Gli scrittori italiani e lo sport PDF

Title Gli scrittori italiani e lo sport
Author Annalisa Iora
Course Letteratura Italiana
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

La letteratura e lo sport sembrano appartenere a due mondi diversi.
La letteratura ha contribuito non solo a rendere interpretabile il mondo ma anche a costruirlo e a determinarlo. Ha permesso al mondo di poter essere raccontato, comunicato e condiviso, compiti che oggi sono stati assunti dal ...


Description

LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA GLI SCRITTORI ITALIANI E LO SPORT INTRODUZIONE La letteratura e lo sport sembrano appartenere a due mondi diversi. La letteratura ha contribuito non solo a rendere interpretabile il mondo ma anche a costruirlo e a determinarlo. Ha permesso al mondo di poter essere raccontato, comunicato e condiviso, compiti che oggi sono stati assunti dal cinema, dalla televisione e dal web, mettendo sempre più la letteratura sullo sfondo. Il mondo dello sport necessita di essere interpretato e compreso nella sua dimensione umana fatto di emozioni, sentimenti, aspettative e delusioni e non solo in quella tecnica. Il giornalismo sportivo si limita a riferire, riportare, elencare. Di solito è sempre così tranne in rare eccezioni in cui il giornalista si scopre scrittore. Non è impossibile ma richiede competenze interpretative maggiori e più raffinate. PAG 9-18 LO SPORT HA TRADIZIONI ANTICHE Lo sport inteso come sport oggi è nato in Inghilterra nell’800, per questo molte parole del campo derivano dall’inglese; il termine SPORT significa svago, momento piacevole che porta benefici a livello psico-fisico. Si sviluppa perché con la rivoluzione industriale, le macchina si sostituiscono all’uomo togliendo la parte pesante del lavoro. L’uomo cambia stile di vita: allena la muscolatura nel tempo libero e ha bisogno di bruciare le calorie per il miglioramento dell’alimentazione. Il termine deriva dal francese deport = divertimento; raccoglie tutte le discipline o giochi, individuali o di squadra, praticati a livello amatoriale o agonistico e regolamentati da norme codificate. Attività di intrattenimento sia per chi lo fa, sia per chi lo guarda. Vi sono testimonianze risalenti all’età del bronzo, alla civiltà egizia, dal vicino Oriente, nel meridione dell’Italia, in Sicilia, nella Magna Grecia, nella Sardegna nuragica (bronzetti che raffigurano lotte), soprattutto nelle tombe. La letteratura occidentale offre descrizioni: Omero nell’Iliade descrive le celebrazioni sportive (sempre legate alla guerra: con carri, lotte, tiro con l’arco…) dedicate alla morte di Patroclo. L’importanza di queste antiche gare si perderà lentamente nel tempo a favore di specialità atletiche meno legate al mondo della guerra. Ciò è rappresentato nell’ottavo libro dell’Odissea. Bisogna tener presente che nel mondo greco l’agonismo era un’attitudine della mente, un perfezionamento interiore. Per l’uomo greco l’importante era vincere e non partecipare; il trionfo era solo individuale, il vincitore veniva premiato con corone di fronde d’albero o di erbe campestri. Era solo un simbolo: il premio era il riconoscimento sociale.. I giochi panellenici erano competizioni atletiche tra i rappresentanti delle diverse poleis. Tra i giochi panellenici i più celebri furono di certo quelli olimpici. Le Olimpiadi erano così importanti da prevalere sulle guerre (momento di pace) perché erano anche occasioni per stringere legami politici ed economici. I primi giochi olimpici, disputati ad Olimpia risalgono all’anno 776 a.c. Si disputava ogni quattro anni, in onore di Zeus e della dea Olimpia; c’erano gare di atletica, lotta, pugilato, pancrazio, corse dei cavalli, pentathlon (corsa veloce + salto in lungo + lancio del giavellotto + lancio del disco + lotta). Al termine dei giochi di Olimpia i vincitori ricevevano corone di ulivo selvatico e onori, il più ambito consisteva nell’erezione di una statua nel recinto del santuario di Zeus. Presso i romani le attività ludiche perdono valore morale e si trasformarono gradualmente in spettacoli di intrattenimento, spesso crudeli (nelle arene), trovando la disapprovazione di filosofi e cristiani, i quali li consideravano inutili “esibizioni di vanità”. Così l’imperatore Teodosio, su consiglio del vescovo di Milano Sant’Ambrogio, li abolì nel 393 d.C. In epoca moderna ci furono alcuni tentativi di far rivivere le antiche competizioni, ma tutti fallimentari. Ma De Coubertin riuscì ad ottenere l’approvazione per le Olimpiadi da parte del congresso internazionale di Parigi nel 1894; dopo due anni i giochi ebbero luogo ad Atene. Le Olimpiadi istituite da De Coubertin si svolgono ancora oggi con cadenza quadriennale e rimangono la realizzazione più riuscita del tentativo di rendere attuali e moderni gli ideali della tradizione agonistica antica.

