Storia Greca - PDF PDF

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Course Storia Greca
Institution Università degli Studi di Pavia
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Riassunto del manuale di Storia Greca di Marco Betalli fino all'età ellenistica (esclusa). Dall'età ellenistica fino alla conclusione del testo vengono riportati gli appunti delle lezioni tenute dal prof. Gandini. ...


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Nicola Fantini, Università di Pavia, A.A. 2019-2020

Storia Greca Prof. Cesare Zizza ‘Voi Greci siete sempre fanciulli, e un Greco che sia vecchio non c’è […] nelle vostre anime non avete alcuna antica opinione che vi pervenga da un’antica tradizione, né avete alcuna conoscenza che per il tempo trascorso sia ormai divenuta canuta’ (Platone, Timeo).

Presentazione: obiettivi del corso. Le prime lezioni del corso verteranno sugli elementi di trasformazione e di continuità che caratterizzarono le cosiddette ‘Dark Ages’, per proseguire con l’analisi dei grandi cambiamenti che coinvolsero il mondo greco nel secolo VIII, riflettendo in particolare sulla fine del mondo miceneo, sulla nascita della polis, sulle ktiseis e sulla mobilità greca nel Mediterraneo fra l’VIII e il VI secolo a.C., sulla ‘rivoluzione’ oplitica. Si delineeranno, poi, le cause della nascita, dello sviluppo e del declino delle più importanti tirannidi di età arcaica e dell’opera legislativa di Licurgo, Solone e Clistene. Del periodo intercorrente tra la rivolta ionica e la fine della guerra del Peloponneso, sarà fornito un quadro dettagliato che sarà valutato nelle sue complessità alla luce delle fonti storiografiche principali: Erodoto e Tucidide. Di seguito si tratteranno: gli anni di Sparta (404-379 a.C.: Sparta, Atene, la Persia e gli altri; la guerra in Asia Minore; la guerra di Corinto; la pace del Re); la fine del bipolarismo Sparta-Atene e la nascita di nuovi assetti politici; Filippo II di Macedonia (359-336 a.C.: la Macedonia prima di Filippo; dall’ascesa al trono alla pace di Filocrate; il trionfo e la morte). Dopo aver passato in rassegna gli elementi fondamentali dell’economia, della società e della cultura nel IV secolo, con particolare attenzione allo sviluppo del professionalismo in ambito militare, le ultime lezioni saranno dedicate alla storiografia greca (dalle origini a Senofonte).

Introduzione: chi erano i Greci? Chi erano i Greci? Una volta a prevalere era la tesi dell’invasione: i Greci erano definiti come una popolazione indoeuropea giunta da nord nella zona che da loro prenderà il nome. In realtà i Greci non sono mai arrivati ma si sono formati in Grecia nel corso di un lungo processo storico. La definizione dell’Hellenikòn - così veniva chiamata quella che possiamo tradurre con ‘grecità’ - che fu elaborata dai Greci antichi non è molto diversa da quella elaborata dalla ricerca moderna: i Greci sono coloro che, nel corso dei secoli, partendo da una base linguistica comune, sono giunti a condividere una corposa serie di usi, costumi, abitudini e credenze religiose. Per quel che riguarda l’inizio, per molto tempo la storia greca - poiché era basata quasi esclusivamente sulle fonti letterarie - non si potè far iniziare che con Omero. E la stessa predominanza delle fonti scritte portava a trascurare l’età arcaica e a concentrare l’attenzione sui due secoli dell’età classica (dalle guerre persiane ad Alessandro Magno). Tuttavia, lo sviluppo delle ricerche archeologiche, e in particolare il disvelarsi della civiltà micenea, fino alla raggiunta consapevolezza del fatto che i Micenei parlavano il greco, grazie alla decifrazione delle tavolette in 1

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Lineare B 1, hanno permesso di considerare questa civiltà, fiorita nei secoli centrali del II millennio, come parte integrante della storia greca. Per quel che riguarda la fine della civiltà greca, per molto tempo alcuni studiosi hanno cercato di leggerla in relazione al presunto nesso che sussiste tra ‘libertà’ e ‘storia’. In questo seno la fine della storia greca era posta nel momento in cui le poleis avrebbero perso la loro autonomia, la loro libertà appunto, e il momento tradizionale in cui sarebbe accaduto questo era individuato nella battaglia di Cheronea, con la vittoria di Filippo di Macedonia su Atene e Tebe. Vediamo ora la cronologia dei periodi della storia greca. III-II millennio

Età del Bronzo

1200 - 700 a.C.

