Ermetismo e Futurismo. Riassunto quinto anno di liceo PDF

Title Ermetismo e Futurismo. Riassunto quinto anno di liceo
Author val eria
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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ERMETISMO.L’Ermetismo si sviluppa a Firenze, è un movimento letterario che sorge intorno agli anni '20 e si sviluppa negli anni compresi tra le due guerre mondiali. Fu così chiamato nel 1936 dal critico Francesco Flora che con l’aggettivo ermetico voleva definire un tipo di poesia caratterizzata da ...


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ERMETISMO. L’Ermetismo si sviluppa a Firenze, è un movimento letterario che sorge intorno agli anni '20 e si sviluppa negli anni compresi tra le due guerre mondiali. Fu così chiamato nel 1936 dal critico Francesco Flora che con l’aggettivo ermetico voleva definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio apparentemente difficile, a volte ambiguo e misterioso. Per alcuni l’ermetismo ebbe origine negli anni della prima guerra mondiale e i suoi rappresentanti più significativi furono Ungaretti, Montale e successivamente Quasimodo. Gli scrittori di quest corrente nascondono il significato dietro le parole che apparentemente sembrano prive di significato ma in realtà sono proprio una denuncia alla censura del regime fascista. Le caratteristiche. L’Ermetismo affonda le sue radici nel simbolismo europeo, i poeti con i loro versi fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui non sono arrivati con l’aiuto del ragionamento ma attraverso la poetica. I componimenti, infatti, sono estremamente concentrati e corti e i versi vengono chiamati “versicoli”. Tutte le parole hanno un’intensa carica allusiva e simbolica e la poesia vuole diventare “pura”, che si esprime in termini essenziali: viene spesso privata dei nessi logici, della punteggiatura, vengono utilizzati spazi bianchi e le lunghe pause frequenti rappresentano momenti di concentrazione, silenzio e attesa. I poeti ermetici si sentono lontani dalla realtà sociale e politica del loro tempo: tutto ciò che è successo, gli avvenimenti della prima guerra mondiale e del fascismo però li ha condannati a una grande solitudine morale. Utilizzano dei termini scelti con cura, in maniera unica ed essenziale, così da rendere veramente interessante un'opera, che deve suggerire ed evocare una realtà, in questo caso una realtà difficile. Tutto questo avviene attraverso l'uso di metafore, analogie e sinestesie, che richiedono al lettore uno sforzo interpretativo per poter entrare in questo mondo della poesia.

Le tematiche. Le principali tematiche trattate sono: il senso della solitudine, la perdita di certezze e di valori, l'angoscia dell'uomo di fronte ai cambiamenti storici, a cui il poeta cerca di "resistere", cercando la salvezza nella letteratura. La poesia dell’ermetismo è sofferta, spesso dolorosa, ma evocatrice e comunicativa. Infatti il sentimento che trasmettono queste poesie deve imporsi grazie alle sue stesse forze e non mediante la bellezza dell'espressione (d'annunzio) Dote necessaria è la sincerità dell'ispirazione che permette al poeta di esprimersi attraverso quelle poche parole, spesso quell'unica parola che riesce a trasmettere da sola tutte le sensazioni provate. La poesia ermetica mette a punto un nuovo linguaggio, la parola, per quanto inserita in tutta la sua essenzialità, non dà luogo ad un discorso povero; anzi essa si carica di tutta una serie di significati allusivi e di valori simbolici che vanno molto al di là del suo significato lessicale (solo Leopardi -e non Pascali e D'Annunzio- è riuscito a lasciare versi che possano richiamare la medesima essenzialità, la medesima poesia pura). Inoltre le parole valgono anche per il loro valore fonetico, (non nel senso della musicalità convenzionale dimostrata nella Pioggia nel pineto di D'Annunzio o nella onomatopea pascoliana) ma nel senso di una armonia che nell'animo umano legge sensazioni diverse e pensieri inaspettati. Viene esaltata in questa poetica l'analogia, il passaggio non "logico" fra parola e parola, infatti la ragione non lega le parole, ma è con la sensibilità, l'istinto, che si trova una chiave interpretativa. La poetica ermetica è stata accusata di egocentrismo, di esaltare i problemi individuali, e di trascurare i problemi reali dell'esistenza, di essere estranea alla vita del proprio tempo, ma non è un'accusa ben fondata in quanto essa può sorvolare sugli avvenimenti della cronaca quotidiana, ma non ignora i problemi più vasti e universali.

