Hegel completo riassunto perfetto PDF

Title Hegel completo riassunto perfetto
Course Filosofia politica
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 19
File Size 476 KB
File Type PDF
Total Downloads 59
Total Views 157

Summary

Riassunto su Hegel fatto benissimo completissimo!!!...


Description

Georg Wilhelm Friedrich HEGEL (Stoccarda, 1770- Berlino, 1831) Laureatosi in filosofia e teologia presso l’università di Tubinga (1788-1793), dove conosce Schelling e Holderlin, Hegel appoggia la Rivoluzione francese e Napoleone. Precettore presso diverse case private a Berna e a Francoforte, divenne poi professore a Jena, direttore nel ginnasio di Norimberga (1808), professore di filosofia ad Heidelberg (1816) ed infine a Berlino (1818) dove trascorse gli anni di maggior successo, fino alla morte avvenuta forse a causa del colera. La produzione filosofica hegeliana si può dividere in due fasi: gli scritti giovanili (1793-1800), rimasti allora inediti fino all’Ottocento, di carattere religioso e politico, “Religione di popolo e Cristianesimo”, “Vita di Gesù”, “Positività della religione cristiana”,“Sulla relazione della religione razionale con la religione positiva”, “Lo spirito del cristianesimo e il suo destino ”, la prima opera filosofica pubblicata, ossia “Differenze dei sistemi di filosofia di Ficht e e di Schelling” (1801) in cui si mostra favorevole all’idealismo di Schelling, oggettivo e soggettivo insieme. Vi sono poi gli scritti della maturità: la prima grande opera è la “Fenomenologia dello spirito” (1807) nella cui prefazione dichiarava il suo distacco dalla dottrina di Schelling, “Scienza della logica” (in due parti: 1812 e 1816), l’”Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio” (1817 e più ampliate edizioni del 1827 e 1830) la più compiuta formulazione del sistema hegeliano, “Lineamenti di filosofia del diritto ossia diritto naturale e scienza dello Stato in compendio” (1821) l’opera forse più significativa. Dopo la sua morte furono pubblicate dai suoi allievi le lezioni di estetica, filosofia della storia, della religione e del diritto tenute all’Università. IL GIOVANE HEGEL: rigenerazione etico-religiosa e rigenerazione politica Influenzato dagli studi teologici, dalla storia della Germania, dove religione e politica sono profondamente connesse fin dai tempi della Riforma protestante, e dal Contratto sociale e dall’Emilio di Rosseau, da Nathan il Saggio di Lessing e dalle opere di Spinoza, rilettura di Jacobi, il giovane Hegel ritiene che il tema religioso e quello politico siano strettamente connessi e formano un’unità inscindibile. La rigenerazione morale, religiosa e culturale dell’uomo, ossia “una rivoluzione del cuore”, ossia con un termine moderno una “rivoluzione culturale” è fondamento indispensabile per la rinascita o rivoluzione politica. L’aspirazione dei popoli alla libertà e ad una vita migliore, così forte nel mondo interiore, deve realizzarsi mediante una presa di coscienza del popolo che in questo modo può realizzare un nuovo ordinamento giuridico esteriore basato sull’eguaglianza. Diventa necessaria una nuova forma di religione fondata sulla “comunanza dei cuori” in cui tutti partecipino dell’unica vita di Dio. Nella “Vita di Gesù” (1795) Hegel si muove ancora in una prospettiva kantiana perché concepisce ancora la religione come adesione “interiore” ai principi razionali della morale. Nella “Positività della religione cristiana” Hegel apre ad una prospettiva post-kantiana in quanto critica il pericoloso dualismo/lotta tra dovere (razionale) e inclinazioni (naturali), ossia tra RAGIONE E NATURA, evidenziando e criticando inoltre l’esteriorità dei dogmi e dei precetti della Chiesa cristiana allontanatasi dai veri insegnamenti di Gesù. Anche Kant con il suo rigorismo si mostra vicino alle Chiese cristiane che si sono allontanate dalla legge dell’amore profondamente spirituale ed interiore, della fratellanza, della solidarietà e dalla “comunanza di cuori”. Nello “Spirito del Cristianesimo e il suo destino” ripercorre storicamente la storia della Bibbia e degli ebrei dal diluvio universale fino alla diaspora, evidenziando come il popolo eletto abbia deciso di vivere in inimicizia con la natura (accusata di tradimento nei confronti dei suoi figli) e con gli altri uomini con i quali non possono avere il rapporto di fedeltà ed amore esclusivo che li lega al loro Dio geloso di altri legami. Essi infatti ritengono che Dio sia tutto, mentre la natura e l’uomo siano il nulla. Dunque il popolo ebraico vive una profonda scissione tra Uomo / Natura Il popolo ebraico/gli altri popoli Dio trascendente, salvifico e punitivo insieme, onnipotente / natura e uomo che sono niente.

