Il 900 pdf - riassunto dettaglia e schematico del libro - Il Novecento PDF

Title Il 900 pdf - riassunto dettaglia e schematico del libro - Il Novecento
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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riassunto dettaglia e schematico del libro...


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1900-1919 IL CREPUSCOLARISMO Una delle prime tendenze di lirica italiana che si distanzia dal grande filone tardosimbolista-decadente, è quella del crepuscolarismo. Il termine venne coniato dal critico Giuseppe Antonio Borghese, ad indicare, più che un gruppo di autori, un campo dell’immaginario poetico: il crepuscolarismo, infatti, non è un gruppo coeso ma, un movimento diramato in varie zone d’Italia. CARATTERISTICHE FONDAMENTALI: • L’atteggiamento che si trova alla base di esso sta nella consapevolezza della marginalità della poesia nella società borghese-capitalista del tempo, che comporta una maggiore focalizzazione della propria prospettiva vitale, sulle piccole cose del quotidiano, alla banalità. • A questi aspetti si lega l’uso di un linguaggio ordinario, che comprende un voluto abbassamento dell’aulico, fatto scontrare con il prosaico, creando un effetto ironico. La poesia delle piccole cose aveva già trovato spazio nella poesia realistica della Scapigliatura, in Pascoli e ancor di più nel filone simbolista di fine Ottocento dell’area franco-belga. I crepuscolari però, a differenza di questi, non investono di valori simbolici gli oggetti quotidiani ma, li nominano e li descrivono in quanto espressioni di una cultura sempre più emarginata o di una società piccolo-borghese legata ad un microcosmo, volutamente al di sotto di quanto chiederebbe l attivissima società commerciale primonovecentesca. Il tema dell’inettitudine sta quindi, alla base della costruzione dell’io poetico crepuscolare, il quale rivendica la sua incapacità di vivere grandiosamente e di superare la meschinità borghese nello stesso modo con cui lo fece D Annunzio. AUTORI:

• Sergio Corazzini: fra i primi poeti di questo filone, nella sua poesia prevale il sentimento doloroso

• • •

dell’impossibilità di fare poesia e la rivendicazione di una sincerità che porta al rifiuto degli artifici retorici. A tutto ciò si accompagna quindi, una scelta metrica piuttosto semplificata e un uso linguistico-stilistico medio. Corrado Govoni: appartenente al filone emiliano-romagnolo, la forma poetica favorita è il catalogo, nel primo periodo le sue poesie risultano come dei lunghi elenchi monotoni di oggetti e di situazioni prive di rilevanza. Marino Moretti: anche egli emiliano-romagnolo, in lui predomina la sottolineatura del vuoto esistenziale, quindi, la poesia ha come prima funzione quella di dire in “niente da dire”. Guido Gozzano: di area torinese, il quale ripropone temi già noti ma, in chiave ironica, riuscendo così a ridare un’immagine più naturale agli aspetti del sublime simbolistico-decadente. Gozzano arriva a riscattare la sua posizione mettendo in rilievo la falsità di quelle superomistiche, grazie anche ad un gioco con la tradizione letteraria. L’io delle raccolte gozzaniane non si atteggia come quello di Gabriele D’Annunzio ma, si abbassa arrivando persino a scrivere i nomi propri, come nomi comuni, senza maiuscole né separazioni. Si tratta dunque, di antisublime: in Gozzano non si trova solo la rinuncia o il grigiore ma, la rivendicazione del doversi distinguere dai miti romantici e decadenti. La parte focale della poesia crepuscolare viene rappresentata attraverso un’elaborazione stilistica e metrica corrosiva, che riprende i versi tradizionali e li tratta con voluta libertà. Tra i temi principali del vitalismo e dell’estetismo troviamo quello dell’eros, che infatti, in Gozzano viene del tutto evitato o solo ipotizzato, in rapporto a donne irraggiungibili o ridotto ad avventura prosaica con modeste servette. Nelle sue poesie si coglie la tentazione di un annullamento totale, che però non porta al suicidio grazie al distacco ironico.

