Trama Libri Eneide PDF

Title Trama Libri Eneide
Author Eleonora Del Console
Course Letteratura latina 
Institution Università degli Studi di Udine
Pages 24
File Size 187.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 28
Total Views 147

Summary

riassunti dettagliati 12 libri eneide Virgilio Letteratura Latina...


Description

TRAMA LIBRI ENEIDE DAL 6 AL 12: L’Eneide è senz’altro il poema epico a carattere celebrativo più importante della civiltà latina e uno dei capolavori della letteratura mondiale. Mentre di Omero sappiamo poco o nulla e la sua figura resta sostanzialmente avvolta nella leggenda, di Virgilio, l’autore dell’Eneide, si hanno conoscenze storiche abbastanza precise. Virgilio si dedicò alla stesura dell’Eneide per volere di Ottaviano Augusto (il poeta Ovidio rivolgendosi ad Augusto definì il poema «la tua Eneide», Tristia II, 533). L’opera doveva riscattare Roma dalle sue origini umili e oscure, così come aveva da essere esaltata la grandezza del popolo romano, riposta in alcune semplici e fondamentali virtù, il mos maiorum. Nell’Eneide, Augusto viene citato direttamente tre volte: nella profezia iniziale di Giove, nel Libro I; nella rassegna dei discendenti di Enea, nel Libro VI; nella digressione sullo scudo di Enea, nel Libro VIII. Fu composta dal 29 a.C. fino alla morte di Virgilio. L’opera rimase incompiuta e la pubblicazione, avvenuta contro la volontà dell’autore, fu resa necessaria dalla ferma intenzione dell’imperatore Augusto. L’Eneide è un poema in 12 canti che prende il nome dal suo protagonista, Enea, eroe troiano figlio di Anchise e della dea Venere. Nel comporre il proprio poema, Virgilio ha sicuramente tenuto presenti i modelli greci: dei dodici libri che compongono l’Eneide, sei ricalcano in qualche modo l’Odissea, con il racconto delle peregrinazioni di Enea per i mari, mentre gli altri sei narrano la lotta sostenuta dai Troiani al loro arrivo nel Lazio e si ricollegano idealmente all’Iliade. Il legame con i poemi omerici è però solamente formale, perché l’opera del poeta latino trae ispirazione da sentimenti diversi e da altre convinzioni. Virgilio, infatti, privilegia alcuni nuclei tematici come l’amore, il dolore, la pietà per il comune destino di sofferenza di vincitori e vinti, la devozione filiale e religiosa, e piega la narrazione alla celebrazione convinta dei valori, della storia e della missione di Roma nel mondo. Eneide: trama, personaggi, analisi Virgilio nell’Eneide, come Omero nei suoi poemi, introduce subito il lettore nel vivo dell’azione presentando Enea e i suoi compagni, che da sette anni vagano senza trovare una patria, in balìa di una violenta tempesta che li getta sulle coste libiche, dove la regina di Cartagine, Didone, li accoglie benevolmente e organizza per loro un banchetto. Durante il banchetto, Enea racconta la fine di Troia: dopo dieci anni di inutili combattimenti, i Greci riescono a vincere i Troiani con l’inganno del cavallo: fingono di ripartire per la Grecia, abbandonando sulla spiaggia davanti a Troia un enorme cavallo di legno che, all’apparenza, sembra un’offerta agli dèi, mentre in realtà contiene nel proprio ventre vuoto un gruppetto di guerrieri greci. Il cavallo è trascinato entro le mura della città, nonostante l’opposizione del sacerdote Laocoonte che sospetta l’inganno, e che per questo viene soffocato insieme ai suoi figli da due giganteschi serpenti inviati dagli dèi avversi ai Troiani. Durante la notte, i guerrieri nascosti nel cavallo aprono ai loro compagni le porte della città, che viene così distrutta e incendiata (per un approfondimento leggi La Guerra di Troia nella Storia e nella Leggenda).

Enea mette in salvo suo padre Anchise e il figlioletto Iulo, quindi con pochi superstiti inizia le sue peregrinazioni alla ricerca della nuova patria a lui destinata dal Fato.

La prima terra toccata è la Tracia, dove Enea, staccando un ramoscello per accendere il fuoco, vede colare del sangue da un cespuglio. Esterrefatto per quanto è avvenuto, sente una voce che gli dice di essere Polidoro, figlio di Priamo, mandato in quella terra per un’ambasciata, ma ucciso a tradimento dall’avido re Polinestore e successivamente trasformato in una pianta per volontà degli dèi. Enea decide perciò di fuggire da quella terra piena di insidie. Crede quindi di riconoscere in Creta la terra assegnatagli come nuova patria dal destino, ma in sogno gli viene ordinato di proseguire il viaggio.