Il popolo ebraico si è dunque scelto un destino di infelicità. Viene dunque esaltata la figura di Gesù che rifiuta la scelta del suo popolo proclamando l’unità di vita che caratterizza il Cristianesimo. Come Gesù anche i greci hanno vissuto un rapporto sereno e concorde con la natura, in “spirito di bellezza”. Dopo la sconfitta e la decadenza della civiltà greca e la morte di Cristo occorre sperare in un “nuovo spirito di bellezza”, in una nuova religione. I caratteri fondamentali del sistema hegeliano Nel periodo di Jena, nei primi anni dell’Ottocento, Hegel abbandona la riflessione sul tema teologico-politico e rivolge la sua attenzione alla filosofia che, a suo avviso, può operare la rivoluzione dello spirito dell’uomo e dei popoli, in quanto in grado, contrariamente a quanto aveva sostenuto Kant, di conoscere scientificamente l’Assoluto, cioè la totalità del reale e di costituire un sistema, cioè dell’insieme delle articolazioni necessariamente connesse tra loro ed esaustive della totalità. Le tre tesi dei fondo del sistema hegeliano: la risoluzione o coincidenza del finito nell’infinito , ossia la realtà è un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Non esistendo altro al di fuori di questo organismo l’Assoluto coincide con il finito, che è manifestazione dei vari enti del mondo e momento necessario dell’Infinito, inteso come Assoluto, Spirito e Dio, che viene inteso come Soggetto spirituale in divenire che si realizza progressivamente e che solo alla fine, cioè nell’uomo, acquista piena coscienza di sé. Proprio questo processo di auto-produzione o auto-movimento dello Spirito hegeliano distingue il panteismo idealistico e dinamico di Hegel dalla Sostanza statica spinoziana che coincide con la Natura. identità tra Ragione e realtà: lo Spirito, il soggetto spirituale infinito che è alla base della realtà, viene anche denominato Idea o Ragione in quanto, secondo un noto aforisma hegeliano contenuto nella prefazione ai “Lineamenti di filosofia del diritto” “Ciò che è razionale è reale, e ciò che è reale è razionale”. Per Hegel infatti la razionalità non è una pura idealità, un’astrazione, uno schema ma la forma stessa di ciò che esiste poiché la ragione governa il mondo e lo costituisce. La realtà, a sua volta, non costituisce una materia caotica ma è il dispiegarsi di una struttura razionale (l’Idea o la Ragione) che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell’uomo. Questa necessaria, totale e sostanziale identità tra ragione e realtà implica quella tra essere e dover essere in quanto il reale, il modo è costituito da connessioni, “momenti” o “gradi” necessari per il dispiegarsi della Ragione, dello Spirito e dell’Idea. la funzione giustificatrice della filosofia che ha il compito di prendere atto della realtà (ciò che è e ciò che deve essere secondo Ragione) per poter comprendere le strutture razionali che la costituiscono. La riflessione filosofica deve disvelare e giustificare la realtà, soprattutto nell’ambito pubblico del diritto, dell’eticità e dello Stato. Così mentre l’Illuminismo, simboleggiato dalla luce contrapposta alla tenebre, si impegnava e combatteva per la razionalizzazione del mondo, l’hegelismo, simboleggiato dal famoso paragone della nottola di Minerva che si leva in volo sul far del tramonto prende atto della razionalità del reale, mostrandone l’intrinseca necessità. Per questo aspetto l’hegelismo è stato accusato di giustificazionismo nei confronti della realtà e così il filosofo puntualizza in diverse sue opere che la “realtà” del suo sistema non coincide con il lato accidentale e superficiale delle cose, ma con la trama essenziale della razionalità che è nel reale e che la filosofia ha il compito di ricercare. In molti hanno comunque rivelato il carattere giustificazionista e conservatore del pensiero hegeliano tra cui lo stesso Marx che ha contestato “la “canonizzazione”(=consacrazione o riconoscimento ufficiale) e “la santificazione” dell’esistente operata dall’hegelismo. Contestata da più parti, e dallo stesso Marx, la distinzione, operata da Engels e Marcuse, tra il sistema conservatore di Hegel ed il suo “metodo dinamico e rivoluzionario”, ossia la dialettica hegeliana. La dialettica o la crisi del finito (cfr. schemi p. 148-149) La dialettica costituisce la legge ontologica che regola il divenire, lo sviluppo dell’Assoluto e la legge logica di comprensione della realtà che Hegel si è limitato ad applicare nel suo sistema più 2

