TESINA- Democrazia E Educazione PDF

Title TESINA- Democrazia E Educazione
Author Chiara Angileri
Course Storia della pedagogia
Institution Sapienza - Università di Roma
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J.DEWEY “DEMOCRAZIA E EDUCAZIONE”

PREFAZIONE Questo libro cerca di scoprire ed esportare le idee implicite in una società democratica e di applicarle al campo educativo. Valuta le diverse teorie della conoscenza, dello sviluppo morale, i metodi dell’educazione pubblica e cerca di esplicitare come ostacolino l’ideale democratico. La filosofia collega lo sviluppo della democrazia con quello del metodo sperimentale nelle scienze e con la riorganizzazione industriale per far notare i cambiamenti che recano nel metodo dell’educazione. 1. EDUCAZIONE COME NECESSITA’ DELLA VITA La vita è un processo di autorinnovamento attraverso l’azione sull’ambiente, però esso non è indefinito poiché i viventi muoiono, ma il processo della vita continua tramite la riproduzione e l’evoluzione. L’ambiente viene adattato a seconda dei bisogni degli esseri viventi. La nutrizione e la riproduzione sono importanti per la vita fisiologica quanto l’educazione lo è per la vita sociale. In una società umana l’esperienza è continua perché parte dal passato del gruppo anche se quest’ultimo si rinnova. L’educazione è il mezzo della continuità sociale della vita. La società esiste grazie alla trasmissione di abitudini nell’agire, pensare e sentire. Senza comunicazione non ci sarebbe vita sociale, dunque l’educazione è essenziale. Le scuole non sono l’unico mezzo di trasmissione. La società continua ad esistere grazie alla trasmissione e alla comunicazione. Non basta vivere vicini per creare comunità e nemmeno lavorare per un fine comune. Se gli individui si usano l’un l’altro per conseguire i risultati desiderati, non costituiscono un vero gruppo sociale, dev’esserci una partecipazione agli scopi e una comunicazione d’interessi. Via via che le società diventano più complesse nella struttura e nelle risorse, aumenta la necessità di un insegnamento formale o intenzionale. Quanto più cresce e si estende l’insegnamento formale, tanto maggiore è il pericolo di creare una scissione fra l’esperienza ottenuta in associazioni dirette, e ciò che si impara a scuola. Negli ultimi secoli, però, il pericolo sta diventando molto più grave a causa del rapido aumento delle conoscenze o delle forme di competenza tecnica. 2. L’EDUCAZIONE COME FUNZIONE SOCIALE L’educazione è un processo di nutrizione, di allevamento, di coltivazione. Essa implica attenzioni alle condizioni della crescita. La parola educazione significa precisamente “un atto a guidare, a tirar su”. Educare comprende anche trasmettere gli interessi, gli scopi, le idee di un gruppo sociale. L’ambiente non è ciò che circonda il cittadino ma esso è costituito da ciò che muta l'uomo. L’ambiente consiste nelle condizioni che promuovono o impediscono le attività di un essere umano. La vita non è esistenza passiva (pesce-acqua) ma un modo d’agire, l’ambiente la influenza. Una persona che compie attività associate ad altre persone ha un’ambiente sociale. Ciò che fa e che può fare dipendono da ciò che gli altri si aspettano, esigono, approvano o condannano. Essa non può esercitare le proprie attività senza tener conto di quelle altrui. L’ambiente forma i suoi membri immaturi. Gli uomini controllano gli animali controllando l’ambiente che li circonda. Le azioni umane possono anche esser così modificate ma si parla di addestramento, non educazione. Il primo passo per l’ambiente sociale è quello di stabilire le condizioni che stimolino nell’individuo certi

