Edizione Scientifica Digitale PDF

Title Edizione Scientifica Digitale
Author adele de maria
Course Laboratorio di informatica per umanisti 
Institution Università degli Studi di Udine
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CHE COS’È UN’EDIZIONE SCIENTIFICA DIGITALE 1.LE EDIZIONI SCIENTIFICHE DIGITALI: CHE COSA SONO E DOVE TROVARLE Scrivere un libro sull’edizione scientifica digitale è come esplorare un mondo ancora non ben conosciuto. Il nome “Edizioni scientifiche digitali” è stato scelto per tradurre dall’inglese “SCHOLARLY EDITION”, vale a dire un’edizione prodotta da degli studiosi (scholars), con criteri rigorosi e, per così dire, scientifici. Successivamente dobbiamo chiederci il significato della specificazione “digitale”. si tratta semplicemente dell'indicazione del medium, ossia il supporto attraverso il quale essa viene diffusa. Per edizione scientifica si intende l’edizione di un testo del passato preparato e pubblicato seguendo principi e metodi rigorosi e documentati, tali per cui il lavoro dell’editore sia verificabile dal lettore: è infatti la verificabilità del lavoro che rende un'edizione “scientifica”. nel campo dell'edizione di testi, questo comporta la presenza di giustificazioni di essa e degli argomenti trattati. i testi del passato, infatti, sono stati trasmessi in modo imperfetto: o perché l'originale dell'autore non ci è pervenuto e quindi il testo trasmesso e viziato dalle copie e da errori, o perché l'autore ha prodotto diversi originali, in conflitto tra loro, o perché l'autore non ha mai completato il testo, o ancora perché la cultura linguistica dell'autore è molto diversa da quella contemporanea. e compito del filologo scegliere quale sia la versione più corretta oppure la più adeguata per i lettori fra tutte quelle disponibili. Questo tipo di operazioni sono risultato di una evoluzione metodologica millenaria, il cui inizio si fa a risalire tradizionalmente ad Aristarco di Samo, bibliotecario e filologo della biblioteca d’Alessandria che studio diverse copie dei poemi omerici al fine di stabilirne la versione più corretta. in questo lasso di tempo si sono succedute diverse tecnologie della scrittura e della lettura: siamo passati dai rotoli di papiro, all'utilizzo del libro in pergamena, per poi arrivare, grazie all'invenzione della stampa, all’utilizzo di libri cartacei prodotti industrialmente. Ciascuna di queste innovazioni ha rappresentato un momento di svolta per la pratica filologica: infatti, nel momento in cui un testo viene trasferito da un medium a un altro, o quando si verifica un cambiamento sostanziale nel modo di produrre un testo, gli studiosi, si sono interrogati sulla natura di questi cambiamenti e sulle conseguenze che questo cambiamento aveva nella pratica editoriale. L'avvento del digitale rappresenta un altro, forse ancora più radicale dei precedenti, punto di svolta per la produzione del testo ma anche in quello della sua fruizione e della testualità stessa, che ha cambiato notevolmente tutti gli ambiti della produzione di testi. Tuttora vi sono ancora numerosi dibattiti in merito ai pro e ai contro del digitale e da qui è nata la divisione della filologia in: filologia digitalizzata, costituita da pratiche digitali che si innestano su un sistema di lavoro d'impianto largamente tradizionale; filologia digitale, caratterizzata dalle invenzioni di pratiche editoriali innovative. Alla prima categoria dobbiamo edizioni digitali che assomigliano a una edizione a stampa nel loro funzionamento e nella presentazione dei risultati (es. quando si produce una versione in PDF stampabile). Per quanto riguarda la filologia digitale, invece, dobbiamo edizioni che stravolgono completamente il concetto di pagina e che, per definizione, non si possono stampare senza la perdita di informazione (ibid.).

