Riassunto Storia Greca PDF

Title Riassunto Storia Greca
Course Storia greca
Institution Università degli Studi di Genova
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RIASSUNTI DI STORIA GRECA: CAPITOLO 1: “Introduzione: definizioni, cronologie e geografie: Chi erano i Greci? I greci sarebbero giunti dal nord nella zona che da loro prenderà il nome, già divisi in stirpi. Le ondate di invasioni sono divise nel tempo lungo il II millennio. I greci in realtà non sono mai “arrivati” ma si sono formati in Grecia nel corso di un lunghissimo processo storico. I greci stessi non avevano le idee chiare su questo argomento. Venivano ritenuti Greci quanti avevano diritto a partecipare ai giochi olimpici: nei casi dubbi scoppiavano discussioni senza fine. Per Erodoto i greci erano; “coloro che condividevano lo stesso

sangue e la stessa lingua, i santuari comuni degli dei, i sacrifici e gli usi analoghi”. I Greci sono coloro che , nel corso dei secoli, partendo da un sostrato linguistico comune sono giunti a condividere una corposa serie di usi, costumi, abitudini, credenze religiose. La storia greca ha confini assai vaghi, ciò deriva dal fatto che è problematico trovare un minimo comune denominatore che permetta di stabilire cosa la riguardi.: quella che chiamiamo “storia greca” è un prodotto culturale e i limiti che le sono imposti sono frutto di convenzioni. La storia del limite “alto” è lineare perché dettata dai progressi delle ricerche  il progredire delle ricerche archeologiche hanno permesso di considerare la civiltà minoica, fiorita nei secoli centrali del II millennio, come parte integrante della storia greca. Non è possibile neppure trascurare la civiltà minoica, facente parte anch’essa della storia greca. La fine della storia greca coinciderebbe col momento in cui le polis avrebbero perso la loro autonomia: la battaglia di Cheronea (338) con la vittoria di Filippo di Macedonia su Atene e Tebe. Tuttavia sotto il concetto di “Ellenismo” si collega le radici della civiltà greca al Cristianesimo: furono adottate così come termine del percorso la pace di Naupatto o il 146 data epocale della distruzione di Corinto e conclusione dell’ultima rivolta greca al dominio romano, o ancora il 31 data in cui con la battaglia di Azio, l’ultimo grande regno ellenistico, quello d’Egitto, cade in mano romana. Ancora si può considerare il 529 d.C. data in cui l’imperatore Giustiniano chiude le scuole filosofiche ad Atene. L’importanza della storia greca non sta nel “miracolo greco” di un popolo che dal nulla avrebbe elaborato l’indice del libro della nostra civiltà e per di più l’avrebbe difeso dall’invasione orientale  tale importanza risiede nei rapporti che i greci hanno intessuto con altre civiltà, che hanno permesso lo sviluppo di cose nuove.

