Storia della letteratura greca riassunto PDF

Title Storia della letteratura greca riassunto
Course Letteratura greca
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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ETA’ ARCAICA (VIII-VI sec a.C.) Le prime opere della letteratura greca furono dapprima affidate a composizione e trasmissione orale, poi a composizione scritta e a trasmissione orale. Solo a partire dal IV secolo, in epoca ellenistica, il testo scritto divenne il principale strumento di comunicazione e sostituì definitivamente la recitazione orale. ORALITA’ E SCRITTURA implicano due opposte visioni dei fenomeni letterari e richiedono diversi sistemi di comunicazione, fortemente condizionati dal rapporto con il pubblico e dalle sue esigenze e aspettative. Durante il Medioevo ellenico (periodo di regresso e decadenza cominciato con il tracollo del mondo miceneo, causato dalle invasioni di alcune popolazioni provenienti dalle zone caucasiche, soprattutto i Dori) cadde in disuso il sistema di scrittura usato presso le corti dei Micenei, il lineare B, e così il patrimonio letterario venne tramandato oralmente da aedi (cantori) e rapsodi (cucitori di canti), che esercitavano la loro arte presso le corti e durante le feste più importanti. Caratteristica più importante della letteratura affidata all’oralità è la determinante e inevitabile influenza del pubblico sul lavoro del poeta. L’autore può instaurare un rapporto diretto e immediato con i suoi uditori solo usando un linguaggio comprensibile a tutti e uno stile vivido, in grado di coinvolgere emotivamente. Il racconto è perciò ricco di epiteti (che indicano i caratteri distintivi dei personaggi) e di formule ricorrenti (che richiamano alla memoria degli ascoltatori personaggi o situazioni noti). Tale stile è definito STILE FORMULARE, ed è uno dei procedimenti retorici essenziali dei poemi epici.

L’ORIGINE DELLA POESIA Il termine poesia è etimologicamente connesso al verbo poiein “fare, creare”. La nozione racchiude quindi il concetto di creazione, strettamente congiunta all’idea di ispirazione divina (il cosiddetto enthousiasmòs). Il poeta è infatti colui che crea dopo essere stato ispirato da un gruppo di divinità, le Muse (VALORE SACRALE). A questi uomini eletti spetta il compito di tramandare l’identità del popolo greco, e cioè il vasto patrimonio di miti e tradizioni (VALORE SOCIALE) e di educare le generazioni future tramandando i valori in cui credere (VALORE EDUCATIVO o PAIDEUTICO).

LA POESIA EPICA La poesia epica nasce dall’esigenza di conservare nel tempo la memoria delle proprie vicende e trasformarle in un patrimonio comune divenendo così lo strumento con cui celebrare il senso di appartenenza al proprio gruppo. Si suppone che un epos eroico esistesse già in epoca micenea, come testimoniano alcuni elementi presenti nei poemi omerici, composti nell’epoca successiva, per il fenomeno della cosiddetta STRATIFICAZIONE EPICA (tendenza di questo tipo di letteratura ad amalgamare materiale antico e recente). All’interno della civiltà arcaica l’epos, oltre ad avere un valore letterario, rivestiva il ruolo fondamentale di conservare e trasmettere i modelli da imitare (FUNZIONE ETICA) ed il 1

patrimonio di conoscenze da possedere (FUNZIONE PAIDEUTICA); ciò era possibile grazie al mito, contenuto privilegiato dell’epica, narrato dagli aedi in forma impersonale, conferendo a questo genere letterario un carattere anonimo e collettivo. STILE: La poesia epica è sempre in forma orale, i cui procedimenti tipici sono: stile paratattico, iterazione, linguaggio formulare, modelli narrativi fissi, scene tipiche. Il metro usato è l’esametro.