PAG 19-32 SCRITTORI NEL CORSO DELLA STORIA: Nel periodo di interruzioni alcuni autori latini parlarono di sport, in modo morale e non tecnico: - Cicerone= L’unica educazione importante è quella oratoria. Della pratica dell’esercizio fisico condanna soprattutto la nudità; condanna l’esercizio fisico fine a sé stesso, ma se praticato in modo moderato sostiene che può essere utile all’esercizio dell’oratoria e a sopportare le fatiche. - Virgilio= nell’Eneide descrive le competizioni sportive (Ludus troiae, gare con l’arco, pugilato, la regata) nel V libro dell’Eneide, organizzate in occasione dei funerali di Anchise(padre di Enea). Egli evidenzia le doti che ogni cittadino doveva possedere per essere un buon soldato, fra cui la potenza, la velocità, l’agilità, la destrezza nel maneggiare le arti. Esalta la stirpe romana e le doti che portano alla virilità dell’uomo. - Orazio= considera l’esercizio fisico come degna attività dell’uomo romano. Era importante le il suo valore formativo dei giovani cittadini, perché porta alle doti militari, quali valore, coraggio, virtù civile. - Seneca= l’ideale era di subordinare il corpo all’anima: accetta l’esercizio fisico, ma solo quello che serve a mantenere il corpo sano, quindi solo per un fine igienico. Un corpo sano è indispensabile all’anima, ma non bisogna perdere troppo tempo ad esercitarsi. Seneca parla degli atleti come uomini stupidi, con spirito rozzo e incolto. Ma sosteneva la necessità di concedere un po’ di riposo anche all’anima attraverso passeggio e bagni). - Marziale= ci riporta il valore dell’attività sportiva finalizzata alla formazione militare; descrive in modo dettagliato e tecnico importanti pratiche di competizioni fisica che ci fa conoscere anche lo spirito e l’atmosfera del tempo. I Romani praticavano la lotta, il pugilato, il giavellotto(il giavellotto da guerra era chiamato pilum) perché utili all’addestramento alla guerra. Numerosi sono i riferimenti al nuoto(attività fondamentale nell’addestramento militare e come pratica igienico-terapeutica) e al gioco con la palla. Attraverso lo sport i conflitti latenti in ogni società si attenuano e si trasformano in competizioni leali, sancite da regole condivise, si risolvono con esiti resi pubblici. PAG 33-37 IL LINGUAGGIO DELLO SPORT: Il linguaggio dello sport prende e concede prestiti ad altri campi linguistici come il settore politico, medico, militare, teatrale… Il letterato e critico Francesco Flora disse ”Non mai entrarono di colpo tante orrende parole straniere e più che parole, costrutti e immagini, quanti ne sono entrati con la diffusione dello sport”. Il linguaggio dello sport si è evoluto: inizialmente il linguaggio sportivo dei cronisti era passionale e propagandistico, poi con la carta stampata e la televisione, si ebbero esigenze di brevità e concretezza, proprie della velocità e del dinamismo dell’avvenimento sportivo. Nel secondo dopoguerra, la cronaca minuta è sostituita da una formulazione più complessa del racconto, con maggiore interesse per l’analisi tattica e psicologica della gara e dei suoi protagonisti, viene data voce a pareri, sfoghi degli atleti e dei loro sostenitori, con un approccio sempre più vicino ai codici dello spettacolo di intrattenimento e ad interessi di tipo economico. Gianni Brera è “colui che ha rinnovato la lingua del calcio”. Ha introdotto parecchi neologismi (palla-goal, centrocampista), fu un attento commentatore anche di altri sport come ciclismo, pugilato, atletica… Brera oltre che essere un valido scrittore era anche un tecnico preparato prima ancora che giornalista. Pier Paolo Pasolini amava molti sport, ma il calcio in modo particolare. Pasolini vedeva il gioco del calcio come un codice di comunicazione ,al pari di tanti altri. PAG 38-44 IL CALCIO SECONDO PIER PAOLO PASOLINI Pasolini sosteneva che l’emittente , vale a dire il calciatore, usa il gioco come linguaggio nei confronti del ricevente, lo spettatore. (articolo del 1971) Il calcio è un vero e proprio linguaggio: le sue parole si formano esattamente come le parole del linguaggio scritto e parlato. Quest’ultime si formano attraverso le combinazioni dei fonemi che sono le 21 lettere dell’alfabeto italiano. I fonemi sono dunque le unità minime della lingua scritto-parlata. Le unità minime della lingua del calcio sono i “podemi”(gesti con i piedi) che sono 22. Le infinite possibilità di combinazione dei “podemi” formano le parole calcistiche e l’insieme delle parole calcistiche forma un discorso. La sintassi si esprime nella “partita” che è un vero e proprio discorso drammatico. Chi non capisce il codice del calcio non capisce il significato delle sue parole (passaggi) nel senso del suo discorso (un insieme di passaggi). Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Nel calcio, ci sono momenti esclusivamente poetici: il momento del goal.. Anche il dribbling è poetico (anche se non come l’azione del goal). Infatti il sogno di ogni giocatore (condiviso anche dallo spettatore) è di partire da metà campo, dribblare tutti e poi segnare. Per Pasolini i migliori dribblatori del mondo

