Galileo Galilei PDF

Title Galileo Galilei
Course Letteratura italiana
Institution Università di Pisa
Pages 7
File Size 239.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 81
Total Views 155

Summary

Download Galileo Galilei PDF


Description

Galileo Galilei 1564-1642 Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564 e crebbe in un ambiente di forte impronta umanistica, potenziata dagli studi svolti privatamente. Si iscrisse all’ università, dove in assenza di una vocazione precisa, il padre lo indirizzò a medicina; lo attrassero gli studi matematici, che continuò a Firenze, dopo aver lasciato l’università di Pisa senza aver conseguito la laurea. Fin da subito unì lo studio teorico all’ osservazione dei fenomeni naturali. Tra la fine del 1587 e l’inizio del 1588 Galileo aveva stretto conoscenza epistolare con il noto matematico Guidobaldo del Monte che, avendone comprese le qualità, lo raccomandò presso il granduca Ferdinando I de Medici. Questi, nel 1589, lo nominò “lettore di matematiche”, per tre anni, all’ Università di Pisa, dove vigeva un insegnamento tradizionale di tipo aristotelico che Galileo, sempre più antitradizionalista, non poteva più condividere. Tanto maggiore doveva essere il suo disagio in quanto era obbligato ad attenersi, nell’ insegnamento, ai programmi stabiliti: la trattazione della geometria euclidea e dell’astronomia tolemaica. I suoi studi personali andavano in tutt’altra direzione e stavano ponendo le premesse matematiche che lo avrebbero poi portato ad accettare la teoria copernicana. Inoltre, nel 1591, dopo la morte del padre, Galileo, che era il primogenito, si trovò a dover mantenere la famiglia: a Pisa lo stipendio era modesto e nulle le prospettive di carriera. Intervenne di nuovo Guidobaldo del Monte che riuscì a fargli ottenere la cattedra di matematica a Padova, ma anche in quell’università dominava l’aristotelismo. A Padova tuttavia, e ancora più nella vicina Venezia, Galilei poté entrare con una cerchia di intellettuali, di politici, di patrizi aperti alle novità europee, curiosi delle sperimentazioni scientifiche più liberi nei loro atteggiamenti culturali. In questi anni Galilei proseguì i suoi studi e inventò degli strumenti di misurazione, indispensabili per la verifica delle sue intuizioni matematiche e per le scoperte degli anni successivi : un termometro ad aria , un compasso geometrico e militare e soprattutto, il cannocchiale , invertono dopo aver avuto notizia che in Olanda era stato costruito un “ occhiale” utile per vedere gli oggetti da una certa distanza , invenzione da lui subito applicata all’ osservazione astronomica : venivano così poste le basi per la sua adesione alla teoria copernicana. La scoperta, grazie, al cannocchiale, che la superficie della Luna è simile a quella della Terra, metteva in crisi la distinzione aristotelica tra la Terra e i corpi celesti. Seguirono altre osservazioni e la scoperta dei satelliti di Giove. Di tutte queste scoperte Galileo dette notizia nel “messaggero celeste”, pubblicano nel Marzo del 1610 e dedicato al granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici; in suo onore i quattro satelliti venivano da lui chiamati “astri medicei”. La scoperta dei satelliti di Giove aveva avuto una grande risonanza in tutta Europa; già nel 1611 l’astronomo e matematico tedesco Johannes Keplero lo confermava nel suo Racconto intorno ai quattro satelliti di Giove da lui stesso osservati. Nello stesso anno, Galilei andò a Roma a presentare le sue ricerche al miglior gruppo scientifico della cattolicità, cioè gli scienziati gesuiti del Collegio Romano, dove fu accolto molto favorevolmente. A Roma, inoltre, egli si guadagnò l’amicizia di molti dotti, laici, ed ecclesiastici, tra i quali il cardinale Maffeo Barberini- il futuro papa VIII, buon poeta, in latino e scienziato dilettante. – e fu accolto dalla Accademia dei Lincei, fondata nel 1603 dal principe Cesi, che riuniva gli scienziati migliori del tempo, assieme a molti intellettuali che erano anche cultori dilettanti di scienza. Il successo romano incoraggiò Galilei a proseguire nelle sue ricerche, che sempre più gli mostrava la fondatezza della teoria eliocentrica copernicana. A questo punto, però, cominciarono i problemi: il domenicano Niccolò Lorini, lo attaccò durante una sua predica tenuta il 1° novembre del 1612. Non solo in seguito a questo attacco, ma anche a motivo della continua riflessione intorno al proprio lavoro, Galilei si accorse del dilemma in cui si trovava: le sue scoperte, della cui correttezza metodologica era certo, da un lato confermavano la teoria copernicana, che sempre più gli pareva esplicativa del funzionamento dell’universo; dall’ altro, rischiavano di porlo in contrasto con l’ortodossia cattolica e con la sua stessa fede.