modi di agire, e farne partecipe delle attività associata in modo che egli senta l’insuccesso come se fosse il proprio. L’ambiente sociale forma la disposizione mentale ed emotiva della condotta degli individui. L’influenza incosciente dell’ambiente ha ambiti in cui l’efficacia è più marcata: La lingua appresa in tenera età, le maniere, il buon gusto ecc. L’istruzione cosciente è efficace se coincide con l’ambiente sociale del bambino. Le cose che ammettiamo senza riflettere, sono abitudini che ci guidano e si trovano sotto il livello della nostra comprensione. Le scuole sono l’esempio di ambiente formato con lo scopo di influenzare le disposizioni mentali degli allievi. Essa ha tre funzioni specifiche: Semplificare e ordinare quegli aspetti della formazione individuale che si desidera sviluppare; purificare e idealizzare i costumi sociali esistenti; creare un’ambiente più largo e meglio equilibrato di quello dal quale i giovani si farebbero influenzare, se fossero abbandonati a se stessi. 3. L’EDUCAZIONE COME DIREZIONE Gli impulsi naturali o innati dei giovani non si accordano con gli usi della vita del gruppo nel quale sono nati. Quindi questi devono essere diretti o guidati. Questo controllo non è la costrizione fisica, consiste nell’indirizzare gli impulsi che agiscono in un qualsiasi momento su qualche mira specifica, e nell’introdurre un ordine di continuità nella sequenza degli atti. L’agire degli altri si influenza mediante la scelta degli stimoli che provocheranno determinate reazioni. Gli adulti sono più consapevoli di dirigere la condotta degli altri. Ma in alcuni casi, come nei comandi, nelle proibizioni, gli stimoli procedono da persone che mirano direttamente a influenzare l’azione. Proprio perché siamo consapevoli di controllare l’azione altrui, è facile che si esageri l’importanza di questo genere di controllo a scapito di un metodo più duraturo ed efficace. Là dove i giovani agiscono socialmente, essi devono riferire il loro modo di agire a ciò che fanno gli altri e farlo combinare con quello. Il che dirige la loro azione a un risultato comune e crea la reciproca comprensione dei partecipanti. Tutti infatti intendono la stessa cosa, anche se stanno eseguendo azioni diverse. Questa comprensione comune dei mezzi e dei fini dell’azione è l’essenza del controllo sociale. Da poco si da importanza all’influenza dell’associazione con altri esseri umani nella formazione di disposizioni mentali e morali. Si crea però una forte separazione fra le persone e le cose. Il controllo degli individui poggia sulla tendenza a imitare le azioni altrui. Perciò ci sono i modelli. Imitazione per Dewey trae in inganno, il giusto termine è partecipazione con gli altri a un uso di oggetti che conduca a conseguenze di interesse comune. Gli idioti imitano agendo sugli atti esterni ma non sul significato dell’esecuzione. L’imitazione dei mezzi di esecuzione è un atto intelligente, implica osservazione e selezione di ciò che può aiutare. Importante è la formazione di una certa disposizione mentale, un modo di capire gli oggetti, gli eventi e le azioni che ci permette di partecipare attivamente alle attività associate. Le scuole per essere pienamente funzionali esigono più larghe possibilità di attività in comune, alle quali prendano parte quelli che si devono istruire, in modo che essi acquistino un senso sociale dei loro poteri e dei materiali degli strumenti usati. Solo impegnandosi in un’attività in comune si riuscirà a dirigere la disposizione in senso sociale. 4. EDUCAZIONE COME CRESCITA Il potere di crescere dipende dal bisogno di altri o dalla plasticità. Entrambe queste condizioni sono al loro massimo nell’infanzia e nella giovinezza. La plasticità è la capacità di imparare dall’esperienza e quindi la formazione delle abitudini.