IL FUTURISMO: La prima avanguardia letteraria in Italia fu il futurismo, il quale nacque in rapporto alle tendenze sperimentali parigine. È infatti, a Parigi che si forma Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), ideatore delle eversioni futuriste ed è sempre qui, che grazie al poeta sperimentale Apollinaire, esce uno dei primi Manifesti del futurismo, pubblicato sul “Figaro” il 20 febbraio 1909. In esso Marinetti pone in rilievo alcuni dei punti essenziali della poetica futurista: • rifiuto totale di ogni forma di tradizione; • accettazione di macchine e velocità e di forza e violenza; • spinta verso il futuro, in quanto espressione di un movimento incessante e rivoluzionario; Soprattutto in ambito letterario, le indicazioni di poetica appaiono più interessanti dei risultati degli autori futuristi, ecco perchè i manifesti di questo movimento si susseguono sempre più ripetitivamente fino agli anni Quaranta, quando il movimento esaurì definitivamente la sua azione. Nel tempo il futurismo tentò di proporre le sue ideologie su tutti i fronti letterari ma, il primo settore

sperimentale fu la poesia, sulla quale Marinetti espose alcune sue precise riflessioni poetiche nel Manifesto del 1912: • abolizione di aggettivi, punteggiatura e avverbi; • dominanza dell'analogia; • distruzione sintattica; Marinetti raggiunte i risultati più interessanti della sua sperimentazione con le Parole in libertà, vale a dire con la creazione di composizioni tipografiche, in cui le parole sono accostate senza precisi nessi sintattici e spesso disposte a formare figure di oggetti tecnici o bellici: come in “Zang Tumb Tumb”, nella quale la violenza della guerra viene rappresentata nella grafica, nonché nella scelta di parole onomatopeiche e spesso prive di senso. Con Parole in libertà si portava agli estremi il lavoro già iniziato dai poeti del verso libero di fine Ottocento, come Gian Pietro Lucini, omaggiato da Marinetti stess o. La prima area di diffusione di questa avanguardia avviene nella città più industrializzata d’Italia, Milano, dove operano i maggiori pittori del movimento, come Boccioni ma, presto nasce una variante, che ha come centro Firenze. Il rapporto di questi poeti con Marinetti fu burrascoso e giunse fino allo scontro fisico ma, si risolve con una convergenza dei temi in campo artistico e politico. AUTORI: • Luciano Folgore, Paolo Buzzi, seguaci di Marinetti; • Giovanni Papini • Ardrengo Soffici, nelle sue opere si nota bene l intersezioni con l’attività pittorica e la conoscenza delle prove di Apollinaire; • Aldo Palazzeschi, la sua raccolta più importante è “L incendiario” (1910), dove il poeta appare come uno strambo individuo, che dissacra con i suoi versi, l’idea canonica di lirica. Prevalgono quindi, forme libere, quasi filastrocche scandite da ripetizioni fonico-ritmiche. Le pulsioni anarchiche di questi testi si colgono anche in altri testi ma, vengono confermate nel 1914, quando Palazzeschi rifiuta di sostenere l’interventismo e si distacca dal gruppo. In generale, quindi, il futurismo si configura come il più forte tentativo di rifiuto totale delle forme tradizionali. La sua ideologia si basa sul disprezzo della borghesia, che si esprime attraverso volute riduzioni del linguaggio alla sua essenza energetica. Il futurismo comportò l’abbandono dei lirismi più patetici e dell'eccessiva sovraesposizione dell'io.

