Riassunto Storia Della Cultura Russa PDF

Title Riassunto Storia Della Cultura Russa
Author Lara Brunello
Course Storia Della Cultura Russa
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Riassunto sugli appunti del professore ...


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RIASSUNTO STORIA DELLA CULTURA RUSSA Il problema della Russia è sempre stato cosa sia a prescindere da se sia europea oppure occidentale, cosa sia la Russia per i russi. Per noi occidentali “orientale” è ciò che si discosta dalla nostra storia e cultura e infatti Russia ed Europa vanno sempre in controtendenza storica. Questa distinzione esisteva già nell’antica Mesopotamia, ma fu importante soprattutto con la civiltà greca. Geograficamente esiste un unico continente, l’Eurasia, ma la geografia è una convenzione. Per la Russia è sempre stato importante il problema identitario di capire cosa sia il paese, ossia la sua specificità storica e culturale che non va studiata secondo le categorie occidentali. Accenni storici  Nel IX secolo nasce Rus’ di Kiev (Ucraina, Bielorussia e regioni a nord di Novgorod): società contadina basata su una rete di città da nord a sud  1240 comincia il gioco tataro  1480 finisce il gioco tataro e arriva il periodo della Moscovia e dell’impero russo fino al 1695: la Russia acquista sempre più potere, diventa dispotica, autocratica e culturalmente autonoma poiché non ha mai avuto contatti con l’eredità classica. Comincia la riconquista i territori presi dai tatari (воссоединение, cioè riunificazione di qualcosa che era già stato unito) ed è fortemente religiosa poiché la Chiesa ortodossa si ritiene una chiesa nazionale fuori dall’ambito sociale al contrario di quella cattolica. Nasce il mito di Mosca Terza Roma che rafforza il sentimento di rivendicazione dell’eredità della Seconda Roma (Costantinopoli) e vede Mosca come guida e capitale dell’ortodossia. Ci fu comunque qualche influenza esterna, come l’arrivo in Russia del Barocco che consiste nel passaggio di forme artistiche e culturali occidentali.  1594 Unione di Brest: molti vescovi slavi ortodossi, chiamati Uniati, si uniscono alla Chiesa di Roma mantenendo la loro lingua liturgica e i propri riti. Nei loro confronti ci furono due reazioni: interesse e violenza da parte dei tradizionalisti che li vedevano come traditori detestati dalla Chiesa ortodossa.  1598-1613 Periodo dei Torbidi: i polacchi cercano di riconquistare Mosca dopo la fine della dinastia dei Rurik per mettere al trono un sovrano polacco cattolico, ma vengono scacciati e sale al trono il primo zar della dinastia Romanov. Nel ‘600 comincia anche la riconquista dei territori occidentali che furono influenzati dall’Occidente e si allontanarono dalla Russia, come Ucraina e Bielorussia (uso del latino, poesia laica e amorosa cortigiana sul modello polacco, parsuli, unione di elementi russi e occidentali). Il Settecento russo: Pietro il Grande e le riforme Quando sale al trono Pietro il Grande comincia un’importante fase di riforme. Nel 1695 si trovò a governare un paese immenso senza sbocchi sul mare e decise di cambiare la storia russa portandola all’europeizzazione forzata con una serie di riforme:  Costringe gli uomini a radersi la barba  I vestiti si accorciano come quelli europei sia per donne che per uomini e le donne possono cominciare a uscire di casa  Entrata della nobiltà nel mondo del lavoro o in ambito burocratico o militare  Riforma dell’alfabeto  Riforma dell’esercito Egli voleva rendere la Russia un paese grande e superiore all’Europa. L’Europa era un modello di progresso e superiorità, quindi la Russia andava modernizzata. San Pietroburgo diventa il simbolo della volontà dell’apertura verso l’Europa e di chiusura col passato asiatico. Le riforme hanno cambiato i parametri di riferimento culturale, ma hanno coinvolto solo nobiltà, borghesia e burocrazia. I contadini (70% della popolazione), i cosacchi, il clero e i mercanti non vennero toccati dalle riforme. Pietro era una sorta di anticristo per i vecchi credenti e le sue riforme, non coinvolgendo l’80% della popolazione, crearono una spaccatura tra i vertici della società e il resto della popolazione. Gli intellettuali russi, segnati dalla spaccatura, hanno provato a sanarla. Una delle chiavi interpretative della cultura russa è “La danza di Natasha” di Tolstoj che costruisce un mito che esprime la sostanziale unità russa nonostante la spaccatura: dentro al nobile russo c’è anche il contadino russo, quindi le due parti della popolazione devono essere riunite. La danza è una scena fortemente simbolica per la cultura russa: in una Russia che per secoli ha vissuto con la tradizione moscovita e ortodossa, penetra l’influenza europea.