che a teorizzare. Essa è costituita dalla totalità di tre momenti o aspetti del pensiero, anche se il secondo viene chiamato in senso stretto dialettico, ed illustra il principio fondamentale della filosofia hegeliana: la risoluzione del finito nell’infinito costituendo il processo mediante il quale le determinazioni del reale divengono parte di un’Idea unica e infinita. Essa assume un significato ottimistico in quanto unifica il molteplice e concilia gli opposti. Molteplicità, conflitti e scontri sono momenti reali ma di passaggio. La dialettica costituisce dunque lo strumento attraverso il quale la filosofia può giungere all’universale (funzione logica) e nello stesso tempo costituisce anche il movimento e l’azione dello Spirito o della Ragione nella realtà (funzione ontologica). Essa è la descrizione razionale dell’intima natura del movimento dell’essere e del reale, la spiegazione del perché tutto sia in divenire. La dialettica di Hegel ha il suo più immediato punto di riferimento nella filosofia di Fiche che pone in fondamento di ogni cosa nell’Assoluto, scoprendo che l’essere e l’agire sono, all’origine, la stessa cosa. L’Assoluto dunque è in quanto diviene e il rapporto tra io e non-io genera la realtà così come la conosciamo. Già in Fiche dunque la realtà è concepita come tensione di opposti, ciascuno dei quali non è nulla senza l’altro. Hegel giunge alla stessa conclusione ma attraverso una riflessione sulla storia e sull’uomo che appare come la coscienza dell’universo, il luogo in cui lo spirito prende coscienza di sé. I momenti costitutivi della dialettica sono la tesi e l’antitesi, ossia gli elementi della relazione dialettica in cui i due termini, per essere definiti, hanno necessariamente bisogno l’uno dell’altro (uno/molteplice, vita/morte, comprare/vendere, ecc.). In ciò che la tesi è in sé è esplicito il rimando all’antitesi come altro da sé, ma come qualcosa di cui la tesi non può fare a meno per identificarsi. Dunque il movimento dell’estraniazione (il porre l’antitesi, l’altro da sé) è indispensabile per l’identificazione della tesi. La sintesi è il rapporto stesso tesi-antitesi, l’unità tesi-antitesi, il superamento dell’opposizione in un elemento che diviene la tesi di un successivo movimento dialettico. Pertanto i tre momenti o stadi della dialettica sono così articolati: 1) l’astratto o intellettuale o affermazione (tesi) si ferma alle determinazioni rigide e isolate della realtà e costituisce il grado più basso della ragione, applicando il principio di identità e di non contraddizione. L’intelletto è l’organo del finito e pensa in modo statico ed astratto; 2) il dialettico o negativo-razionale o negazione (antitesi), nega le determinazioni astratte dell’intelletto, mettendole in rapporto con le determinazioni opposte; 3) lo speculativo o positivo-razionale o ri-affermazione: Aufhebung (sintesi), coglie l’unità delle determinazioni opposte ricomponendole in modo sintetico. La ragione è l’organo dell’infinito e pensa in modo dinamico e concreto. Si ha la negazione della negazione e la riaffermazione potenziata del positivo mediante la negazione del negativo. Supera e abolisce ma nello stesso tempo conserva la tesi, l’antitesi e la loro realtà e contrapposizione. Ogni sintesi diviene a sua volta, tesi di un’altra antitesi e così via fino al compimento del processo globale dell’Assoluto. Hegel comunque rifiuta una sintesi finale aperta poiché in questo caso si avrebbe la “cattiva infinità” che, spostando indefinitivamente la meta da raggiungere, toglierebbe allo Spirito il possesso di se medesimo. Opta per una dialettica a sintesi finale chiusa, che abbia un ben preciso punto d’arrivo in cui lo Spirito realizza se stesso: realizzazione di uno stagnante mare in cui l’attività creatrice dello spirito cessa e lo Spirito può semplicemente ripercorrere il cammino già fatto. Molte sono state le critiche (Engels, Croce e neomarxisti) al carattere chiuso della dialettica e del sistema hegeliano. I tre momenti dell’Assoluto e le sezioni del sapere filosofico (cfr. schema p. 147) Il dispiegarsi dell’Assoluto avviene attraverso i tre momenti strutturali della tesi, antitesi e sintesi (articolazione triadica e circolare dell’assoluto) che vanno intesi non cronologicamente ma idealmente. A questi corrispondono le sezioni in cui si articola il sapere filosofico, ossia la logica, lo studio dell’Idea in sé, la filosofia della Natura, lo studio dell’Idea fuori di sé e la filosofia dello Spirito (studia l’idea che torna in sé) (cfr. schema p. 147)

