Riassunto storia della moda Gnoli PDF

Title Riassunto storia della moda Gnoli
Author Elisa Elisa
Course Storia della moda
Institution Sapienza - Università di Roma
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Risassunto di storia della moda...


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Seconda metà 800, Luigi XIV—Bambole di moda in giro per l’Europa acconciate secondo le ultime mode provenienti dalla corte di Francia, poiché Parigi era il centro della moda, e lo è stato per tanto tempo e anche perché il sarto ancora non era considerato un creatore di fogge, quindi si copiavano gli abiti della Corte. ROSE BERTIN, modista di Maria Antonietta, considerata ministro della moda, figura centrale della moda del 700. Nel 1700 apre il suo atelier con l’insegna Marsciand de la mod de la rein. Nel 1781 Maria Antonietta cambia stile, amando tessuti leggeri in contrasto con quelli dal gusto rococò. Prima che si affermasse la figura del sarto come couturier dobbiamo aspettare un altro secolo e di fatti i sarti continuarono a seguire leggii dettate dalle corte di Francia. CHARLES FREDRICK WORTH, Con lui si consacra la figura del sarto come creatore di fogge e artista, ribaltando il concetto della cliente che indirizza il sarto. Nasce a Bourne, nel 1825. Lavora sin da giovane in un grande magazzino diventando responsabile sartoria. Nel 1858 si mette in proprio finanziato da Otto Bobergh, suo socio, aprendo al n 7 di vie de la Paix. La fama arriva grazia a sua moglie, quando propone i suoi abiti alla principessa Pauline a prezzi convenienti, che ne acquista 2, uno dei quali indossato ad un ricevimento che conquistò l’attenzione dell’imperatrice Eugenia de Montijo che divenne subito sua cliente. Fu il primo ad apporre le etichette all’interno dei suoi abiti, a far sfilare i modelli in anticipo rispetto alla stagione, ad utilizzare indossatrici per proporre i suoi modelli, cambiando continuamente fogge, tessuti e decorazioni, portando così la moda in un’era moderna. Nel 1864 quando venne nominato sarto imperiale, la sua fama non ha eguali. Rivoluzionò le siluette femminile, che negli anni 60 del 1800 raggiuge la massima ampiezza, arricchendo i suoi abiti di drappeggi e decorazioni. Nel 1965 il volume della gonna si sposta sul dietro con la tournure, imbottitura fissata in vita da una cinta. Worth elabora la Princesse, un abito senza tagli composto esclusivamente da un unico pezzo che doveva essere tagliato in modo perfetto, tuttavia questo capo non riscosse molto successo, ma comunque possiamo dire che Worth ha rivoluzionato la linea dell’abito femminile. Grande successo sino alla sua morte, quando i figli Jean Philippe (parte creativa) e Gaston (parte amministrativa) portando avanti l’attività. MODA ITALIANA 900 Italia--- Primi tentativi di una moda italiana nel risorgimento, 1948 Luigi Cicconi propone sulle pagine del MONDO ILLUSTARTO un vestito all’italiana, ovvero costituito da solo velluto proveniente dalle fabbriche Genovesi (VAPRIO). Questo tentativo cade nel nulla, e 50 anni dopo questo tema di moda italiana viene ripreso al principio del 1900, da Rosa Genoni, di Sondrio, che partecipò nel 1906 partecipa all’esposizione internazionale di Milano, in cui propone degli abiti ispirati alle opere d’arte del rinascimento italiano e non alla moda francese, il più importante è quello ispirato alla PIRMAVERA di BOTTICELLI (1906) - abito in raso, con ricami in rilievo, fili in oro e perline. Questo un tentativo importante che getta le basi per la creazione di una moda del tutto italiana che si consoliderà negli anni 20 in epoca fascista, e negli anni 30 con un tema legato all’elemento economico, che diventa sempre più pregnante. 900 Scenario internazionale--- affermarsi dello stile Liberty, abito lungo fino a terra, silhouette verticalizzante, meno gonfia, linea ad “S”, donna fiore, clessidra esaltata da busti stretti che trattenevano il ventre e spingevano il petto in fuori. Con la diffusione dei belletti russi, si pensò ad un abbigliamento che liberasse un po’ le donne da queste costrizioni, interprete per eccellenza fu la ballerina ISADORA DUNCAN. Di fatti nel 1868 a Stoccarda si riunisce il congresso nazionale delle donne tedesche per promuovere un abbigliamento più comodo e funzionale.

