IL FU Mattia Pascal recensione PDF

Title IL FU Mattia Pascal recensione
Course Letteratura italiana 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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IL FU Mattia Pascal recensione...


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IL FU MATTIA PASCAL di Luigi Pirandello   

Titolo: Il fu Mattia Pascal Autore: Luigi Pirandello Data di Pubblicazione: il romanzo uscì per la prima volta nel 1904 sulla rivista “Nuova antologia”; nel 1910 fu pubblicato a Milano in un unico volume.

Informazioni sull’autore: Luigi Pirandello nasce ad Agrigento il 28 giugno 1867; fin da bambino dimostra uno sconfinato interesse per la letteratura; terminati gli studi classici si iscrive all’Università di Palermo prima, poi di Roma e infine si laurea in lettere presso l’università di Bonn. Tornò in Italia nel 1892, e prese residenza a Roma, dove trascorse gran parte della sua vita, collaborando a varie riviste e giornali , e insegnando per oltre vent’anni letteratura italiana presso l’istituto di Magistero Femminile. Compose romanzi, novelle e soprattutto drammi teatrali. Nel 1934 gli fu assegnato il Nobel per la Letteratura. Morì nel 1936.



Vissuto nel periodo a cavallo tra ’800 e ‘900, Pirandello è definito uno scrittore isolato, difficile da inquadrare in un movimento letterario ben definito. Nelle sue opere sono rappresentate le riflessioni sull’esistenza, sul male di vivere, e sul ruolo dell’uomo nella società; vi si afferma , infatti, l’impossibilità al conseguimento d’alcuna soluzione positiva alla crisi che coinvolge e sconvolge i singoli individui, il tessuto sociale e le istituzioni. Il pessimismo dello scrittore è totale e lo si nota, nelle sue opere, dalla caratterizzazione dei personaggi, i quali sono sempre posti in situazioni paradossali, svelando la contraddittorietà dell’esistenza umana. I suoi personaggi vivono una realtà non univoca, ma multiforme e sfaccettata, prigionieri di un mondo illusorio e incoerente, un mondo in cui l’inutilità e la miseria della loro vita appaiono come l’unico scenario di base in cui si snoda la vicenda umana, percepita, peraltro in modo sempre diverso a seconda di chi la osserva. Egli rifiuta la società, e da questo rifiuto nasce una figura ricorrente in Pirandello, quella del “ forestiero della vita” , l’uomo che si isola e si esclude , colui che guarda vivere gli altri e se stesso dal’esterno con un atteggiamento “ umoristico”, in una prospettiva di auto-estraniazione. Riassunto: L’intero romanzo ruota attorno al personaggio di Mattia Pascal, protagonista e narratore della vicenda. Dopo la morte del padre, la madre di Mattia sceglie di dare in gestione l’eredità del marito a Batta Malagna, amministratore poco onesto che deruba giorno per giorno la famiglia Pascal. Quest’ultimo inoltre, dopo la morte della moglie da cui non aveva avuto figli, si sposa con Olivia , ragazza di Mattia in quel periodo, rovinando in questo modo la loro storia d’amore . Nel frattempo, a casa del Malagna si trasferiscono la vedova Pescatore e la bella figlia Romilda , che Mattia inizia a frequentare per conto dell’amico Pomino, ed involontariamente tra i due nasce l’amore. Ella rimane incinta di Mattia, e Malagna, obbliga Mattia a sposarla per rimediare all’offesa provocata nonostante il parere contrario della vedova Pescatore. Ormai impoverito a causa della mala gestione dell'eredità paterna, il protagonista è costretto a cercarsi un lavoro e ottiene il posto di bibliotecario. Non passa molto tempo che la vita matrimoniale diventa insopportabile e, dopo la perdita di entrambe le figlie che amplifica la frustrazione dei coniugi, e la morte della madre, Mattia entra in crisi. Per una risoluzione improvvisa, il protagonista decide di recarsi a Montecarlo attratto dal gioco d’azzardo. Dopo aver vinto un’ingente somma di denaro , decide di tornare al suo paese ma, durante il viaggio di ritorno in treno, apprende dal giornale la notizia della propria morte, infatti era stato riconosciuto dalla moglie e dalla suocera in un cadavere in stato di putrefazione trovato nella gora di un mulino di Miragno. Secondo quel giornale, Mattia Pascal si era suicidato a causa di dissesti finanziari e lutti familiari. Dopo la lettura di quella notizia, Mattia vede apparire davanti a sé una nuova vita , fatta di libertà e rottura di ogni legame con il passato. Così cambia identità e assume il nome di Adriano Meis. Dopo aver soggiornato per qualche tempo a Milano, Adriano Meis si reca a Roma e trova sistemazione nella pensione di Anselmo Paleari . Qui si innamora della figlia di quest’ultimo, Adriana, ma ben presto si rende conto dei limiti di un’ esistenza al di fuori delle convenzioni sociali: non possedendo documenti né 