L’eroe, con i suoi compagni, finisce nell’isola delle Arpie, mostri con il corpo di uccello e la testa di donna, che predicono sciagure al suo popolo. Dopodiché giunge in Epiro, dove ha luogo un commovente incontro con Andromaca, che ormai vive nel ricordo del marito Ettore e del piccolo Astianatte, ucciso durante la devastazione di Troia.

Si riprende la navigazione, ma, giunti alle coste della Sicilia, i Troiani vengono colpiti dalla morte di Anchise, vecchio e stremato dalle peregrinazioni.

In seguito al racconto, Didone è mossa dapprima da un senso di pietà e di amicizia verso Enea; poi si innamora dell’eroe troiano, che ricambia il suo sentimento. Ma l’amore dei due è troncato da Giove, che invia il messaggero Mercurio da Enea per imporgli di lasciare Cartagine e partire alla volta dell’Italia. Enea obbedisce. Didone, scorgendo le navi troiane allontanarsi, scaglia contro Enea una terribile maledizione: che i discendenti del suo popolo e quelli del popolo troiano siano per sempre nemici irriducibili. Poi disperata, si trafigge con la spada avuta in dono da Enea.

Giunti nuovamente in Sicilia, Enea lascia nell’isola una parte dei Troiani, ormai stanchi del lungo viaggio.

Approdato a Cuma, Enea consulta la Sibilla che lo guida negli inferi, dove l’ombra del padre Anchise gli svela la missione assegnatagli dal Fato: dare origine alla stirpe romana, che dominerà il mondo. Anchise gli mostra anche i suoi discendenti: Romolo e i membri della gens Iulia.

Arrivato presso le foci del Tevere, che riconosce come la terra destinatagli, Enea ottiene ospitalità dal re Latino, che gli concede in sposa la figlia Lavinia. Ma Giunone istiga contro Enea la madre di Lavinia, Amata, e Turno, re dei Rutuli, a cui era stata promessa la giovane.

Scoppia la guerra fra Enea, Turno e i rispettivi alleati. Si susseguono duelli, episodi eroici, interventi divini. Turno viene ucciso da Enea nel duello finale. La pace torna nel Lazio con il matrimonio tra Enea e Lavinia: da loro discenderà Romolo, futuro fondatore di Roma (per un approfondimento Fondazione di Roma: Storia e Leggenda clicca qui) e la gens Iulia a cui appartiene Ottaviano Augusto.

In questo modo Virgilio riesce a stabilire una linea di continuità tra racconto mitico e racconto storico e tra le figure di Enea, di Romolo e di Augusto, presentando l’età augustea come l’apogeo della storia di Roma e come la realizzazione di un disegno divino di cui l’eroe protagonista del poema è stato il primo solerte esecutore.

Lo stile dell’Eneide rispetto alla tradizione del genere epico presenta un linguaggio più vario, ricco e articolato. Eneide libro 1: riassunto, personaggi, luoghi. Il Proemio, l’ira di Giunone, la tempesta, Giove rinnova a Venere la sua promessa, Venere appare a Enea, Didone accoglie i profughi, il banchetto. Anche l’Eneide, come i poemi omerici (Iliade e Odissea), inizia con un Proemio nel quale il poeta Virgilio presenta brevemente l’argomento trattato e invoca Calliope, Musa della poesia epica, perché lo ispiri e lo assista nella sua lunga fatica poetica.