Dark Ages

800 - 479 a.C.

Età arcaica

479 - 336 a.C.

Età classica

336 - 31 a.C

Età ellenistica

1 La Lineare B fu un sistema di scrittura a carattere sillabico utilizzato dai Micenei per denotare graficamente la loro lingua, risultata essere una forma arcaica della lingua greca.

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La Grecia propriamente detta, i cui confini corrispondono in larga misura a quelli della Grecia moderna, è la parte terminale della penisola balcanica, la terza grande penisola del Mediterraneo. Da sud a nord abbiamo: la penisola del Peloponneso (divisa in sei regioni): Laconia, Messenia, Arcadia, Elide, Acaia, Argolide. Superato l’istmo di Corinto, a est si estende la penisola dell’Attica, mentre risalendo verso nord troviamo le regioni della Grecia centrale: Beozia, Focide, Doride, le due Locridi, l’Etolia e l’Acarnania. Ancora più a nord, nella Grecia settentrionale la Tessaglia, e infine la Macedonia e l’Epiro. Fanno da contorno molte isole che dal punto di vista geografico si possono considerare parte della stessa Grecia: tra di esse, Egina, l’Eubea, Creta, le isolette delle Cicladi, Delo, Nasso, Paro, Tera, Melo. La storia greca si svolge in uno spazio assai vasto, che finisce per comprendere tutte le zone che si affacciano sul mediterraneo. I Greci entrarono in contatto con le grandi civiltà orientali (Assiri, Babilonesi, Lidi, Persiani), con gli Egiziani, con i Cartaginesi, con gli Etruschi e con i Romani. Solo tenendo conto di questo vasto spettro geografico e di questi incontri con l’altro, è possibile farsi un’idea dello svolgimento della storia greca.

PARTE PRIMA: il II millennio e le Dark Ages. I limiti cronologici della storia della Grecia antica sono difficili da indicare e viene da chiedersi: da quando deve iniziare una storia della Grecia antica? L’unicità della Grecia classica si spiega con la forza di una tradizione che da una certa data in poi appare continua e della quale lingua, memoria storica, comportamenti ricorrenti ed elementi artistici risultano parte integrante. Già nella seconda metà del II millennio è attestata una lingua di tipo greco. Lo indica la Lineare B, la scrittura in cui nel XIII secolo a.C. venivano redatti i documenti amministrativi dei palazzi micenei. La civiltà micenea potrebbe essere ritenuta il punto di partenza di una linea di ininterrotta continuità culturale tra la Tarda Età del Bronzo e l’era arcaica e classica. La civiltà micenea era caratterizzata dal sistema palaziale che può essere ritenuto una forma arcaica di Stato e che compare per la prima volta a Creta, nell’ambito della civiltà minoica. Ecco allora che una storia del mondo greco può essere fatta iniziare dalla formazione della civiltà minoica, che segna la nascita, per la prima volta in Egeo, e dunque in Europa, di entità politiche e culturali complesse, vale a dire di entità statali. Civiltà minoica, civiltà micenea e il lungo periodo (1200 - 700 a.C.) - che per convenzione è denominato Dark Ages e si fa finire con l’VIII secolo - corrispondono alle fasi della storia alle quali guardare per comprendere la formazione della civiltà greca arcaica e classica. Detto questo, la fonte principale per la ricostruzione delle fasi più antiche della storia greca sono sicuramente i dati e i risultati elaborati dalla ricerca archeologica. La civiltà minoica, la civiltà micenea e le cosiddette Dark Ages rappresentano l’esito di una ormai più che centenaria indagine archeologica.