un’identità riconosciuta, non può denunciare un furto che subisce ad opera di Papiano, e non potrà sposare Adriana. Dopo aver capito di non poter sposare Adriana in alcun modo, per allontanarla da sé, inizia a corteggiare la fidanzata di un pittore spagnolo ed è, da questi, sfidato a duello. Anche in questo caso il protagonista scopre un suo limite, perché essendo privo d’identità, non potrà mai avere i padrini necessari per battersi. Estenuato da tante difficoltà, Adriano decide di fingere il suicidio nel Tevere e di riprendere la sua vecchia identità, facendo “risorgere”il fu Mattia Pascal. Tornato a Miragno, Mattia trova però una situazione ben diversa da quella che aveva lasciato: sua moglie ha sposato Pomino e da questi ha avuto anche una figlia. Davanti a questa famiglia felice, Mattia decide di non intromettersi nella loro vita, lasciando le cose al loro equilibrio attuale e stabile. Questa situazione isola definitivamente Mattia, che può riprendere solo il suo precedente lavoro come bibliotecario , ritirandosi in una vita condannata dal senso di estraneità dal mondo, in cui unica distrazione è la visita saltuaria alla propria tomba.  Narratore: La narrazione è condotta in prima persona: Mattia Pascal è infatti protagonista e narratore onnisciente della vicenda, il quale racconta la sua vita a posteriori, cioè dopo che i fatti si sono verificati. Il narratore è anche autodiegetico, cioè interno al romanzo e protagonista delle vicende che si appresta a raccontare. Il suo punto di vista è quindi soggettivo e ciò implica una visione relativistica del reale , che mette in discussione la veridicità dei fatti raccontati.  Tipologia testuale : Il fu Mattia Pascal è un romanzo scritto in forma “autobiografica”, redatto cioè in prima persona, che presenta una visione esclusivamente soggettiva della vicenda, visione che nega la realtà se non colta con questa particolare percezione. La struttura del romanzo è “ circolare”, infatti inizia dalla conclusione, rivendicando la condizione particolare di Mattia, che dopo essere stato ritenuto morto, assume una nuova identità , uccide fittiziamente anche quest’ultima , e quindi ritorna se stesso ma al di fuori della sua normale vita precedente, vivendo una condizione di chi è fuori dal tempo e quindi fuori dalla vita.  Fabula e intreccio: Fabula e intreccio non coincidono, se non nelle ultime pagine del romanzo. Il narratore, per il resto , racconta le vicende che gli sono capitate a posteriori, dopo che queste si sono verificate.  Tempo: Nella vicenda mancano del tutto riferimenti cronologici precisi ed espliciti. Pirandello non ci dà date o precisazioni a riguardo. Dalle notizie che Mattia legge in treno su un giornale, possiamo però capire che la vicenda si svolge tra la fine del ‘800 e gli inizi del ‘900. Sono riferimenti di fatti avvenuti in Germania e in Russia.  Durata: La narrazione dell’autore inizia dalla giovinezza di Mattia Pascal, anche se in realtà il racconto vero e proprio ha la durata di due anni. L’intera vicenda è un enorme flashback, visto che Mattia racconta i fatto attraverso un diario su invito di Don Eligio.  Spazio: Le vicende della vita di Mattia Pascal si svolgono prevalentemente a Miragno, il paese ligure natio del protagonista e a Roma, dove subentra il racconto della vita di Adriano Meis, l’alter ego del protagonista. Queste due località possono essere considerate le patrie delle due vite del personaggio. Vengono poi citate i tanti luoghi che, viaggiando, Mattia Pascal visita, ma questi luoghi non sono approfonditi e descritti nei particolari perché Pirandello ritiene che non abbiano alcuna influenza sui personaggi e sulle loro azioni. 

