Riassunto Storia Della Medicina PDF

Title Riassunto Storia Della Medicina
Author Ivana Evola
Course Storia della medicina
Institution Università degli Studi Guglielmo Marconi
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Riassunto lezioni e approfondimenti di Storia della Medicina...


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STORIA DELLA MEDICINA: Fin dall’antichità il pensiero umano è impregnato dall’idea di malattia. Si tratta più che altro di una famiglia di concetti che si sono evoluti nel tempo e che oggi cambiano a seconda della classe sociale e del livello di istruzione delle persone a cui facciamo riferimento. Per quanto riguarda il suo significato, nelle lingue indoeuropee si nota l’assenza di un termine comune riguardo la malattia. In alcune abbiamo una serie di sinonimi il cui significato appartiene a quattro campi semantici, cioè: • Debolezza, mancanza di forza, perdita di potenza nel lavoro. • Difformità, bruttezza. • Fastidio, disturbo, malessere. • Sofferenza, dolore. La concettualizzazione della malattia comporta quindi il far riferimento a due criteri: • Un criterio oggettivo, cioè l’incapacità di produrre lavoro • Un criterio soggettivo, cioè il passaggio da indisposizione a dolore acuto. Il concetto di malattia non è socialmente neutro, ma si lega ad un giudizio morale ed estetico: un uomo è malato quando le sue capacità sono diminuite, quando soffre fisicamente, quando le modifiche nell’organismo lo svalutano socialmente e cambiano il suo ritmo di vita, fino addirittura a metterne in pericolo la sopravvivenza. Da ciò la differenza tra l’ESSERE MALATO: sentirsi male ed ESSERE UN MALATO: ovvero essere riconosciuto come tale dalla società. Gli autori di lingua anglosassone hanno introdotto delle distinzioni importanti usando i seguenti termini: • Illness: l’esperienza diretta del malato, il suo vissuto. • Desease: la concettualizzazione da parte del medico. Possiamo distinguere le perturbazioni anatomiche e fisiologiche constatate dal medico (il pathos ) dalla loro interpretazione medica in forma di entità clinica (il nosos). • Sickness: la percezione della malattia da parte dell'ambiente non medico che circonda il soggetto. Per rendere tutto più semplice, si tende a definire la malattia come il contrario della salute. Nella concettualizzazione ontologica distinguiamo due fasi storiche: 1. All’inizio, l’essere della malattia (l’ens morbi) è concepito come un’entità concreta. 2. In seguito, in una versione filosofica più raffinata, esso viene trasformato in un tipo logico, in un’idea. Pur ammettendo che le malattie esistano solo nel mondo delle idee, è possibile attribuire loro una sorta di esistenza oggettiva che determina le loro manifestazioni sottoforma di stati patologici. Nelle medicine arcaiche la malattia viene immaginata: -sottoforma di un oggetto materiale inanimato penetrato dall’esterno nell’organismo (es: freccia o veleno): teoria corpuscolare

-sottoforma di animale parassita, il più delle volte un verme introdottosi nel corpo umano e sviluppatosi: teoria parassitaria -come un essere immateriale maligno che fa ammalare l’uomo penetrando nel suo corpo: teoria demoniaca , spesso sostenuta dall’esperienza del paziente che si sente trasformato. Inoltre: • Ai fattori etici viene attribuita la potenza delle cause efficienti. • È più importante determinare il perché di un'affezione che non il come. • La malattia ha un senso morale: la vendetta di una persona dotata di poteri magici, una punizione inviata dagli Dei o conseguenza della trasgressione di un tabù.