Le abitudini danno il controllo sull’ambiente, il potere di utilizzarlo per scopi umani. Si intende spesso l’ambiente come cosa fissa che provvede ai cambiamenti dell’organismo ma in realtà noi ci abituiamo (assuefazione) del nostro ambiente. La plasticità diminuisce con gli anni perché tende a fissarsi su un’abitudine. Per questo c’è bisogno di cure costanti perché l’intelligenza non si fermi ma si rimetta costantemente in gioco. In caso contrario l’ambiente diventa un processo di soffocamento della crescita. La crescita è la caratteristica della vita, l’educazione è un tutt’uno con la crescita. Lo scopo dell’educazione è l’inclinazione a imparare dalla vita stessa. Vita significa crescita, educare significa assumersi il ruolo di fornire condizioni che assicurino la crescita indipendentemente dall’età. 5. PREPARAZIONE, SVILUPPO E DISCIPLINA FORMALE Il processo educativo è un continuo progresso di sviluppo che ha come scopo ad ogni stadio una nuova capacità di crescita. I bambini vivono nel presente, prepararli a qualcosa di lontano aumenta la tendenza a rimandare la preparazione, se il risultato è lontano, perché avere fretta? Si basa poi su un’opinione vaga di cosa il giovane dovrebbe diventare in avvenire e non su un giudizio rigoroso dell’individuo nel presente. L’errore è porre i bisogni futuri, sempre e comunque importanti, come una molla degli sforzi presenti. Lo sviluppo qui è visto come lo svolgersi di poteri latenti verso uno scopo determinato: La perfezione. Ci sono stati due grandi filosofi che hanno tratteggiato il fine assoluto. Per Froebel il mezzo di realizzazione del principio completo è la rappresentazione di simboli. Essi presentati al bambino risvegliano il tutto che dorme in lui. Froebel è ammirato da Dewey perché riconosce l’importanza delle capacità innate dei bambini e li pone in rilievo nel processo educativo. Il suo errore è stato lo stabilire un traguardo irraggiungibile. Hegel invece da all’assoluto una forma istituzionale, le istituzioni sono il mezzo con cui esso si manifesta e lo sviluppo personale si attua quando avviene conformismo, assimilazione delle idee dominanti. La cosa positiva fatta da Hegel è sottolineare come le istituzioni sono un nutrimento per la mente. Alcuni seguaci di Hegel tentano di riportare in luce l’individuo: La società viene rappresentata come il corpo umano, ogni individuo ha un certo spazio e una funzione limitati, in più giustifica l’idea della società divisa in classi. Un’altra teoria influente ma errata è quella di Locke, che considera la mente già in possesso di certe facoltà come quelle di osservare, ricordare, volere, giudicare, generalizzare, prestare attenzione ecc, e l’allenamento di queste facoltà attraverso il ripetuto esercizio. Questa teoria tratta l’oggetto come esterno e indifferente. Il risultato della teoria è in pratica un’esagerata accentuazione dell’allenamento di tipi di abilità ristretti e specializzati a spese dell’iniziativa, dell’inventiva e della riadattabilità: Qualità che dipendono dall’interazione continua delle attività specifiche tra di loro. 6. L’EDUCAZIONE CONSERVATRICE E PROGRESSIVA La mente può essere considerata come un insieme di contenuti risultanti dall’aver avuto presentate certe cose. Le prime rappresentazioni costituiscono il materiale al quale le successive dovranno essere assimilate. E’ importantissimo tener conto delle prime esperienze degli immaturi. Queste non consistono in materiale offerto dall’esterno, bensì dell’interazione fra le attività innate e l’ambiente dalla quale ambedue escono modificati. Il difetto della teoria Hebartiana della formazione per mezzo della rappresentazione consiste nel dare poca importanza a questa costante interazione e cambiamento. Vi sono teorie che considerano i prodotti culturali e specialmente i prodotti letterari, della storia dell’uomo, l’argomento principe su cui applicarsi. Isolati dal loro rapporto con l’ambiente presente, nel quale devono agire gli individui, essi diventano una specie di ambiente rivale e distraente.