A partire dal 1613 Galilei approfondì il tema del rapporto tra scienza e fede e lo fece con l’obiettivo di cercare una conciliazione non di facciata, ma che consentisse un reale rispetto delle esigenze delle esigenze della ricerca e di quelle dell’ortodossia. Tra il 1613-15 scrive le Lettere copernicane: la scelta dei destinatari era significativa, soprattutto perché essi rappresentavano tendenze culturali ben note ed erano al centro di fitte reti di relazioni fra dotti; le lettere vennero inviate loro proprio perché venissero fatte circolare il più possibile, come per saggiare, in un certo senso la reazione degli uomini di cultura alle idee in esse avanzare. La posizione della Chiesa non era unanime nei confronti delle teorie astronomiche di Galilei; il tribunale del Sant’Uffizio si riunì e dichiarò che la proposizione secondo la quale “il Sole è il centro immobile del mondo” e, dal punto di vista teologico, quella secondo cui “la Terra non è il centro del mondo e non è immobile”, dovevano essere ammonite e, soprattutto, non dovevano essere seguite. Galilei tornò a Firenze sconfitto, ma non rinunciando, così si dedicò completamente alla battaglia per il riconoscimento delle sue idee, e cominciò fin da subito a lavorare a quello che sarebbe diventato il Saggiatore. In esso, eviterà di tornare sul rapporto tra scienza e fede e si limiterà a confutare vigorosamente le opinioni sostenute dal gesuita Orazio Grassi in un trattato sull’ origine delle comete. Il Saggiatore è indirizzato sotto forma di lettera con dedica a Urbano VIII. Al di là dei risultati scientifici, in quanto le ipotesi di Galilei sulle comete erano errate, l’opera è importante dal punto di vista della definizione del metodo scientifico. Il Saggiatore ebbe grande successo e l’autore, giunto a Roma a omaggiare il papa, fu accolto cordialmente. Galilei si sentì dunque incoraggiato a proseguire nel suo progetto, e a partire dal 1624 lavorò all’ opera che avrebbe dovuto fornire le prove definitive a favore del sistema copernicano. Le dimostrazioni fornite da Galilei, relative alla somiglianza tra la Terra e i corpi celesti e al moto della Terra come causa delle maree, mettevano in discussione, se accettate, tutto un sistema di pensiero, tutta una concezione del mondo che faceva corpo unico e apparentemente indissolubile con l’autorità anche spirituale della Chiesa. Quindi, nonostante la concessione dell’imprimatur, la reazione fu aspra, anche da parte di Urbano VIII: il libro fu sequestrato e all’ autore fu ordinato di presentarsi al Sant’ Uffizio; il processo, si concluse con la condanna e il 22 giugno venne letta la sentenza: il Dialogo venne messo all’ Indice, Galilei condannato al carcere e all’abiura, che firmò subito, con la proibizione di stampare altre opere.Lasciata Roma già nel mese di luglio, fu accolto prima a Siena, con grandi onori, dall’ arcivescovo cardinale Ascanio Piccolomini, poi ottenne di potersi trasferire nella sua villa di Arcetri, agli arresti domiciliari, assistito dalla figlia Virginia. Per comprendere il pensiero e la figura di Galileo occorre far riferimento al contesto culturale in cui visse e operò. Nel Seicento, la “nuova cultura” che si affermò fu quella scientifica. Questo fu uno dei caratteri del Barocco e di conseguenza, in quest’ epoca, venne messo in discussione il rapporto tra antichi e moderni: gli antichi non erano più visti come modelli da imitare e da emulare, ma come degli “avversari” con cui competere e superare. Essa nacque sul terreno letterario, ma si spostò ben presto su quello filosofico e scientifico; e in quest’ ultimo ambito fu favorita anche dal grande sviluppo della tecnica e dal conseguente grande numero di nuove invenzioni e scoperte. A loro volta, esse furono favorite dalla specializzazione degli studi, conseguenza di un’altra caratteristica del Seicento: il passaggio dall’ enciclopedismo, dalla conoscenza globale, agli studi specialistici. Inoltre, è necessario ricordare che:  Nonostante la progressiva e crescente specializzazione del sapere, nel Seicento cultura filosofica, cultura teologica e cultura scientifica erano ancora strettamente legate come è evidente proprio nel lavoro e nell’ opera di grandi scienziati.  La dimensione del sapere scientifico era europea. Le scoperte di Galilei si inserivano e ricevevano forza anche dal lavoro che contemporaneamente altri ricercatori andavano compiendo in Italia e in Europa. A questa dimensione europea contribuirono, insieme ad altri fattori, due importanti istituzioni una nuova, l’altra meno recente: o Quella nuova era costituita dalle accademie scientifiche: la prima era la famosa Accademia dei Lincei. o La seconda istituzione, meno “nuova”, che collaborò attivamente a promuovere la cultura scientifica in tutta Europa, fu costituita dai collegi dei gesuiti, e in particolare dal Collegio Romano.