ESPRESSIONISMO: Avanguardia che si sviluppa in tutta Europa e che secondo alcuni critici, apparteneva gia alla nostra letteratura delle origini, in quanto da considerarsi come la tendenza a far interagire codici linguistici e stilistici diversi. Il movimento si sviluppò a partire dal 1905 e si diffuse per lo più in Germania. Tra la linea italiana e quella europea però vi sono dei punti di discordanza: il secondo affronta molto più direttamente i grandi temi della modernità novecentesca ed è perciò più attento alle problematiche politico-rivoluzionarie. Molti degli autori di questa corrente in Italia collaboravano con la rivista fiorentina “La voce” e la scrittura di questi si basava per lo più sul frammento, ovvero testi brevi e intensi, dalla forte evocatività e dalla tensione di tipo lirico, anche nell'uso della prosa. AUTORI: • Clemente Rebora, che manifestò nelle sue raccolte poetiche “Frammenti lirici” (1913) e “Canti anonimi” (1922) un propensione all’analisi esistenziale; fa uso di un linguaggio aspro e denso, con riprese colte, che si inseriscono all’interno di un ritmo martellante, così da raggiungere effetti fonici di intensità violenta, che si accompagnano a una percezione sofferta dell'insignificanza del vivere. • Giovanni Boine, critico ligure, ricordato soprattutto per i suoi esperimenti di poemi in prosa, ossia testi che tendono ad esprimere sentimenti lirici in frasi brevi. • Piero Jahier, genovese, che si impegnò nell'alternanza tra poesia e prosa, incrociando un forte senso etico e civile ad un rigorismo religioso. • Dino Campana, la cui opera principale fu “Canti orifici”, in cui convergono vari influssi, da quelli dei poeti francesi maledetti, ad altri di impronta futurista, con un’ampia conoscenza dei classici. Quest'opera va quindi, inserita nell'orfismo, ovvero una poesia simbolista, che mira ad evocare significati profondi e nascosti oltre la realtà. Campana spesso sembra voglia tentare una rappresentazione di paesaggi a parole, infatti molte sue opere prendono spunto da questi. A livello stilistico è ricorrente l’uso dell'anafora e più in generale delle figure di ripetizione, per creare un ritmo onirico. • Camillo Sbarbaro, che pubblicò “Pianissimo” su “la Voce”, numerosi dei suoi testi sono rivolti ad un interlocutore, come a sottolineare la volontà di manifestare le proprie riflessioni interiori. La sua caratteristica principale è la capacità di impiegare elementi tradizionali e di compiere l’analisi della sofferenza esistenziale.

GIUSEPPE UNGARETTI: Nato nel 1888, di origini lucchesi, visse a lungo ad Alessandria d'Egitto e proseguì i suoi studi a Parigi, ove entrò in contatto con molti esponenti delle avanguardie, in particolare con Apollinaire. Nella sua formazione, piuttosto eterogenea interagiscono interessi letterari ma, anche politici, che indussero il giovane a prender parte al primo conflitto mondiale: esperienza traumatica, che segnò la spinta decisiva alla scrittura poetica, la quale portò alla stesura de “Il porto sepolto”, uscito a Udine nel 1916. Al termine della guerra, Ungaretti si avvicinò sempre più all'ambiente fiorentino, dove nel 1919 uscì “Allegria di naufragi” e poi a quello romano, dove si trasferì e aderì al partito fascista. Tra gli anni Venti e Trenta fece suoi molti ideali del cristianesimo e del fascismo, inserendoli all'interno dei suoi versi e donandogli un’impronta nazionalistica e religiosa, tornando ad impiegare una metrica più canonica e immagine di un denso simbolismo, specialmente nella sua seconda raccolta “Il sentimento del tempo” (1933). Successivamente continuò ad ampliare la sua conoscenza dei testi classici italiani e stranieri, grazie anche ad un’intensa opera di traduzione. L’ALLEGRIA: è il libro poetico più rilevante della fase primo-novecentesca. Il suo compimento fu piuttosto elaborato: all’opera “Il porto sepolto” si aggiunsero varie sezioni, con il titolo “Allegria di naufragi”, la quale poi assumerà, nel 1931, il titolo definitivo di “L allegria”. In questa raccolta la poesia assume un’alta funzione, di ascendenza simbolista, molto lontana dal crepuscolarismo e dal futurismo. Il porto, che rimanda a quello sommerso di Alessandria d’Egitto, appare come un luogo mistico, in cui il poeta approda e scrive i suoi versi ma, di cui gli resta il nulla e l inesauribilità del segreto della poesia, La parola lirica assume quasi un ruolo magico, capace di rendere sublime anche il niente dell'esistenza del singolo, che nel caso di Ungaretti, corrisponde al Porto e alle poesie scaturite dal dramma vissuto a causa della guerra. Tutto ciò nasce per il desiderio di trovare il rapporto dell'autore con Dio e un luogo in cui incontrare nuovamente la pace. Viene quindi, riaffermato il valore simbolico e salvifico della parola poetica ed ecco perchè molto spesso la versificazione del primo Ungaretti fa coincidere un singolo vocabolo con un verso. Questa tecnica di frantumazione della metrica tradizionale, ridotta a versicoli, mira a ridare una forte autonomia agli aspetti fonico-semantici. In “L’allegria” confluiscono nuovi testi, di cui molti in prosa e quasi tutti quelli già editi subiscono una trasformazione ed è proprio in questa raccolta che Ungaretti accentua l’uso dell'analogia e delle metafore ardite, eliminando molti elementi in riferimento alla cronaca e lasciando molte parole isolate. La sintassi viene semplificata al massimo, così spesso le poesie sembrano costruite su una serie di frasi, spezzate in micro versi e prive di punteggiatura o quasi. Tutto questo ha lo scopo, non di affrontare la tradizione letteraria ma, quanto quello di dare un significato all'esperienza di un singolo individuo, che è sia poeta soldato, che soffre, sia poeta evocatore di immagini sublimi. SENTIMENTO del TEMPO: In questo periodo Ungaretti subisce un forte cambiamento, dovuto all’adesione di ideali cattolici e fascisti e alla riscoperta dell'importanza della tradizione letteraria italiana ed europea. Quest'opera può esser vista come la prosecuzione di alcune linee guida de “L'allegria” ma, qui il gusto per l'analogia risulta molto più raffinato, tutto ciò è dovuto per esempio, allo studio più accurato di Petrarca e Leopardi e al tempo stesso, i riferimenti all'esperienza vissuta, si attenuano, perdendo quella dimensione esistenziale tragica. La poesia assume un valore sublime e tende a creare miti e metafore. La metrica viene ridotta a misure classiche e il lessico risulta fine. Molto forte è la dimensione mitologizzante per il confronto diretto con i miti antichi, ma anche per la presenza figure che rappresentano la condizione del poeta. OPERE SUCCESSIVE: Nelle opere seguenti Ungaretti mantiene un tono retoricamente elevato, nonostante talvolta tornino in primo piano i drammi personali, come la morte del figlio Antonietto, che costituisce uno dei temi cardine de “Il dolore” (1947), come pure emergono i drammi della Seconda Guerra Mondiale, ad esempio in “Mio fiume anche tu”, una sorta di appendice de “I fiumi” (1916). Le raccolte successive, che proseguono i due temi delle opere precedenti, sono considerate minori e in generale in questo periodo si chiudono alcuni percorsi tematici dei componimenti giovanili di Ungaretti, come l’analogia fra luce e memoria e fra buio e oblio. Tutti i componimenti dell'autore vennero a formare un canzoniere, intitolato “Vita d’un uomo”: nell'edizione del 1969 furono inserite le poesie accompagnate da introduzioni e note, svolte dall'autore, a cui furono poi affiancati i saggi e gli interventi critici di Ungaretti, assai utili per comprendere l’evoluzione poetica di questo autore. Infine, le traduzioni vennero inserite in una raccolta del 2010.