A queste due categorie, però, se ne potrebbe aggiungere ancora una: la filologia computerazionale, cioè una pratica editoriale che si avvale di metodi informatici avanzati come l’intelligenza artificiale o algoritmi di data mining. A questa tipologia si possono far risalire procedure come la collazione automatica o la cosiddetta Handwritten text recognition (HTR), ossia la lettura e la trascrizione automatica dei manoscritti. Il medium, molto spesso e sufficiente per operare mutamenti radicali. questo ci viene dimostrato anche dallo slogan di un noto studioso canadese dei mezzi di comunicazione, Marshall McLuhan, che attraverso il suo slogan “il medium è il messaggio”, aveva l'intenzione di farci capire che ciascun medium è collegato a dei presupposti e a delle aspettative da parte degli utenti tali per cui il messaggio ne risulta sostanzialmente alterato e di fatto dipendente da questo. Quindi, qualunque sia la concezione che l'editore ha circa all'apporto del digitale, questo finirà sempre per alterare il prodotto finale, e quindi, in questo ambito, l'edizione. Dobbiamo però precisare che più sarà grande il contributo digitale all'interno del progetto editoriale, maggiore sarà il suo impatto sul prodotto finale. Una recente opera “Driscoll, Pierazzo 2016” elenca 7 Asti di cambiamento per quanto riguarda il metodo di produzione, ognuno dei quali ha un diverso attributo al cambiamento: 1. INDIVIDUAZIONE DELLE FONTI: uno dei grandi vantaggi del digitale è sicuramente quello di cercare informazioni in brevissimo tempo, grazie ai motori di ricerca. In questi ultimi anni è stata messa in linea un’enorme quantità di dati e cataloghi di biblioteca, incoraggiando maggiormente iniziative di catalogazione di fondi ancora sconosciuti. Per es il progetto MANUS promosso dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico e di TLIon (Tradizione della Letteratura Italiana online); a livello europeo ricordiamo i progetti MASTER e ENRICH. È evidente come una tale ricchezza di dati abbia portato all’individuazione di nuove fonti manoscritte e a stampa, capaci di stimolare la nascita di nuove imprese editoriali; 2. IMMAGINI DIGITALI: le immagini digitali sono in molti casi non solo eccellenti surrogati ma spesso possono essere migliori degli originali: con tecniche di restauro virtuale è possibile rilevare la scrittura di documenti virtualmente illeggibili a occhio nudo. La larga disponibilità di immagini ha dato il via alla necessità di una codicologia e della paleografia digitali, oltre che a software di riconoscimento automatico della scrittura OCR (Optical Character Recognition) e HTR. Il problema è che se accettiamo l’assunto che il medium ha un valore trasformativo del messaggio, le immagini digitali, con la loro rigidezza e fissità, non sono in grado di trasmettere la complessa materialità dell’oggetto riprodotto. 3. TRASCRIZIONE DELLE FONTI: la disponibilità delle riproduzioni facsimilari delle fonti documentarie ha stimolato la produzione di trascrizioni e la loro messa in linea. Oggi, infatti, molte edizioni digitali sono di fatto costruite da trascrizioni di documenti, in forme più o meno modernizzate, spesso affiancate dal facsimile stesso. La trascrizione delle fonti è alla base dell’elaborazione di un nuovo modello editoriale: l’edizione documentaria digitale (digital documentary edition). questa pratica, però, oltre ad essere stata trasmessa con numerosi crowdsourcing e formazioni, è stata oggetto anche di molte critiche. 4. MANIPOLAZIONE DI AMPIA QUANTITA’ DI DATI: la grande disponibilità di dati online e la possibilità di accedervi e di raccoglierli hanno creato i presupposti per la creazione di sistemi computazionali in grado di interrogare tali dati e di datare nuove prospettive alla ricerca. Iniziative come quelle