Europeizzazione: i russi sono europei? Il concetto di “Europa” si è fortificato solo dopo le riforme di Pietro e l’europeizzazione ha significato due cose: 1. L’accettazione delle forme letterarie, musicali e culturali europee 2. Essere europei Ci si chiede se davvero l’Europa esista visto che è solo parte di un continente più ampio. Nel 1783 Caterina II afferma che la Russia è una potenza europea, ma cosa significa essere europei? Essere europei significa essere diversi dall’Asia, più forti, civili e superiori e infatti tutto il mondo ha adottato il modello occidentale. Questo è avvenuto a partire dal 1600 perché l’Europa si è distinta per il suo progresso scientifico, industriale e tecnologico, ma i russi, anche se hanno cercato di esserne parte, non sono europei perché nulla nel loro passato corrisponde alle caratteristiche europee. Questa è più una pretesa, una volontà di essere europei. Importante per questo auto-sentimento culturale russo è stata la Crimea che sembrava rimandare a un legame con la cultura classica poiché fu un importante snodo commerciale ricco di rovine e colonie greche. La Crimea è stata conquistata nel 1783 da Caterina II ed è servita per fare ingresso nella classicità. Il problema non era l’europeizzazione, ma rendere reale il fatto che la Russia fosse europea e si cominciò coi costumi, le barbe, le accademie, le scollature, l’importazione del classicismo, ecc… Il ‘700 russo è stato un secolo di imitazione della cultura europea, dell’europeizzazione imposta dall’alto, dell’adattamento forzato, ma alla fine del secolo sono apparsi anche i primi intellettuali russi che superavano i modelli europei. L’Ottocento russo L’800 è il periodo d’oro della cultura russa grazie all’unione tra civiltà russa moscovita e l’influenza europea petrina. È il periodo del Romanticismo, del nazionalismo e della valorizzazione delle culture popolari e nazionali. La Russia comincia ad esaltare la propria cultura e vengono recuperati alcuni elementi della tradizione. La Russia diventa il baluardo antinapoleonico a seguito della fallita invasione napoleonica del 1812. Il paese diventa il patrono del nuovo ordine politico europeo e lo stato più potente. Il 1812 diventa un mito al quale ha contribuito “Guerra e pace” di Tolstoj: la Grande guerra patriottica ha un significato importante perché la Russia si risolleva dall’invasione straniera e trova l’unità. Anche la Russia però ha invaso l’Europa e sostiene di averlo fatto per intervenire e riportare i paesi sulla via del comunismo. La rivolta decabrista Dopo la guerra, la Russia era un paese ancora molto arretrato e se ne accorse l’esercito russo andando in Francia: in Europa i paesi erano più ricchi, meglio governati e liberi quindi tornarono con la volontà di cambiare la Russia. Si creò una rete di oppositori al sistema autocratico imperiale, i decabristi, organizzati in gruppi massonici più o meno segreti con una visione laica, razionale, liberalista, anti-imperiale e monarchica. Ne facevano parte i nobili e gli ufficiali colti consapevoli dell’arretratezza russa che cominciano ad elaborare piani di trasformazione del paese in una monarchia costituzionale o in un paese democratico. Nel 1825 avviene la rivolta decrabrista con la quale ci si voleva disfare dell’assolutismo, ma fu brutalmente repressa dallo zar Nicola I. questa fu il primo evento della genealogia rivoluzionaria in cui i russi cercano di ribellarsi a ciò che non li soddisfa del loro paese. La lettera filosofica Nel 1836 Caadaev pubblicò la sua “ Lettera filosofica ”, uno scritto sulle impressioni sulla cultura del paese e che fece nascere il pensiero moderno russo. Caadaev finge di scrivere una lettera in francese a una donna in cui parla della Russia negandone l’europeizzazione e definendola superstiziosa ed ereditiera di barbarie della dominazione mongola pre-cristiana. Secondo lui i russi non hanno il senso della giustizia e del dovere e il loro paese è stato abbandonato dalla provvidenza e non faceva parte della cultura