Title | Charles Baudelaire - Vita e opere |
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Author | Mattia Urso |
Course | Italiano 5anno- Liceo scientifico |
Institution | Liceo (Italia) |
Pages | 2 |
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Riassunto della vita e delle opere di Charles Baudelaire, tratto da un libro di letteratura italiana adottato in un liceo scientifico statale....
CHARLES BAUDELAIRE
Vita Charles Baudelaire nacque a Parigi nel 1821. A cinque anni perse il padre e la madre decise di risposarsi con un ufficiale dell’esercito, con il quale ebbe un pessimo rapporto che si può evincere anche dai “ I Fiori del Male” . Dopo il liceo, si iscrisse alla facoltà di diritto, ma lasciò gli studi per fare lo scrittore. Visse in modo sregolato, facendo uso di sostanze stupefacenti come l’oppio, tanto che i genitori cercarono di allontanarlo dalle cattive compagnie facendogli fare un viaggio in India. Dopo essersi imbarcato, Baudelaire decise di tornare indietro e questa decisione si avverte nella poesia “Il Viaggio” . Tornato a Parigi, proseguì la sua attività di scrittore, nonostante le difficoltà economiche, i guai giudiziari e la malattia. A causa della sifilide, venne colpito da un attacco di paralisi mentre si trovava in Belgio, venne quindi trasportato a Parigi, dove morì nel 1867.
Opere I Fiori del Male “I Fiori del Male” sono una raccolta di poesie dal contenuto scandaloso: il poeta dovette affrontare un processo per oltraggio alla morale e dovette togliere alcune poesie giudicate oscene. Baudelaire è un «bohémien» (termine che indica «un artista povero dalla vita sregolata»). “I Fiori del Male” sono scandalosi perché parlano della seduzione che il male esercita sull’uomo, attraverso i vizi e la corruzione ad esempio. Guardando dentro di sé il poeta capisce di essere afflitto da una sorta di malattia dello spirito: è attratto dal peccato, dal sesso, è privo di volontà ed è continuamente alla ricerca di nuovi piaceri che gli permettano di vincere la noia dell’esistenza. Sceglie dunque di farne materia della sua poesia, suddividendo l’opera in sezioni, ciascuna delle quali costituisce un momento della lotta del poeta contro il male. Spleen e Ideale: la prima sezione racconta del venire meno di tutti gli ideali nei quali il poeta aveva creduto, come la consolazione dell’arte e dell’amore. Ma, venuti meno, Baudelaire ricade in una cupa malinconia (spleen in inglese). Quadri parigini: il poeta tenta dunque di perdersi nella città moderna. Parigi così diventa un momentaneo rifugio. Il Vino: nella terza sezione la via di fuga diventa l’alcol, ma, una volta dissolta l’ebbrezza, lascia l’uomo in una disperazione ancora più profonda. I Fiori del Male: racconta dell’abbandono al fascino della distruzione e del male. Rivolta: racconta l’ultimo tentativo di rivolta contro il mondo e contro Dio. La Morte: avendo fallito, il poeta può trovare rifugio solo nella morte. L’opera di Baudelaire è percorsa da un doppio movimento: da un lato il desiderio di elevarsi , di ispirare all’Ideale, dall’altro un insieme di sentimenti negativi come l’«ennui» (noia) e la malinconia. Ed è proprio il lato negativo che prevale, infatti secondo Baudelaire l’uomo è condannato. Uno dei temi principali che rispecchia questa filosofia è l’artificio: se i poeti romantici amavano la genuinità della natura, Baudelaire preferisce l’artificiale al naturale, cioè i prodotti della civiltà. Del mondo naturale apprezza soltanto i fiori, elemento raffinato e inutile, vicino all’artificio. Il titolo dell’opera è un ossimoro, poiché l’immagine positiva dei fiori viene associata al male. Il luogo in cui le poesie sono ambientate è la città, vissuta dall’autore come tragedia ma al tempo stesso come ancora di salvezza. Dal rifiuto della natura nasce la figura del «dandy» che cerca di ridurre la parte animale che si trova in ogni uomo. Corrispondenze In questa poesia l’autore cerca di comprendere l’essenza dell'universo. La prima impressione che ci dà è di ordine: la Natura sembra un tempio in cui l’uomo è in sintonia con ciò che lo circonda. La notte e la luce del giorno rinviano alla «grande unità» del principio unico e coerente che organizza il tutto. Ma alcuni elementi contraddicono questa lettura: l’uomo e la Natura sembrano essere in simbiosi, ma a volte questa «armonia» è passeggera. Le due vastità evocate non sono paragonabili, ma sono strutturalmente diverse: quando si parla di «vastità del giorno» ci si riferisce alla molteplicità e alla diversità del reale, mentre con «vastità della notte» si intende l'uniformità delle tenebre, che cancellano le differenze. Nei quattro versi finali apre una finestra su un mondo di lusso, nel quale non prevale il sentimento di fusione con la natura bensì l’ebbrezza dei sensi. Baudelaire fu uso della sinestesia, figura retorica che accosta percezioni provenienti da sensi diversi, importante nella lirica moderna. “L’albatro” L’ispirazione per questa poesia sarà venuta a Baudelaire durante il suo viaggio per l’India. Possiamo individuare una somiglianza con la “ Ballata del Vecchio Marinaio” di Coleridge: qui un marinaio uccide un albatro e questo gesto attira su di sé e sui suoi compagni grandi sventure. Nella lirica di Baudelaire invece i marinai non mostrano timore né rispetto vero l’uccello marino. Nella prima parte Baudelaire descrive ciò che
vede o ricorda, nell’altra riflette sul significato simbolico di quello spettacolo, passando al piano dell’allegoria. Il poeta, come un albatro, è un abitante del cielo, cioè di un mondo elevato e puro in cui si trova perfettamente a suo agio. Ma esiste un altro mondo, quello della materia, in cui si muove con goffaggine, schernito dalle «persone normali» che non lo comprendono. Spleen IV L’obiettivo di Baudelaire è evidenziare lo stato di spleen in è costretto a vivere l’uomo, che lo rende incapace di agire. Il termine inglese «spleen» (dal greco antico «splén» che significa milza) non è un’invenzione dell’autore, ma la sua originalità sta nell’aver saputo trasformare questo stato umano in un tratto caratteristico della condizione umana e per questo adopera la prima persona plurale. Nel corso della poesia Baudelaire accumula una serie di metafore, immagini di prigionia e oppressione che esprimono l’annientamento della volontà; la Speranza viene nominata per poi essere negata, come un pipistrello che vola, impazzito, rinchiuso dentro ad una stanza. Resta così l’Angoscia che prende possesso del corpo del poeta. Baudelaire personifica la Speranza e l’Angoscia, usa metafore e allegorie, ma al tempo stesso evoca oggetti del quotidiano, arrivando addirittura a introdurre un termine medico («cervello»): l'originalità sta proprio nel modo in cui accoglie la realtà nei suoi versi. Per rendere ancora più evidente questo stato di malumore, rende il ritmo del discorso lento e monotono....