UNGARETTI. Ungaretti viene considerato uno dei più grandi poeti della letteratura italiana di ogni tempo: un poeta rivoluzionario. Ungaretti è stato uno scrittore e accademico italiano, il suo nome è associato alla corrente poetica dell’ermetismo di cui è considerato il maestro. Contesto storico. Ungaretti viene considerato il maestro dell’ermetismo che sappiamo essere una corrente letteraria che si sviluppa tra la prima e la seconda guerra mondiale. Egli vive in prima persona l'esperienza di soldato al fronte. Nasce ad Alessandria d'Egitto, da genitori italiani, studia a Parigi e rientra in Italia quando scoppiò la prima guerra mondiale. Si arruola come volontario e va a combattere sul Carso. Il conflitto lo segna molto e ispira molte sue poesie in cui denuncia le atrocità della guerra e invita gli uomini a recuperare i veri valori della vita, quali la fratellanza, l’amicizia, l’amore e la solidarietà. La guerra significa per il poeta la solitudine atroce, il freddo e la morte ma, al tempo stesso, secondo il poeta è proprio grazie alle sofferenze create dal dramma della guerra che l’uomo recupera i suoi più profondi valori. Durante la guerra il giovane Ungaretti, scopre una dimensione nuova della vita e della sofferenza tale per cui necessita di nuovi mezzi espressivi per descriverla in maniera adeguata. (infebbabilità) La sua vita è spesso legata alla sua poetica, dato che è dalla sua esperienza personale che prende il materiale da sfruttare nelle poesie. Le opere. Ungaretti è uno dei maggiori poeti italiani del ‘900 e lo è soprattutto per merito della sua prima raccolta poetica, che esce in versione definitiva con il titolo L’allegria nel 1919. In questa raccolta ci sono le poesie scritte sul fronte di guerra in trincea su pezzi di carta occasionali. In queste poesie sono raccolte le impressioni della Prima Guerra Mondiale e vediamo i tratti formali più originali e marcati, quali:

● L'estrema brevità dei versi, spesso formati soltanto da poche parole. (è il caso di soldati: si sta come d’autunno sugli alberi le foglie). ● L'espressionismo lessicale, cioè l'Impiego di vocaboli scelti soprattutto per la loro forza evocativa, per il modo in cui sanno rendere quasi visibile, attraverso il loro suono e le immagini che portano alla mente, una condizione di pena, dolore e afflizione. (è il caso di Veglia: Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata). ● La ricchezza delle analogie, l'analogia è una figura che mette in relazione, non in base al procedimento logico razionale ma attraverso libere associazioni, oggetti e situazioni. Per quanto concerne i temi, I temi fondamentali sono: ● In Veglia vediamo il sentimento dell’attaccamento alla vita che spinge il poeta a scrivere lettere piene d’amore quando appunto è costretto a passare una nottata vicino a un compagno massacrato ed è lì che si accorge di non essere mai stato tanto attaccato alla vita (non sono mai stato tanto attaccato alla vita). ● In San Martino del Carso vediamo lo strazio che il cuore prova di fronte alle case sbriciolate dalla guerra e per la morte di tanti che gli corrispondevano (è il mio cuore il paese più straziato); ● In Soldati vediamo il sentimento della precarietà della vita (Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie), la vita dell’uomo è cioè precaria quanto l’effimera vita delle piante. Ungaretti abbandona i modelli classici della tradizione, rinunciando sia al verso regolare sia alla punteggiatura. Le sue composizioni sono brevi fatte a volte addirittura di un solo verso, le parole vengono scelte per la loro funzione simbolica e il contenuto del testo non sempre risulta di immediata comprensione.