dell’Open Archive Initiative e l’uso dei metadati standardizzati secondo la filosofia dei linked open data hanno da un lato reso possibile la creazione di collezioni di oggetti digitali virtuali (grande biblioteca europea, Europeana), dall’altra hanno dato origine a fenomeni di analisi statistica dei testi, i distant reading, che consentono di analizzare statisticamente e quantitativamente, per esempio, l’evoluzione di un genere letterario. Il fenomeno della grande disponibilità di dati e la conseguente elaborazione di sistemi per sfruttarli, va spesso sotto il nome di big data; in realtà dovremmo più correttamente chiamarli medium data, visto che i corpora più grandi in queste discipline sono nulla al confronto delle basi di dati relative ad altri settori scientifici (eccezione per Google Book che è un big data visto che contiene 50 milioni di libri digitalizzati). La maggior parte di questi testi, però, è mal organizzata e le tecniche di analisi statistiche trovano ancora delle applicazioni limitate in questo settore per la mancanza di strumenti capaci di gestire la lingua antica, la scrittura dei manoscritti e la tipografia delle origini. Uno dei problemi principali è che spesso le persone di accontentano del “good enough” e che vedono quindi solo ciò che è disponibile, anche se digitalizzato in maniera approssimativa, piuttosto che controllare qualcosa di più difficile da reperire ma di qualità migliore (libri in biblioteca). 5. COLLAZIONE AUTOMATICA E METODO CLADISTICO: inizialmente la collazione era vista come il settore ideale, grazie alla sua sistematicità e presunta meccanicità, dove usare i computer, ma col passare del tempo si è capito che in realtà è un processo molto complesso e che richiede l’applicazione costante di giudizio del filologo. La collazione automatica rivela la sua utilità soprattutto quando abbinata a sistemi capaci di elaborarne i risultati per produrre automaticamente lo stemma codicum; tali sistemi si servono di algoritmi che analizzano le mutazioni logiche e biologiche, in particolare del DNA. È stato, infatti, scoperto che il modo in cui il DNA degli esseri viventi si modifica passando da un individuo a un altro assomiglia molto al modo in cui si producono gli errori e le varianti di copia nella trasmissione testuale. Tale metodo è stato applicato per la prima volta in ambito digitale da Peter Robinson (1996) per l’edizione dei Canterbury Tales di Chaucer; per quanto riguarda la letteratura italiana, il metodo è stato impiegato per l’edizione dell’opera Monarchia di Dante. I risultati ottenuti da questi due progetti interrogano la comunità scientifica e la costringono a porsi delle domande sia metodologiche sia ontologiche sulla natura della trasmissione del testo e l’impatto della tecnologia sulla conoscenza. 6. STANDARD DI CODIFICA DEI TESTI E DEI METADATI: la maggior parte degli aspetti delle dizioni digitali analizzate dipendono dal fatto che esse sono basate sul principio e metodo della codifica del testo. Tale sistema prevede che fenomeni testuali quali la divisione in capitoli/paragrafi, il riconoscimento delle citazioni ecc. siano rappresentati grazie a meta-annotazioni che utilizzano uno standard internazionale che sotto il nome di TEI (Text Encoding Initiative). Fin dalla prima versione utilizzabile della TEI (1993), una comunità internazionale sempre più grande ha usato tale sistema per la codifica di testi per vari obiettivi di ricerca, fra i quali hanno un ruolo preponderante le edizioni scientifiche. La TEI ha avuto un’importanza fondamentale nel creare una comunità scientifica internazionale, una metodologia, nuovi obiettivi di ricerca, un dibattito intellettuale che non accenna a spegnersi. Oltre agli standard di codifica dei testi dobbiamo ricordare il ruolo importantissimo che hanno anche gli standard dei metadati espressi per la maggior parte nel linguaggio XML (eXtensible Markup Language). Tali standard rendono possibile la creazione dei cataloghi globali menzionati prima, di corpora testuali e di siti ricchi e interattivi. Uno dei cambiamenti più grandi generati dall’apporto del digitale nella filologia moderna è quello del superamento di ottiche nazionali che non possono che nuocere alla causa della conoscenza.