europea perché ha preso il cristianesimo da Bisanzio e non da Roma. Caadaev disprezza tutto ciò che la Russia ha fatto sia prima che dopo Pietro, compresa la rivoluzione decabrista perché gli uomini intelligenti cercano di evolvere e riformare, non di fare rivoluzioni. In realtà Caadaev era il prototipo dello straniero in patria : era così europeizzato e integrato con la cultura europea da sentirsi estraneo al proprio paese. Con lui comincia l’occidentalismo russo e l’ossessiva autoriflessione russa su sé stessa. Il problema dell’identità russa La cultura russa è caratterizzata da un’importante autoriflessione e dall’incrocio di due problematiche:

 L’autoriflessione collegata alla questione europea  L’antinomia politica progressista/conservatorista collegata alla contrapposizione tra due scuole di pensiero, occidentalisti e slavofili Gli occidentalisti approvano le riforme di Pietro, gli slavofili le rifiutano parzialmente o totalmente. La riflessione sulla Russia riguardava anche questo problema. Ogni pensatore aveva la propria opinione e alcuni non appartenevano a nessuna corrente. Caadaev voleva un conservatorismo europeo, sembrava reazionario e sovversivo perché dire che la rivoluzione non è europea è sovversivo. Herzen, un filosofo e intellettuale russo, parla della “Lettera filosofica” e afferma che essa ha costretto i russi a pensare a sé stessi e al rapporto con l’Europa costringendoli a fare una scelta. Gli slavofili Gli slavofili sono coloro che hanno reagito alla Lettera filosofica disprezzando l’europeizzazione della Russia. Importanti sono stati Pert e Ivan Kireevskij, Homjakov, Iuri Samarin, dei nobili che si conoscevano l’un l’altro e non erano oppositori politici, ma nemmeno sostenevano l’europeizzazione perché avevano una visione negativa dell’Europa. Gli slavofili non sostenevano l’esaltazione dell’Europa perché pensavano avesse dei limiti e la sua società fosse violenta (parte germanica) e la società fosse troppo formale e fossilizzata (parte romana, diritto romano). La Chiesa cattolica è unita, ma non dà libertà.  Europa = continente violento, aggressivo e giuridico che non deve essere un modello per la Russia La Russia deve attenersi all’ община, la comunità contadina a tendenza comunitaria e democratica, che rappresenta la qualità specifica dell’anima slava. La Russia aveva perso lo spirito comunitario o соборность per colpa di Pietro e gli slavofili volevano ritornare alla società comunitaria e la superiorità dell’общество. Gli slavofili erano pensatori romantici con una visione diversa da Pietro e Caadaev. L’ideologia slavofila, a detta di Sergej Uvarov, non esisteva o si basava su ortodossia, autocrazia o самодержавие (che si regge da sola) e sulla народность che è l’elemento di specificità nazionale. In epoca pre-petrina c’era la земский собор, un’istituzione che serviva per studiare forme di collaborazione tra popolo e potere imperiale. Occidentalisti Il fontatore è Caadaev perché è un riformatore, ma anche conservatore. Gli occidentalisti sono antiautocratici, liberali e rivoluzionari, erano a favore delle riforme petrine e dell’europeizzazione della Russia. Importante è stato Vissarion Belinskij, critico letterario e importante figura di non nobile. Egli è il raznocinez e intelligent, si opponeva ai “resti asiatici” della Russia e all’autocrazia. La pensa come Caadaev sulle riforme, ma è più coerente e progressista perché secondo lui Pietro ha liberato la Russia dall’asiatismo portato dal giogo tataro. L’europeizzazione è accettata, ma bisogna abolire ciò che non va nel paese come servitù e autocrazia. La genealogia rivoluzionaria Gli esponenti della genealogia rivoluzionaria sono i fondatori del pensiero radicale e rivoluzionario. Sono raznocinez e intelligenti che si contrappongono all’ideologia zarista anche se non hanno tutti le stesse idee. La genealogia comincia con Radiscev, autore illuminista, poi continua coi decabristi, Belinskij e Cernisevskij, Dobroljubov e Pisarev. Cernisevskij, Dobroljubov e Pisarev erano allievi di Belinskij e critici radicali che incarnano la figura dell’intelligecija della seconda metà dell’800. L’ intelligent è una persona colta e istruita che fa uso pubblico della sua cultura. Sono anti-romantici, anti-estetici e utilitaristi, rivoluzionari, anti-sistemici e radicali. Essi si incarnano letterariamente nel libro di Cernisevskij “Che fare?” (Vera è il nuovo prototipo di donna che si sposa razionalmente per scappare dalla famiglia e alla fine si sposa con un uomo che ama, Rachmetov è un uomo ascetico che vuole cambiare la società).  “Il sol dell’avvenire” => per i comunisti significava “il sole che sorgerà dopo la rivoluzione è quello della giustizia sociale e politica” (si riferisce al sogno di Vera che ha portato alla rivoluzione) Gli intelligenti erano spesso in contrasto coi maggiori scrittori dell’epoca che non aderivano al movimento. Alla Rivoluzione si arriva tramite la cultura, i romanzi russi sono idee che si scontrano, hanno una linea culturale, intellettuale e sociale. Le riforme di Alessandro II hanno cambiato il paese (abolizione della servitù della gleba e Duma). Populismo (народничество)

Nella genealogia rivoluzionaria il gruppo più numeroso di oppositori era quello dei populisti, nati intorno agli anni ’60 dell’800. La parola populista deriva da popolo (на-род che è connesso alla nascita, il “gen-” latino) ed è ciò che sta a contatto con la nascita e la nazione. I populisti erano colti e la maggior parte dei russi istruiti ne faceva parte, ma non tutti avevano le stesse idee. I fondatori sono Cernisevskij, Dobroljubov e Pisarev. Per capire il populismo bisogna considerare la specificità russa e anche la partecipazione alla letteratura europea. I populisti avevano un’ideologia molto particolare:  Indifferenza per il problema identitario  Abbattimento della gerarchia russa  Promozione dello sviluppo della coscienza collettiva  Non volevano una Russia capitalista o industrializzata, ma l’община  Bisognava raggiungere uno sviluppo basato su una comunità contadina socialista egualitaria senza proprietà privata I populisti volevano una rivoluzione economica giusta e senza la fase capitalista, un socialismo maturo e andavano nelle campagne per diffondere l’ideologia, ma venivano spesso respinti. Degli esponenti importanti sono stati Petr Pavrov, Nikolaj Michailovskij e Petr Tkacev. Con la crescita economica e dell’istruzione si crearono scuole di paese, molti insegnanti erano populisti e per questo si diffusero le idee di una Russia più giusta e libera che fecero del populismo il punto di riferimento della massa contadina. Era anche stato istituito lo zemstvo per creare gratuitamente scuole e ospedali e per contribuire allo sviluppo economico e sociale. I panslavisti È un movimento politico che si sviluppa dall’idea che la Russia non doveva seguire l’Occidente e predicava l’ unità di tutti gli slavi. Secondo il panslavismo bisogna unirsi sotto il potere russo e liberarsi dal dominio austroungarico. Ci sono alcuni esponenti molto importanti:  Nikolaj Danilevskij: si definisce slavofilo e panslavista, per lui la Russia è diversa dall’Europa. L’Europa vede la Russia come ostile e i russi lo sanno, ma si sentono comunque europei. La sua visione della storia universale è specifica perché secondo lui ogni civiltà ha le proprie caratteristiche e non va paragonata a quella europea. La storia non è lineare e sono esistiti dieci tipi culturali assolutamente equivalenti (visione tipologica o plurale della storia).  