1881 viene fondata la RATIONAL DRESS SOCIETY che interveniva sull’igiene e sulla salute dell’abito. Movimenti simili anche in America con Amelia Bloomer pioniera del movimento americano per l’emancipazione femminile, che auspicò i pantaloni alla turca da mettere sotto la gonna. Da qui in poi l’abbigliamento cambia, il punto vita si alza eliminando le costrizioni, linee più morbide ed intimo decorato. I capelli erano arricchiti da posticci e cappellini, immancabili gli ombrellini e le pellicce. Jacques Doucet, è una delle firme francesi più importanti di questo periodo, diventato un grande couturier con uno stile molto eccentrico, vestendo per questo donne di teatro. Maestro di Poiret Paul Poiret, il sultano della moda intorno al 1908 si verificò un cambio di linea nella moda, perciò si passò ad una linea tubolare, vesrticale quindi, che disse addio ai busti, corsetti e vide l’affermarsi della biancheria intima. Maggiore esponente fu Poiret, indicato come il liberatore delle donne dalle costrizioni. Nasce nel 1879 a Les Halles e da giovane propone i suoi bozzetti a madame Cheruit che lo assunse come disegnatore. Successivamente passa da Doucet che fu un maestro per lui. Nel 1901 lavora da Worth ma dura poco poiché le sue clienti avevano uno stile diverso da quello di Poiret. 1903, prima sartoria a n 5 di rue Auber, prediligendo uno stile orientale che nel 1904 faceva ingresso nella moda, creando il modello Confucius una reinterpretazione del kimono; un soprabito di lana bordeaux decorato con piccoli ricami e medaglioni cinesi. Rappresentava la sintesi tra mondo cinese e giapponese. Tra le prime clienti Gabrielle Rejane, Isadora Duncan e Ida Rubinstein. Sua moglie, Denise Boulet diventa la sua modella ideale 1906, crea il primo abito senza corsetto introducendo il reggiseno se per certi versi ha liberato le donne, per altri versi le ha imprigionate creando la Jupe Entravè ovvero una gonna ad anfora talmente stretta da impedire di camminare. Famoso anche per le sue feste come la fet de la mill e dusiem nuit, ballo in machera tenutosi nel suo giardino dallo stile orientaleggiante che influenzò tutta l’Europa, diventando subito un modello da imitare. È stato il primo ad allestire e organizzare le vetrine in senso moderno, con le creazioni che affacciavano su strada, con lui nasce l’illustrazione moderna, quando Iribe disegna il logo, una rosa stilizzata per contrastare la pirateria. Prima linea di arredamento dopo un viaggio a Vienna nel 1911, che prese il nome della sua prima figlia Martine. Fonda una scuola d’arte per ragazzi comuni ed è stato il primo a lanciare una linea di profumi, con il nome della sua seconda figlia Rosine. Il successo di Poiret, dopo la fine della Grande guerra, era destinato al tramonto. Collezioni postbelliche sempre più elaborate e lussuose, al contrario del nuovo modello femminile uscito dal conflitto. Le donne si erano abituate all'indipendenza e alla libertà. Costretto dalle difficoltà finanziare, nel 1926 liquidò la sua azienda e morì a 65 anni quasi dimenticato. Nonostante tutto però, la sua influenza la subirono molti designer come Elsa Schiaparelli; Gianni Versace. Mariano Fortuny, pittore, scenografo, fotografo e sarto-artista, nasce a Granada nel 1871. Pirmo 900, apre una piccola officina di stampa su seta, ispirati all’arte cretese, battezzati KNOSSOS, ma anche stampe su tessuti dal sapore orientaleggiante. 1909 brevetta un tipo di stampa policroma, usando oltre ai colori naturali anche polveri d’oro e d’argento con rame e alluminio.

