Eneide - Appunti 3 PDF

Title Eneide - Appunti 3
Course Introduction To Literary Criticism And To Comparative Literature
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

ENEIDE GENERALE, specifici libri 4-6, parallelo con odissea...


Description

ENEIDE L'Eneide è un poema epico della cultura latina scritto dal poeta Virgilio, che narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea (figlio di Anchise e la dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano. L’Eneide è il grande mito di fondazione che unisce iliade e odissea, guerra e viaggio: Enea per natura è un essere pio che percorre le stesse tappe di Ulisse. Lo schema dell’erranza è lo stesso: il ritorno alle origini mitiche dei troiani e la guerra per riottenere la patria. Nell’odissea Omero richiama l’attenzione sulla figura dell’eroe, e così anche Virgilio nella seconda parte del poema. A differenza dell’Odissea, nell’Eneide le vicende non sono guidante dal volere degli dei, ma sono poste sotto l’idea provvidenziale del fato che manipola i fatti: una presenza sovrannaturale, al di sopra della volontà degli dei, i quali devono anche loro sottostargli. Nell’Eneide le vicende non sono più narrate da un narratore esterno, le muse non vengono più invocate, ma è l’autore stesso che canta “L’armi e ’l valor del grand’eroe”. Nei primi sette versi non c’è la musa ma è presente l’ira: l’ira di Giunone deve sottolineare il contrasto tra un uomo insigne per pietà seguito dall’ira di una dea. Enea, anche facendo pietà, è odiato da Giunone, non per una colpa diretta nei confronti della dea, ma per le colpe dovute alla sua stirpe. La dea infatti è adirata per tre motivi: 1. perché ha perso la gara di bellezza contro la madre di Enea, 2. perché la sua città favorita, Cartagine, è destinata ad essere distrutta dalla stirpe troiana nata da una relazione tra Zeus ed Elettra, 3. perché Ganimede era stato scelto come coppiere al posto di Ebe, la figlia di Giunone. “volontà persecutrice di Giunone”  Giunone, come Poseidone nell’odissea, è l’unica vera nemica di Enea: spostamento dalla figura maschile alla figura femminile. Libro 1 I primi versi introducono e sottolineano l’azione, unendo passato (troia) presente (viaggio) e futuro (a Roma) ma a differenza di Ulisse, Enea non manifesta l’entusiasmo di chi è destinato alla gloria. Vv 314: Enea incontra la madre Venere la scena ricorda l’incontro tra Ulisse e Atena. Come tipico degli dei, Venere cerca di non farsi riconoscere e racconta a Enea la storia di Cartagine per prepararlo all’incontro con Didone. A Eolo viene chiesto di scatenare una tempesta, ma Venere chiede a Giove di preservare per la vita del figlio: Giove fa una profezia: entro maggio l’eroe riuscirà a fondare una città nel Lazio. Libro 2 Durante il banchetto che viene dato in onore dei Troiani, Enea racconta la sua storia e le sue vicende e i fatti che hanno provocato il fortuito arrivo della sua gente da quelle parti, a partire dalla caduta di Troia. L'astuto Ulisse aveva trovato il modo di riuscire ad entrare nella città facendo costruire un enorme cavallo di legno, che avrebbe racchiuso nascosti al suo interno lui e alcuni dei migliori guerrieri greci. Enea, svegliato all'improvviso dal fantasma di Ettore aveva visto con orrore che cosa stava succedendo alla sua amata città natale. Enea racconta quindi la sua fuga con il figlio Iulo e il vecchio padre Anchise. Punto fondamentale del libro secondo  vv 270 ettore appare in sogno a enea consigliandogli di fuggire da troia e fondare una nuova città. Questo momento è fondamentale perché ci aiuta a capire meglio le vicende di fuga da troia. Ouropol appare in sogno ad enea profetizzando la buona sorte della sua avventura. La storia di troia termina nel libro 3 Libro 3

