Letteratura Greca - Riassunto completo PDF

Title Letteratura Greca - Riassunto completo
Author Federica Varisco
Course Letteratura greca
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Riassunto completo degli autori e delle opere secondo le linee guida, rintracciabili nei requisiti fondamentali, dettate dalla docente. Così suddiviso:
1. Poesia - epica arcaica, lirica, teatro, epigramma, poesia ellenistica .
2. Poesia - oratoria, filosofia, storiografia, prosatori d...


Description

POESIA EPICA ARCAICA • • •

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Appartiene alla poesia. Età arcaica (dalle origini fino alle Guerre persiane, 479 a.C.) Forme di comunicazione e di idee fra le diverse comunità erano favorite dai traffici commerciali, dai movimenti di coloni attraverso il Mediterraneo, dalle occasioni ufficiali di politica e diplomatica tra cui le manifestazioni panelleniche, prime tra tutte le ricorrenze religiosi e agonali. Un ruolo fondamentale nella comunicazione fra cittadini e fra comunità diverse era svolto dalle manifestazioni dell’arte e della letteratura. L’età arcaica è costellata da una folgorante poesia, l’epica è rappresentata dall’Iliade e dall’Odissea omerica così come la Teogonia e Le opere e i giorni esiodee.

L’epica greca arcaica raccontava i miti degli dei e degli eroi, cioè la storia sacra della cultura e del popolo ellenico. Gli aedi (“cantori”) narravano storie che loro stessi e il loro pubblico conoscevano più o meno bene per antica tradizione, accompagnati da uno strumento a corda: ci troviamo all’interno di una cultura aurale. Dal punto di vista sociale, gli aedi omerici sono equiparati ad artigiani. L’epica greca arcaica è stata interpretata come enciclopedia antropologica, serbatoio di raccolta delle conoscenze e dei modelli culturali della civiltà entro la quale è nata e vissuta; essa svolge dunque una funzione educativa fondamentale, oltre al suo primo fine che consiste nel creare diletto nei palazzi dei signori, in quanto veicola il suo valore di cultura del popolo. Risultano così strettamente connessi i due effetti di dilettare (tèripein) e incantare, affascinare (thèlegein). Le radici di questa lunga tradizione affondano nell’età micenea e attraversano i secoli del Medioevo ellenico: è questa la culla in cui sono nati i due grandi poemi all’inizio della letteratura greca, i poemi omerici. Nel V secolo a.C. Erodoto (Storie, II 53) scrisse che i Greci impararono da Omero ed Esiodo a conoscere le loro divinità. Autori del genere: Omero, Esiodo. OMERO Omero → leggenda di Omero, testo Vita Herodotea (falso per autore) → questione omerica. La materia entro la quale l’Iliade e l’Odissea ritagliano il loro segmento narrativo è costituita dal celeberrimo e lungo racconto mitico che ruotava intorno alla guerra di Troia. Sulla selezione del materiale narrativo abbiamo un giudizio di Aristotele (Poetica, cap. 23): l’eccellenza e l’esemplarità di Omero sta nella scelta di non rappresentare tutta la guerra, il poeta infatti ha saputo selezionare gli elementi e scegliere il taglio dell’azione in modo che fosse unitaria e compiuta. I contenuti che si dispiegano nei due poemi hanno una portata totalizzante di cultura e civiltà: l’uomo di fronte ai grandi temi della vita, della morte e del destino individuale, il divino, gli dei, la religione, l’aldilà, l’immortalità, la caducità, la guerra e il ritorno a casa, l’amicizia e l’amore, l’onore e l’eroismo, la famiglia, la comunità, l’esercizio del potere, le insidie e le bellezze della natura, la conoscenza e la sopravvivenza. Peculiare della forma in cui i poemi sono stati fissati è la presenza di soluzioni stilistiche proprie della tradizione orale: la formularità della dizione e dei contenuti narrativi sono le due componenti dei concetti di patrimonio tradizionale, la formula è un’espressione regolarmente impiegata nelle stesse condizioni metriche per esprimere una certa idea essenziale (nome + epiteto = la dea glaucòpide Atena). Nella poesia omerica si può riconoscere l’operatività di un sistema formulare, caratterizzato da principi di economia ed esaustività: per esprimere una certa idea essenziale in una data condizione metrica esiste una sola formula (economia) mentre esiste una formula per ogni condizione metrica e per ogni idea essenziale e necessaria per la composizione (esaustività). Come la leggiamo la lingua omerica mostra una prevalente facies ionica, dovuta al fatto che l’epica nelle sue fasi più recenti fu coltivata nelle fiorenti città ioniche dell’egea, ad esso tuttavia si frammischia un consistente portato del gruppo di dialetti ionici; si tratta tuttavia di una lingua artificiale, una lingua d’arte che esiste solo come lingua poetica e obbedisce a principi e criteri del tutto diversi rispetto a una lingua naturalmente parlata. Una delle caratteristiche intrinseche della lingua epica è la capacità di adattamento alla necessità del metro: l’esametro dattilico, composto da sei piedi dattili, è rimasto nei secoli l’elemento caratterizzante e segnale di tradizione dell’epica arcaica. Parallelamente agli studi di dizione, le ricerche hanno sviluppato un’analisi sulla formularità dei contenuti, partendo dall’osservazione di scene tipiche: l’arrivo, il sacrificio e il pasto, il viaggio per mare e per terra, l’armamento e l’abbigliamento, l’assemblea, il giuramento. Un aspetto importante della concezione

