Ferdinand De Saussure (linguistica) PDF

Title Ferdinand De Saussure (linguistica)
Author Kesia Rotili
Course Linguistica e giornalismo
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Appunti per il corso di linguistica della prfessoressa maria catricalà contenente tutto il materiale riguardante Ferdinand de Saussure (incluse slide)...


Description

FERDINAND DE SAUSSURE: INTRODUZIONE ALLA PRIMA META’ DEL 900 E DICOTOMIE SAUSSURIANE Kesia Rotili Triennale. 2020/2021 Secondo Modulo Linguistica e Comunicazione Prof.ssa Maria Catricalà Università degli studi Roma Tre PRIMA META’ DEL NOVECENTO: BREVE QUADRO INTRODUTTIVO il Novecento è spesso visto come quello della linguistica generale; Nei primi decenni del secolo furono individuate, grazie alla scoperta archeologica di nuovi documenti, due lingue indoeuropee in precedenza sconosciute: il tocario e l’ittita. Secondo lo studioso francese Antoine Meillet esse non aggiungevano che «dettagli o conferme – preziosi gli uni e le altre - alle teorie già stabilite», non modificavano quindi il quadro generale della linguistica storico-comparativa indoeuropea che si era formato durante l’Ottocento. Novità sul piano teorico erano quindi possibili estendo gli studi del linguaggio verso altri campi, dedicandosi o all’analisi di lingue non indoeuropee (opzione scelta dai linguisti statunitensi), oppure all’elaborazione di metodi e prospettive nuove per l’analisi dei fatti linguistici (scelta dai linguisti europei). Tra quest’ultimi, lo svizzero Ferdinand de Saussure (1857-1913), che è normalmente considerato il “padre” della linguistica contemporanea. Il suo lavoro consisteva nel chiarire il valore esatto dei termini e delle nozioni che il linguista normalmente impiega, e che la linguistica storico-comparativa dava in un certo senso per scontati. Prima di lui, la “Scuola di Kazan” affrontò problemi analoghi, arrivando a definire la distinzione tra ‘dinamica’ e ‘statica’ dei suoni: la prima «studia le leggi e le condizioni di sviluppo dei suoni nel tempo», la seconda esamina i suoni da un lato come fatto puramente fisico, dall’altro in base « al loro ruolo nel meccanismo della lingua ». Nello studio dei suoni dal punto di vista statico, i linguisti di Kazan’ distinguevano poi un aspetto ‘antropofonico’ e uno ‘fonetico’ : il primo riguarda le proprietà fisiche dei suoni, il secondo la capacità dei suoni di modificare i significati. In altre parole, due suoni linguistici possono essere diversi dal punto di vista fisico, ma questa differenza in alcuni casi produce una differenza di significato, in altri no. Furono queste importanti osservazioni a influenzare Saussure nei suoi studi più avanti. FERDINAND DE SAUSSURE e LE DICOTOMIE SAUSSURIANE Ferdinand de Saussure contribuì, con una fondamentale “Memoria sul sistema primitivo delle vocali nelle lingue indoeuropee”, nel quale affronta il problema dell’esistenza di entità vocali astratte, definite dalla loro funzione strutturale e non semplicemente dalla loro realtà fonetica; introduce anche un’idea sistemica delle corrispondenze della lingua, riassunta nella famosa locuzione tout se tient (dans la langue), secondo cui ogni segno (termine) è legato a un altro, con tutti gli altri, in una relazione differenziale, negativa e oppositiva. La parola gatto, per esempio, ha lo stesso significato di ‘non cane’, di ‘non cavallo’, di ‘non clarinetto’ e così via, in un rapporto di presenza (la parola “gatto”) e assenza (i significati non espressi direttamente, quali “non cane” etc). Saussure chiama l’entità presente Significante e quella assente Significato.