L’argomento principale è la guerra, ed è proprio attraverso la guerra, quando l’uomo rischia di naufragare, che può apprezzare la bellezza della vita. Nella raccolta di poesie Sentimento del tempo del 1943, Ungaretti si propone di fondare una sorta di nuovo modello classico. Perciò, invece delle vivide immagini di guerra che caratterizzavano l'allegria, in questa raccolta dominano soggetti più astratti spesso ispirati alla mitologia antica. Poetica. In Ungaretti poesia e biografia sono strettamente collegate e ciò è evidente nell’esperienza della trincea dove, tra intemperie e sporcizia il giovane poeta scopre una dimensione della vita, e della sofferenza che richiede nuovi mezzi espressivi per essere adeguatamente descritta. Un esempio evidente di questa posizione lo si trova in “Allegria di naufraghi”, raccolta dove, partendo dalle proprie emozioni, Ungaretti dà vita a versi essenziali, enunciazioni fulminee, parole emerse dal silenzio, riaffiorate dall’abisso della sofferenza. La presenza di un vissuto personale è manifestata dall’uso molto frequente di dimostrativi e possessivi, ma anche dall’indicazione di luoghi e date precisi, sintomi di un suo coinvolgimento diretto nelle vicende traumatiche della guerra. Stile. Sul piano stilistico assistiamo ad una vera e propria rivoluzione poetica che si concretizza con la disgregazione della sintassi e un rinnovamento dell’endecasillabo che dà luogo a versi spezzati, ridotti in alcuni casi a singole parole, senza punteggiatura e accostate solo attraverso lo strumento dell’analogia che è una figura che mette in relazione, non in base al procedimento logico razionale ma attraverso libere associazioni, oggetti e situazioni. La scomposizione del verso ha lo scopo di eliminare la discorsività della produzione poetica precedente e di ridare importanza alla parola poetica. La sua attività poetica si può dividere in tre fasi:

1. Sperimentalismo: si cerca la ricerca dell’essenzialità, attua un modo di fare poesia anticlassico e vediamo quindi la rottura con la tradizione. La rima viene abolita, così come la metrica e la sintassi. Si fa ricorso a interi spazi bianchi. Si ricerca la parola essenziale, come fosse un’improvvisa “illuminazione” e vediamo l’uso dell’analogia che è una figura che mette in relazione, non in base al procedimento logico razionale ma attraverso libere associazioni, oggetti e situazioni. Per quanto riguarda i temi, è il periodo della poesia della guerra, vediamo lo scavo interiore, l’invito alla fratellanza e la condizione universale del dolore. Non manca ovviamente la componente autobiografica. 2. Recupero della tradizione: in questa fase -a cui risale “Sentimento del tempo”- si recupera il metro, la rima e la punteggiatura. La sintassi è complessa e il lessico ricercato. Si mantiene l’uso dell'analogia, a cui si affiancano la metafora e l’iperbole. I temi riguardano il sentimento religioso, il “ritorno dell’ordine” e l’interesse per il Barocco. 3. Compostezza formale: è il periodo del dolore, ritorna quello per l’atrocità della guerra, affiancato anche a quello dovuto alla perdita del figlio. È un momento di distacco dalla vita. La sintassi è articolata e lineare, le strutture metriche sono quelle tradizionali, il linguaggio aulico. In questo periodo si fa esponente dell’Unanimismo: tale corrente considera superata la concezione di individuo come entità separata e autonoma. Invece della soggettività individuale c’è la soggettività collettiva, a cui lo scrittore deve dare voce. VEGLIA: Veglia è stata scritta il 23 dicembre del 1915 a Cima Quattro ed è tratta dalla raccolta "L'allegria". Tutte le poesie di Ungaretti sono autobiografiche infatti accanto ad ogni titolo delle poesie troviamo sempre data e luogo, come se fosse una sorta di personale diario di guerra. Questa poesia vuole indicare che ogni uomo ha diritto alla vita. È una poesia che parla di una situazione in cui il poeta, in veste di