Enea incontrò anche il nuovo sposo della donna, Eleno figlio di Priamo, dotato del dono della profezia. Per suo tramite, Enea ebbe conferma che doveva recarsi in Italia. Eleno gli consigliò anche di recarsi a Cuma dalla famosa Sibilla. Enea aveva così lasciato Butroto rimettendosi in mare. Superate le insidiose Scilla e Cariddi e sbarcato con la flotta in Sicilia, scampò con i suoi uomini ad un attacco del ciclope Polifemo, Qui morì Anchise, il padre di Enea, stremato da tanti viaggi. Stavano dirigendosi verso il Lazio quando Giunone fece scatenare la tempesta che li avrebbe poi portati a Cartagine. Libro 4 Didone, regina di Cartagine, si rivolge alla sorella Anna, ammettendo i sentimenti per Enea, che ha riacceso l'antica fiamma d'amore ("Agnosco veteris vestigia flammae"), il solo per cui violerebbe la promessa di fedeltà eterna fatta sulla tomba del marito Sicheo. “riconosco i segni dell’antica fiamma”: riconosce l’amore per Enea perché prova gli stessi sentimenti e la stessa passione che provava per Sicheo. Anche Beatrice ai vv 30 del purgatorio riconosce Dante attraverso l’amore che egli prova per lei. L’innamoramento riguarda solo Didone, ma l’adempimento all’amore è ostacolato dal giuramento fatto a Sicheo (mai si sarebbe risposata dopo la morte del marito). Anna risponde alla confessione dei sentimenti della sorella opponendo la ragion di stato, cioè ciò che è meglio per Cartagine  vv 60 “Cartagine è destinata alla gloria” Immagini dominanti: 1. fuoco d’amore che alla fine del libro diventa il fuoco in cui arde il corpo di Didone; il fuoco concorre a creare il dramma e la tragedia. 2. Caccia, vv 149 Enea viene paragonato a Apollo (ripreso dall’Iliade). Paragonare Enea a Apollo significa presentare Enea come cacciatore e Didone come preda. Vv 165  verso controverso: Didone svela la colpa, cioè aver infranto il giuramento e aver consumato l’amore furtivamente. L’azione di fama è personificata da una dea: con questa descrizione Virgilio descrive l’iconografia per i secoli a venire (es. “The House of Fame”, “The Temple of Fame”). Vv220 arrivo di Mercurio da Enea ricorda l’arrivo di Ermes da Calypso nell’Odissea. Caratteristica del volo è la leggerezza (Calvino – saggio sulla leggerezza). Mercurio deve ricordare a Enea il suo destino, la sua gloria: Enea deve glorificare la stirpe e creare roccaforti romane per i suoi discendenti, e perciò deve rimettersi in mare e navigare. Enea deve incarnare le virtù romane e anteporre i beni comuni a quelli privati. Vv260 Mercurio trova Enea a Cartagine “schiavo di una donna”: Enea è un marito servizievole, quasi fosse un uomo senza forze. Mercurio intimorisce Enea con le parole, quasi a terrorizzarlo. (vv 285 reazione: paralisi e tormento interiore) Enea sembra non essere l’eroe valoroso descritto nei primi tre libri, ma ben presto si rivela tutt’altro: da prova della sua fermezza a confronto dell’emotività. Vv 493 Enea vuole ripartire senza avvisare Didone, ma lei venuta a sapere delle sue intenzioni progetta il suicidio e vuole bruciare tutto ciò che le ricorda Enea. Nel secondo canto dell’inferno Dante riprende i versi di Virgilio per descrivere l’immagine di un mondo che va incontro alla morte. A quest’immagine si contrappone quella di un uomo che va incontro alle armi, alla battaglia e quindi alla vita. Prima di morire Didone maledice Enea e ricorda le guerre puniche. Giunta sulla pira funeraria, si trafigge con la spada di Enea. Voltandosi indietro dal ponte della sua nave, Enea vede il fumo della pira di Didone e ne comprende chiaramente il significato: tuttavia il richiamo del destino è più forte e la flotta troiana fa vela verso l'Italia. Libro 5 Termina con l’epigramma per la morte di palinuro (nocchiere di enea). Narra della navigazione verso l’Italia. Libro 6