Solo così il segno acquisisce quello che Saussure chiama il Valore. Sono due le definizioni complementari del valore, uno dei concetti chiave dello strutturalismo: a. Valore è un’equivalenza tra cose di ordini diversi (idea dello “stare per” che si realizza nel segno) b. Valore è un’opposizione (differenza) tra cose dello stesso ordine (idea del posto nel sistema) Basandosi sugli appunti presi dai (pochi) studenti che avevano seguito i corsi dello studio so francese, venne elaborato un volume intitolato Corso di linguistica generale (1926), che segnò l’inizio di una nuova epoca nella linguistica, influenzando profondamente varie generazioni di studiosi. La teoria linguistica di Saussure è spesso riassunta in quattro “dicotomie”, cioè divisione di un'entità (o concetto) in due parti che non necessariamente si escludano dualisticamente a vicenda ma che possono essere complementari: 1. langue vs parole; 2. ‘sincronia’ vs ‘diacronia’; 3. ‘significante’ vs ‘significato’; 4. ‘rapporti sintagmatici’ vs ‘rapporti associativi’

1. LANGUE VS PAROLE La prima dicotomia oppone il lato sociale del linguaggio ( langue, ‘lingua’), ovvero il codice di regole e di strutture grammaticali che ogni individuo assimila dalla comunità storica in cui vive, a quello individuale ( parole, ‘parola’), momento mutevole e creativo del linguaggio, il modo cioè con cui il soggetto parlante “utilizza il codice della lingua in vista dell’espressione del proprio pensiero personale. Pur essendoci un rapporto di interdipendenza tra i due, si trattano di due realtà assolutamente distinte. L’oggetto proprio della linguistica è la langue, dotata di un’oggettività che può essere restituita immediatamente, per quanto approssimativamente, da un qualunque vocabolario. 2. SINCRONIA VS DIACRONIA Saussure dà una definizione di linguistica sincronica e diacronica. La prima si occupa dello studio di una lingua in un determinato momento storico, come ad esempio può essere l’inglese del 1300, concentrandosi quindi su un’istantanea temporale; la diacronica, invece, si interessa alla dimensione storica e studia l’evoluzione di una lingua e delle sue componenti. E’ proprio quest’ultima, secondo lo studioso, ad essere stata indebitamente privilegiata dalla linguistica a sé precedente; sebbene una non escluda l’altra, egli sostiene il primato della dimensione sincronica: infatti, nella misura in cui la lingua è un sistema di valori determinato dallo stato momentaneo dei suoi termini, lo studioso della linguistica è necessitato a badare alla sincronia, trascurando la diacronia. Detto in altri termini, il significato di una parola in un determinato contesto storico, può essere, attualmente, l’opposto. 3. SIGNIFICANTE VS SIGNIFICATO Saussure definisce il segno linguistico arbitrario, cioé non esiste un legame intrinseco di necessità tra il significante e il significato (precedentemente spiegati). Proprio per via della sua arbitrarietà, il segno non è “causato” (non è determinato da relazione di causa ed effetto) e non è "motivato" (non è determinato da alcun rapporto di somiglianza, ossia non presenta motivazione). Un esempio molto utilizzato è quello dell’albero: la rappresentazione fonica albero non è determinata da alcun rapporto di causa-effetto né di somiglianza con il concetto 'albero' della lingua italiana, né il segno linguistico albero è determinato da alcun rapporto causale o di somiglianza con la categoria degli oggetti a cui si sta riferendo. Saussure ammette però delle eccezioni individuate in determinate aree delle lingue in cui la motivazione appare invece ben determinata: si tratta, in generale, delle onomatopee (ad es. l’ululare del lupo, il fruscio delle foglie etc), del lessico cosiddetto espressivo (mamma, bua, pupù) e i termini composti (copricapo, portachiavi etc)

La linguistica successivamente allo studio di Saussure ha identificato due forme di arbitrarietà: •



verticale è quella secondo la quale è arbitrario (o convenzionale) il rapporto fra significante e significato di un segno linguistico, ossia non esiste tra loro nessun legame logico, ontologico o naturale. Ad esempio nella parola italiana "mare" non c'è niente che possa richiamare l'idea del mare nella sua realtà di forma, colori ecc. tant'è vero che in altre lingue vengono usati nomi diversi per lo stesso significato (per es.: "sea" in inglese) orizzontale indica che è arbitrario il rapporto tra forma e sostanza del significato come pure tra la forma e la sostanza del significante. Ogni lingua, infatti, rappresenta in modo esclusivo, con una determinata struttura, gli oggetti d'esperienza. Noi possiamo erroneamente pensare che il termine italiano "vitello" trovi la sua corrispondenza nel termine inglese "calf" che indica il vitello come animale vivo. Ma se noi avessimo inteso riferirci alla carne di vitello come cibo dovremmo usare un termine del tutto diverso "veal".