erano i brasiliani. Il loro calcio, dunque, è di pura poesia, in quanto impostato tutto sul dribbling e sui goal. È un calcio libero, legato alla fantasia del singolo giocatore che crea azioni imprevedibili. Il calcio in poesia ha uno schema: discese concentriche  conclusioni. Il calcio in prosa come quello degli europei, ha un’impostazione schematica, razionale; ha il seguente schema: catenaccio  triangolazioni  conclusioni. Scrittura e televisione parlano di sport, ma non parlano il linguaggio dello sport; esso può essere espresso solo nel rapporto vivo e diretto che si instaura tra atleta e spettatore nell’evento sportivo concreto. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro (non è il cinema): è un mondo reale che si misura con protagonisti reali. Infine, nonostante l’indiscussa passione calcistica e l’intensa attività letteraria, anche Pasolini non ci ha lasciato nessuna opera legata esclusivamente al mondo del calcio ma solo articolo giornalistici. PAG 45 – 51 LO SGUARDO SOGGETTIVO DI ALESSANDRO BARICCO Nel suo libro “I barbari. Saggio sulla mutazione” Baricco dedica un capitolo alla rievocazione delle proprie esperienze calcistiche negli anni dell’adolescenza, con considerazioni tecniche e nostalgiche. Analisi sulle sue parole: La spettacolarità del calcio in parte c’entra con le tecniche di racconto ma c’entra anche con la natura stessa del gioco, con la sua tecnica, il suo tipo di organizzazione. Il vecchio calcio viveva di duelli personali, e di una sostanziale divisione dei compiti. Il difensore marcava a uomo, per tutta la partita giocava incollato a un giocatore avversario e non superava mai la linea di centrocampo; i goal erano sempre qualcosa di lontano. Il calcio moderno ha spezzato questa suddivisione di compiti, creando un solo evento a cui tutti partecipano, tutti fanno tutto e in qualsiasi parte del campo, si parla di “calcio totale”. Ma se tutti devono fare tutto è difficile che tutti riescano a fare tutto benissimo → si tende alla medietà. La regressione di una capacità genera la moltiplicazione di possibilità che però necessita della velocità per la loro realizzazione. La medietà è veloce → circolazione rapida di idee, mentre il genio è lento → ritmo spezzato. La spettacolarità moderna è data quindi dal gioco veloce in cui tutti giocano simultaneamente sfruttando il più alto numero di possibilità. → Il calcio appare qui come un pretesto per parlare della vita, il mondo dello sport è una metafora del mondo. PAG 52 – 54 LA NOSTALGIA DI VALERIO MAGRELLI Il mondo del calcio viene preso in considerazione da un poeta e docente di Letteratura francese, Valerio Magrelli che nel 2010 pubblica per Einaudi Addio al calcio. Il testo non si sviluppa solo su un campo da calcio, ma in strada e nella memoria. Il testo è diviso in due tempi da 45 minuti ed è composto da 90 racconti da un minuto. E’ una scrittura densa di malinconia per i tempi passati ma carica di amore per il calcio; fa rivivere momenti di vita vissuta ed esperienze personali che non si limitano all’evento sportivo, ma suscitano ricordi e considerazioni. Passato e presente si fondono per creare un viaggio mentale. Si passa dal calcio balilla alla play station, dal Fantacalcio al subbuteo: si riscontra una nostalgia profonda dei tempi che furono e mai più torneranno. PAG 55 – 58 LA PAGINA LETTERARIA L’Italia detiene il primato di quotidiani sportivi ed è la patria delle trasmissioni televisive di approfondimento sui retroscena dello sport = Italia, paese degli sportivi in poltrona. Gli scrittori italiani del 900 hanno rivolto la propria indagine letteraria nel mondo del calcio anche se sono molto pochi quelli che hanno scritto romanzi e racconti che hanno per tema esplicito ed esclusivo lo sport in quanto sport: la difficoltà è nel trovare il giusto equilibrio tra motivazioni sociali e motivazioni sportive. Un eccesso della prima vanifica l’essenza dello sport, un eccesso della seconda porta dritti al giornalismo sportivo. Spesso si usa il calcio come metafora di vita. Giovanni Arpino si occupò esclusivamente del mondo del calcio. Nel 1977 pubblica per la casa editrice Einaudi il libro Azzurro tenebra dedicato alla disfatta della nazionale italiana di calcio ai campionati mondiali del 1974. Il libro è un grande romanzo sportivo ma è allo stesso tempo una allegoria dell’Italia disastrata di quegli anni e una meditazione amara, malinconica ed ironica sull’uomo che per vivere è costretto a sfidare sempre se stesso. È un romanzo animato da personaggi conosciuti e famosi, presi dalla cronaca sportiva del tempo e dalla realtà quotidiana