omerica risiede nel rapporto fra il poeta e la divinità: l’invocazione alla Musa dichiara che la poesia procede direttamente dagli dei e questo ne garantisce il valore. Nell’Odissea l’invocazione alla musa, dopo il proemio, non ritorna più nel corso del poema, ma la maggiore presenza degli aedi e le varie dichiarazioni di poetica indicano un maggior interesse per l’arte, Femio afferma infatti che un dio gli ha ispirato i canti, ma definisce sé stesso autodìdaktos; il proemio dell’Odissea cita “Dimmi, o Musa, l’uomo” mentre nell’Iliade il richiamo alle muse è maggiormente presente, il suo proemio cita “Canta, o dea, l’ira”. Il mondo omerico non presenta unità linguistica (cfr questione omerica) e nemmeno contenutistica, infatti i contenuti presenti nei due poemi testimoniano più di un livello cronologico: elementi di epoche diverse vi appaiono stratificati e frammischiati in modo inestricabile. Lo sfondo storico è stato un problema basilare: il mondo omerico infatti si muove fra mito e storia. I greci consideravano la guerra di Troia un fatto della loro storia più antica e la datavano verso l’inizio del XII secolo a.C. più precisamente intorno al 1184 a.C. anche se si tratta di datazioni circostanziali, non derivate da dati certi. Il mercante tedesco Heinrich Schilemann, discutibile figura di archeologo e antichista, trovò identificazione della città di Troia inizialmente in un paese, vicino a Dardanelli, in Asia Minore mentre a partire dalla fine dell’Ottocento è stata accertata l’identificazione del sito di Hisarlìk come quello della Troia omerica, da intendersi nel senso della città luogo del mito; lo strato con il quale identificare la Troia omerica in base al fatto che la saga troiana faccia riferimento a uno sfondo storico risalente all’età del bronzo; possiamo infatti dirci convinti che ci sia stata una o più guerre di Troia nella tarda età del bronzo. L’epica omerica è figlia della Grecia postmicenea, la Grecia dei secoli bui e del Medioevo ellenico (secoli XI-IX secoli a.C.) che arriva oramai senza soluzione di continuità alla civiltà della Grecia arcaica e classica; essa tuttavia contiene un innegabile nucleo miceneo alcuni dati concreti testimoniano questa commistione e basta qualche esempio, emblematico è il carro da battaglia, tipico del combattente miceneo mentre stridente risulta il caso della pratica funebre per seppellire i morti, i Micenei usavano l’inumazione mentre in Omero per i cadaveri degli eroi si usa costantemente la cremazione. Nella struttura politica rappresentata nei poemi sembrano confluire e coesistere tratti della monarchia micenea ed elementi posteriori di un regime nel quale l’aristocrazia ha acquistato un peso maggiore nei confronti del signore; quello rappresentato nei poemi omerici è un mondo poetico artificiale, in sostanza una base storica e uno sfondo reale evidentemente ci sono, ma sono da maneggiare con cura e con grande prudenza. Una delle caratteristiche più evidenti dell’epica omerica è la presenza di un considerevole apparato divino, nei poemi si dispiega fondamentalmente la religione olimpica mentre sono praticamente assenti gli aspetti della religione misterica e restano ai margini divinità come Demetra e Dioniso. La società umana è delineata sulla falsariga di quella umana e si basa su reciproci di forza, il forte antropomorfismo della rappresentazione del divino; tale umanizzazione suscita polemiche da parte di chi si preoccupava del valore pedagogico da attribuire ai poemi. Le caratteristiche distintive degli dei, rispetto agli uomini-eroi sono l’immortalità e i poteri sovrannaturali, la loro venerabile e terribile maestosità incute timore e rispetto; l’interazione fra uomini e dei è essenziale nella visione del mondo: il caso di Afrodite che interviene a salvare Paride dal colpo mortale che Menelao sta per infliggergli, nel libro III dell’Iliade. Una modifica nella condizione psicologica e nello stato d’animo di un personaggio è di solito descritta e spiegata come intervento divino che infonde qualcosa a qualcuno; il processo psicologico che porta un personaggio a prendere una decisione o ad assumere un certo atteggiamento non è interiorizzato nella sua complessità, anzi è piuttosto descritto e spiegato con l’intervento esterno di un’entità superiore. Questa duplicità e compresenza di motivazioni naturalmente limita il peso di responsabilità degli uomini per le conseguenze del loro agire. Sul piano etico e sociale, il problema degli eroi è il rischio di perdere la considerazione pubblica, essenziale per il riconoscimento del loro valore e del loro onore: civiltà della vergona, nell’Iliade viene mostrata una società in guerra mentre nell’Odissea la guerra è un ricordo mentre il tema del racconto è il ritorno sul suolo della patria. Ne consegue un’icastica differenza fra i due poemi nella concezione e rappresentazione dell’emblema dell’eroe: all’ideale della forza guerriera e della vittoria in battaglia, proprio degli eroi iliadici si contrappone un’immagine eroica caratterizzata dalla mètis, l’intelligenza dello stratagemma, inganno, incarnata da Odisseo nel superare ogni prova. Anche per quanto riguarda la giustizia il quadro della società omerica non è univoco né coerente: l’etica dell’onore e del riconoscimento pubblico comporta il fatto che la vendetta personale giochi un ruolo di primo piano nella riparazione di un torto subito e nella punizione di una colpa. Gli argomenti di genesi, conservazione e trasmissione sono contenuti nel dibattimento circa la questione omerica. OPERE DI OMERO: ILIADE, ODISSEA E INNI OMERICI. ILIADE Il poema è composto da circa 16.000 versi e si incentra su un episodio accaduto alla fine del nono anno di guerra, con un’azione della durata di circa cinquanta giorni. Il proemio individua il tema nell’ira di Achille, causata dall’arroganza