LA NARRATIVA Rispetto alla poesia, la narrativa italiana appare molto più varia e priva di linee di spicco. Essa di fatto, si presenta come dotata di una tradizione molto meno forte rispetto alla lirica e dominata per lungo tempo dal modello manzoniano de “I promessi sposi”. AUTORI: • Gabriele d’Annunzio e Antonio Fogazzaro, sono figure centrali nei primi anni del 900; • Edmondo De Amicis, si fa largo soprattutto grazie al mondo dell’editoria; • Grazia Deledda autrice che scrive opere nella quale si intersecano la grande tradizione del realismo-verismo ottocentesco con una nuova sensibilità per gli aspetti inconsci o primordiali della psiche; opera più importante è “Canne al vento” (1913), • Luigi Pirandello, che viene considerato l’autore più significativo di questo periodo, che sin dal 1904, con la pubblicazione di “Il fu Mattia Pascal”, viene visto come sperimentatore e precorritore di alcune soluzioni metanarrative. • Gli scrittori espressionisti e più in particolare quelli legati alla rivista “La voce”, hanno impiegato il poema in prosa, ossia una prosa di tipo lirico. Al contrario troviamo autori come Enrico Pea che utilizzano il linguaggio in funzione antidillica, componendo una raccolta di romanzi brevi “Il romanzo di Moscardino” (1944) o come Lorenzo Viani che utilizza toni grotteschi per descrivere vite di emarginati. La componente comune di questi autori è quella anarchica. • Federigo Tozzi, scrittore espressionista, nel 1913 compone il suo primo romanzo “Con gli occhi chiusi”. In quest’opera è di grande efficacia soprattutto la resa narrativa, basata sull’accostamento di rapidi quadri, spesso caratterizzati da punti di vista diversi e il flusso temporale risulta sconnesso. Tutti questi aspetti sottolineano la dimensione psicologica del racconto, in quanto Tozzi oltre agli studi condotti su Freud, si interessò anche alle teorie di James sul “flusso di sensazioni”. Ecco quindi, che la narrazione appare come una sorta di resoconto delle sensazioni provate dal protagonista Pietro, ad occhi chiusi, in una condizione incerta tra realtà e idealizzazione. Lo stile risulta nerovo, ricco di toscanismi arcaici, come tipi nella tradizione espressionista.