I periodi precedenti e susseguenti all’età classica sono i periodi dell’incontro dei greci con altri: l’età classica è quella dell’arroccamento in se stessi. Per lungo tempo le fonti letterarie sono stata considerate le più importanti, e fra esse soprattutto le fonti storiche: questo ha portato ad un profondo senso di inferiorità nei confronti delle fonti classiche, per cui la storia antica non era che la riproposizione e la parafrasi dei grandi testi storici dell’antichità. La storiografia greca rimane fondamentale per la tradizione storica politico-militare, per gli avvenimenti. Il mondo greco presenta notevoli diversità rispetto all’età moderna: accentuare le differenze e sottolineare aspetti “primitivi” dell’economia o dell’organizzazione sociale e ciò che caratterizza la storia greca. Le fonti archeologiche possono essere impiegate per confermare o meno i dati della tradizione letteraria. La Grecia propriamente detta è la parte terminale della penisola balcanica (divisa in regioni: Laconia, Messenia, Arcadia, Elide, Acaia, Argolide, la penisola dell’Attica, Boezia, Focide, Doride, le due Locridi, Etolia, Arcanania, Tessaglia, Macedonia ed Epiro, le isole di Egina, Eubea, Delo, Nasso, Paro, Tera, Melo). È una zona geografica povera di risorse naturali, generalmente montagnosa con poche pianure coltivabili e fiumi brevi poveri di acque. La conformazione geografica favorisce la frammentazione, anche se è da rifiutare il determinismo geografico. I greci sono sparsi in tutto il Mediterraneo: in Sicilia, in Africa, in Spagna, in Asia Minore, nel Mar Nero, nelle isole dell’Egeo, da Samotracia a Taso, da Lesbo a Samo, a Chio, a Rodi e Creta. Il protagonista di tale occupazione è il mare: nessuna fondazione sorge più di qualche kilometro dalla cosa e tutte le zone sono state raggiunte da spedizioni navali. Il rapporto col mare era ambiguo: era navigabile solo da Aprile ad Ottobre, era popolato di pirati, le navi erano piccole e per nulla sicure, tecnologicamente non molto diverse da quelle del II millennio. Molte comunità greche non erano affatto marinare: le flotte di Sparta e Tebe solcarono l’Egeo per poco tempo, finanziate dal Gran Re persiano, ma i loro cittadini non avevano alcuna esperienza di cose di mare, al pari dei cittadini di tante polis. Persino Corinto e Atene sorsero non sul mare, ma a qualche km di distanza: il mare era percepito come pericolo più che come via di comunicazione.

CAPITOLO 2: “Il problema delle origini”: I limiti cronologici della storia Greca antica il cui epicentro è dato dalle esperienze originali maturate in età classica, sono difficili da indicare. La trattazione prende le mosse dal periodo neolitico, VII millennio, per continuare con l’Età del Bronzo e i secoli successi. Non è possibile individuare il momento in cui il popolo sia arrivato in Grecia. La formazione dell’identità culturale è un processo complesso e la nascita di un’identità “ellenica” in Grecia costituisce un fenomeno non anteriore all’età arcaica. L’unità della Grecia classica si spiega con la forza dei una tradizione che da una certa data in poi appare continua, e della quale lingua, memoria storica, comportamenti sociali ricorrenti ed elementi artistici risultano parte integrante. Già nella seconda metà del II millennio in Grecia è attestata una lingua di tipo greco: “Lineare B” , scrittura con cui erano redatti i documenti amministrativi dei palazzi micenei. La civiltà micenea potrebbe essere ritenuto il punto di partenza di una linea di ininterrotta continuità culturale tra la Tarda Età del Bronzo e l’età arcaica e classica. La civiltà micenea è caratterizzata dal sistema palaziale che può essere ritenuto una forma arcaica di Stato. Tale sistema però compare per la prima volta in area egea a Creta nell’ambito della civiltà minoica. È l’età del Bronzo che rappresenta il grande serbatoio culturale che sta alle spalle della civiltà greca. Una storia del mondo greco può essere fatta iniziare dalla formazione della civiltà minoica che segna la nascita per la prima volta in Europa di entità politiche e culturali complesse, entità statali. Civiltà minoica, civiltà micenea e Dark Ages (1200-700) corrispondono alle fasi della storia del mondo egeo alle quali guardare per comprendere la formazione della civiltà arcaica e classica. Quanto alle fonti, qualche dato si può ricavare dai testi prodotti nel Vicino Oriente ed elementi importanti si possono trarre dalla lettura delle tavolette in Lineare B. La fonte principale però sono i dati elaborati dalla ricerca archeologica. Nonostante l’uso della scrittura testimoniato almeno dall’VIII secolo, la Grecia rimase per secoli una società largamente orale, una società in cui la memoria del passato veniva tramandata oralmente e dunque con tutte le distorsioni, le creazioni, le innovazioni dovute all’uso della memoria come mezzo di trasmissione. L’Iliade e l’Odissea affondano le loro radici in una tradizione di poesia orale. In entrambe queste opere composte tra VIII e VII secolo, confluirono una serie di storie tradizionali che erano state tramandate per secoli in forma orale. Le due opere non possono tuttavia essere considerate fonti storiche: la guerra di Troia più che fatto storico può essere