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I greci e il loro passato. Nonostante l’uso della scrittura sia testimoniato almeno dal secolo VIII, la Grecia rimase per secoli una società largamente orale, una società in cui la memoria del passato veniva tramandata oralmente, e dunque con tutte le distorsioni, le creazioni e le innovazioni dovute all’uso della memoria come mezzo di trasmissione. L’Iliade e l’Odissea affondano le loro radici in una tradizione di poesia orale e proprio in ragione di questa loro natura non possiamo considerare i due poemi come delle fonti storiche autentiche. La tradizione orale della Grecia antica non può dunque essere facilmente adoperata per la ricostruzione del passato. C’erano però altre fonti di conoscenza del proprio passato alle quali i Greci d’età arcaica si rivolsero. In primo luogo, gli oggetti antichi in circolazione. L’archeologia fornisce molti esempi di oggetti dell’Età del Bronzo che rimasero in circolazione in periodi più tardi. Accanto a questi oggetti dobbiamo tenere presente anche le rovine di edifici monumentali e l’incidenza che queste rovine devono avere avuto sull’immaginario degli abitanti della Grecia antica. Strutture murarie poderose, come quelle delle facciate dei palazzi o delle tombe monumentali dell’Età del Bronzo rimasero in vista anche dopo la scomparsa delle società che le avevano create. In sostanza, i Greci d’età arcaica e classica ebbero coscienza dell’esistenza di un passato ‘glorioso’, e ad esso attribuirono oggetti antichi, costruzioni monumentali e storie ‘eroiche’ che venivano tramandate oralmente e la cui origine possiamo fare risalire al II millennio. Ma è bene precisare che di tale passato i Greci non colsero con esattezza né l’articolazione culturale né tantomeno la profondità cronologica, che si devono invece esclusivamente alla ricostruzione moderna.

Contesto geografico e culturale2. Il Mediterraneo, di cui la Grecia è una parte integrante, è un’area che si caratterizza per la forte tendenza alla mobilità e alla migrazione. Ne deriva che l’interazione culturale e le mescolanze etniche sono elementi caratterizzanti dell’ambiente mediterraneo e avvenivano in diversi modi: dal commercio allo scambio, attraverso il dono, il trasferimento di manodopera, i matrimoni dinastici, la circolazione di idee, gli spostamenti individuali, l’occupazione militare, il trasferimento forzato di gruppi, eccetera. Nel vicino Oriente - l’area geografica che si estende a est e a sud-est del continente greco - l’Età del Bronzo appare dominata dalle civiltà urbane sviluppatesi in Egitto, in Mesopotamia, in Siria, Palestina e in Anatolia, dove organizzazione statali ed imperiali erano già formate nel III millennio e avevano dato luogo a un complesso di relazioni, alleanze e contatti, che includevano anche il controllo delle rotte di comunicazione e approvvigionamento di materie prime all’interno del Mediterraneo. Nel II millennio entrano a far parte di questo sistema Creta, con la formazione della civiltà minoica, e il continente greco, con la formazione della civiltà micenea. Ecco allora che Creta e la Grecia rappresentano le propaggini occidentali di quel sistema economico e culturale che si era creato e sviluppato nel vicino Oriente nel corso di più di due millenni.

2 Cartina

a pagina 34 del manuale di Storia Greca.

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La civiltà minoica (3100-1450/1425). Come prima cosa facciamo un chiarimento sul termine ‘civiltà’. Tradizionalmente si utilizza questo termine però non doppiamo intendere la civiltà come ‘organizzazione’ ma piuttosto come dei centri con poteri regionali delimitati. Detto questo, la civiltà minoica si sviluppa sul territorio di Creta, nel Mar Egeo, in un luogo strategico per gli scambi tra Oriente e Occidente. L’adozione del termine ‘minoico’ così come la periodizzazione interna risalgono agli inizi del Novecento e si devono a Evans, l’autore degli scavi che portarono in luce il palazzo di Cnosso a Creta e che in generale segnarono gli studi relativi ai Greci, nella misura in cui, congiuntamente a quelli di Schliemann a Micene, mostrarono l’importanza del periodo antecedente all’VIII secolo, quando tradizionalmente si faceva tradizionalmente cominciare la storia greca, ovvero con Omero e la presenza delle polis (anche se ancora non erano ben strutturate). La periodizzazione di Evans consiste in una suddivisione in diverse fasi:

- Fase prepalaziale (3100-2000) : nella antica età del Bronzo. - Fase protopalaziale (2000-1700): nella media età del Bronzo. - Fase neopalaziale (1700- 1450/1425), nella tarda età del Bronzo. La prima fase è precedente alla comparsa dei palazzi e registra la presenza di forme architettoniche articolate. Si tratta in generale di un periodo di grandi innovazioni, di intensificazione di scambi, di nuovi insediamenti e di una conseguente crescita demografica in Grecia centrale e meridionale e nell’Egeo nord-orientale. Gli studiosi hanno individuato diverse ragioni per cercare di spiegare perché nella regione Igea si sono verificati tali avvenimenti. Renfrew sostiene che una ragione è da individuare nell’introduzione della policoltura mediterranea, ovvero nell’aggiunta di vite e olivo ai cereali e ai legumi che già caratterizzavano il neolotico. Sherratt individua la ragione nell’introduzione dell’aratro e nel conseguente sviluppo dell’attività agricola. Questi modelli sono stati messi in discussione per mancanza di evidenze scientifiche ma non è ancora chiaro quali siano state le cause dello sviluppo di centri di potere così diffusi. In ogni caso, nell’ultima fase dell’antica età del bronzo la storia delle aree greche comincia a diversificarsi: mentre in Grecia centrale e meridionale si assiste a dei forti ridimensionamenti, a Creta - per esempio delle Cicladi - si assiste alla formazione dei primi palazzi. Sono state avanzate diverse ipotesi per cercare di spiegare la generalizzata regressione: l’invasione da parte di una popolazione di ceppo indoeuropeo (i greci), il degrado del territorio per un eccessivo sfruttamento, il clima arido. Contro la regressione che accomuna vaste aree della parte meridionale dell’Egeo, Creta conosce un periodo di continuità con lo sviluppo precedente fino alla costruzione dei primi palazzi. Il palazzo rappresenta un’entità che non si riferisce solamente all’edificio dal punto di vista architettonico ma fa riferimento anche all’organizzazione. I palazzi erano degli edifici monumentali a più piani organizzati intorno a una corte centrale. Evans in riferimento ai palazzi sostiene che potessero essere le residenze dinastiche di eventuali re-sacerdoti a capo di una società strutturata gerarchicamente. Per quanto riguarda la possibilità che il palazzo possa rivestire un ruolo dal punto di vista economico la prima ipotesi in questa direzione è quella di Renfrew (1972) che sulla base del 5