MEDICINA GRECA: Nelle prime fasi, la medicina era considerata “CASTIG O DIVINO”, concetto che troviamo in numerose opere greche come L’Iliade. Nel mondo di Omero infatti il disordine mentale, la pestilenza e la morte improvvisa sono considerate manifestazioni di intervento divino. Per Omero la malattia per eccellenza è il deperimento cronico dovuto a un demone che fa fondere le carni. Egli parla di malattia al singolare, poiché non c’è spazio nell’epopea per le malattie. Il poeta Esiodo, invece, per spiegare l’origine delle malattie, narra del mito dell’età dell’oro e del mito di Pandora: da una giara magica uscirono le malattie che da allora errano tra gli uomini e le visitano in silenzio perché Zeus ha rifiutato loro la parola. Esiodo parla delle malattie al plurale, al contrario di Omero. Le malattie sono numerose e possono aggredire per una sorta di casualità interna senza che vi siano colpe personali o interventi diretti divini. Mentre per Omero la malattia non deriva dalla natura ma dagli dei, con Esiodo le malattie sono percepite come parte della natura, e quindi sottoposte a determinate regole. Nel corso del VI e del V secolo a.C. i filosofi greci introdussero un’interpretazione dinamica della malattia che si sostituiva, o si sovrapponeva, alla concezione ontologica. Verso il 500 a.C. Alcméone da Crotone, medico e filosofo dell’Italia meridionale, enunciò la prima definizione di malattia naturale pervenuta, eliminando gli aspetti magici: la salute si mantiene grazie all’uguaglianza delle qualità umido, secco, caldo, amaro e dolce, mentre il regno di una di esse produce la malattia. Le malattie si sviluppano a causa dell’eccesso di caldo o di secco, eccesso o mancanza di cibo o da cause esterne: le acque, il luogo, le fatiche, l’angoscia; la SALUTE invece è la mescolanza di questi aspetti. Alcmeone spiega la salute e la malattia ricorrendo alla metafora politica: la monarchia per indicare lo stato di malattia dato dal dominio di una qualità sulle altre (in uno stato monarchico un individuo domina su tutti = nella malattia una qualità domina sulle altre), la democrazia invece è paragonabile allo stato di salute (democrazia, più in particolare parla di “isonomia”= uguaglianza delle leggi, pari diritti, SALUTE= stato di benessere a cui partecipano tutte le qualità del corpo umano). La definizione esprime l’idea che il male è disarmonia e la salute è legata alla bellezza e al giusto mezzo. L’arte medica deve aiutare l’uomo nel conservare o ritrovare le giuste proporzioni e l’equilibrio, sia all’interno del corpo sia nei rapporti con l’esterno.

La concezione medica della malattia sarà sempre influenzata dalla metafora della “battaglia”: la malattia attacca l’organismo che si difende con la sua natura e richiede l’intervento del medico. La malattia è l’espressione della lotta tra gli elementi dell’organismo. Ippocrate affermava che l’arte si compone di tre t ermini, la malattia, il malato e il medico. Bisogna che il malato concorra col medico nel combattere la malattia. I medici ippocratici a differenza di Alcmeone danno alla malattia il nome di discrasia e chiamano l’equilibrio coi nomi di eucrasia e di simmetria. Essi infatti concepiscono la malattia come una “sofferenza del corpo”, caratterizzata da una mancanza di proporzione degli umori fondamentali (un umore si isola invece di rimanere mescolato) e provocata dalla perdita della giusta proporzione nei rapporti fra il caldo e il freddo e/ o fra il secco e l’umido.

Il concetto di malattia secondo i padri della Chiesa: sostituiscono la nozione di colpa, in quanto causa non materiale della malattia, con quella di peccato. Agli antichi riti purificatori e agli esorcismi si aggiunge la pratica della confessione. Per i medici cristiani la malattia è disordine morale, comparsa in seguito al peccato originale e seguita all’espulsione dal paradiso terrestre, divenendo lo stato normale del genere umano. Per alcuni medici razionalisti, greci, romani, il peccatore è un malato che agisce male perché la malattia lo priva di un giudizio sano e libero. Il Cristo è il primo medico che guarisce i corpi, arrivando fino all’anima. Nel V secolo la diffusione della democrazia, del commercio e della ricchezza determinarono lo sviluppo della riflessione sull’uomo. Si pose attenzione sulla ragione umana e sulla possibilità di sistematizzare il sapere scientifico. Si assiste così alla formazione delle technai, termine con cui i greci designavano un connubio di arte e scienza e comprendevano: arte oratoria, medicina, dietetica, ginnastica, architettura, scultura, musica. Si diffusero le prime teorie in Grecia e nella Magna Grecia, e le prime scuole: di notevole importanza è la scuola pitagorica. PITAGORA portò nella scienza naturale, ancora non definibile medicina, la teoria dei numeri. Il numero è l’arché di tutte le cose, è l’ordine dell’universo, la sua essenza misurabile.