Galilei era ben dentro la coltura barocca, poiché barocca era l’ansia di sperimentazione, la ricerca della novità, l’amore, per la meraviglia. Tanto è vero che all’inizio, tutti i grandi protagonisti della cultura barocca si schierarono con Galilei, ecclesiastici e laici. Non dobbiamo dimenticare, però, che su questo sfondo comune la figura di Galilei si staglia con grande nettezza e con un rilievo tutto suo: sperimentazione, novità, meraviglia non erano in lui mai fini a sé stesse, ma messe al servizio di una tesi da dimostrare. Più che le scoperte scientifiche di Galilei, era il metodo da lui usato a mettere in crisi tutto un sistema di valori: i suoi scritti sono importanti non solo per le scoperte astronomiche e le dimostrazioni scientifiche in essi contenuti, ma anche e soprattutto per una serie di atteggiamenti metodologici che costituiranno la base dell’indagine scientifica nei secoli seguenti, fino a oggi. Gli elementi essenziali erano i seguenti: → Galilei distingueva tra verità di fede e verità di ragione. Egli spiegava il contrasto tra alcune affermazioni della Bibbia e le sue scoperte distinguendo gli ambiti di applicazione e le finalità: la Bibbia non mira a fornire l’uomo informazioni scientifiche, ma una guida di carattere religioso per la sua salvezza. → Galilei individuava nelle “sensate esperienze” e nelle “necessarie dimostrazioni” l’essenza del metodo scientifico. L’esperienza dei fenomeni è fatta tramite i sensi, ma può e deve essere potenziata dall’ uso degli strumenti a disposizione, deve essere potenziata dall’ uso degli strumenti a disposizione e, soprattutto, deve essere costantemente verificata sulla base di ipotesi teoriche: se l’esperienza consente di avanzare un‘ipotesi teorica, la teoria a sua volta deve guidare l’esperienza. Il metodo scientifico accoppia, cioè, in un circolo virtuoso, induzione e deduzione, metodo induttivo e metodo deduttivo. → Galilei era convito che il “libro della natura” fosse scritto in caratteri matematici, cioè in forme geometriche e in rapporti tra quantità di materia, spazio e tempo. Venivano eliminati gli aspetti qualitativi o accidentali di ogni fenomeno per concentrarsi esclusivamente sugli aspetti quantitativi o accidentali di ogni fenomeno per concentrarsi esclusivamente sugli aspetti quantitativi, la cui esatta determinazione è concentrarsi esclusivamente sugli aspetti quantitativi, la cui esatta determinazione è consentita dalla matematica. Con Galilei si compì in modo definitivo il lungo passaggio, iniziato già nella seconda metà del Cinquecento, dalla “magia naturale” alla scienza propriamente detta.