7. EDIZIONI SOCIALI E COLLABORATIVE: per edizioni “sociali” si intendono edizioni che utilizzano i metodi propri dei social network, vale a dire che fanno appello agli utenti di Internet in modo più o meno selettivo per raggiungere i propri obiettivi accademici. Fanno parte di questa categoria tutte quelle imprese editoriali che utilizzano il cosiddetto crowdsourcing per produrre trascrizioni, aggiungere metadati ecc. fare crowdsourcing significa fare appello a volontari reclutati su Internet per svolgere compiti più o meno complessi, che possono arrivare fino alla pratica ecdotica. Per esempio, il “Devonshire Manuscript”, edito inizialmente da una impressionante équipe editoriale capitanata da Ray Siemens, che si propone come il prototipo stesso delle edizioni sociali e dove gli utenti sono chiamati a migliorare l’edizione pubblicata in una piattaforma come Wikipedia. Questo fatto ha portato a molte critiche soprattutto perché questa collaborazione indiscriminata del pubblico porta a mettere in discussione il ruolo dell’editore. È evidente come il desiderio di allargare la base di lettura delle edizioni scientifiche, potrebbe portare alla banalizzazione e alla messa in discussione del valore stesso dell’apporto scientifico-ecdotico. Bisogna ricordare che le edizioni digitali sono il frutto di scelte tecnologiche ben precise e che non sono mai neutre. 2. ESEMPI E MODELLI DI EDIZIONE Per entrare nel merito dell’oggetto centrale del volume, l’edizione scientifica digitale, gli autori hanno deciso di citare diversi cataloghi disponibili in rete, come ad esempio: “A Catalogue of Digital Scholarly Editions” di Patrick Sahle; o “Catalogue Digital Editions” curato da Greta Franzini insieme all’Austrian Academy of Science, con lo scopo di aiutarci a capire meglio in cosa consiste e come possono essere classificate le risorse. L’obiettivo del libro è quello di categorizzare gli esempi secondo uno schema basato sull’osservazione delle caratteristiche principali delle risorse commentate. Le tipologie considerate, da un punto di vista del metodo editoriale, sono: edizioni documentarie; edizioni critiche; edizioni genetiche; edizioni composite. A seconda del metodo di lavoro, sono: edizioni collaborative; edizioni sociali. Secondo il mondo di presentazione dei dati, sono: edizioni ipertestuali; edizioni ipermediali.



EDIZIONI DOCUMENTARIE E IPERTESTUALI

L’Electronic Beowulf (EB) è un progetto digitale del più lungo poema epico inglese antico tradotto in un unico manoscritto medievale (Cotton Vitellius A. XV) e conservato alla British Library. Viene ideata negli anni Novanta da Kevin Kiernan e Paul Szarmach e nasce come progetto di digitalizzazione ma ha assunto fin da subito un aspetto editoriale. L’EB è stato pubblicato solo nel 1999 dopo una lunga gestazione, tipica di queste prime edizioni digitali. Da questa fase iniziale deriva l’aggettivo “digitale” e la definizione di “edizione ipertestuale”, etichette legate ad una fase ormai arcaica del Web. La versione attuale dell’EB (4.0) sostituisce le tre edizioni precedenti ed è la prima ad essere offerta sul Web (prima era stato pubblicato solo su CD-ROM e DVD) ed offre una vasta gamma di risorse, immagini ad alta definizione, quattro trascrizioni create per l’edizione con annesse le trascrizioni settecentesche del manoscritto.

Sul sito gli utenti hanno accesso alle definizioni e all'analisi morfolinguistica di ognuna delle parole presenti nel tasto e grazie alle continue tecnologie utilizzate le immagini facsimili del manoscritto hanno evitato l'obsolescenza e contribuito a un ampliamento di funzioni per una migliore navigazione. L’EB è pubblicato sul web in accesso libero nel 2015. Il software precedentemente si basava sul linguaggio di programmazione Java ma è stato sostituito attraverso l'utilizzo di HTML e Javascript. Lo sviluppo delle tecniche di digitalizzazione e l'uso di immagini ultraviolette consentono la lettura di parti fino a poco tempo fa illeggibili. 