La vera e propria medicina razionale è da attribuire ad IPPOCRATE (V sec. A. C.), ritenuto il “padre della medicina”. Ippocrate, nacque a Kos da una famiglia di medici, visse tra il 460 e il 370 a.c. Esercitò l’arte medica in molti luoghi. Tra le sue opere ricordiamo il Corpus Hippocraticum i cui trattati furono raccolti e ricopiati per la biblioteca di Alessandria d’Egitto e di cui sono rimasti 72 libri. Diversi autori misero in dubbio il fatto che il Corpus fosse stato interamente scritto da un solo uomo: è presente una significativa differenza nell’suo del vocabolario e ci sono anche dottrine contraddittorie. Il Corpus Hippocraticum riporta delle schede cliniche, delle precise descrizioni delle malattie, dei casi. Il contenuto del Corpus possiamo suddividerlo in 3 parti:

1.Trattati Chirurgici: includono ferite alla testa dovute alle armi, e i vari metodi per ridurre le lussazioni e le fratture; 2.Epidemie: includono un Trattato “Sulle arie, sulle acque e sui luoghi”: nella medicina ippocratica veniva dato rilievo ai fattori esterni che potevano influire sull’insorgenza della malattia. In “questa sezione” ritroviamo anche il Trattato “Sul morbo sacro”: fa riferimento all’epilessia fino ad allora considerata la malattia sacra per eccellenza a causa dell’inspiegabilità dei sintomi e delle manifestazioni. Ippocrate invece le attribuisce cause naturali: si tratta di flussi di umori freddi causati dal mutamento dei venti. 3.Gli Aforismi: tra cui “La vita è breve, l’arte è lunga”. Presentano proposizioni sulla terapeutica, la prognosi, l’influenza delle stagioni e dell’età. La base della medicina razionale è la negazione dell'intervento divino nelle malattie, alle divinità la medicina ippocratica sostituisce la natura, l’universo. Per il metodo ippocratico, niente avviene per caso, tutto ha una causa precisa, lo scopo della medicina è quello di individuare le motivazioni per poter fornire delle previsioni, che è condizione primaria di ogni intenzione terapeutica. “La medicina è il regno del perché”. La filosofia della natura, che è alla base del pensiero ippocratico, sostiene che il corpo sia formato da quattro elementi: aria, terra, acqua e fuoco, i quali si uniscono tra loro per costituire le diverse parti dell’organismo. Ognuno dei quattro possiede una specifica qualità: freddo, asciutto, umido e caldo, cosicché ogni parte specifica dell’organismo detiene la qualità propria degli elementi che la costituiscono. Il fattore essenziale della vita è il calore, alla cui sussistenza è necessario lo pneuma, che penetra attraverso la trachea e raggiunge il cuore. Ippocrate ritiene che il corpo sia costituito da 4 elementi fondamentali, che prendono il nome di “umori” e sono: BILE NERA (presente nella milza) - BILE GIALLA (nel fegato) - SANGUE (nel cuore) - FLEMMA (nel cervello) Gli umori possono essere associati ai 4 elementi, alle 4 qualità e alle 4 stagioni: BILE NERA: corrisponde all’autunno BILE GIALLA: corrisponde a ll’estate SANGUE: corrisponde alla primavera FLEGMA; corrisponde all’inverno

Idea fondamentale della medicina ippocratica è che salute e malattia siano basate su una sorta di equilibrio e disequilibrio. La rottura dell’equilibrio avviene per un fattore interno: la costituzione dell’individuo, età, sesso e/o per un fattore esterno: qualità delle acque, natura del suolo, il clima, i venti, ed è compito del medico preservare o ripristinare l’equilibrio.