Il Proemio originale dell’Eneide comprendeva quattro versi iniziali sicuramente di Virgilio ma eliminati da Vario e Tucca, i curatori della pubblicazione postuma del poema. In questi versi Virgilio si presenta come colui che, dopo aver cantato la vita dei pastori (nelle Bucoliche) e aver composto un poema sulle regole e i precetti da seguire nella coltivazione dei campi (le Georgiche), intende ora comporre un poema epico, il cui protagonista è l’eroe Enea. Enea è il principe troiano scampato alla distruzione della sua città (per un approfondimento leggi Guerra di Troia – nella Storia e nella Leggenda). A Enea il Fato ha assegnato il compito di fondare nel Lazio una nuova città e di dare origine a una stirpe da cui discenderanno i fondatori di Roma. Questa missione è ostacolata da Giunone, da sempre fiera avversaria dei Troiani. Come l’Odissea di Omero, anche la narrazione dell’Eneide inizia in medias res, quando Enea e i Troiani hanno abbandonato la loro terra da sette anni. Le navi di Enea sono giunte presso le coste siciliane. Giunone, sapendo che i discendenti dei Troiani distruggeranno in futuro Cartagine, città a lei cara, decide di contrastare come può il volere del Fato, impedendo loro di raggiungere l’Italia. La dea si reca da Eolo, re dei venti: gli promette in sposa una bellissima ninfa, Deiopea, se scatenerà una tempesta contro i Troiani. Eolo acconsente e scatena una terribile tempesta. Nettuno però interviene e fa cessare la tempesta. La flotta troiana, dispersa e danneggiata, approda così sul suolo africano. La scena si sposta in cielo: Venere, madre di Enea, sale sull’Olimpo e si lamenta con Giove per l’ostilità di Giunone verso i Troiani. Giove le conferma la sua promessa: Enea raggiungerà l’Italia e fonderà una città,

Lavinio. Da suo figlio Ascanio, fondatore della città di Alba, discenderà Romolo, fondatore a sua volta di Roma e della stirpe romana che sottometterà la Grecia, vendicando così dopo secoli la sconfitta di Troia. Giove invia poi Mercurio a Cartagine, perché la regina Didone accolga benevolmente i Troiani scampati alla tempesta. Enea esce in esplorazione con il fido Acate. La madre Venere gli si fa incontro, assumendo l’aspetto di una cacciatrice cartaginese, e gli narra la tragica storia della regina. La dea preannuncia a Enea una buona accoglienza da parte della regina, poi si dilegua, rivelando il suo aspetto divino. Enea si lamenta con lei, non credendo alle profezie di un destino benevolo. Enea e il fido Acate – resi invisibili dalla dea, che li ha avvolti in una nuvola – giungono a Cartagine. Qui ammirano il tempio dedicato a Giunone, che sta sorgendo nel centro della città, e si commuovono davanti agli affreschi raffiguranti episodi della guerra di Troia. Fa il suo ingresso la regina di Cartagine. Le si avvicina un folto gruppo di Troiani scampati alla tempesta; la supplicano di lasciarli approdare sul lido di Cartagine, dichiarando intenzioni pacifiche. Didone li accoglie benevolmente. A questo punto Enea e Acate escono dalla nube che li nasconde. Enea ringrazia Didone per la sua benevolenza e saluta gli amici scampati alla tempesta. Didone invita nuovamente tutti i Troiani a entrare nel palazzo, promettendo il suo aiuto. Didone manda cibo abbondante ai Troiani rimasti presso il porto e fa preparare nel suo palazzo uno splendido banchetto. Enea manda Acate a prendere il figlio Ascanio e a portare ricchi doni per la regina. Intanto in cielo, Venere si propone di far innamorare Didone di Enea, per assicurare al figlio benevola ospitalità e conforto. Il figlio della dea, Cupido, per esortazione della madre divina, prende l’aspetto di Ascanio e lo sostituisce, mentre Venere stessa prende temporaneamente con sé il vero figlio di Enea. Cupido / Ascanio abbraccia il padre Enea e poi si rivolge affettuosamente a Didone, che lo prende in grembo e ne assorbe il potente effetto amoroso. Dopo il sontuoso banchetto, Enea viene invitato da Didone a raccontare le vicende della caduta di Troia e delle peregrinazoni che lo hanno condotto a Cartagine. Eneide libro 2: riassunto, personaggi, luoghi. Il racconto di Enea: l’inganno del cavallo, il racconto menzognero di Sinone, la morte di Laocoonte, Ettore appare in sogno a Enea, l’uccisione di Priamo, la fuga dalla città, morte e profezia di Creusa. Durante il banchetto in suo onore, Enea pregato dalla regina Didone, reprimendo il dolore che lo angoscia, comincia a narrare la caduta della sua città. PUBBLICITÀ Il racconto di Enea – I Troiani, esultanti per la fine di una guerra durata dieci anni, si riversano fuori dalle mura intorno al cavallo di legno abbandonato dai Greci in fuga. Laocoonte, sacerdote di Nettuno, invita i Troiani a diffidare dei Greci e scaglia una lancia contro il cavallo, che risuona cupamente. Ma l’attenzione generale è distolta dall’arrivo di un gruppo di pastori che portano un prigioniero, Sinone.