OMERO LA VITA Gli antichi attribuirono a Omero, oltre all’Iliade e all’Odissea, i poemi del Ciclo omerico (poemi epici composti tra il VII e il VI secolo, perlopiù riguardanti le vicende della dinastia tebana e la saga di Troia), gli Inni e una serie di atre opere minori. Non si conosce nulla di preciso sulla vita di Omero. Sette località si vantavano di avergli dato i natali. L’ipotesi della nascita a Chio è basata sull’Inno di Apollo (in cui il poeta si dichiara cieco e nativo di Chio, ma la paternità dell’inno è infondata) e sostenuta dalla presenza nell’isola degli Omeridi, cantori professionisti dell’epos omerico. Incerta è anche l’epoca in cui Omero visse: alcuni lo dissero contemporaneo della guerra di Troia, altri di poco posteriore; Erodoto datò la vita di Omero intorno alla metà del IX sec. a.C. Alcuni studiosi moderni ne hanno messo in dubbio persino l’esistenza; tutti comunque hanno operato una distinzione tra l’età degli eventi cantati (che si inserisce nel quadro della civiltà micenea verso la sua fine) e l’età della composizione dei poemi, certamente assai più tarda.

LA QUESTIONE OMERICA L’indagine sulla esistenza storica di Omero si è esercitata lungo secoli di cultura europea, sia sul fronte della ricerca filologica, storica e archeologica, sia su quello della critica letteraria e della riflessione estetica. Furono gli eruditi alessandrini ad affrontare per primi il problema. 





I cosiddetti SEPARATISTI, tenendo conto delle discrepanze tra l’Iliade e l’Odissea, negarono la loro attribuzione a un solo poeta, ma furono confutati però dal grande Aristarco, il critico più autorevole dell’epoca. Una conciliazione fra le tesi dei separatisti e quelle degli unitari fu proposta dall’anonimo autore del trattato SUL SUBLIME, che attribuì all’Iliade, in cui domina l’impeto delle passioni, alla giovinezza del poeta e l’Odissea, caratterizzata dalla distesa armonia della narrazione, alla vecchiaia del medesimo poeta. Nel Settecento la discussione sull’esistenza di Omero si riaccese con particolare fervore in Francia con D’AUBIGNAC e in Italia con VICO. Entrambi negarono l’esistenza storica del poeta, ma approdarono a esiti critici opposti: d’Aubignac condannò la poesia omerica in nome della sua supposta rozzezza; Vico ne esaltò la grandezza, come espressione della fantasia creatrice dell’intero popolo greco.

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Il tedesco WOLF pose per primo la questione in termini scientifici e considerò Omero come un “punto di partenza”: il nucleo della sua opera, diffusa oralmente, sarebbe accresciuto con l’apporto di amplificazioni anonime successive. La filologia tedesca dell’Ottocento sostenne in vario modo la TEORIA ANALITICA, volta cioè all’individuazione dei nuclei originari dei due poemi, dissolvendone l’unità. Nel Novecento prevale la tesi dell’UNITA’ COMPOSITIVA dei poemi omerici, che presuppongono un lungo processo di formazione e una stratificazione articolata nel tempo. La tesi neounitaria è tuttora prevalente: essa salvaguarda la sostanziale unità di ciascuno dei due poemi, pur composti in momenti diversi. Negli anni ’50 VENTRIS ha dimostrato l’esistenza nel XII sec. a.C. di una scrittura sillabica, già sostanzialmente greca: percui alcuni studiosi accolgono, se pure come eventualità, la tesi di una redazione già originariamente scritta di parte, se non di tutta, l’opera omerica.

L’Iliade L’Iliade è un poema, suddiviso dai grammatici alessandrini in 24 libri, dedicato ad un episodio dell’ultimo anno di guerra tra Achei e Troiani. La decennale guerra contro Ilio (Troia) è presentata nella saga epica come una spedizione di guerrieri achei, guidati dal re di Micene, Agamennone, per riportare in patria la bellissima Elena, moglie del fratello di Agamennone, Menelao, rapita dal troiano Paride, figlio di Priamo, re di Troia. Storicamente la vicenda epica riflette forse una guerra condotta da alcune popolazioni greche verso la fine dell’epoca micenea a scopo di bottino, o per insediarsi in una posizione geograficamente strategica (in prossimità dello stretto dei Dardanelli). La leggenda troiana doveva essere ben nota, nella sua interezza, al pubblico antico, tanto che Omero ne scelse solo un breve episodio precedente la distruzione di Troia. TRAMA Il punto di partenza delle vicende narrate è L’IRA DI ACHILLE, il più forte guerriero acheo, che, in seguito a un grave oltraggio arrecatogli da Agamennone, si ritira dalla lotta provocando il progressivo logoramento delle forze achee. L’anima della resistenza troiana è ETTORE, eroe esemplare per la sua rettitudine morale e la sua umanità. Per lui la necessità di difendere la patria è un dovere assoluto, ma si accompagna con il doloroso e costante presentimento della morte vicina, che lo priverà dell’amore della moglie e del figlioletto. Egli infatti cade in duello colpito da Achille, che era tornato a combattere per vendicare la morte dell’amico Patroclo (il quale si era sostituito a lui per amor di patria ed era sceso in battaglia nel momento più acuto della crisi e rimanendovi ucciso). La narrazione omerica è interrotta da numerose digressioni, forse risalenti a nuclei compositivi diversi: le aristie (imprese eroiche) dedicate a singoli protagonisti; episodi apparentemente staccati dal contesto in cui sono inseriti; cataloghi di eserciti e descrizioni di armi. Tuttavia la narrazione non perde la sua compattezza di insieme e la vicenda procede con spedita drammaticità verso la catastrofe finale. L’Odissea