Nel trattato Sulle malattie delle donne, Ippocrate invita esplicitamente il medico a guardare tutto il corpo e a considerare la physis, cioè le costituzioni individuali: l’oggetto non sono più le singole manifestazioni morbose, ma le persone con le loro caratteristiche e l’ambiente in cui sono inserite. La patologia umorale viene presentata per la prima volta nel suo trattato “Sulla natura dell’uomo” scritto intorno al 410 a.C., in cui riporta che la causa di malattia e salute è la proporzione tra gli umori (sia nella qualità che quantità). Vi è malattia quando anche soltanto uno di questi umori si isola invece di rimanere mescolato agli altri, provocando sofferenza e dolore. La malattia per la medicina ippocratica è un processo che si manifesta nel corso del tempo, ha un decorso, è scandita da crisi che si presentano come umori perturbati ed evacuazioni ad intervalli regolari, e va colta tramite la prognosi. Le manifestazioni, i sintomi, assumono significato soltanto quando sono integrati in una prospettiva storica. I medici ippocratici sostenevano che le malattie non esistono come entità ma in quanto strumenti che permettono di cogliere certe irregolarità. Le malattie possono cambiare, il loro numero è infinito poiché infinito è il numero delle possibili combinazioni di umori. I principi fondamentali della medicina ippocratica sono: -lasciar fare alla natura, cioè alla forza guaritrice della natura = intervenire il meno possibile. La concezione ippocratica della natura degli esseri viventi può essere definita vitalistica perché ritiene che l’organismo possieda i mezzi per la guarigione. -osservare attentamente il malato (primo abbozzo di anamnesi), -fare attenzione alla salubrità dell’aria e all’alimentazione: Ippocrate sottolinea la funzione della dieta (modo di vivere) = regolare la vita del paziente in modo da evitare il male e promuovere la salute. Le malattie non curabili con la dieta necessitano del pharmacon che, in quel periodo, poteva guarire l’infermità o provocare la morte di persone sane. -rimuovere la materia in eccesso, detta materia peccans (umori corrotti/sovrabbondanti) attraverso mezzi come: • Capipurgio (=purga del capo) che consisteva nell’indurre lo starnuto con droghe come il pepe • Clistere • Salasso o sanguisugio

Il primo dovere del medico è esaminare il malato osservando e descrivendo con la massima cura tutti i fenomeni legati alla condizione morbosa e interpretando con la ragione ciò che ha osservato. La medicina si compone di 3 parti: • La DIAGNOSI: comprensione della situazione presente

• L’ANAMNESI: la ricostruzione della storia clinica del paziente • La PROGNOSI: previsione del suo decorso futuro La diagnosi include l’osservazione dei sintomi, l’attento esame fisico del ma lato, le variazioni di temperatura, il colorito della pelle, la costituzione, la postura, la respirazione. Poiché i processi morbosi coinvolgono l’insieme degli umori e il loro equilibrio, il medico non deve concentrarsi su una parte del corpo, ma occuparsi sempre dell’intero organismo e analizzare come esso reagisce alla patologia in corso. Gli ippocratici inoltre assaggiavano il sangue, le urine, il muco, annusavano le feci. Ippocrate è ricordato anche perché espresse i primi concetti di etica medica, arrivati sino ai giorni nostri: il giuramento di Ippocrate, che codifica la figura del medico. Nel giuramento c’è un profondo rispetto per i valori della vita, la condanna del suicidio, dell’aborto e di ogni azione che violi la sacralità della vita. Il documento è suddiviso in paragrafi in questo modo la parte introduttiva e quella conclusiva vengono isolate. Si ripropone lo schema di una promessa solenne fatta davanti ad Apollo, dio della medicina, invocato come testimone . Questo giuramento non implica conseguenze giuridiche ma esclusivamente morali. Riassumendo i principi fondamentali del metodo ippocratico sono: - Principio dell'osservazione - Ricerca delle cause naturali. - Attenta raccolta dei dati. - Le deduzioni e le diagnosi derivano soltanto da fenomeni verificabili. - L’uso di mezzi terapeutici naturali e razionali. - La centralità dell’individuo e l’approccio olistico. - L’insegnamento al capezzale del malato. I LIMITI DELLA MEDICINA IPPOCRATICA: Nell’esperienza del medico ippocratico manca la dissezione, l’autopsia, per cui le conoscenze sul corpo sono insufficienti. La debolezza principale della concezione ippocratica di malattia è dunque l’assenza di criteri anatomici. Riferendosi a parti fluide, si è portati a trascurare la localizzazione precisa dei fenomeni patologici nascosti all’interno del corpo. La tradizione ippocratica consegnava ai maestri e ai loro allievi: -Un’immagine, una teoria e una pratica della medicina incentrate sul problema della malattia -una figura di un medico come professionista dedito alla prognosi e alla terapia -una concezione del corpo come “scatola nera”, in cui entrano: l’aria inspirata, i cibi e le bevande ed escono: escrementi, emorragie e sudori. In Grecia, parallelamente alla medicina razionale di Ippocrate, si diffuse la medicina religiosa con il suo centro nei templi di Ascelpio dove veniva esercitata la pratica dell’incubazione:

-dopo un rito di purificazione obbligatorio per essere ammesso al cospetto di dio, il malato dormiva al tempio per almeno 3 notti -i sacerdoti personificavano la divinità mentre i pz erano in uno stato di semi trans indotto. -i disturbi nervosi trovavano probabilmente in queste pratiche un mezzo di guarigione immediato. Questa pratica fu usata nel V secolo fino alla fine dell’et à pagana.

Il rapporto tra filosofia e medicina è caratterizzato dalla competizione per la supremazia dei saperi sul campo della natura. Per Platone la medicina occupa un ruolo centrale fra le TECHNAI (connubio di arte e scienza), poiché si occupa dell’uomo e del corpo umano. Da quanto emerge nei suoi scritti come “Gorgia, Carnide e Lachete”, l’ARTE MEDICA comporta sia la conoscenza, sia l’esercizio di procedure con cui ottenere certi effetti sul corpo. Tuttavia, occorre sottolineare che la concezione della medicina nelle varie opere platoniche è spesso non uniforme. In particolare, nella Repubblica afferma che la medicina risulta di fatto collocata a livello della doxa (opinione), poiché essa riguarda un oggetto che muta, e in questo libro Platone nega che intorno a tali oggetti si possa sviluppare un discorso autenticamente scientifico. Nel Fedro, invece, la descrive come la “Scienza della salute che procura salute”. In generale essa è un’arte che consiste nella somministrazione di medicine e diete. Al medico si richiede una buona conoscenza della natura del corpo umano. Platone sostenne che: -Il saper curare non dipende solo dall’esperienza acquisita ma anche dalla conoscenza dei vari pz e dalle circostanze che potrebbero richiedere strategie terapeutiche diverse. -La cura di una parte (esempio: gli occhi) potrebbe richiedere la cura del tutto (cura della testa). -Nel Carnide riporta che la cura del corpo implica la cura dell’anima perché per il filosofo il corpo è unito all’anima. -Lo scopo della medicina è quello di recuperare alla vita lavorativa coloro che hanno buone prospettive di guarigione ma è anche quello di apportare sanità e forza, e per questo la presenta come la scienza della salute e della malattia. La medicina di Platone è una disciplina che coniuga una componente scientifica e una tecnica. Quella tecnica dipende da quella scientifica. La componente tecnica è concepita come insieme di procedure, il cosiddetto “Know -That” che a sua volta include il “Know-How” ovvero l’esercizio empirico. Il benessere corporeo per Platone è il PRODOTTO di un’armonia naturale dell’organismo sia all’interno che rispetto all’ambiente.

Il più grande scienziato e biologo dell'antichità fu ARISTOTELE (384/3 A. -322/1 a.C.), che contribuì enormemente non tanto alla medicina in sé, quanto alla scienza naturale, e a lui si deve la prima classificazione degli animali. La nuova figura del fisico di Aristotele aveva posto fine alla competizione tra medicina e filosofia. Il medico veniva posto in una posizione secondaria e doveva occuparsi soltanto delle malattie. Il filosofo della natura raggiunge la supremazia rispetto al medico poiché è colui che possiede una teoria generale sui processi naturali tramite la fisica.

Aristotele ammette che l'arte medica può essere praticata in modi diversi: • In modo meno filosofico, sulla base di un sapere limitato all'aspetto operativo e senza conoscenza delle cause. In questo caso ci si baserebbe solo sull'esperienza dei casi singoli e quindi non si potrebbe propriamente parlare di techné. • In modo più filosofico: si basa sulla conoscenza della natura della salute e della malattia e delle loro cause. In questo se...


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