Inizia con l’epigramma (iscrizione poetica funeraria). Sbarcato a Cuma, in Campania, si reca al tempio di Apollo, dove incontra la sibilla (sacerdotessa di Apollo). Su sua richiesta, la Sibilla guida Enea nel regno del dio Ade, ovvero l'Aldilà secondo la religione greca e romana. Caronte, lo psicopompo dell'Ade, ostacola il loro ingresso a bordo della sua barca, sostenendo che i vivi finora traghettati sono stati per lui grave fonte di problemi. Quando però gli mostrano il ramo d'oro, chiave degli inferi che portano con loro, acconsente a trasportarli. Il viaggio che compie Enea nel mondo dei morti è la riscrittura del viaggio di Odisseo nell’Ade. Vv 273 Enea trova le personificazioni dei dolori umani, delle guerre, delle discordie e delle malattie: tutte ragioni che spingono l’uomo a morire. La descrizione dell’aldilà inizia con la sede dei dannati, cioè tutti coloro che sono castigati per essere colpevoli di un male. Vv 298 geografia dell’inferno: Virgilio stabilisce la geografia dell’inferno per l’occidente; lo stesso dante riprenderà il modello di Virgilio per descrivere il viaggio negli inferi, infatti nel canto 3 l’arrivo di Dante e Virgilio negli inferi è una chiara riscrittura di questo tratto dell’Eneide. Differenze: in Virgilio le anime non hanno speranza di salvezza ma sono destinate alle tenebre eterne. Le anime finiscono sull’Acheronte, mentre nell’inferno di Dante le anime peccatrici che si pentono in punto di morte hanno la possibilità di finire in purgatorio. Similitudine: per descrivere la folla di defunti accalcata sulle rive dell’acheronte (“quante nelle selve al primo freddo d’autunno cadono scosse le foglie”) vv 456; Dante riprende la similitudine aggiungendo una connotazione etica: l’albero che vede le sue foglie cadute, così il mal seme d’Adamo, cioè le anime macchiate dal peccato (assente in Virgilio), Dante cambia le modalità facendo riferimento al modo in cui le anime si imbarcano seguendo i comandi di Caronte. Indica un desiderio delle anime che spinge ad affollarsi come se fossero in cerca dell’eternità. Personaggio di Caronte vv 442 Presentato come un vecchio; in Dante “dall’antico pelo”; “antico” indica sia la vecchiaia sia l’antico modello dell’Eneide VIRGILIO DANTE Tutte le anime vogliono salire sulla barca è Caronte che va a cercare le anime e a e Caronte le scaccia. imbarcarle Vv 200 occhi di fiamma Caronte naviga nell’acheronte Dopo l’incontro con Caronte viene l’incontro con Palinuro (vv 387) : è il primo di una sequenza a ritroso di tre incontri fondamentali: 1. Palinuro, protagonista del libro 5 2. Didone, protagonista del libro 4 3. Demodoco?, protagonista del libro 2 Lo scopo della costruzione a ritroso di questi eventi è quello di far rivivere all’eroe il passato prima di aprire il futuro che gli si prepara nel Lazio (gloria e guerre); gli episodi centrali sono: Incontro con Didone Passato a troia  riscrittura del libro 12 dell’Odissea, quando Ulisse rincontra i suoi compagni a troia, tappa necessaria prima di chiudere con il passato. “mostruose apparenze…biformi centauri”: Vv 417 cerio, giudice infernale Vv 432 minosse, giudice infernale Queste figure compaiono anche nell’inferno di Dante, che infatti è rimodellato sul modello aristotelico e virgiliano. Sono frequenti i pianti del canto che vengono ripresi in Dante, nel 5 canto per il discorso di Paolo e Francesca (Francesca parla a Dante piangendo) Vv 426- 476 incontro tra Enea e Didone: è una scena d’amore che capovolge l’incontro tra i due nel libro 1 vv 586, quando Enea appare a Didone come un Dio. Particolare è l’atteggiamento assunto da Enea: mentre parla dell’addio piange. Il pianto è fondamentale perché rivela lo stato d’animo e il tentativo di prendersi la responsabilità della morte di Didone è la prima volta in cui Virgilio sottolinea questo aspetto: le parole di enea sono dunque parole d’amore; “non temevo con la mia partenza di darti cosi tanto dolore”: la sua è dunque una dichiarazione d’amore esplicita e