4. RAPPORTI SINTAGMATICI E RAPPORTI ASSOCIATIVI Quando si parla o si scrive si crea una sequenza orizzontale con le parole messe l’una dopo l’altra. Contemporaneamente però la mente ha a disposizione per ogni parola tutta una serie di parole che potrebbero sostituirsi a quella usata, per generare frasi simili, varianti, parafrasi, esempi. La virtualità della sostituzione le dispone in verticale come ripiani da ognuno dei quali il parlante sceglie una sola parola che va a disporsi nella sequenza orizzontale e viene effettivamente detta o scritta. L’asse orizzontale è quello sintagmatico, che mostra il modo in cui sono disposte le parole (sintassi), l’asse verticale è invece quello paradigmatico, che mostra le associazioni semantiche possibili. La disposizione delle parole nell’asse orizzontale determina il senso di ciò che si dice.

Le parole o le parti che le compongono possono essere messe tra loro in rapporto sintagmatico, cioè viene fatta un’associazione di termini o rapporto in praesentia (i due termini coesistono all’interno della frase), o in rapporto paradigmatico (o associativo), in absentia (i termini non coesistono, ma sono scelti da un paradigma). L ’opposizione tra rapporti sintagmatici e rapporti associativi (più tardi detti ‘paradigmatici’ ) può essere esemplificata tramite la parola “insegnamento”: la combinazione tra il tema insegna- e il suffisso -mento è un caso di rapporto sintagmatico, cioè di combinazione tra due segni; l’associazione, invece, tra ‘insegnamento’ e ‘apprendimento’, ‘istruzione’, ‘educazione’ ecc., è un caso di rapporto associativo, dove ognuna delle parole può essere scelta invece dell’altra in un determinato contesto sintagmatico. LANGUE E PAROLE, SINCRONIA E DIACRONIA Queste dicotomie sono legate l’una a l’altra, e hanno il loro fondamento nello sforzo di Saussure di rispondere alle sue domande metodologiche fondamentali. Che cosa ci permette di dire, ad esempio, che il latino calidum e il francese chaud sono la stessa cosa, cioè formano una «identità diacronica»? Il problema dell’identità non si pone soltanto per calidum e chaud, o in generale quando si parla di una parola derivata dall’altra attraverso il tempo. Il primo problema, della «identità sincronica», si risolve assumendo che gli appartenenti a una stessa comunità linguistica condividano un codice: questo codice è ciò che Saussure chiama langue. Il problema che si poneva Saussure è che «esistono tante lingue quanti individui», quindi secondo lo studioso la comunicazione è possibile in quanto tutti gli appartenenti a una stessa comunità linguistica dispongono di un repertorio comune, la langue. Risolto in questo modo il problema dell’identità sincronica, Saussure può risolvere anche quello dell’identità diacronica: «l’identità diacronica di due parole differenti come calidum e chaud significa semplicemente che si è passati dall’una all’altra attraverso una serie di identità sincroniche nella parole, senza che mai il legame che le univa si rompesse a causa delle trasformazioni fonetiche successive». Le identità sincroniche possono essere riconosciute solo distinguendo la langue dalla parole. La langue appartiene dunque alla sincronia. Questa conclusione ha come conseguenza un capovolgimento del punto di vista adottato dalla linguistica storico-comparativa precedente. Saussure definisce la diacronia come «una serie di avvenimenti», indipendenti l’uno dall’altro, mentre dice che la sincronia riguarda sempre il «rapporto tra elementi simultanei». Ad esempio, in tedesco la parola Gaste (‘ospiti’) non significa il plurale per sé stessa, ma in quanto si oppone a Gasi (‘ospite’). Dal punto di vista diacronico, invece, non si ha opposizione, ma sostituzione di forme: una precedente forma gusti è stata sostituita da Gàste. La sincronia è quindi un sistema; la diacronia è invece un insieme di cambiamenti irrelati l ’uno con l ’altro. I fatti sincronici sono sistematici e significativi, mentre quelli diacronici sono isolati e ateleologici (= ‘privi di scopo’)...


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