3

TESI: l’Idea “in sé e per sé”, o idea “pura”, considerata in se stessa, a prescindere dalla sua realizzazione nella Natura e nello Spirito, assimilabile a Dio “prima della creazione della natura e di uno spirito finito”. Programma o ossatura logico-matematica della realtà, ossia la Logica; ANTITESI: l’Idea “fuori di sé”, ossia l’alienazione dell’Idea nella realtà spazio-temporale del mondo, ossia la Natura; SINTESI: l’Idea che “ritorna in sé”, ossia, dopo essersi fatta Natura, acquista coscienza di sé nell’uomo, ossia lo Spirito.

4

Hegel e la tradizione filosofica del Settecento e dell’Ottocento Hegel e gli illuministi: atteggiamento di contrapposizione e critica per l’importanza riservata all’intelletto. Inoltre la ragione illuminista esprime solo le esigenze e le aspirazioni degli individui; si tratta pertanto di una ragione finita e parziale, ossia di un intelletto astratto che pretende di dare ragione alla realtà e alla storia, stabilendo come essa dovrebbe essere e non è. Hegel e Kant: tenace opposizione alla filosofia dl finito e della finitudine, della contrapposizione tra essere e dover essere (ossia tra realtà e ragione). Anche nel campo morale la volontà non coincide con la ragione e non raggiunge mai la santità. Pertanto l’essere non si adegua mai al dover essere,la realtà alla razionalità. Rimprovera anche la pretesa di voler indagare la facoltà del conoscere prima di procedere a conoscere. Hegel e i romantici: critica severa anche se il filosofo tedesco si forma e si nutre delle idee romantiche (la creatività dello Spirito, lo sviluppo provvidenziale della storia, la spiritualità incosciente della Natura, il tema dell’Infinito). Egli contesta sia il primato romantico del sentimento, dell’arte e della fede a scapito della filosofia, vera scienza dell’Assoluto, che gli atteggiamenti individualistici dei romantici che spesso non considerano l’oggettivo corso del mondo. Hegel e Fichte: accusa il suo soggettivismo di non assimilare adeguatamente l’oggetto, ovvero di ridurlo a semplice ostacolo esterno dell’Io con il rischio di un nuovo dualismo, di tipo kantiano, fra spirito e natura, libertà e necessità. L’infinito sarebbe inoltre ridotto a semplice meta ideale dell’io finito e costituisce un “cattivo infinito” o infinito negativo in quanto non supera veramente il finito perché lo fa continuamente risorgere. Hegel e Schelling: critica l’Assoluto schellinghiano in quanto unità indifferenziata e statica, adialettica. Lo reputa un “abisso vuoto” in cui tutte le determinazioni concrete della realtà si perdono e lo paragona alla notte “nella quale tutte le vacche sono nere”. Esso costituirebbe pertanto un’unità astratta che, essendo priva di vita e concretezza interiore, risulta incapace di dar ragione alla molteplicità delle cose. La fenomenologia dello Spirito (1807) Nella “Fenomenologia dello Spirito”, intesa come la descrizione o scienza di ciò che appare, Hegel illustra la via che la coscienza umana deve percorrere per arrivare all’Assoluto. Si tratta della storia romanzata della coscienza che, dalle sue prime manifestazioni sensibili, attraverso contrasti, scissioni, infelicità, dolore, esce dalla sua individualità per giungere alla ragione che è realtà e ragione, ossia finisce per apparire a se stessa nella sua vera natura, ossia come coscienza infinita o universale. La Fenomenologia coincide pertanto con il divenire della scienza e del sapere ed è la via attraverso la quale il singolo individuo ripercorre i gradi di formazione dello Spirito come figure o tappe ideali di una via già tracciata e spianata, identità ideali e storiche al tempo stesso che esprimono le tappe ideali dello Spirito che hanno trovato una loro esemplificazione tipica nel corso della storia. La Fenomenologia risulta pertanto come una filosofia della coscienza e, simultaneamente, una storia complessiva dello sviluppo culturale dell’umanità. Le figure costituiscono un materiale eterogeneo che riflette e rimanda ai settori più disparati della vita dello spirito (gnoseologia, società, politica e religione). Tra le figure più popolari troviamo la coscienza infelice quella che non sa di essere tutta la realtà e che perciò si ritrova scissa in opposizioni e conflitti dai quali è dilaniata ma attraverso i quali giungerà alla coscienza universale. La fenomenologia si divide in tre momenti: Coscienza (tesi) in cui prevale l’attenzione verso l’oggetto, Autocoscienza (antitesi) in cui prevale l’attenzione verso il soggetto, Ragione (sintesi) che riconosce l’unità profonda tra soggetto ed oggetto, io e mondo, interno ed esterno, coscienza ed autocoscienza. La prima parte della Fenomenologia, quella che tratta della Coscienza (tesi), si affronta l’ambito gnoseologico: il punto di partenza è individuato nella certezza sensibile o sensazione che appare a 5