DELPHOS, il suo più celebre modello, ispirato all’arte classica. Si tratta di un lungo cilindro confezionato in leggerissimo satin o taffetà di seta plissettata che avvolgeva la figura sottolineando le forme. Plissè, viene brevettato nel 1909 che costituì la base per un altro celebre abito, il PEPLOS, una casacca ispirata alle vesti delle Korai, che terminava con irregolari orli in diagonale guarniti con perline in vetro di murano. Tra i colori più usati ci sono il verde acqua e il rosa pallido, che producevano irridescenze naturali mettendo in risalto tutte le forme del corpo, giudicate impudiche. Clienti Isadora Duncan, Eleonora Duse e la marchesa Casati, inoltre le sue vesti attirarono l’attenzione di artisti come d’annunzio e Proust. Nel 1949 muroe e sua moglie dona la loro dimora, che ora è il MUSEO FORTUNY donando l’intero archivio al comune di Venezia. Maria Monaci Gallenga, romana nata nel 1880, si concentra sul tessuto stampato, quali velluto, georgette e crespi di seta, elaborando una tecnica da lei brevettata, che consisteva nell’uso di pigmenti metallici a mano, con matrici di legno sul pezzo già finito. Il disegno quindi, si adattava alla forma. Nel 1913, espone nelle mostre della Secessione romana. Sostenne il programma dell’Ente nazionale per l’artigianato e la piccola industria ENAPI, volto a promuovere l’immagine del prodotto italiano, che proswgue fino agli anni 20. Apre la Bottega italiana, in via veneto, dove oltre a vendere le sue creazioni, organizzava mostre di altri artisti. 1928, fonda a Parigi la Boutique Italienne, mostrando i migliori prodotti di arte e artigianato italiano, attiva fino al 1934. Alla sua morte, l’archivio Gallenga è stato rilevato dal sarto teatrale e cinematografico Umberto Tirelli. LA FLAPPER E LA GARCONNE Prima guerra mondiale, i paesi convolti furono costretti ad impiegare le donne nelle fabbriche principalmente, di conseguenze si necessitava di un abbigliamento che fosse consono e comodo. Si eliminano, quindi gli strati di biancheria e il busto che ne impedivano i movimenti, entrano in gioco il tailleur e il grembiule, fino a quel momento prerogativa dei domestici. Negli anni 20, dunque, il nuovo modello di donna che si stava formando era la Garçonne per la Francia, e Flapper per i paesi anglofoni. Le espressioni più originali di questo nuovo abbigliamento erano gli orli delle gonne comprendo il ginocchio e portando la gamba ad assumere un ruolo più importante, il revival del sandalo, la soppressione delle maniche e il taglio di capelli alla garçonne, molto corto. Portando così la moda ad essere meno accessibile e più democratica. I suoi maggiori interpreti furono Chanel, Patou, Lanvin. Jeanne Lanvin, nasce a parigi nel 1867 e fu la prima ad inaugurare la linea per bambini accanto a quella femminile, Jeanne Filel, nel 1909 dedicata alla figlia. Importanza della figlia che emerge anche nel logo disegnato da Iribe, che rappresenta appunto lei stessa con sua figlia mentre anno ad un ballo in maschera. Alla sua morte, nel 1946 la maison passa alla figlia che affida la direzione artistica ad Anronio Canovas. Negli anni 90 la proprietà del asrchio passa a L’oreal e nel 2001 alla manager taiwanese Shaw Lan Wang con direzione artistica in mano ad Albert Elbaz ( Israele) che riporta agli antichi fasti il brand, considerando la bellezza di un capo nei particolari, per questo spesso le sue creazioni danno una sensazione di non finito. Jean Alexander Patou, nasce nel 1880 a parigi. Nel 1910 apre una piccola sartoria e nel 1914 una vera e propria casa di moda con il suo nome e negli anni 20 le sue creazioni semplici con un’impronta sportiva

erano conosciute in tutto il mondo, contraddistinte da colori sobri come la particolare sfumatura Blue Patou, essenziali e moderni. Tra le varie clienti, la vera icona del suo stile è appunto una sportiva, la tennista Suzenne Leglen. Introduce per la prima volta un logo con le sue iniziali JP, che usa come dettaglio decorativo sulle sue creazioni. Nel 1930 lancia il primo profumo Joy, descrivendolo come il profumo più costoso al mondo. Nel 1936 muore e l’attività viene portata avanti dal suo amcio Raymond Barbas. Successivamente si sono susseguiti collaboratori cojme Jean Paul Gautier e Cristian Lacroix. Altra esponente principale dello stile sportswear nascente è stata Coco