruolamento nelle file spartane. Nel 394, Senofonte partecipa probabilmente alla battaglia di Coronea, schierato con Sparta al seguito di Agesilao e contro la sua stessa città, coinvolta nell'alleanza con Tebe. Senofonte compose a tal proposito l'operetta "Agesilao": un encomio caratterizzato da una forte impostazione retorica dove sono descritte le imprese e le virtù del re Spartano, che gli era stato amico e protettore. Quest'opera si pone come modello per il futuro genere della biografia. L'esilio Per questo motivo, o forse per essere stato mercenario di Ciro (ma più probabilmente già per il suo coinvolgimento nel governo dei Trenta tiranni nel 404 a.C.), fu esiliato da Atene e privato di tutti i beni cittadini. Nel 390 ottenne dagli Spartani una proprietà a Scillunte, una località dell'Elide, tra Sparta e Olimpia, dove trascorse un esilio all'incirca ventennale. La fattoria di Scillunte si rivelò un ritiro sereno e prolifico sia in senso letterale che letterario: fu in questo periodo che sposò una donna di nome Filesia, dalla quale ebbe due figli, Diodoro e Grillo, che, sotto la guida di Agesilao, ricevettero l'agoghè (Άγωγή), l'educazione spartana. Negli stessi anni, probabilmente prima del 380 a.C., redasse e pubblicò l'Anabasi. Nella sua fattoria, lontano dalle piccole ambizioni politiche, si dedicò interamente alla coltivazione, al culto degli dei e dell'ospitalità, all'equitazione e, nei dintorni ricchi di selvaggina, alla caccia. Ma questa parentesi appagata e agiata cessò bruscamente dopo la sconfitta che gli Spartani subirono nel 370 nella battaglia di Leuttra ad opera di Epaminonda: Scillunte fu conquistata dagli Elei e Senofonte fu costretto a riparare con la famiglia in vari luoghi finché, resosi conto dell'irrimediabile perdita dei beni, rinunciò ad ogni perorazione e decise di stabilirsi a Corinto. Il miglioramento dei rapporti con Atene Fu allora che, dopo molti anni di lontananza, giunse una schiarita nei rapporti con la sua città d'origine, a cui non fu estraneo il migliorato quadro dei rapporti tra Sparta e Atene: fu infatti intorno al 368 (o 367) che, su proposta di Eubulo, Senofonte vide annullarsi il provvedimento di bando e confisca. A questo fece seguito il riconoscimento della cittadinanza ateniese per i figli e l'assegnazione di un risarcimento per i danni subiti a seguito del provvedimento di esilio; in questi stessi anni è probabile che facesse temporaneo ritorno in patria. Una prova del suo ricongiungimento con la città natale e del suo rinnovato interesse verso Atene è dato sia dalla composizione dei "Poroi" (che contengono riferimenti a fatti successivi al 355), sia dagli encomi composti in città a seguito della morte del figlio Grillo nella Battaglia Di Mantinea. Senofonte visse a Corinto fino alla sua morte, avvenuta attorno al 355 a.C.; altre fonti, comunque, sostengono che morì ad Atene.

LE OPERE Le Elleniche sono un'opera storiografica di Senofonte.

I sette libri delle Elleniche trattano gli avvenimenti della storia greca della fine del V secolo a.C. e dell'inizio del IV, iniziando a narrare dal 411 a.C. e finendo con l'anno 362 a.C. Il I e parte del II libro concludono la guerra del Peloponneso, da dove era stata interrotta da Tucidide; il resto del libro narra del regime dei Trenta tiranni. Prosegue (libri III-V) descrivendo la guerra di Sparta contro la Persia fino alla pace di Antalcida (386 a.C.). Gli ultimi due libri narrano il declino dell'egemonia spartana e la breve supremazia tebana, conclusasi con la battaglia di Mantinea (362 a.C.). Struttura dei libri: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

Guerra del Peloponneso (411-406 a.C.) Fine della guerra e Trenta tiranni (406-401 a.C.) Ostilità tra i Persiani e gli Spartani (399-387 a.C.) Guerra di Corinto (394-387 a.C.) Lotta per il potere tra Sparta e Atene (399-387 a.C.) La vittoria di Tebe sugli Spartani a Leuttra (371-362 a.C.) Fine dell'egemonia di Tebe su Mantinea (362 a.C.)