Le Lettere Co Copernicane pernicane Le Lettere copernicane furono scritte tra il 1613 e il 1615, assumendo particolare rilievo all’ interno rilievo all’interno del ricchissimo epistolario dell’autore, che si distingue per il numero delle lettere, (quelle che ci sono pervenute occupano nove volumi dell’Edizione nazionale delle sue opere) per il numero dei destinatari, oltre cinquecento, per la sua ampiezza temporale e per la distribuzione geografica dei destinatari, che copre tutta l’Europa. Galilei si situa nel solco della tradizione umanistica, che faceva della lettera tanto uno strumento di trasmissione e di discussione del sapere quanto un mezzo di comunicazione quotidiana, anche su argomenti impegnativi; infatti, la lettera permetteva di coinvolgere anche i non specialisti, attraverso il ricorso a un linguaggio il più vicino possibile all’ uso comune. Crea una vera e propria “repubblica della cultura” internazionale. Vengono chiamate Lettere copernicane le quattro lettere che Galilei scrisse: • Al suo discepolo, padre Benedetto Castelli • A monsignor Pietro Dini (la seconda e la terza) • Alla granduchessa madre Cristina di Lorena Le lettere più significative sono la prima e la quarta, molto lunga (circa quaranta pagine a stampa): una sorta di saggio in cui Galilei adduce tutti gli argomenti possibili a favore innanzitutto della necessità di distinguere tra le verità naturali e la verità rivelata nella scrittura: tutti argomenti che a suo parere dimostravano la fondatezza del sistema copernicano. La scelta del genere epistolare e della lingua volgare era motivata dal desiderio di Galilei di dare la maggior diffusione possibile alla propria opera, come sottolinea egli stesso. Anche la scelta dei destinatari è significativa: non erano scienziati, a parte Castelli, ma uomini colti, appartenenti ad ambienti culturali diversi, anche se comunicanti tra loro, uomini e donne che avrebbero provveduto da un lato a diffondere e a discutere le lettere di Galilei nei circoli che si riunivano intorno a loro a diffondere e a discutere le lettere di Galilei nei circoli che si riunivano intorno a loro , preparando quindi il terreno - e proprio questo era l’ intento di Galilei – a un’accoglienza più favorevole alla teoria copernicana; dall’ altro, di conseguenza, a difendere Galilei dagli attacchi che gli erano venuti in particolare dal domenicano Niccolò Lorini. Le lettere non furono stampate, ma ebbero una vastissima circolazione manoscritta. Il tema delle Lettere copernicane è il rapporto tra scienza e fede, quel rapporto che il lavoro degli scienziati degli ultimi decenni, e in particolare proprio le scoperte di Galileo, stavano rendendo molto problematico. L’obbiettivo di queste lettere era quello di proporre una soluzione razionale a questo problema, che salvaguardasse insieme la libertà della ricerca scientifica e i fondamenti dell’ortodossia religiosa. Si trattava, quindi, di conciliare il testo della Sacra Scrittura con i risultati delle nuove teorie astronomiche e delle osservazioni scientifiche. Per farlo, Galilei, si addentrò in un terreno non suo, ma di pertinenza dei teologici, cioè quello della corretta interpretazione delle Scritture e delle modalità di rivelazione della verità divina. La tesi centrale di Galilei è che due sono i libri grazie ai quali Dio rivela la propria sapienza agli uomini: ➢ la Bibbia ➢ la natura Quando le verità presenti in questi due libri concordano, non ci sono evidentemente problemi, se discordano, si tratta di distinguere: • nel caso della verità di fede il primato va sempre al libro sacro • se il testo biblico contraddice la legge di natura, è il testo biblico che va interpretato in modo tale da spiegare la contraddizione; si deve quindi passare dal significato letterale del passo al significato allegorico o simbolico. Argomenti, questi, che oggi sono pacificamente accolti ma che allora avevano un forte carattere di novità.