Invece sono utili nella misura in cui servono ad impadronirsi del significato delle cose di cui abbiamo a che fare effettivamente. L’idea di educazione è formalmente compendiata nell’idea della ricostruzione continua dell’esperienza, idea distinta dall’educazione come preparazione per un futuro remoto, come svolgimento, come formazione esterna, e come ricapitolazione del passato. 7. IL CONCETTO DEMOCRATICO NELL’EDUCAZIONE L’educazione è un processo sociale e vi sono molte specie di società. I due moduli sulla quale misurare la forma di vita sociale sono il grado in cui gli interessi di un gruppo sono condivisi da tutti i suoi membri, e la pienezza e la libertà con la quale esso si comporta con altri gruppi. Una società giusta è una società che pone, all’interno e all’esterno delle barriere alle libere relazioni e alla comunicazione delle esperienze. Una società che ponga in grado tutti i suoi membri di partecipare, a condizioni eguali, a quel che ha di buono e che assicuri un riadattamento flessibile delle sue istituzioni attraverso lo scambio delle diverse forme di vita associata è democratica. Una simile società deve avere un’educazione che interessi personalmente gli individui alle relazioni e al controllo sociale e sappia formare le menti in maniera che possano introdursi cambiamenti sociali senza provocare disordini. Platone nella sua teoria dice che una società è stabilmente organizzata quando ogni individuo fa ciò a cui è adatto per la sua natura in modo da essere utile agli altri e che il compito dell’educazione è di scoprire queste attitudini e allenarle progressivamente per l’utilità sociale. Il suo errore fu quello di considerare unità sociale la classe piuttosto che l’individuo. Si è osservato che l’individualismo illuministico del XVIII secolo implicava l’idea di una società vasta come l’umanità, del cui progresso l’individuo doveva essere l’organo. Ma esso non era in grado di indicare alcuna istituzione che assicurasse lo sviluppo del suo ideale, come si vide dal suo ricadere nella natura. Le filosofie idealistiche classiche del XIX secolo rimediarono a questa mancanza facendo dello Stato Nazionale il mezzo cercato, ma, così facendo, limitarono la concezione dello scopo sociale ai soli membri dell’unità politica, e reintrodussero l’idea della subordinazione dell’individuo all’istituzione. 8. SCOPI NELL’EDUCAZIONE Lo scopo implica un’attività ordinata e regolare. Non esiste scopo di educazione se le condizioni non permettono la previsione dei risultati. Essa avviene in tre modi: Prima occorre un’attenta osservazione delle circostanze, poi si cerca il giusto ordine nell’uso dei mezzi, infine rende possibile una scelta tra alternative. Agire con uno scopo è agire intelligentemente, è avere una mente. Per progettare dobbiamo “fermarci, guardare e pensare”. Coscienza viene da cosciente: Accorgerci di ciò che facciamo. I criteri da seguire per stabilire uno scopo sono:   

Lo scopo deve uscire spontaneamente a partire dalle condizioni esistenti, deve basarsi sulla situazione. Lo scopo in principio è solo un abbozzo approssimativo, l’atto di tentare a realizzarlo ne saggia il valore. Lo scopo deve rappresentare una liberazione di attività, deve colpire il bersaglio.

Alcune caratteristiche dei buoni scopi educativi:

  

Uno scopo educativo deve essere fondato sulle attività e i bisogni intrinseci di quel dato individuo che si deve educare. Uno scopo deve essere tradotto in un metodo di cooperazione con le attività di quelli che si stanno istruendo. Deve suggerire il genere di ambiente necessario per liberare e per organizzare le loro capacità. Gli educatori devono stare in guardia contro presunti fini generali e ultimi.