soldato nel primo conflitto mondiale si ritrova vicino al compagno caduto in guerra e ne vede gli effetti della morte. Il tema trattato è la sofferenza patita in guerra, la caducità della vita (cioè una vita destinata a finire in breve tempo), l'angoscia della morte che incombe, ma in Veglia vediamo anche il sentimento dell’attaccamento alla vita. Il poeta infatti ha trascorso un'intera nottata (una nottataccia) a fianco a un compagno massacrato con la bocca deformata rivolta verso il plenilunio e con le dita delle sue mani rigide e gonfie per la morte, che lasciano un profondo senso di turbamento in lui e, ammutolito, non può fare altro che restargli accanto. In questo momento, nonostante lo sgomento, il poeta ha sentito l'esigenza di scrivere lettere d'amore (per il bisogno di dichiarare affetto ai suoi cari) e qui, di fronte alla tragedia della morte, rivela di non essersi mai sentito così tanto attaccato alla vita (e questo è un segno della protesta contro la guerra). Analisi di Veglia. La poesia si compone di due strofe di diversa lunghezza: la prima è di 13 versi, la seconda è di 3. I versi sono liberi, e abbiamo delle rime: nottata/ digrignata/ penetrata; e poi: buttato / massacrato. Le scelte lessicali sono molto importanti perché il poeta insiste su parole “violentemente cariche” come: buttato, massacrato, digrignato, congestione, penetrata. Inoltre il poeta insiste sui suoni –ato /–ata con una forte presenza del participio passato, non a caso, Ungaretti affermò di privilegiare l'uso del participio, specialmente di quello passato, invece di un semplice attributo, perché il participio secondo Ungaretti ha la capacità di rappresentare una cosa e il suo divenire. Molto importante è la pausa tra i due versi perché permette all’emozione di trovare forma, creando un finale di grande potenza. La descrizione del soldato occupa la prima parte della poesia e il poeta la chiude con la sua confessione: «Non sono mai stato / tanto /attaccato

alla vita». La notte è di entrambi, e i primi due participi appartengono uno al poeta («buttato») e uno al compagno («massacrato»). Quindi l’esperienza della morte chiede di essere ascoltata e accolta: è il poeta che deve dare voce a quel che non ha voce, anche se si tratta di restare in silenzio, che per un poeta è paradossale. Oltre la riflessione, c’è il tentativo di superare la morte con l’amore. L’amore è il mistero che ci rende vivi anche quando siamo costretti ad attraversare il dubbio della morte e del nulla. Solo attraverso l’amore si può sentire l’attaccamento alla vita, alla speranza e alla bellezza. NATALE. La poesia "Natale" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti e come consuetudine, proprio per dare alle poesie l’aspetto di diario, il poeta scrive il luogo e la data. Nel caso di Natale vediamo indicato "Napoli, 26 dicembre 1916" e fa parte della raccolta L'allegria. I temi trattati sono: il rifugio della casa e del focolare, la stanchezza del poeta e il suo bisogno di pace, mentre per quanto riguarda la metrica, la poesia è strutturata in 5 strofe di versi liberi e irregolari. Non è presente la punteggiatura, espediente tipico della poesia ermetica. La poesia Natale tratta il momento in cui Ungaretti è ospite a Napoli dall’amico Gherardo Marone, in licenza dal fronte. Nel componimento il poeta esprime la sua avversione verso la realtà bellica ma anche verso la realtà circostante, carica dei festeggiamenti natalizi ma con l’ombra incombente della guerra. Ungaretti non vuole immergersi nelle strade strette, tra la gente di Napoli: la città infatti è caotica, allegra per la festa, in particolare nel centro con i negozi illuminati e le persone che passeggiano. Con l’espressione “Ho la stanchezza sulle spalle” Ungaretti si riferisce alla stanchezza provocata dai mesi trascorsi al fronte: ormai il poeta ha speso tutte le sue energie, dunque non riesce a divertirsi e a stare in compagnia di tutti gli altri. Egli vorrebbe essere abbandonato in un angolo come un oggetto, un qualcosa senza anima e soprattutto senza pensieri: con l’aggettivo