del comandante Agamennone: la saga dice che Achille è l’eroe che ha scelto un’esistenza breve e illustre invece di una vita lunga e oscura questo è il suo destino. Il rancore lo trattiene temporaneamente fuori dalla battaglia, sua ambito naturale ma una volta consumati i diversi rinvii nei quali trova posto buona parte dell’azione centrale del poema, l’ira dovrà essere posta e permettere il componimento del destino di gloria del figlio Peleo e Teti, e poi, oltre i limiti dell’Iliade, del fato tragico di Troia. L’esito fatale dell’episodio è l’uccisione de parte di Achille del più grande eroe troiano e massimo campione della difesa della città, Ettore; la soluzione narrativa permette al poema di allargare la prospettiva: l’Iliade è insieme il poema di Achille e un poema policentrico, nel quale vengono spesso al proscenio numerosi coprotagonisti e si dispiegano grandi scene di battaglia affollata. Contenuto del poema: • • • • • • • • • • • • • •

Libro I. Il piano di Zeus: la peste e l’ira. Libri II-III. Il sogno di Agamennone e il catalogo delle navi. Il duello di Paride e Menelao. Libri IV-V. La battaglia e le gesta di Diomede. Libro VI-VII. Ettore, gli affetti, la battaglia. Libro VIII. La bilancia di Zeus e la battaglia interrotta. Libro IX. L’ambasceria di Achille. Libro X. La Dolonìa. Libri XI-XIII. La battaglia, i successi troiani. Libri XIV-XV. L’inganno di Zeus e le sue conseguenze. Libri XVI-XIX. La morte di Patroclo e il ritorno di Achille in battaglia. Libri XX-XXI. La grande battaglia: uomini e dei. Libro XXII. Il duello fra Achille ed Ettore. Libro XXIII. I funerali di Patroclo. Libro XXIV. Priamo alla tenda di Achille.