Trascinato davanti al re Priamo, Sinone racconta di essere sfuggito a un sacrificio umano al quale l’aveva condannato Ulisse, che l’odiava da tempo, per propiziare il ritorno in patria ai Greci. Sinone chiede pietà ai Troiani; Priamo decide di accoglierlo. Poi il re gli chiede la verità sul cavallo. Sinone continua il suo racconto menzognero sostenendo che il cavallo è un’offerta a Minerva per espiare il sacrilegio del furto del Palladio a opera di Ulisse e Diomede. È stato costruito in dimensioni così imponenti perché i Troiani non possano portarlo dentro le mura della città: se così dovesse succedere, Troia sarebbe per sempre protetta e imprendibile. Un terribile prodigio contribuisce a confermare le parole di Sinone: due serpenti usciti dal mare avvinghiano e uccidono prima i due figli di Laocoonte, poi lo stesso sacerdote. Il terribile evento viene interpretato come la punizione divina per aver scagliato una lancia nel ventre ligneo del cavallo. I Troiani portano allora il cavallo in città, nonostante le predizioni funeste di Cassandra, figlia di Ecuba e di Priamo, che resta come sempre inascoltata. Il popolo festeggia la fine della guerra di Troia e l’ingresso in città del cavallo, considerato come un segno della protezione divina. Durante la notte, mentre tutti dormono, la flotta greca torna sul litorale troiano. Dalla nave ammiraglia si leva un segnale di fuoco per Sinone, che fa uscire i guerrieri nascosti nel ventre del cavallo e apre le porte della città all’esercito greco. Ha inizio la strage. Enea, ignaro di tutto, dorme nella sua casa. In sogno gli appare Ettore che, coperto di polvere e di sangue com’era quando Achille lo trascinò dietro al suo carro (leggi Iliade libro ventiduesimo riassunto), gli annuncia l’inevitabile caduta di Troia. Lo incita a lasciare la città, portando con sé i Penati, per far rivivere la patria in una nuova sede al di là del mare. Enea si risveglia di colpo. Si accorge che la città è già in fiamme. Afferra le armi e si getta per le strade in cerca di compagni, per tentare un’ultima resistenza. Incontra per primo Panto, sacerdote di Apollo: gli dice che ormai è tutto perduto, che il cavallo era pieno di uomini armati; i Greci appiccano fuoco ovunque. Enea si getta disperatamente in mezzo alle fiamme, dopo aver raccolto un drappello di coraggiosi compagni, tra cui Corebo, follemente innamorato di Cassandra. Incontrano una squadra di Greci, che li scambiano per alleati. I Troiani ne uccidono molti e indossano le loro armi per mimetizzarsi. Davanti al tempio di Minerva vedono trascinare fuori Cassandra, prigioniera e incatenata: Corebo tenta di liberare la donna e ne nasce una mischia furiosa. I Troiani che stanno sul tetto del tempio non riconoscono i compagni, a causa del travestimento delle armi, e li bersagliano dall’alto. Accorrono molti altri Greci, si accorgono dell’inganno e fanno strage del coraggioso gruppo di difensori. Enea scampa per miracolo alla morte, con due soli compagni. Enea viene richiamato dalle urla verso il palazzo di Priamo, dove si sta svolgendo la battaglia decisiva tra i Greci assalitori e i Troiani che dai tetti lanciano pietre e tegole in una difesa disperata. Anche Enea sale, nella parte più alta del tetto. Da qui riesce a far crollare, con l’aiuto di altri Troiani, una torre intera sui Greci che attaccano il palazzo. Ben presto però arrivano altri nemici, in mezzo a una pioggia incessante di armi e di pietre. Pirro, il figlio di Achille, guida l’assalto alla reggia. Il vecchio re Priamo vorrebbe armarsi e resistere, ma la moglie Ecuba lo invita dolcemente a rifugiarsi con lei e le figlie presso un altare. Lì giunge, ferito, un altro figlio di Priamo, Polite, inseguito e ucciso da Pirro.