Il Saggiatore Il Saggiatore, come quasi tutte le opere di Galilei, ha una lunga storia, che comincia nella seconda metà del 1618, quando nel cielo boreale apparvero, una dopo l ‘altra, ben tre comete. Nel fervido clima di osservazione del cielo, creato proprio dalla scoperta del cannocchiale, l’avvenimento, come è facile capire, provocò enorme interesse e grande curiosità, e gli scienziati di tutta Europa si diedero a indagare l’origine e la natura di questi corpi celesti. Nel frattempo, gli scienziati gesuiti del Collegio Romano procedevano con le loro ricerche e nel marzo 1619 uscì a Roma l’opera Disputatio astronomica (Discussione astronomica): il testo non era firmato, ma ne era autore padre Orazio Grassi, professore di matematica del Collegio. Grassi arrivò a conclusioni che si avvicinavano al vero: rifiutò l’opinione di Aristotele sulle comete sostenendo che fossero corpi celesti e le collocò a una distanza dalla Terra superiore a quella della Luna. Ciò che non funziona, nell’ opera di Grassi è l’incoerenza metodologica: vi si mescolano il procedimento deduttivo tipico della logica aristotelica e i risultati delle osservazioni dirette, cioè la vecchia e la nuova scienza; inoltre, viene seguito il sistema astronomico dello scienziato danese Tycho Brahe che tentava un’impossibile conciliazione tra l’astronomo greco Tolomeo e Copernico. Galilei non aveva potuto osservare le comete, perché malato; affidò la replica a un Discorso delle comete tenuto all’Accademia fiorentina e pubblicato nel 1619, firmato dall’ amico e discepolo Mario Guiducci. Il Discorso rifiuta le argomentazioni di Brahe e del professore del Collegio Romano, e propone, in via di ipotesi, che le comete non siano oggetti reali, ma “fenomeni di riflessione della luce solare negli strati di aria saliti fino alle più alte regioni del cielo”. Grassi replicò nell’ ottobre 1619, celandosi sotto lo pseudonimo di Lotario Sarsi , con la “Libra astronomica ac philosophica” (Bilancia astronomica e filosofica), nella quale vengono esaminate le opinioni di Galileo Galilei sulle comete. Galilei terminò la sua replica solo alla fine del 1622, quando consegnò il manoscritto al principe Cesi, che lo affidò a Giovanni Ciampoli perché ne curasse la stampa. L’ opera uscì nel 1623, a cura e a spese dell’Accademia dei Lincei in forma di lettera a Virginio Cesarini e con una dedica a Urbano VIII. In essa Galilei dialoga non solo con il destinatario ma anche con il proprio avversario Grassi. Egli ottiene una doppia vittoria: → Le sue argomentazioni appaiono più rigorose ed evidenti → L’uso del latino da parte di Grassi lo collega inevitabilmente alla vecchia cultura di stampo aristotelico, mentre il ricorso all’ italiano, e a un italiano colto ma moderno , dà alle pagine di Galileo un’aria di freschezza e una forza comunicativa che ben si confanno alla novità delle sue scoperte e al suo desiderio che siano note a tutti e da tutti verificabili. L’ ipotesi galileiana sulle comete era sbagliata, ma questo errore di fondo toglie poco al valore del Saggiatore, che consiste soprattutto nella netta contrapposizione tra vecchia e nuova scienza, imperniata su un metodo rigoroso, basato sulle “sensate esperienze” e sulle “necessarie dimostrazioni” di cui si parla nella lettera a Castelli: qui Galilei anticipa dei concetti che svilupperà poi più avanti, come, per esempio, il principio della relatività del moto. I pregi scientifici vanno uniti e sono anzi sottolineati dai pregi stilistici, che fanno del Saggiatore, come scrisse lo studioso illuminista Francesco Algotti, “la più bell’opera polemica che abbia avuto l’Italia”. In quest’ opera Galileo costruisce un lessico e una sintassi che si adattano molto bene alle pieghe del suo pensiero: il lessico è chiaro e preciso, qualità che Galilei ottiene partendo per lo più da termini del linguaggio comune, ma assegnando loro un preciso significato scientifico; la sintassi è ampia e spesso ipotattica per seguire tutte le volute del pensiero, ma lineare, per consentire al lettore di non perdere il filo. Si aggiunga l’uso dell’ironia, che spesso sfocia in sarcasmo per sottolineare le contraddizioni e le debolezze di Grassi, il quale nel corso dell’opera diventa poco alla volta un vero e proprio personaggio con caratteristiche sue proprie. Di conseguenze, la lettera assume le fattezze del dialogo, il genere letterario cui Galilei ricorrerà nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e anche questo contribuisce non poco alla vivacità dell’opera. Forza scientifica, novità ...


Similar Free PDFs