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L’Odissea è un poema suddiviso dai grammatici alessandrini, come l’Iliade, in 24 libri. Ne è protagonista Odisseo (Ulisse), re di Itaca, che dopo aver combattuto 10 anni contro Troia e dopo altri 10 anni di avventurose peregrinazioni, riesce finalmente a tornare in patria. Il tema del viaggio e dell’avventura, intessuto di motivi fiabeschi e popolari, si associa al motivo della riconquista della propria casa e della propria donna. Penelope (casta sposa di Odisseo), infatti, è insidiata dai Proci, i pretendenti che aspirano alle sue nozze con l’intenzione di appropriarsi anche del potere. TRAMA I primi canti sono dedicati ai viaggi di Telemaco, giovane figlio di Odisseo, che nelle corti di Nestore e di Menelao va cercando notizie del padre. Le avventure di Odisseo, che in apertura del poema era stato presentato come prigioniero della ninfa Calipso, nell’isola di Ogigia, occupano i canti dal V al XII. Con il XII l’eroe approda a Itaca, sotto mentite spoglie, e affronta con l’aiuto del figlio, a cui si è finalmente ricongiunto, i Proci e li stermina. L’ultima e più restia a riconoscerlo è Penelope, che si convince della sua identità solo quando Odisseo le racconta il modo in cui le aveva costruito il letto nuziale. Il poema si chiude con la ribellione delle famiglie dei Proci uccisi e con la definitiva conquista del potere da parte di Odisseo.

TEMI CONDUTTORI E PERSONAGGI Gli eroi dell’Iliade sono accomunati dalle elementarità delle loro passioni, prima fra tutte il desiderio di gloria. Il codice dell’onore è alla base del sentire dell’eroe, ma la nobiltà di rango, oltre al valore in armi, deve essere riconosciuta dalla collettività. Il tema conduttore dell’Iliade, l’ira di Achille, nasce appunto da un oltraggio subito, da un insulto all’onore. Per il resto, l’eroe accetta con totale adesione il proprio destino che gli ha concesso una luminosa vita di gloria, a prezzo però di una morte prematura. L’Odissea, oltre all’articolazione più ricca della materia, ha una più sfaccettata definizione dei personaggi e in primo luogo del protagonista Odisseo, eroe complesso che conosce la pazienza e l’inganno, il gioco lucido dell’intelligenza e la malinconia del ricordo, la curiosità e la stanchezza, la compassione e la ferocia della vendetta. Più ricco è anche il ventaglio delle presenze femminili che alla specularità della due figure di Elena (sposa infedele) e di Andromaca (fedele e pia sposa di Ettore) sostituisce la varietà delle figure: la giovinezza acerba e sognatrice di Nausicaa, la seduzione malefica di Circe, il fascino malinconico di Calipso, la fedeltà pensosa di Penelope. UOMINI E DEI Il repertorio mitologico dell’epos è prevalentemente incentrato su gesta di uomini. Gli dei che vi operano sono perlopiù assimilati alle dimensioni psicologiche ed etiche degli uomini, di cui assecondano o ostacolano i progetti. Aristocratico e gerarchico, come la società umana sottesa ai poemi, il pantheon greco sembra riconoscere a Zeus l’autorità suprema, ma in alcuni passi anche Zeus deve sottostare a un’autorità che lo trascende, la Moira (o destino). Nei poemi omerici, e soprattutto nell’Iliade, la vita degli uomini è dominata e indirizzata dagli interventi degli dei: le divinità ispirano sentimenti, provocano visioni, assumono sembianze umane per orientare fatti e 4