Chanel, che ha rivoluzionato completamente il mondo della moda. Chanel non era una sarta, ma una creatrice di moda, lei non disegnava i modelli, ma li modellava su manichini prendendo stoffa e forbici e successivamente, quando soddisfatta del risultato finale, qualcuno lo cuciva per lei. A lei si deve lo stile intramontabile della gonna in tweed, della bigiotteria, della maglia in filo di perle, il tailleur senza collo profilato in passamaneria, i bottoni gioiello le scarpe bicolore e un particolare tessuto usato fino a quel momento solo per la biancheria, ovvero il Jersey. Coco Chanel, nasce in francia nel 1883, da una famiglia poverissima e quando sua madre viene a mancare, suo padre porta lei e sua sorella in un orfanotrofio. A 18 anni inizia a lavorare da Moulins, un negozio di biancheria e in questo periodo si diletta come cantante nei caffè, da cui prende il nome Coco e dove incontra il suo primo amante, Etienne Balsan un ufficiale di cavalleria borghese. 1909. Balsan le mette a disposizione uno spazio in cui crea una piccola modisteria, nello stesso periodo conosce Artur Capel, chiamato Boy, che diventa suo grande amore. Si differenzia in questo periodo per i copri capo sobri, in controtendenza con quelli super decorati del momento e che la portano ad un grande successo nel mondo parigino. 1910, finanziata da Capel. Apre la prima vera modisteria a rue de Cambon, dove vende i primi cappelli con l’etichetta CHANEL MODE. 1913 apre una seconda modisteria a Deauville, località balneare, in cui osservando appunto la moda balneare, crea la prima collezione di maglioni con motivi decorativi ispirati agli uomini di mare, reinterpretando il blazer di Boy, al femminile. 1916, per la prima volta un modello di Chanel appare sulla rivista Harper’s Bazaar, di qui le sue fan iniziarono a diffondersi a macchia d’olio e di conseguenza si diffondono molte copie dei sui capi, cosa che non la infastidiva minimante, ma anche anzi, le regalava molta pubblicità. Usava colori molto sobri come il nero il bianco e beige 1918, muore Capel e qui finisce il primo capitolo della sua vita. 1919, atelier grandissimo a rue Cambon che si espande sempre di più, suddiviso in più piani piano terra reparto profumi, primo piano salone di rappresentanza, secondo piano il suo appartamento, terzo piano lo studio ed in cima gli atelier. 1921, lancio del primo profumo fatto interamente con processi chimici e quindi non naturale, chiamato Chanel n5, e dopo qualche anno diventa l’amante del Duca di Westiminster da cui si ispira per il tweed scozzese. Sempre in questo periodo conosce W. Churchill ed introdusse i pantaloni femminili, soprattutto per il mare, dando inizio alla moda del pigiama da spiaggia ed in memoria dell’infanzia trascorsa in orfanotrofio, crea Le petite robe noire, definito “modello #817”.

1930, realizza i primi gioielli in bigiotteria con il suo nome, lunghe catene dorate con perle, vere o finte non importava poiché l’importante per lei è che il gioiello fosse un ornamento con cui giocare e divertirsi. Alla seconda metà degli anni 30 la maison andava alla grande contando più di 28 mila abiti venduti e oltre 4 mila lavoranti. Chiude la maison durante la grande guerra, riaprendo solo nel 1954, sull’onda dello stile NEW LOOK ( dior) lanciando i famosi tailleur amati da tutto il et set, da J. Kennedy a Grace di Moanco. 1957, morte di Dior, Coco riceve il premio Neiman Marcus Award, l’oscar della moda che i grandi magazzini di Dallas conferiva dal 1938 ai migliori professionisti del settore. 1971, muore e si succedono molti direttori artistici, fino al 1982 quando Karl Lagherfield, conservandone lo stile inconfondibile pur apportando continue innovazioni. Madame Vionnet, si considerava nemica della moda poiché non amava vestirsi bene o partecipare agli eventi mondani come Chanel, ma considerata da Diana Vreeland la più grande sarta del 20esimo secolo, regalando un’impronta classicheggiante con un tocco atemporale alle sue creazioni. Nasce Loiret nel 1875 e già ad 11 anni lavora come apprendista sarta, a 23 si traferisce a Londra caratterizzata ancora da imponenti crinoline e busti. Affascinata dagli abiti peplos di isodora duncan, si fa pioniera del movimento di liberazione dalle costrizioni dell’abbigliamento femminile. L’interesse per i suoi abiti fluidi dal taglio in sbieco risale al periodo in cui lavora nella sartoria di Kate Reilly specializzata nella realizzazione di modelli francesi. 