PAG 59 – 71 UN CASO ESEMPLARE:LE POESIE DI UMBERTO SABA Le poesie che traggono ispirazione dal mondo del calcio sono pubblicate nella raccolta “Parole” del 1934 e sono 5: - Squadra paesana - Tre moment - Tredicesima partta - Fanciulli allo stadio - Goal Prima di essere pubblicate nella raccolta le poesie erano apparse sulla “Gazzetta del popolo” di Torino. L’occasione d’origine delle poesie è rappresentata dalle vicende legate alla vita familiare del poeta e non da un particolare interesse per il mondo del calcio. Saba si avvicina al calcio per accompagnare sua figlia allo stadio dove deve giocare la squadra di casa, la Triestina. Le poesie nascono dalle emozioni provate dal poeta nell’assistere alla partita Triestina-Ambrosiana anche se poi hanno assunto il valore più ampio di fondazione della poesia sportiva italiana. - Primo incontro con il calcio: Squadra paesana Fino a quel momento Saba non riusciva a capire il senso del calcio; in quello stadio, invece, si sentì avvolto dal calore della folla. Il calcio gli permette di riconoscersi e perdersi nella massa indistinta degli spettatori → bisogno di annullarsi. - Tre moment Saba richiama gli istanti che precedono la partita e descrive il comportamento del portiere: rilassato quando i compagni hanno il controllo del gioco e guardingo appena lo perdono. Infine descrive la felicità effimera dei tifosi, la gioia dei calciatori, la cui brevità è compensata dall’intensità dell’emozione. - Tredicesima partta Scritta in occasione di un incontro a Padova fa leva sul sentimento di unità che lega gli spettatori per il solo fatto di essere presenti allo stesso spettacolo. - Fanciulli allo stadio Saba sembra mostrare una sorta di distacco e di disprezzo per i calciatori che non corrispondono l’entusiasmo mostrato loro dai bambini: sono “superbi”. - Goal Mostra i sentimenti contrastanti dei due portieri al momento del goal → il portiere battuto si dispera come a voler scomparire, mentre l’altro manifesta la propria gioia partecipando alla felicità lontana dei propri compagni. Intervento di Alberto Brambilla sulle poesie di Saba, Saba gioca in contropiede del 2007: a. Il calcio diventa degno di poesia, Saba ha saputo cogliere la grande potenzialità espressiva dello sport, la sua novità sociale senza mai cadere nella retorica. b. Saba è consapevole del forte impatto emotivo dello spettacolo che mette in mostra il dramma della vita, le gioie e la delusione. c. Elogia il forte radicamento locale con i giocatori di casa. d. Registra fedelmente i diversi ruoli, il luogo deputato all’incontro, gli spettatori, i rituali. e. Invita a riconoscere nell’abbraccio giocatori-pubblico il valore metaforico della fratellanza→ visione drammatica di una sfida dove conforta il non essere solo, anche se poi ciascuno dovrà fare i conti con se stesso → tema della presenza fisica, della partecipazione emotiva. → Possiamo dire che Saba fonda la scrittura poetica calcistica. Possiamo stabilire a quali partite fu effettivamente presente Saba? − Nella prima si; Saba esagera la differenza di caratura tra le squadre: la potentissima Ambrosiana e la vacillante Triestina. − Il dubbio è per la Tredicesima partita: Saba aggiunge indicazioni che lasciano perplessi, i dati inseriti non ci permettono di trovare un incontro corrispondente al periodo di pubblicazione perché nessuno risponde ai requisiti richiesti. Probabilmente Saba crea una piccola vendetta nei confronti dei triestini che non hanno apprezzato molto le se poesie calcistiche e, falsificando la realtà, fa giocare la partita a Padova e non a Trieste. Probabilmente Saba era presente alla partita, anche se avrebbe anche potuto non pèartecipare e raccogliere informazioni dai resoconti di giornali.