considerata un’invenzione poetica nella quale fatti e personaggi verosimili per il pubblico del tempo vennero fusi insieme e ambientati in un luogo, la città di Troia storicamente esistito e “universalmente” riconosciuto, nell’Età del Bronzo come in età arcaica, quale centro primario del collegamento tra le entità politiche allora esistenti in Grecia e gli stati della regione anatolica. I greci alle loro origini e ai loro antenati attribuivano in grande valore in quanto ritenevano che da essi dipendessero le caratteristiche morali e il destino delle generazioni future. La tradizione orale della Grecia antica non può essere facilmente adoperata per la ricostruzione del passato che essa, caso per caso, pretende di registrare. La sua importanza va limitata alla ricostruzione dei valori della società che quelle tradizioni aveva ereditato, manipolato e in qualche caso creato. L’archeologi fornisce molti esempi di oggetti dell’Età del Bronzo che rimasero in circolazione in periodi più tardi. Essi vennero spesso riacquisiti tramite la riapertura o la spoliazione delle necropoli. I sigilli di pietra intagliati sono l’esempio più comune. Strutture murarie dell’Età del Bronzo rimasero in vista anche dopo la scomparsa delle società che le avevano create. Il rapporto con le rovine ha svolto in Grecia un ruolo fondamentale nella formazione dell’identità che le comunità locali svilupparono in determinati momenti della loro storia. I Greci d’età arcaica e classica ebbero coscienza dell’esistenza di un passato “glorioso” e ad esso attribuirono oggetti antichi, costruzioni monumentali i cui resti erano in vista da secoli e storie “eroiche” tramandate oralmente, la cui origine può in alcuni casi risalire al II millennio. Di tale passato i Greci non colsero con esattezza né l’articolazione culturale ne tantomeno la profondità cronologica che si devono alla ricostruzione moderna. Il Mediterraneo di cui la Grecia è parte integrante, è un’area alla quale la tendenza alla mobilità e alla migrazione son connaturate. L’intensa diversità delle singole regioni rende necessaria una continua mobilità dei gruppi umani per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle singole terre. Ne deriva che interazione culturale e mescolanze

“etniche”

sono

elementi

caratterizzanti

l’ambiente

mediterraneo.

L’interazione culturale avveniva attraverso il commercio, lo scambio, i matrimoni dinastici, il trasferimento di manodopera, la circolazione delle idee, gli spostamenti individuali, l’occupazione militare, il saccheggio, il trasferimento forzato di gruppi. Nessuna cultura si trova già compiuta in tutti i suoi elementi, come i Greci avrebbero voluto a proposito della dea Atena, secondo il mito nata già in armi dalla testa di Zeus.

Ogni cultura è il risultato di un’intensa elaborazione interna alla quale si somma il contributo di apporti esterni. Nel Vicino Oriente l’Età del Bronzo appare dominata da culture “superiori” sviluppatesi in Egitto, in Mesopotamia in Siria e Palestina, e in Anatolia. Organizzazioni statali e imperiali erano già formate in gran parte di queste aree nel III millennio e avevano dato luogo a un complesso sistema di relazioni, alleanze e contatti, che includevano anche il controllo delle rotte di comunicazione e di approvvigionamento delle materie prime all’interno del Mediterraneo. Nel II millennio in questo sistema entrano a far parte Creta, con la formazione della civiltà minoica e il continente greco, con la formazione della civiltà micenea. L’adozione del “palazzo”, la sofisticata gestione e amministrazione delle risorse il far parte di una rete piuttosto vasta di rapporti internazionale segnano l’appartenenza a tale contesto. Creta e la Grecia nel II millennio rappresentano le estreme propagazioni occidentali del sistema economico e culturale sviluppatosi nel corso di più di due millenni nel Vicino Oriente.

Periodo Antico Elladico I

Datazione approssimata 2800-2500 a.C.

Antico Elladico II 2500-2300 a.C. Antico Elladico III 2300-2100 a.C. Medio Elladico 2100-1550 a.C. Tardo Elladico I 1550-1500 a.C. Tardo Elladico II 1500-1400 a.C. Tardo Elladico III 1400-1060 a.