Priamo si rivolge allora al giovane nemico con parole di disprezzo e gli scaglia contro la sua lancia. Il colpo va a vuoto. Pirro afferra l’anziano re, lo trasporta presso l’altare e lì lo uccide con un colpo di spada. La morte di Priamo riempie di orrore Enea. Assalito dalla preoccupazione per la sorte del vecchio padre Anchise, della moglie Creusa (figlia di Priamo ed Ecuba) e del figlioletto Ascanio, vuole correre a salvarli. Mentre si allontana dalla reggia scorge Elena, e in un impulso di vendetta pensa di ucciderla. Gli appare però la madre Venere: non Elena, non Paride sono i veri responsabili della guerra, ma gli dèi. Per un attimo li mostra ai suoi occhi, rivelando le loro azioni: le divinità ostili si accaniscono contro la città, ma anche Giove dà aiuto ai Greci, assecondanto il volere del Fato. Troia non è più difendibile, Enea deve pensare ai suoi cari e abbandonare la città. Enea si reca alla casa di Anchise, che però si rifiuta di abbandonare la città. Compare allora un prodigio: lingue di fiamma lambiscono il capo e i capelli di Ascanio senza bruciarli, quasi a indicare la corona di re che gli riserva il futuro. Anchise interpreta il fenomeno come un segno divino. Subito dopo, ecco il fragore di un tuono e una stella a indicare in cielo la direzione della fuga: due eventi che convincono definitivamente il vecchio padre di Enea che sia Giove stesso a volere che lui e la sua stirpe abbandonino la città in fiamme e si mettano in salvo. Enea prende sulle spalle il vecchio padre, per mano il figlioletto, e si avvia; la moglie li seguirà a breve distanza. Si ritroveranno tutti, compresi i servi, presso un vecchio tempio abbandonato di Cerere, fuori dalle mura. Anchise porta nelle sue mani le statuette dei Penati. Quando arrivano al luogo dell’appuntamento, Creusa è scomparsa. Folle per il dolore, Enea torna a cercarla nella città devastata, finché gli compare l’ombra della moglie morta. Essa lo invita dolcemente a perseguire la sua missione: raggiungerà il Tevere, lì fonderà una nuova città e avrà una nuova sposa. Enea torna al luogo di raccolta degli esuli, dove trova molte persone disposte a seguirlo; con loro si avvia verso le montagne, alle prime luci dell’alba. Eneide libro 3: riassunto, personaggi, luoghi. Enea continua il suo racconto: Polidoro, le Arpie, l’incontro con Eleno e Andromaca, Achemenide nella terra dei Ciclopi. Enea continua il suo racconto. PUBBLICITÀ Raggiunti i suoi, Enea con gli altri profughi si rifugia sul monte Ida. Costruita una flotta di venti navi con il legname del bosco sacro alla dea Cibele, la primavera successiva salpano da Antandro, poco a sud di Troia, alla volta della Tracia. Sbarcati in Tracia, compiono i riti di fondazione di una nuova città. Compare però un prodigio orrendo: un cespuglio di mirto trasuda sangue dalle radici e dai rami. Dal mirto lacerato emerge la voce di Polidoro, figlio di Priamo, ucciso a tradimento dal re dei Traci, Polimestore, presso cui il vecchio Priamo l’aveva mandato per salvarlo dalla guerra di Troia. I Troiani celebrano i riti funebri per Polidoro e si allontanano dalla terra maledetta di Tracia.

Giungono sull’isola di Delo, dove l’oracolo di Apollo li invita a cercare l’antica madre. Anchise pensa che il dio Apollo abbia voluto designare così l’isola di Creta, sede di Teucro, progenitore dei Troiani, e dei primi culti alla dea Cibele. La flotta giunge rapidamente sull’isola di Creta, dove Enea si appresta a fondare una città di nome Pergamo. Scoppia però un’epidemia di peste. Anchise propone allora di tornare presso l’oracolo di Apollo per consultare il dio. Durante la notte compaiono in sogno a Enea i Penati di Troia, che gli svelano il significato dell’oracolo: l’antica madre è l’Italia, dalla quale un tempo era partito Dardano, fondatore della stirpe troiana. Anchise ricorda allora alcune predizioni di Cassandra, che indicavano l’Italia. La flotta riparte. Si scatena però una terribile tempesta, che per tre giorni manda alla deriva le navi troiane. Infine essi approdano su un’isola del gruppo delle Strofadi. Vi abitano le Arpie, mostri infernali col viso di donna e il corpo di uccello, che insozzano tutti coi loro escrementi. Esse aggrediscono i Troiani, che stanno uccidendo buoi e capre. Le orribili Arpie vengono respinte con le armi, ma la loro regina, Celeno, profetizza loro un difficile futuro e una terribile fame. La flotta riprende il mare. Oltrepassate le isole dello Ionio, approdano al lido di Azio, dove celebrano i giochi presso il tem...


Similar Free PDFs