sconsolata perché rivela una sorta di stanchezza a cui gli dei lo stanno costringendo. Enea cerca lo sguardo di Didone, come quasi volesse continuare, ma Didone non gli rivolge mai lo sguardo “volto immobile”. “dolore cosi grande da spingerti alla morte” il riconoscimento dei dolori di Enea serve a sottolineare lo strazio dell’eroe: si verifica uno scambio di dolori e quindi un capovolgimento dei ruoli, se nel libro 4 era Didone ad esser presa dalla passione e ad aver richiamato la durezza di Enea, ora è Enea preda della passione e delle sofferenze. L’ultima zona dell’Antinferno visitata è quella delle vittime delle guerre mitiche: nell’Eneide gli eroi sono divisi in due gruppi: 1. Quelli della guerra di teti 2. Quelli della guerra di troia, in particolare greci e troiani Episodio importante per la memoria e prepara la scena per le guerre che Enea dovrà affrontare nel Lazio. Da un punto di vista narrativo entra nell’Eneide il mondo dell’Iliade e della guerra. Come nel libro 11 dell’Odissea, l’incontro della madre serve a far emergere l’immagine centrale del viaggio di Ulisse di Itaca per far risvegliare la memoria di Itaca e prepararlo al ritorno, cosi anche nell’Eneide l’incontro con i troiani serve a risvegliare l’animo in Enea e a prepararlo psicologicamente alle guerre da affrontare nel Lazio. Vv494, incontro con Demodoco. Da questo dialogo emerge l’amicizia e la familiarità con cui i due parlano e il riconoscimento attraverso la voce. Loro parlano della partenza di enea: l’arrivo, come nell’odissea, è un ritorno alle origini: ripercorrere il passato fa pensare a un possibile itinerario di purificazione (dal passato). Con l’incontro con Demodoco, si conclude nell’Eneide la parte riservata al mito e inizia la parte filosofica: in Virgilio vige il principio di reincarnazione delle anime  Enea compie questo viaggio per glorificare e celebrare la stirpe romana. Anchise spiega dunque ad Enea la dottrina di cicli e rinascite che sostiene l'universo, e gli mostra le ombre dei grandi uomini che rinasceranno nella città che Enea stesso con la propria discendenza contribuirà a fondare, ovvero i grandi personaggi di Roma. “va gloria nostra ad i migliori…” l’augurio di Demodoco a Enea: Prepara l’ingresso nella storia della conquista dell’Italia. Demodoco ricollega il discorso a quello di Enea e Ettore nel libro 2 (guerrieri più valorosi che consacrano il futuro di enea) Vv 679 l’incontro tra Enea e il padre Anchise è la riscrittura dell’incontro tra Ulisse e Anticlea Differenza: nell’Odissea il problema è il riconoscimento perché nessuno sospetta di vedere Ulisse, mentre la visita di enea è una visita attesa, come sottolinea il padre (da “lungo tempo”) Ostacoli maggiori: soggiorno in Libia per Enea e soggiorno da Trinacria per Ulisse. La gioia dell’incontro ispirerà dante nell’incontro con il suo unico parente Cacciaguida nel 15 canto del paradiso. Vv 753 rivelazione del futuro “ti svelerò…” storia di Roma. Vv846 si conclude col l’ideale di una pace universale Dopo l’inferno si passa alla città di Tite, con cui inizia la parte del libro 6 che secondo alcuni storici è la parte misterica (segreta), e del discorso su Roma e le discendenze di Enea. In Dante, Tite, è descritta sotto una visione infernale, mentre in Virgilio è contemporaneamente luogo di pace e luogo di dolore e pene perenni. Qui Enea incontra i teucri, fondatori della stirpe di Troia. l’Eneide termina con l’uccisione di Turno, antagonista di Enea.

L’autore del poema epico, però, pur prendendo spunto dagli Achille e Ulisse di Omero, ha dato vita ad un personaggio piuttosto differente. Enea conta infatti tra le sue caratteristiche la pietas, la calma, la bontà, la comprensione, la saggezza, il senso della giustizia. Tali pregi mancano sovente agli eroi di Illiade e Odissea, caratterizzati solitamente da furore guerresco e furbizia che anche Enea possiede ma mostra nelle giuste occasioni. Già nel proemio, quando il poeta domanda alla dea quali sono le cause che alimentano il suo odio verso Enea e i troiani in generale, si nota che il protagonista viene descritto come “un uomo insigne per pietà (v 9-10)”. La pietas, quasi sempre a lui accostata, possiede un significato diverso da quello italiano in quanto comprende tutta una serie di qualità come il rispetto per gli dei e per

il loro volere, l’amore per la famiglia e quello per la patria. A Cartagine, durante il banchetto tenutosi nella reggia della sovrana Didone, Enea, spinto a raccontare le sue vicissitudini a Troia e in mare, dimostra di soffrire molto per la sconfitta e per i travagli della sua terra, ma anche di capire che persino i Greci, usciti vittoriosi dalla lunga guerra, hanno sofferto e soffrono tanto. Oltre che alla patria, il protagonista è molto legato alla famiglia. Enea si dispera per la morte della moglie Creusa, porta sulle spalle il peso dell’anziano padre durante la fuga da Troia e si preoccupa costantemente del piccolo figlio Iulo e del suo avvenire. L’unico caso in cui forse l’eroe sbaglia, è nel rapporto con la bella Didone. La regina si è, a causa di Cupido, follemente innamorata di lui. Quando il Fato richiama ai suoi doveri il ragazzo, questo elabora un piano con cui lasciare Cartagine all’insaputa della donna. Enea è molto umano e moderno e in quanto tale è normale che non sia perfetto e che ogni tanto commetta degli errori nonostante cerchi sempre di fare la cosa giusta. Persegue il suo obiettivo con grande ardore, e affrontando numerosi ostacoli alla fine riesce nel suo intento salvando sè stesso e i Troiani dalla decadenza....


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