Tabella riassuntiva della cronologia minoica 3650-3000 a.C.

AMI

2900-2300 a.C.

AMII

2300-2160 a.C.

AMIII

2160-1900 a.C.

MMIA

1900-1800 a.C.

MMIB

1800-1700 a.C.

MMII

1700-1640 a.C.

MMIIIA

1640-1600 a.C.

MMIIIB

1600-1480 a.C.

TMIA

1480-1425 a.C.

TMIB

1425-1390 a.C.

TMII

1390-1370 a.C.

TMIIIA1

1370-1340 a.C.

TMIIIA2

1340-1190 a.C.

TMIIIB

1190-1170 a.C.

TMIIIC

1100 a.C.

Postminoic

Prepalaziale (prima delle costruzioni dei palazzi)

Protopalaziale (periodo del palazzo antico)

Neopalaziale (periodo del palazzo nuovo)

Postpalaziale (A Cnosso, periodo del palazzo finale)

o

CAPITOLO 3: “Creta minoica: la formazione dello stato nell’Egeo” L’antica Età del Bronzo (3100-2000) è un periodo di grandi innovazioni. La formazione di numerosi nuovi insediamenti e la conseguente crescita demografica, che si verifica soprattutto nella Grecia centrale e meridionale, emergono come centri del potere: Manika in Eubea, Lerna, Micene e Tirinto in Argolide, Cnosso a Creta. Si verifica l’intensificazione degli scambi a livello interregionale e della circolazione degli oggetti di metallo  policoltura mediterranea. Distruzioni e ridimensionamenti caratterizzano gran parte della Grecia centrale e meridionale ma non Creta: per spiegare ciò si è ricorsi al modello dell’invasione  in Egeo sarebbe giunta una popolazione di ceppo indoeuropeo e con predominanti caratteristiche guerresche, i “Greci” appunto, che avrebbe sostituito la “vecchia” popolazione neolitica dedita prevalentemente all’agricoltura. È possibile anche che si sia verificato un degrado del territorio causato dall’eccessivo sfruttamento verificatosi nel III millennio. A Creta invece si verifica una certa continuità col periodo successivo: compaiono a Cnosso, Festòs e Mallia edifici monumentali a più piani organizzati intorno ad una corte centrale  i palazzi. I palazzi sono la residenza dinastica del re-sacerdote che stava a capo di una struttura i potere organizzata gerarchicamente. L’interpretazione del palazzo minoico come centro di un potere economico lo vede come nucleo primario di un’agenzia centralizzata a carattere territoriale fondata sul sistema della redistribuzione. La presenza negli edifici palaziali di resti ascrivibili ad attività artigianali e di vani per l’immagazzinamento di prodotti agricoli insieme con l’uso della scrittura per la redazione di documenti amministrativi, sono elementi a supporto di questa tesi. L’amministrazione palaziale sfruttava un sofisticata tecnica di monitoraggio delle attività economiche fondata sull’apposizione di sigilli sui beni controllati dal palazzo: per redigere

i documenti di carattere amministrativo erano in uso due tipi di

scrittura, una basata su caratteri geroglifici e l’altra sillabica (proto Lineare A). Il palazzo era in grado di accumulare un notevole surplus di prodotti agricoli e di produrre beni di prestigio in una grande varietà di materiali esportate anche fuori Creta. È da sottolineare l’assenza a Creta di una tendenza militaristica, di opere di fortificazione

a difesa dei palazzi, che indicano che l’isola era una comunità

sostanzialmente unitaria.