IL TEATRO Nei primissimi anni del 900 il teatro italiano risulta ancora legato a schemi realistico-veristi, come l’opera “Come le foglie” di Giuseppe Giacosa. Continua il successo del melodramma, che trova in Giacomo Puccini il massimo esponente, caratterizzato da una forte sensibilità melodica e giunto ai vertici con “Tosca”, “Madama Butterfly” e “Turandot”. Un tentativo di innovazione arriva dai futuristi, i quali proponevano testi in libertà, parodie, col fine di creare scandalo fra il pubblico borghese. Un altro tentativo più importante arrivò da parte degli espressionisti, per l’uso di una teatralità grottesca, tra cui troviamo Pier Maria Rosso di San Secondo con “Marionette, che passione!”.

LUIGI PIRANDELLO Luigi Pirandello nasce ad Agrigento, nel 1867 e studia tra Palermo e Roma, dove conosce Luigi Capuana. La vocazione letteraria si manifesta con la pubblicazione di libri di poesie, alla quale fa seguito la laurea a Bonn in filologia. In Germania Pirandello approfondisce la sua conoscenza di autori come Goethe e Schopenhauer, tornato a Roma inizia a scrivere soprattutto saggi, novelle e romanzi ma, i dissesti economici dalla famiglia e la malattia mentale della moglie, segnano fortemente l’autore. All’inizio del Novecento concentra la sua riflessione su temi esistenziali del tempo, come il rapporto fra arte e scienza e poi a poetiche, come quella dell’umorismo. La sua adesione al fascismo nel 1924, non gli impedirà di ricevere il premio Nobel nel 1934, due anni prima della sua morte. LE PRIME OPERE: Due delle prime opere in prosa di Pirandello furono “L’esclusa” (1893) e “Il turno” e già da qui, si colgono, dietro l’oggettività tardo-verista, alcuni temi tipici della poetica pirandelliana, come l’impossibilità di stabilire verità oggettive o cogliere i lati nascosti delle varie personalità, superando apparenze e finzioni. L’opera con cui Pirandello abbandona le strutture naturaliste-veriste è “Il fu Mattia Pascal” (1904), in cui vi è un’analisi della psicologia e della natura umana, che viene ad incontrarsi con un’ampia riflessione sulle caratteristiche della scrittura umoristica. La base umoristica, che permette a Pirandello di mettere in evidenza alcuni dei suoi temi fondamentali, sta nella stravaganza della vicenda. Temi: • Contrasto tra la vita e la forma che ogni individuo è costretto ad assumere, a causa soprattutto delle convenzioni sociali; • contrasto fra la persona, che ciascuno dovrebbe essere e il ruolo di personaggio, che invece,

ognuno assume all’interno della società; Alla fine del racconto però, Mattia assume l’atteggiamento tipico dell’umorista, che guarda alla propria esistenza con distacco, comprendendo che ogni certezza è relativa. D’altronde il relativismo viene indicato come la condizione tipica dell’uomo moderno, da quando Copernico ha scardinato il sistema tolemaico. Dati i temi caratterizzanti dell’opera, essa può essere collocata fra quelle sperimentali primonovecentesche e in essa si colgono tutte le caratteristiche della poetica pirandelliana: l’antipositivismo, l’antirazionalismo, a cui si contrappongono l’interesse per la psiche e la tendenza al vitalismo. L’elemento di maggior rilevanza all’interno di quest’opera è il rifiuto della concezione realistico-naturalistica: la scomposizione del personaggio, la poetica umoristica, che verrà poi spiegata nell’opera “L’umorismo” (1908), in cui si trova anche la celebre distinzione tra co...


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