La questione senofontea Alcuni manoscritti recano il titolo di “Aggiunte alla storia di Tucidide”; inoltre, l'inizio dell'opera è privo di proemio ed ha un insolito incipit brusco, che acquista un senso solo se letto dopo la conclusione della Guerra del Peloponneso di Tucidide. A partire dal secondo libro, invece, lingue, stile ed impostazione mutano completamente, visto che la prima parte è in realtà opera di Tucidide e che Senofonte ha continuato il racconto delle vicende belliche. Il punto in cui inizia l'opera di Senofonte dovrebbe essere quando gli Ateniesi concludono la pace cogli Spartani (aprile 404 a.C., cioè l'inizio del 3º capitolo del II libro). _______________________________________________________________________________________ L'Anabasi, o più propriamente l'Anabasi di Ciro, è la più celebre opera dello storiografo greco Senofonte, risalente al IV secolo a.C. Senofonte era uno dei Diecimila, un'armata di mercenari greci assoldata da Ciro il Giovane, il cui scopo era usurpare il trono di Persia al fratello Artaserse II. Anche se l'armata dei mercenari fu vittoriosa nella battaglia sostenuta a Cunassa contro l'esercito dell'imperatore, Ciro non sopravvisse allo scontro, e la sua morte privò la spedizione di ogni senso: i Greci, penetrati troppo a fondo nel territorio nemico, dovettero così ritirarsi verso un porto sicuro, in un ripiegamento che si preannunciava lunghissimo e pieno di insidie. Il testo narra infatti di come il generale greco Clearco e una quantità di suoi ufficiali furono uccisi o catturati per il tradimento ordito da Tissaferne, e di come lo stesso Senofonte, ritrovatosi generale, lui che non si riteneva nemmeno soldato, abbia concentrato i propri sforzi nell'incoraggiamento dei soldati, guidando l'armata sbandata nel lungo viaggio, durato più di un anno, verso il "Ponto Eusino" (attuale Mar Nero). Giunto finalmente sulla costa del Mar Nero, presso Trapezunte (Trebisonda) con il famoso grido "Thálassa! Thálassa!" ("Θάλαττα! θάλαττα!", corrispondente all'italiano "Mare! Mare!"), vedrà però il fallimento dei suoi propositi di diventare l'ecista di una nuova colonia ellenica e dopo numerose peripezie porterà l'armata a combattere per il re di Tracia Seute II, ed infine la consegnerà, a Pergamo, al generale spartano Tibrone che stava allestendo un esercito per una nuova guerra contro i persiani.

L'opera, priva di un proemio, è convenzionalmente suddivisa in sette libri. Tale ripartizione, divenuta tradizionale, non è opera di Senofonte ma fu introdotta successivamente. Aggiunte posteriori sono anche i riassunti dei fatti precedenti che precedono ogni libro. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

Arruolamento dell'armata da parte di Ciro; marcia verso Babilonia e battaglia di Cunassa. Scoperta del reale esito della battaglia con la morte di Ciro; trattative col re Artaserse; tradimento ed uccisione dei comandanti greci. Elezione dei nuovi generali; inizio della ritirata dei "diecimila" incalzati dai persiani fino alle montagne. Attraversamento del paese dei Carduchi, poi dell'Armenia dove sono sorpresi dall'inverno, delle terre dei Taochi e dei Colchi ed arrivo al tanto agognato mare a Trapezunte. Viaggio avventuroso lungo la costa fino a Cotiora. Elezione di un unico comandante supremo (Senofonte stesso); viaggio per mare fino ad Eraclea. Nuovo errare lungo la costa subendo numerose perdite; arrivo a Crisopoli. Passaggio al servizio di Seute per aiutarlo a riconquistare il suo regno (Tracia); l'armata vaga tra Salmodissa, Lampsaco e infine Pergamo dove il generale spartano Tibrone ne assume il comando incorporandola alle sue truppe, in partenza per la guerra contro i satrapi persiani Tissaferne e Farnabazo....


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