La presenza di più edifici di prestigio in un sito come Mallia ha indicato che l’organizzazione del potere poteva far uso di modelli diversi da quelli palaziali. Mallia è un centro di tipo pro turbano nel quale accanto al palazzo si ha una serie di edifici di alto livello qualitativo in cui venivano svolte altre attività sociali ed economiche essenziali. Si è concluso che la funzione primaria dell’edificio a corte centrale sia nelle attività di tipo comunitarie che riguardavano una larga parte della comunità e si spiegano in termini di uso variabile dell’edificio. Manca tuttavia in definitiva una chiara evidenza dellì’esistenza di un potere individuale di tipo dinastico. I palazzi rimasero in uso per gran parte del II millennio e ciascuno di essi mostra una storia travagliata fatta di innumerevoli distruzioni e ricostruzioni. Lçe caratteristiche comuni a tutti i palazzi minoici: due grandi cortili collocati al centro e a ovest degli edifici, tali cortili non sembrano spiegabili se non come finalizzati ad accogliere un numero consistente di persone: essi servivano al periodico svolgimento di raduni, feste, cerimonie. Il cortile occidentale è in genere attraversato da un marciapiede lastricato che segna un sentiero preferenziale al suo interno. Altro elemento comune è dato dai grandi contenitori circolari interamente rivestiti di pietra e collocati al margine del cortile occidentale. Costruito a circa 10 km di distanza dalla costa centro-settentrionale il palazzo di Cnosso è il più grande dell’isola. Il palazzo che conserva meglio le caratteristiche è quello di Festòs . Il complesso protopalaziale di Monastiraki è da considerare come importante esempio di questa fase. I palazzi sembrano essere stati distrutti violente per cause forse di origine sismica all’incirca alla fine del XVIII secolo. IL periodo successivo è caratterizzato dalla proliferazione in tutta l’isola di edifici monumentali : per essi il termine palaziale non è tutto appropriato ma il loro uso a fini amministrativi è certo  un alto grado di omogeneità culturale, sviluppo civile, e la diffusione della Lineare A, partecipazione al commercio internazionale. Il controllo della sfera del culto deve aver giocato un ruolo importante ai fini del mantenimento dell’ordine sociale. È questa una fase di intense relazioni internazionali: prodotti dell’artigianato minoico sono documentati da Tera a Rodi, dall’Egitto a Cipro. Il raggio di espansione della civiltà cretese in ambito egeo fu piuttosto ampio. La menzione da parte di fonti letterarie greche di una “talassocrazia” esercitata da Creta al tempo del re Minosse ha generato l’idea di una vera e propria dominazione minoica sull’Egeo orientale, ma l’evidenza archeologica non è sufficiente a supportare questa tesi.

Nel corso della fase neopalaziale si verifica l’esplosione del vulcano di Santorino nell’isola di Tera a 100 km a nord di Creta, preceduta da un forte terremoto: tuttavia l’esplosione del vulcano non può essere causa della “fine della civiltà minoica”. La catastrofe di Tera deve avere indebolito per lo meno alcuni dei siti neopalaziali cretesi favorendo la loro successiva distruzione. Creta avrebbe ben presto perso il suo straordinario livello artistico e culturale, acquisendo dei marcati caratteri “micenei”.

CAPITOLO 4: “La Grecia micenea: formazione, società, organizzazione” La Media Età del Bronzo in Grecia è un periodo di relativa stagnazione culturale. Il sito di Kolona nell'isola Egina mostra caratteristiche anomale rispetto a ciò che è noto per il continente in questo periodo. In primo luogo di distingue per un possente circuito di fortificazione che non ha eguali in Grecia nella stessa fase, in secondo luogo per una tomba che presenta caratteristiche che anticipano quelle delle tombe a fossa di Micene. La tomba conteneva i resti di un inumato, di sesso maschile e di età giovanile il cui corredo funebre comprendeva armi, un diadema d'oro e materiale ceramico di straordinaria qualità importato da Creta e dalle Cicladi. Tale concentrazione di ricchezza, la connotazione guerriera e la presenza di materiali di importazione sono del tutto insolite per questa fase. Si deve concludere che già in una fase così antica emerge a livello sociale un singolo individo e che tale fenomeno deve avere un qualche collegamento con la civiltà palaziale cretese → Egina potrebbe essere stato il modello sociale imitato, più tardi, dalle più antiche elites dell'Argolide. Col termine “miceno” si fa riferimento alla civiltà che fiorì sul continente Greco nella tarda Età del Bronzo tra il 1600 e il 1070. Le scoperte di Schliemann portò alla luce Mi...


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