9. SVILUPPO NATURALE ED EFFICIENZA SOCIALE COME SCOPI I riformatori dell’educazione disgustati dall’artificiosità dei metodi scolastici ricorrono alla natura come regola su cui basarsi. Essa fornirebbe la legge e il fine dello sviluppo. Secondo Rousseaux noi riceviamo educazione da tre fonti: Natura, uomini e cose. Dewey riconosce i tre fattori dello sviluppo e che essi siano in cooperazione per arrivare allo sviluppo dell’individuo ma Rousseaux non considera i tre fattori come qualcosa che deve lavorare insieme, per lui sono separati. Compito di ambiente sociale è di dirigere la crescita. Sviluppo naturale come scopo induce a concentrare l’attenzione sugli organi del corpo e sulla necessità di salute e vigore. Come scopo si potrebbe indurre la salute. Lo sviluppo naturale come scopo genera rispetto per il movimento fisico. Rousseaux dice che l’intenzione della natura è rafforzare il corpo prima di esercitare la mente. Sbaglia, poiché l’intenzione della natura è sviluppare la mente per mezzo dell’esercizio dei muscoli. Vi sono differenze fra i bambini, i poteri naturali differiscono negli individui. Ogni individuo nasce con un temperamento differenziato, l’educazione distrugge l’inclinazione per lasciare spazio alla uniformità. La conclusione non è di educare fuori dall’ambiente, bensì provvedere un ambiente dove le facoltà vengono utilizzate al meglio. La tesi di Rousseaux ha una risposta di protesta. La tesi opposta: Compito di educazione è fornire ciò che la natura non procura cioè l’adattamento dell’individuo al controllo sociale. Efficienza sociale implica il possesso di una “coscienza” dei frutti dell’industria umana e ne denuncia l’importanza. La gente non può vivere senza mezzi di sussistenza; però come sono impiegati e consumati hanno una profonda influenza sulle relazioni delle persone fra di loro. Efficienza civica o qualità di buon cittadino. Civismo in senso politico e capacità di giudicare saggiamente gli uomini. Non si può definire meglio la cultura come la capacità di estendere l’abito e l’accuratezza della nostra percezione dei significati. 10. INTERESSE E DISCIPLINA Interesse e disciplina sono aspetti correlati di un’attività intendente a un fine. Essi sono collegati. L’interesse infatti è necessario per persistere nell’esecuzione e misura la forza della presa che il fine previsto ha sulla persona per spingerla ad agire alla realizzazione di esso. L’interesse rappresenta la proprietà stimolante degli oggetti, siano essi percepiti o immaginati, in qualsiasi esperienza che abbia uno scopo. Escogitare attività che implichino interesse, risultati che sono come una posta in gioco e tali da non poter essere eseguiti senza riflessione, uso di giudizio in scelta materiale, osservazione e memoria. 11. ESPERIENZA E PENSIERO Nell’esperienza c’è un elemento attivo che è il “tentare” e uno passivo che è il “sottostare”. Imparare dall’esperienza significa fare una connessione indietro e in avanti. Il fare, così, diventa tentare e il sottostare diventa istruzione.

La riflessione nell’esperienza è discernimento della relazione tra ciò che cerchiamo di fare e quello che succede in conseguenza. Il pensiero ha luogo quando le situazioni sono incerte o problematiche, dunque ha luogo, origine quando esiste il dubbio. Il pensiero è processo d’indagine e ricerca, indica nello stesso tempo il rischio, noi tentiamo la vita dell’incerto, di conclusioni ipotetiche. Gli aspetti generali di una esperienza riflessiva sono le perplessità, il dubbio, la previsione congetturale, l’esame attento, l’elaborazione di ipotesi incerte, la decisione di un comportamento. Ma dobbiamo tener conto che le conseguenze non sono mai completamente prevedibili. 12. PENSARE NELL’EDUCAZIONE Compito nella scuola è di sviluppare la capacità di pensare, ma anche l’acquisizione di capacità, di informazioni e allenamento del pensiero. Non tenendo conto di questi tre aspetti l’uomo diventa mercé di abitudini o al controllo autoritario da parte di altri. E’ importante che nella scuola vi siano attività finalizzate che implicano l’uso di materiali e il conseguimento di obbiettivi. Una gran parte dell’insegnamento consiste nel proporre nuovi problemi abbastanza difficili per stimolare il pensiero e abbastanza facili da individuare punti noti dai quali prendere suggerimenti utili. Una mente ben allenata sa tornare nelle sue esperienze passate per vedere cosa possano dare. Le idee sono anticipazioni di possibili soluzioni, sono i mezzi dell’apprendere. Molte cose imparate a scuola sono artificiose e non contano nella vita di ogni giorno. Per questo bisognerebbe che la scuola offra laboratori, giardini, occasioni di partite, recite ecc, in modo da riprodurre le situazioni di vita reale. Poiché chi li studia abbia l’opportunità di mettere alla prova le idee e le informazioni in occupazioni attive. 13. LA NATURA DEL METODO Il metodo è il modo di impiegare efficacemente un dato materiale ed un dato scopo. Non vi è scoperta di un metodo senza casi da studiare, ma le esperienze dirette fatte dagli educatori sono poche per consentire la formulazione di un metodo, quindi il metodo è raccomandato dall’autorità. Per essere applicato il metodo deve piacere, rendere interessante. L’apprendere è il prodotto del dedicarsi a qualcuno, l’apprendimento è la conseguenza di un’attività diretta, favorendo un metodo che sia flessibile. Il metodo, dunque, è un’azion...


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