PAG 72 – 75 SCRITTURA LETTERARIA E SCRITTURA GIORNALISTICA La pagina letteraria può essere intesa come approfondimento dei temi del giornalismo sportivo, anche se esso è sempre stato considerato un’attività letteraria inferiore, poco degna di considerazione critica. Anche la pagina letteraria di argomento sportivo non ha mai rappresentato motivo d’interesse perché il mondo popolare ha destato interesse in pochissimi scrittori e pochi lo hanno raccontato senza tradirne le caratteristiche. Molti ne hanno parlato mantenendo un certo distacco per rivolgersi e influire sulle considerazione degli altri letterati → gli scrittori non ritengono degne di essere raccontate le reali manifestazioni della vera cultura popolare. Gli scrittori che si sono occupati di sport sono sempre partiti da una passione, dal dato concreto e dalla frequentazione diretta dei luoghi e dei personaggi. Il problema che avevano era il rapporto con il pubblico → solo il pubblico sportivo dotato di una competenza letteraria manifesta la voglia e il piacere della lettura. Il pubblico sportivo è sempre stato, però, più interessato alla notizia che al commento, più all’informazione che all’approfondimento  il pubblico cercava nell’evento sportivo lo sfogo alle proprie passioni per dimenticare le condizioni sociali precarie o personali frustrazioni esistenziali. PAG 76 – 80 LO SPORT IN CERCA D’AUTORE:GIANPAOLO ORMEZZANO Ormezzano afferma che esiste una distanza tra ciò che lo sport produce di vistoso e ciò che invece provoca nei suoi riflessi letterari: lo sport non ce la fa ad essere immanente nella cultura e nella produzione di letteratura e arte. Lo sport ha sempre prodotto meno di ciò che teoricamente potrebbe produrre. Si dice che lo sport allontani l’arte perché troppo conosciuto e amato, suscita negli artisti la paura di dover affrontare una competenza mondiale → un letterato teme di non riuscire a dire cose personali. Dire che si fa poco implica lo studiare e l’impreziosire questo poco, non lo snobbarlo. Lo sport sarebbe un cantiere ideale per gli scienziati, anche se questi lo sfruttano poco. La stessa politica usa poco lo sport, pochi sono gli esempi di regimi (fascismo e nazismo) che si sono temporaneamente appoggiati ai fasti dello sport utilizzato per propagandare una sorta di salutismo. Solo l’economia sembra aver colto e saputo sfruttare le potenzialità dello sport, con pubblicità e televisione. PAG 81 – 86 SPORT E LETTERATURA:L’OPINIONE DI NINO PALUMBO Sono riportate le risposte che Nino Palumbo diede all’intervista di Claudio Toscani a altri scrittori e giornalisti sul tema del rapporto tra l...


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