prima vista la più ricca e sicura ma che in realtà è la più povera perché rende certo un soggetto (questi) di una “cosa singola” (questo albero, questa casa, ecc.) connotata unicamente dai caratteri qui e ora. Il soggetto crede inizialmente che l’oggetto sia “altro” rispetto a lui ma poi ci si rende conto che il qui e l’ora sono connotazioni applicabili a qualsiasi oggetto, cioè sono del tutto vuote e perciò universali e che lo stesso soggetto (questi) può essere qualsiasi soggetto e perciò non è particolare ma è anch’esso universale. La certezza sensibile si risolve così nella percezione che è conoscenza dell’universale, cioè di un oggetto preso nella sua globalità; ma anche questa si rivela contraddittoria nel momento in cui ci si rende conto che l’oggetto così conosciuto è al tempo stesso uno e molteplice. Si passa così ad uno stadio ulteriore dello sviluppo della coscienza che è l’intelletto il quale si rende conto che ciò che conferisce unità alle molteplici determinazioni dell’oggetto è il soggetto stesso (mediante la sintesi “a priori”) e che perciò l’oggetto non è altro dalla coscienza ma la coscienza stessa. Si giunge così all’affermazione della coscienza individuale. La seconda parte della Fenomenologia, quella dell’Autocoscienza (antitesi), riguarda ed affronta settori più vasti (società, storia, filosofia, religione) in quanto sposta l’attenzione dall’oggetto al soggetto, ovvero all’attività concreta dell’io, considerato nei suoi rapporti con gli altri. L’autocoscienza individuale postula infatti l’esistenza di altre autocoscienze in grado di darle la certezza di essere tale. L’uomo è insomma autocoscienza solo quando riesce a farsi riconoscere da un’altra autocoscienza, ossia da un altro essere libero e pensante, e raggiunge il suo appagamento in un’altra autocoscienza. Il riconoscimento non può avvenire tramite l’amore che unisce due individui perché non conosce il travaglio del negativo e dunque avviene attraverso il conflitto, la lotta tra autocoscienze. L’autocoscienza manifesta dunque l’appetito, cioè il desiderio di possedere la natura, che è la manifestazione più elementare della vita. Nella...


Similar Free PDFs