ARCHIVI/EDIZIONI MULTIMEDIALI

Il William Blake Archive (WBA) raccoglie gran parte delle opere del pittore inglese William Blake. Questo archivio è uno dei primi esperimenti nell'ambito delle discipline umanistiche digitali, la cui nascita risale al 1994 ed è stata la prima risorsa digitale a ricevere, nel 2005, il premio della Modern Language Association per Distinguished Scholarly Edition. Tale riconoscimento ha avuto la funzione implicita di dichiarare che un archivio documentario è anche un'edizione scientifica. Il progetto è stato ideato da tre studiosi: Morris Eaves, Robert Essick e Joseph Viscomi con l’obbiettivo di rappresentare il lavoro di questo pittore con opere multimediali ante litteram che hanno posto ai curatori problemi di rappresentazione testuale ai quali i vincoli e i limiti di un’edizione a stampa non potevano rispondere in modo soddisfacente. L'archivio nasce per l'appunto nel 1994 ed è organizzato per macrocategorie che suddividono le opere dell’autore, (per esempio in lavori tipografici, libri minati, stampe individuali ecc…) il tutto arricchito da annotazioni complementari, con l’obiettivo di fornire descrizioni codicologiche dettagliate dei volumi e permettere la consultazione di trascrizioni e descrizioni analitiche. La prima versione del sito e del 1996 e include un sistema di ricerca basato sulle immagini collegate ad annotazioni di metadati. Alla fine del 2003 l'archivio estende il suo corpus aggiungendo una gamma completa di disegni e dipinti, fino ad arrivare nel 2016, quando il WBA vede una completa rinnovazione dovuta soprattutto al l'aggiornamento dell'interfaccia grazie a nuove architetture web. Il progetto ha il suo punto di svolta nel 2004, quando l'iniziale codifica SGML viene convertita in XML-TEI. Negli ultimi anni, l'archivio aggiunto una serie di strumenti progettati per consentire agli utenti di studiare le relazioni tra le opere e i singoli oggetti nell'archivio. Questo continuo sviluppo e aggiornamento, noto per quanto riguarda le edizioni digitali a lunga durata, è stato utilizzato anche per il WBA. 

EDIZIONI GENETICHE, COLLABORATIVE E SOCIALI

Il progetto No Problem Has Solution: A Digital Archive of the Book of Disquiet, realizzato dal centro di letteratura portoghese dell’Università di Coimbra, è stato avviato nel 2012 e mira alla trascrizione e pubblicazione di frammenti autografi (manoscritti e dattiloscritti), per lo più inediti, del Libro dell’inquietudine (Livro do Desassossego: LdoD). Si tratta di un'opera incompiuta dello scrittore portoghese Fernando Pessoa che comprende quasi 500 frammenti prodotti tra il 1913 e il 1935.

nel progetto, presentato in tre diverse lingue (portoghese, inglese, spagnolo), vengono presi in considerazione i manoscritti e le quattro principali edizioni postume: la prima pubblicazione nel 1982 e le altre tre edizioni di Jacinto do Prado Coelho (1982), Teresa Sobral Cunha (1990-91), e Jeronimo Pizarro (1990). L'obiettivo del progetto LdoD è quello di creare una risorsa per studiosi e ricercatori dove si possano confrontare i diversi testimoni autoriali del libro dell'inquietudine. Inoltre, l'archivio estende il suo progetto editoriale a una dimensione collaborativa e virtuale costruita collettivamente con i lettori. Questi ultimi hanno la possibilità di leggere ciascuna delle ricostruzioni del testo proposta dal sito, ma anche di combinare in modo personale i vari frammenti, diventando un'edizione genetica e un'edizione di testo sociale. Oltre all'uso della codifica XML-TEI per ricreare la storia delle dinamiche autoriali ed editoriali, l'archivio LdoD esplora anche il potenziale rappresentativo del mezzo digitale come spazio per virtualizzare il testo. L'infrastruttura e il collegamento dei dati sono basati su un database orientato agli oggetti, Java, che memorizza i frammenti codificati in TEI. Questo archivio include anche i facsimili digitali di tutti i materiali documentari del libro, oltre alle trascrizioni topografiche dei manoscritti zona per zona, invece che per ogni paragrafo come più usuale con la codifica TEI. L'obiettivo principale della trascrizione topografica è quello di facilitare la lettura. Il linguaggio di marcatura TEI può essere considerato come un particolare tipo di apparato critico di per sé: grazie a strumenti di visualizzazione, gli utenti sono in grado di confrontarsi ed esaminare le differenze tra le fonti autografe e le edizioni cartacee. Ogni funzionalità è stata sottoposta al vaglio di gruppi di utenti selezionati in base alle varie tipologie di utilizzatori del sito. 

EDIZIONI COMPOSTE

Il progetto di edizione digitale Carl Maria von Weber Gesamtausgabe (WeGA) mira a pubblicare gli scritti del compositore Ca...


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