Konstantin Leont’ev: è ultra conservatore, un estremista reazionario di destra che diventa monaco dopo aver scritto la sua autobiografia in cui dichiara di rimediare a tutti i suoi peccati pur di non morire di colera. In “Bizantinismo e mondo slavo” concepisce i tipi culturali come organismi strutturati (nascita, sviluppo, decadenza, morte) e non riducibili gli uni agli altri. La cultura russa è una mescolanza di elementi bizantini, occidentali e tatari e deve trovare la propria via. È avverso all’Europa e all’idea panslava e razziale dei popoli puri che non sono creativi e portano alla fine della varietà. Egli perciò non rifiuta l’idea del giogo tataro e delle origini orientali e crea il tipo slavo-turanico  Esper Uchtomskij: è un principe amico di Nicola II che convince lui e il padre Alessandro III a intraprendere un viaggio da Pietroburgo per esplorare la Russia con interesse politico e culturale. Per lui la Russia era culturalmente e spiritualmente più simile agli asiatici e guadagna una posizione specifica rispetto alle potenze coloniali europee: solitamente gli imperi coloniali hanno caratteristiche molto specifiche, ma la Russia si identifica come un impero di comprensione, multietnicità, espansione benevola ed elasticità nei confronti dei popoli che ha inglobato. Uchtomskij fa nascere il mito della Russia semi-asiatica secondo cui c’era simpatia culturale e razziale coi popoli asiatici Nell’800 il populismo lotta contro il potere anarchico e continuerà fino alla Rivoluzione. In questo periodo la Russia stava cambiando e crescendo economicamente: nascono il proletariato urbano e la borghesia, i contadini si spostavano in città o in Siberia, ecc… La situazione politico-culturale era critica perché dopo la morte di Alessandro II si volevano espellere i rivoluzionari e rifiutare le riforme e alla fine si arriva alla Rivoluzione e si voleva espellere anche lo zar. Una figura importante è stato Vladimir Salav’ev, figlio di uno storico russo dell’800, che pur non essendo rivoluzionario voleva che la Russia autocratica si trasformasse. Per tutta la vita la sua opera si è focalizzata sulla volontà di ricomporre la frattura tra scienza, filosofia e religione e riavvicinare la società russa. Tramite le sue opere politiche voleva riavvicinare la Russia autocratica a quella rivoluzionaria.

La cultura russa tra Ottocento e Novecento L’800 è il secolo d’oro della letteratura (Romanticismo e Realismo) e il ‘900 è il secolo d’argento (Simbolismo) in cui si indica una certa inferiorità al secolo precedente e in cui c’è stato un mutamento culturale cominciato con Salav’ev che porterà alla Rivoluzione. Due pensatori importanti legati a Salav’ev furono:  Vasilij Rozanov: scrittore di pensieri brevi e impressionistici che rifiutava la morale ascetica del Cristianesimo ed era pansessualista  Nikolaj Fedorov: uomo isolato che non pubblicò mai i suoi scritti. In “Filosofia dell’impresa comune” sosteneva che bisognava diffondere religione e scienza insieme per far risorgere i morti. Pensava che un giorno la scienza avrebbe impedito la morte e avrebbe permesso la colonizzazione spaziale di altri mondi Erano due pensatori eterodossi, ovvero il contrario di ortodossi e che credevano in maniera diversa. Fedorov fu importante in epoca sovietica perché nacque il cosmismo che aveva riferimenti scientifici e al desiderio spasmodico dell’immortalità. La cultura tra ‘800 e ‘900 è tesa, inquieta, con la sensazione di essere alla fine di un mondo. Il simbolismo vuole svelare la foresta di simboli perché la realtà non è come appare. C’è sinergia artistica, gli artisti lavorano tutti insieme. Nonostante prima della Rivoluzione ci fossero problemi, la Russia cresceva continuamente. Marxismo È stata una corrente molto importante per la storia russa e nasce nel 1848 col “Manifesto” di Marx ed Engels, ma in Russia arriva solo nel 1872 quando viene tradotto “Il capitale”. Il marxismo sostiene che l’umanità segua sempre il processo di sviluppo lineare dettato dalle strutture economiche della società. Il capitalismo è il prodotto delle società più avanzate e si configura come un sistema ingiusto che crea sofferenza e va abbattuto, ma allo stesso tempo serve per arrivare al socialismo che permette uno sviluppo più giusto. In Russia si dibatteva sulla questione dell’Europa, i populisti volevano una rivoluzione basata sulla comunità agraria e sulla specificità russa e non volevano il capitalismo. I populisti v...


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