ODISSEA Il poema è composto da circa 12.000 versi è il poema del ritorno a casa di Odisseo, l’ultimo degli eroi di Troia a riguadagnare la patria dopo la distruzione della città: l’eroe è l’incontrastato protagonista, benché non manchino numerosi personaggi di grande rilievo, alcuni direttamente ereditati dell’Iliade, come Nestore e Menelao, insieme agli eroi del regno dei morti e le celebri figure femminili di Circe, Nausicaa e Penelope unite a Telemaco, Polifemo e Alcinoo, le creature fantastiche incontrate dal protagonista e le figure della reggia di Itaca. La guerra è finita da dieci anni, gli altri reduci sono tornati alle loro case o infaustamente periti nel ritorno o al ritorno: solo Odisseo, che manca da Itaca oramai da vent’anni, è ancora trattenuto lontano e costretto ad affrontare un’interminabile serie di vicissitudini a causa dell’odio di Poseidone. Caratterizzante per la struttura del poema è l’inizio in medias res: all’apertura, dopo otto anni trascorsi sull’isola di Ogigia presso la ninfa Calipso, Odisseo ottiene di partire per tornare in patria, ma naufraga e giunge all’isola dei Feaci, dove, ospite nella reggia del re Alcinoo, racconta le avventure cui è andato incontro da quando ha lasciato Troia; nei famosi Apòlogoi (Racconti) dei canti IX-XII Odisseo narra quanto gli è accaduto dopo la partenza in un vero e proprio flashback. Contenuto del poema: • • • • • •

Libri I-IV. La Telemachia. Libri V-VIII. La partenza da Ogigia e il naufragio presso l’isola dei Feaci. Libri IX-XII. Gli Apòlogoi o Racconti. Libri XIII-XVI. Il ritorno a Itaca, l’incontro con Eumeo e Telemaco. Libri XVII-XIX. Alla reggia: l’incontro con Penelope ed Euriclea. Libri XX-XXIV. La strage dei proci e l’epilogo.

INNI Il carattere convenzionale di una denominazione come quella di “Omero minore” è fin troppo evidente, si rubricano sotto di esse alcune opere non appartenenti al genere epico tra cui il corpus di Inni, 33 composizioni dedicate agli dei del pàntheon ellenico scritte in esametri nello stile epico. Inni più caratteristici:

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Inno a Demetra (II). Inno ad Apollo (III). Inno a Ermes (IV). Inno ad Afrodite (V). ESIODO