comportamenti. Nel gioco dei loro conflitti e delle loro alleanze, gli dei muovono gli uomini come pedine, che sembrano non essere capaci di iniziativa e di pensieri autonomi. Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che quando i poemi omerici furono scritti, gli uomini non avessero ancora consapevolezza che il loro esistere e agire dipende da una autocoscienza. A dimostrazione di ciò c’è il fatto che i vari termini con cui la lingua dell’epos indica qualcosa di simile alla nostra anima designano in realtà degli organi interni. CIVILTA’ DI VERGOGNA E DI COLPA Per spiegare le motivazioni spirituali che spingono i personaggi omerici ad agire come agiscono, gli studiosi hanno parlato di civiltà di vergona e civiltà di colpa: gli eroi di Omero non si curano tanto dei risvolti etici del loro comportamento e non lo conformano alle categorie del giusto e dell’ingiusto; ciò che importa loro è soprattutto l’onore (timè) inteso come apprezzamento da parte degli altri. È dunque la vergona (aidòs) a spingere Ettore all’olocausto finale della propria vita, più che l’amor di patria. Il senso del rimorso è sconosciuto: se ammettono di aver sbagliato, ne attribuiscono la colpa all’Ate (accecamento spirituale o entità demoniaca da cui esso è procurato) al dio, o alla Moira.

LA LINGUA E LO STILE La LINGUA dei poemi omerici è un amalgama di forme dialettali diverse. La base è il dialetto ionico, a conferma dell’origine del poeta dalla Ionia d’Asia; allo ionico tuttavia si alternano numerose forme eoliche. La presenza di aspetti anche attici è storicamente motivata dalla recitazione dei poemi ad Atene, oltre che dalla redazione scritta ufficiale, predisposta da Pisistrato, tiranno di Atene, e dai suoi successori. Il verso in cui sono scritti i due poemi è l’esametro. Caratteristica principale dello STILE è la formula, che, nel caso più semplice e diffuso, è l’associazione costante di un sostantivo con un epiteto costante. Formule stereotipe sono utilizzate per aprire un discorso o per introdurre la risposta dell’interlocutore. La formula costituisce un sussidio importante per la memoria e dunque per la recitazione dei brani epici da parte dei rapsodi. Un altro aspetto tipico della poesia omerica sono le similitudini, frequenti soprattutto nell’Iliade, tratte perlopiù dall’osservazione della vita quotidiana.

IL CORPUS OMERICO Il cosiddetto corpus omerico (opere attribuite dagli antichi ad Omero) contiene 33 Inni, due poemetti comico-parodistici - la Batracomiomachia (Battaglia delle rane e dei topi) e il Margite - e altre opere tra cui i Poemi del Ciclo.

ESIODO

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Esiodo è considerato l’iniziatore del genere della POESIA DIDASCALICA, che ha come fine l’insegnamento e la divulgazione di argomenti che appartengono ai più svariati ambiti della conoscenza (morale, politica, scienza, religione, arte, filosofia, ecc).

LA VITA Esiodo è la prima personalità storicamente definita della letteratura greca. Figlio di un commerciante, vive in Beozia a cavallo tra l’VIII e il VII secolo, dedito all’agricoltura e alla pastorizia. Entrò in conflitto con il fratello Perse che aveva tentato di impadronirsi della parte d’eredità paterna che spettava a Esiodo. Esiodo partecipò ad una gara poetica a Calcide, in cui ottenne la vittoria ed ebbe in dono un tripode che dedicò alle Muse: la leggenda dice che egli sconfisse Omero in quanto si preferì il poeta della pace a quello della guerra.