1907 lavora per Doucet che le da carta bianca, creando cosi i famosi abiti senza costrizioni. 1912, apre la sua prima casa di moda con il timore che i suoi abiti non venissero apprezzati. Allo scoppio della guerra gira l’Europa, conoscendo Thayant, artista futurista inventore della tuta che collaborò con lei fino agli anni 20. Lui stesso fu l’artefice del logo Vionnet, un peplo greco, che rappresentava la sintesi tra modernità e classicità. Gli abiti tagliati in sbieco esaltavano le curve naturali femminili e spesso partiva da forme geometriche come punto di riferimento, cercando modi di assemblarle e giocando con l’elasticità dei tessuti drappeggiando intorno al manichino in miniatura, senza disegnare mai i modelli. In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale decide di ritirarsi donando il suo intero archivio di abiti nel 1952, all’ UFAC – UNIONE FRABNCESE DI ARTE E COSTUME- e fino alla sua morte nel 1975 si dedicò completamente a questo progetto. Vionnet è stata la prima a depositare il copyright dei suoi modelli, ogni capo portava un’etichetta con la sua impronta digitale e nel 1924 crea la Madeleine Vionnet inc. per la vendita di abiti over size con l’orlo da adattare al cliente. Nel 2009 il marchio è stato ceduto a Matteo Marzotto e Gianni Castiglioni. ANNI 20, BATTAGLIE DELLA MODA Negli anni 20, la moda francese ha ancora la meglio, tanto da essere i soli ad essere illustrati nelle riviste di moda. Nel 1919 si inaugura a Roma, il PRIMO CONGRESSO NAZIONALE DELL’INDUSTRIA DEL COMMERCIO DELL’ABBIGLIAMENTO on l’obiettivo di liberarsi del dominio francese in fatto di moda. Ci sono stati alcuni protagonisti che si sono distinti nella battaglia per una moda italiana, tra questi va ricordata Lydia De Liguoro, una giornalista lombarda che nel 1919 fonda una rivista Lidel che sta sia per le iniziali del suo nome che per gli argomenti trattati nella rivista “LETTURE, ILLUSTRAZIONI, DESIGN, ELEGANZA, LAVORO”. in questa rivista comincia a parlare di un’eleganza italiana che si doveva affermare, che però cadeva in varie contraddizioni perché se da un lato appunto, cercava di far affermare una moda italiana, dall’altro lato i

figurini che comparivano nei vari servizi di moda della rivista citano quasi sempre nomi come Chanel, Patou, Lanvin, nomi provenienti comunque dalla moda francese. Il regime cerca così, sempre più prepotentemente, di concentrare gli sforzi per l’affermazione di questa moda tutta italiana, soprattutto al fascismo non piaceva l’ideale della donna uscente dal dopo guerra, la cosiddetta Garcon, la donna crisi, definita così, troppo esile e definita incapace di procreare una prole sana, ma al contrario promuoveva una donna più in carne, in salute, devota alla famiglia. A quel punto i direttori delle riviste erano un po’ spiazzati di fronte a questo nuovo ideale di donna fin quando nel 1932, su Lidel esce un titolo “SNELLEZZA NON MAGREZZA”. Di rilevanza anche il periodico La Donna, 1906, Sovrana che poi diventa Grazia nel 1938, e Moda, periodico ufficiale della Federazione nazionale fascista degli industriali dell’abbigliamento che poi si trasforma in Bellezza, rivista patinata. Nel 1920 nel padiglione Moda della Fiera campionaria di Milano, accanto ai modelli delle maison francesi, sfilarono anche quelli italiani. Si diffusero poi i primi grandi magazzini a prezzo fisso, uno dei primi fu La Rinascente fondata nel 1917 dalla famiglia Borletti; 1919 si formò l'UPIM – Unico Prezzo Italiano Milano, meta preferita della donna media a differenza di quelli americani rivolti ad una clientela ricca. Tessuti autarchici: in seguito al 29 e alla crisi economico-finanziaria, l’industria italiana subisce un calo di produzione specialmente nell’industria tessile, in particolare il settore cotoniero e serico a differenze delle fibre artificiali che ebbero un grande incremento. Un problema ricorrente era la mancanza di materie prime, l’Italia poteva provvedere alla canapa alla seta e il lino, ma non per il cotone la lana e la juta. 1916: La società di seta artificiale di Padova dà vita al gruppo CISA-Viscosa. 1939: La SNIA-Viscosa assume il controllo del CISA-visc...


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