Esiodo è il primo autore della letteratura greca che pronunci il proprio nome e parli di sé stesso in prima persona: “Le Muse una volta a Esiodo insegnarono il bel canto, /mentre pascolava gli armamenti sotto l’Elicona divina” (Teogonia 22-23) e nessun aedo dell’epica era mai uscito dall’anonimato. L’affermarsi dell’individualità del poeta porta ad approfondire la definizione e rivendicazioni del suo ruolo sulla società, la riflessione sul rapporto con la divinità e sul valore dell’arte della parola, alla quale si attribuisce autorità e magistero. Dell’autore si sono conservati per intero due poemi di sicura attribuzione: la Teogonia e Le opere e i giorni. L’investitura ricevuta dalle Muse nella Teogonia rientra naturalmente nella traduzione dell’origine divina della poesia, ma il rapporto è diventato personale e individuale: nel proemio l’autore fa riferimento alla poesia come diletto, oblio dei mali e consolazione degli affanni e i temi del canto delle Muse per rallegrare Zeus sono, ben in linea con la tradizione del canto epico, le storie degli dei e degli uomini. La base della dizione esiodea è costituita in larga parte dalla lingua e dal sistema formulare dell’epica omerica, anche il metro è lo stesso, la serie di esametri dattilici e questa constatazione ha posto il problema di una possibile origine da un filone di poesia orale greco-orientale. La fortuna della produzione esiodea è paragonabile, per certi aspetti, a quello dei poemi omerici: come questi divennero presto modello della poesia mitico-narrativa, così le opere di Esiodo acquistarono un valore paradigmatico per le composizioni di contenuto mitologico-cosmologico, di struttura catalogica e di intento didascalico. Tramandate attraverso l’esecuzione rapsodica, le opere esiodee entrarono a far parte del patrimonio tradizionale che costituiva la paidéia greca. TEOGONIA La Teogonia è composta da 1.022 versi e si apre con un lungo proemio (1-115) costituito da un articolato inno alle Muse, nel corso del quale si racconta l’episodio in cui Esiodo incontrò le dee sul monte Elicona: ha quindi inizio il racconto della genesi del mondo dal Caos originario (cosmologia), seguito dall’esposizione delle generazioni divine sino alla definitiva affermazione degli dei dell’Olimpo; in seguito il poema narra poi il mito di Prometeo, il Titano he ha rubato il fuoco agli uomini. L’opera si conclude con l’enumerazione degli eroi nati da unioni fra una dea e un uomo mortale. OPERE Le Opere e i giorni è composta da 828 versi e si apre con un proemio (1-10) contenente l’invocazione alle Muse, esortate a cantare Zeus per celebrare la potenza che interviene sui destini umani e garantisce la giustizia nel governo del mondo. Poi Esiodo si rivolge al fratello Perse, destinatario dell’opera, per affermare che gli dirà cose vere: la prima parte si articola in una lunga sezione mitica che getta le basi teologiche e concettuali della tesi principale. Nella prima sezione (11-211) si snodano il conetto di cattiva Eris (“Contesa”) che genera litigi, il mito di Pandora e Prometeo e il mito delle età delle stirpi; la seconda sezione (212-380) si sviluppa attorno alla riflessione sulla giustizia e sul lavoro come fondamenti del vivere, e si conclude con il complesso di consigli riservati a Perse; segue una lunga serie di ammaestramenti sia pratici sia etico-comportamentali (381-764) mentre l’ultima parte del poema (765-828) è una breve sezione che molti studiosi hanno ritenuto non autentica, contenente l’elenco dei giorni fausti e infausti.

LIRICA Sotto la denominazione di lirica si comprende tradizionalmente tutta la poesia che non è né epica né drammatica, una quantità di forme diverse che gli antichi distinguevano sulla base delle occasioni e del contesto in cui erano eseguite, delle modalità di esecuzione e del metro in cui erano state scritte. L’espressione greca lyrikè (pòiesis) significa poesia eseguita con l’accompagnamento della lyra, uno strumento a corda, e fu usata fino in età ellenistica. I testi ci sono giunti per lo più in frammenti ed erano destinati a una fruizione prevalentemente aurale, cioè attraverso l’ascolto. Alla performance poetica contribuivano aspetti per noi oggi perduti, quali la componente ritmico-musicale, la modulazione della voce nel canto, la coreografia, il contesto fisico e le circostanze estemporanee dell’esecuzione, l’insieme di interazioni fra autore, esecutore e pubblico. In età arcaica il più articolato quadro sociale e politico portò allo svilupparsi di una poesia multiforme, che rispondeva a istanze sociali e ideologiche diversificate, legati a gruppi desiderosi di affermare e consolidare una propria identità unitaria: assunsero perciò un ruolo determinante le eterìe

(“compagnie”), gruppi di aristocratici che si formavano in base all’appartenenza sociale e al credo politico e che trovavano nel simposio il loro momento di aggregazione; i frangenti che preludevano a un evento bellico, poi, offrivano l’occasione per canti esortativi di contenuto militare. Mentre queste erano associazione di carattere socio-politico formate solo da componenti maschili, altri gruppi, i tìasi, raccoglievano cittadini aristocratici uniti da motivazioni religiose e cultuali e potevano essere esclusivamente femminili. Oltre a queste ristrette forme di aggregazione, esistevano occasioni pubbliche di incontro del corpo civico, ci trattava di circostanze fra pubblico e privati come particolari eventi musicali e delle grandi feste religiose. Esiste una distinzione fondamentale basata sui modi della comunicazione poetica: Lirica monodica Esecuzione: solistica in ambienti ristretti. Metro: ampia varietà di combinazioni prosodiche che formavano strofe. Lingua: impronta il genere che contrassegna il singolo genere o la produzione di un autore.

Liric...


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