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ritrovamento di resti di attività artigianali e di immagazzinamento, nonché amministrativi, suggerì l’idea del palazzo come centro re-distributivo e come punto di riferimento di un’agenzia centralizzata a carattere territoriale. L’idea del palazzo come centro re-distributivo è stata attualmente ridimensionata e ha lasciato posto all’interpretazione dell’edificio come luogo finalizzato in primo luogo alla performance di eventi e di cerimonie di carattere collettivo o esclusivo. Si trattava di cerimonie legate ad un’attività attività di rappresentanza più che di amministrazione. In ogni caso i ritrovamenti archeologici consentono di vedere i palazzi come dei centri polifunzionali. Tra questi ritrovamenti archeologici troviamo: documenti di carattere amministrativo redatti attraverso apposizione di sigilli per garantire il monitoraggio; utilizzo del geroglifico minoico che probabilmente veniva usato per le entrate e le uscite; l’utilizzo della lineare A (sillabica, decifrata e legata sempre a funzioni contabili). Il palazzo poteva accumulare un surplus di prodotti agricoli e produrre beni di prestigio anche finalizzati alla esportazione. All’edificio palaziale si affiancano come strutture architettoniche i santuari delle vette che erano delle aree di culto collocate in luoghi di difficile accesso e dotate di un’identità politica e sociale condivisa. Da sottolineare che a Creta si registra una sostanziale assenza di fortificazioni il che sembra suggerire una comunità unitaria ed evoluta che entrava in contatto con molte aree del Mediterraneo come l’Egitto. Tornando al palazzo, la tesi che lo identifica come il luogo centrale di tutte le attività economiche del relativo territorio va sicuramente ridimensionata. Gli edifici protopalaziali a corte centrale non mostrano di aver esercitato un vero e proprio controllo sul territorio circostante. Inoltre erano presenti anche altri edifici non palaziali che svolgevano attività amministrative ed economiche (per esempio Mallia nella media età del Bronzo). La funzione primaria del palazzo sembra dunque essere quella di adempimento delle attività comunitarie come per esempio l’aggregazione corporativa di fazioni diverse. La Creta protopalaziale non è caratterizzata da una gestione del potere stabile nelle mani di un unico individuo ma dalla competizione tra gruppi di individui che avevano accesso a risorse socioeconomiche. Questa tesi è fortificata dall’assenza di un’iconografia reale che informi dell’esistenza di una capo-re. In altre parole, manca una chiara evidenza a supporto dell’esistenza di un potere individuale di tipo dinastico. I palazzi, che sono al centro di una storia di distruzioni, ricostruzioni e ampliamenti, non furono certamente dei luoghi residenziali. I più antichi, come Cnosso, Mallia, Festòs hanno funzioni e caratteristiche comuni e sono delle strutture polimorfe che risultano dall’assemblaggio di aree polifunzionali. A questi palazzi vengono associate diverse funzioni. In primo luogo troviamo la funzione di stoccaggio e di tesaurizzazione che consiste nell’immagazzinamento di prodotti agricoli che poi venivano distribuiti nei territori limitrofi e restituiti a coloro che lavoravano nei campi. Vediamo poi la produzione manifatturiera e lo svolgimento di attività commerciali. Troviamo poi una funzione di redazione di atti amministrativi, di monitoraggio e di controllo delle risorse economiche. Infine i palazzi svolgevano anche un’importante funzione culturale attraverso la celebrazione di feste, banchetti, e riti.

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I tre palazzi di Cnosso, Mallia, Festòs presentano delle caratteristiche in comune. Vediamole3. In questi palazzi troviamo due grandi cortili collocati al centro e a ovest degli edifici. Si tratta di elementi finalizzati all’assembramento di individui, come lo svolgimento di raduni, feste e cerimonie. Il cortile occidentale è generalmente attraversato da un marciapiede lastricato che fa da sentiero preferenziale. Probabilmente in questo sentiero dei gruppi di individui svolgevano delle processioni per ricevere o consegnare razioni di grano nel corso delle feste periodiche. Inoltre ai margini del cortile occidentale si attesta anche la presenza di contenitori circolari internamente rivestiti in pietra, probabilmente utilizzati per conservare granaglie. I tre palazzi furono distrutti per cause sismiche per poi venire ricostruiti nella fase neopalaziale. La fase neopalaziale mostra cospicue differenze nei confronti della protopalaziale in riferimento all’organizzazione delle entità politiche a carattere statale. In questa fase, accanto alla ricostruzione dei palazzi di Cnosso, Mallia, Festòs, si affiancano Archànes, Galatàs, Petràs, Zàkros e si assiste alla proliferazione di edifici monumentali ad uso amministrativo (Tylissos, Haghia Triada, Kommòs, Gournià), edifici che erano diversi da quelli palaziali. La fase neopalaziale è segnata da un’impressionante sviluppo civile, artistico, artigianale, e amministrativo, dalla diffusione della scrittura - soprattutto la lineare A - dal consolidamento dell’attività religiosa - che fungeva anche da mezzo per il mantenimento dell’odine sociale - e dalla intensa partecipazione al commercio internazionale. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, i prodotti dell’artigianato minoico circolano in molte aree: da Tera a Rodi, al Dodecaneso e alla costa anatolica, dall’Egitto a Cipro, al Mediterraneo orientale. Per spiegare l’omogeneità culturale dell’isola sono state avanzate diverse ipotesi. C’è chi parla di un’egemonia di Cnosso su Creta. C’è chi sostiene l’ipotesi della moltitudine di entità politic...


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