LE OPERE Il corpus esiodeo comprende due poemi di sicura attribuzione: la Teogonia e Le opere e i giorni. Spurio è invece il poemetto Lo scudo, che celebra la nascita di Eracle e la sua lotta contro Cicno. Solo frammenti ci sono pervenuti di un’altra opera spuria, il Catalogo delle donne. Di altre opere si possiedono soltanto i titoli La Teogonia Nella teogonia, ossia la “Nascita degli dei” (poema di 1022 esametri), Esiodo traccia una storia dell’universo, ricavandola dalla fusione di teorie cosmogoniche e di genealogie divine già presenti nel patrimonio del mito greco. La Teogonia rappresenta il primo tentativo di mettere ordine nel caotico pantheon del mondo ellenico, senza per questo rinunciare a una visione mistico-religiosa delle divinità. Dopo l’iniziale Inno alle Muse e il racconto dell’iniziazione poetica dell’autore, avvenuta mentre conduceva le greggi al pascolo, seguono le due parti fondamentali in cui può essere suddiviso il poema: - il racconto del mito delle origini del mondo; - il catalogo genealogico delle divinità. Nell’ultima sezione si inserisce la narrazione del furto del fuoco da parte di Prometeo e della lotta di Crono e di Zeus contro i Titani, nota come la Titanomachia. Le opere e i giorni Poema didascalico di 828 versi, costituisce un insieme di precetti morali rivolti al fratello Perse sull’importanza etica della giustizia e del lavoro. Nell’opera sono presenti anche brani di valenza concettuale, ispirati al mito, apologhi, massime e proverbi, e descrizione di paesaggi e stagioni.

LO STILE e IL MONDO ESIODEO

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Come Omero, Esiodo scrive in esametri e utilizza un dialetto ionico molto simile, ma a differenza dei poemi omerici, i suoi raffigurano il mondo contadino e la concretezza della vita, con un’attenzione alla dimensione etica e non a quella eroica. La Beozia pastorale e contadina infatti era caratterizzata da un tipo di società che non si riconosce più nei valori dell’etica omerica: l’uomo valente è colui che sa procacciarsi il benessere economico attraverso il lavoro e che gode di buona fama nell’ambito della comunità.

LA POESIA LIRICA La poesia lirica si sviluppa in età arcaica, epoca a cui risale il termine stesso lyrikè, introdotto per indicare le composizioni cantate durante le feste e banchetti e accompagnate da uno strumento musicale (prima a corde, come la lyra, poi a fiato, come l’aulòs). Così come l’epica, la lirica nasce per essere comunicata oralmente, ma a differenza dell’epos, essa descrive spesso esperienze soggettive vissute dal poeta e si rivolge ad un pubblico ristretto e selezionato. Essa è infatti espressione diretta dei sentimenti e delle emozioni dell’autore. La lirica si afferma in Grecia in un periodo caratterizzato da profonde trasformazioni sul piano politico-sociale: - nascita delle POLEIS – in cui la borghesia (ceto mercantile-artigiano) ha accumulato ricchezza mobile, a differenza degli aristocratici. Questi negano qualsiasi beneficio ai borghesi; perciò le due fazioni si scontrano. - nascita della TIRANNIDE – Il tiranno si fa portavoce degli interessi di una parte della collettività, in nome e per conto della quale assume con la forza il potere, strappandolo all’esercizio egemonico del vecchio gruppo dirigente, l’aristocrazia. - SECONDA COLONIZZAZIONE – permette un ampliamento dell’ambito culturale, che si estende anche nell’Italia meridionale e in Sicilia. Il greco dei tempi nuovi è naturalmente portato ad approfondire le tematiche esistenziali che lo toccano da vicino. Egli prende consapevolezza di sé come individuo. Adesso anche la guerra non è più considerata un mezzo per raggiungere la gloria personale, ma come un dovere civile da intraprendere con gli altri. Il poeta parla in prima persona, interpretando sia i sentimenti personali sia quelli della comunità; avverte inoltre la necessità di istituire delle categorie per descrivere il tempo, inteso come lo scorrere delle cose, avanzare verso un fine ultimo. Ne consegue un disagio esistenziale, un senso di malinconia e rassegnazione di fronte alla propria impotenza dinanzi al destino (amechanìa). La lirica greca nasce dall’unione di più elementi (il canto, la musica, e la parola) e per questo costituisce un genere letterario aperto a diverse soluzioni. Gli antichi distinguevano due tipologie di poesia lirica:  

MONODICA (dialetto eolico) - intonata da una singolo esecutore; CORALE (dialetto ionico) - eseguita da un coro.

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La lirica corale è ...


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