dimenticato, Ungaretti chiede di essere lasciato solo, ma soprattutto vorrebbe dimenticare tutto quello che ha vissuto. Preferisce stare dunque dentro casa, al sicuro, confortato dal calore delle pareti, in contrasto con il freddo subito in trincea e che patirà non appena ritornerà sul campo di battaglia. Si avverte in sottofondo la presenza, sospesa ma mai annullata, della guerra; il poeta soldato cerca di dimenticare, in questa pausa dai combattimenti, le ansie e i pericoli dell'esterno, del mondo collettivo (il gomitolo di strade), per rifugiarsi nella dimensione della casa e del focolare. SOLDATI. Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. La poesia “Soldati” è uno dei testi chiave per comprendere la poetica di Ungaretti, oltre che una delle sue opere più famose. La poesia reca come data di componimento il mese di luglio 1918, presso il Bosco di Courton, sito in Francia. Il luogo e la data sono indicati proprio al di sotto della lirica stessa, come di consuetudine, proprio per dare alle poesie l’aspetto di diario e il suo titolo originario era Militari. Parafrasi Si sta (ovvero i soldati stanno) come le foglie degli alberi nella stagione autunnale. Tutto il significato della breve, ma intensa, lirica gira intorno ad una similitudine, la poesia fa un paragone tra le foglie in autunno ed i soldati in guerra: le foglie sono così deboli nella stagione autunnale che basta un lieve soffio di vento per farle cadere, mentre ai soldati basta un colpo di fucile per essere uccisi. In entrambi i casi le due vite sono attaccate a un filo rendendo meglio il concetto di precarietà della condizione umana durante la guerra. Il poeta associa, dunque, la vita umana e le foglie, come avevano già fatto in passato autori come ad esempio Omero (nell’Iliade). La condizione dei soldati al fronte è particolarmente difficile, sia dal punto di

vista fisico che da quello psicologico. Sono uomini fragili (come le foglie) perché sono lontani dai propri affetti più cari e costretti a rischiare la propria vita. Tuttavia, Ungaretti sembra dirci che non è necessario essere soldati per vivere una situazione di precarietà: la riflessione sembra essere la stessa per tutti perché i soldati potrebbero essere tutti gli uomini e la guerra, in un certo qual senso, potrebbe rappresentare la vita stessa che è assurda, come ogni conflitto, perché è contrassegnata dalla consapevolezza della fine, della morte. A riprova di ciò, notiamo l’utilizzo della forma impersonale «Si sta» che rende la situazione universale, in quanto tutti abbiamo un equilibrio precario e su ognuno di noi aleggia la presenza della morte. Ungaretti che, come ci suggerisce all’inizio della lirica, sta svolgendo il suo ruolo come soldato in trincea nel bosco di Courton (in Francia) vuole raccontare al lettore la tragedia della guerra e la precarietà della stessa condizione umana. SAN MARTINO. La poesia San Martino del Carso è stata scritta dal poeta Giuseppe Ungaretti nel 1916 e fa parte de Il Porto Sepolto, la sua prima raccolta di poesie. È stata scritta quando aveva 28 anni e si trovava come soldato semplice sul fronte di trincea nel Carso. Il paesaggio è umanizzato ed appare massacrato così come sono stati massacrati i soldati. L’immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, viene interiorizzata ed è per il poeta l’equivalente del suo cuore, distrutto dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Di queste case non è rimasto che qualche pezzo di muro. Di tanti di amici che conoscevo e avevano con me delle relazioni non è rimasto in vita nessuno. Ma nel mio cuore sono e saranno sempre presenti: il mio cuore è il paese più tormentato. Il poeta mette a confronto il paese devastato che lo circonda, ridotto a un cumulo di macerie, e la scomparsa dei propri cari: di loro, come di

San Martino, non è rimasto molto, ("neppure tanto", v. 8). La spaventosa realtà della guerra e della morte è espressa mediante un'analogia, le macerie del paese di San Martino diventano il simbolo del cuore del poeta e del suo dolore. Lo strazio per l'orrore della guerra è espresso dalle case, metaforicamente ridotte a qualche brandello di muro. Di tanti soldati uccisi non è rimasto neppure un brandello del corpo, ma tutti sono vivi nell'animo e nel ricordo del poeta. L’unico luogo in cui di essi resterà traccia è infatti il cuore dell’autore che risulta essere in realtà, “il paese più straziato”. La poesia è composta da 4 strofe: Le prime due strofe si possono dire descrittive, pur trattandosi di una descrizione essenziale. Del paese non sono rimasti che poche macerie: la desolazione è ovunque ma la guerra ha creato un vuoto ancora più grande, e più doloroso, fra le persone care al poeta. Tuttavia, con le due brevi strofe conc...


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