Tecniche narrative:

Il romanzo “Il fu Mattia Pascal” è diviso in 18 capitoli più l’ulteriore Avvertenza sugli scrupoli della fantasia, esterno alla storia ma aggiunto dalla scrittore in una successiva stesura per dimostrare come le vicende di Mattia Pascal, seppure straordinarie e quasi inspiegabili, possano realmente accadere. La struttura narrativa non è quella tradizionale dei romanzi autobiografici in cui il protagonista racconta le proprie vicende, ma si apre con due premesse: - La prima in cui viene presentato il protagonista- narratore e il suo strano caso, - La seconda “ filosofica” nella quale lo stesso autore ritiene necessario esporre la sua concezione a riguardo dell’uomo e della vita. Dopo le due premesse inizia il racconto vero e proprio che qualche volta sarà interrotto da alcune anticipazioni dell’autore volte a stimolare la curiosità del lettore. Le sequenze narrative all’interno del romanzo, sono , assieme a quelle riflessive e dialogate le predominanti. Quelle riflessive portano spesso l’autore a vere e proprie considerazioni di carattere filosofico, mentre quelle dialogate sono caratterizzate per lo più dal discorso indiretto, da quello diretto e da monologhi interiori dello stesso io narrante. La presenza di sequenze dialogate e narrative da sì che il ritmo della storia sia sempre veloce e incalzante.  Stile e lessico: La sintassi e il lessico sono funzionali dal punto di vista della narrazione, che segue fedelmente i pensieri, i progetti e i ragionamenti del protagonista. Il lessico di Pirandello è semplice, efficace e comprensibile. Questo appare improntato sulla quotidianità, pur essendo arricchito da quella coloritura di termini ed espressioni tipiche del parlato, oppure ottenute con invenzioni talvolta bizzarre o con l’uso di diminutivi e accrescitivi.  Temi: Il “Fu Mattia Pascal “ presenta molte tematiche: - La maschera: è estremizzato il bisogno dell'uomo di darsi una maschera per vivere in società, in quanto gli uomini continuamente si mascherano per convenire alle aspettative della gente e alle convenzioni sociali. Questa forma, secondo l'autore, è necessaria ed è anche difficilmente sostituibile dato che l'individuo, o meglio la sua maschera, dal momento in cui nasce va a far parte di un gran meccanismo che non può rompersi e per questo, è costretto a recitare la sua parte senza neanche chiedersi il perché. L'unico modo per estraniarsene è quello di non essere più utili nella società , in altre parole o la morte o la pazzia sono le uniche condizioni in cui ci si può, forse, considerare liberi. -

L’umorismo : l’umorismo, nel significato comune del termine, indica la percezione o la rappresentazione, in riferimento a determinate situazioni, del ridicolo allo scopo di suscitare il riso. Generalmente, fermandosi a questo primo livello di “lettura” senza successive analisi, l’umorismo è, quindi, quasi sinonimo di comico. L’umorismo Pirandelliano, invece, nasce dalle situazioni di dolore, dalle sofferenze e dal “divenire” patetico degli altri ; parte dal comico come avvertimento del contrario (la situazione anomala e ridicola che suscita il riso), per poi arrivare, tramite una riflessione mirata alle cause che hanno determinato tale comportamento o situazione, cogliendone gli aspetti intrinsechi, spesso dolorosi e pietosi ad un sentimento del contrario.

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- L’inettitudine: Mattia è l’emblema dell’uomo moderno: è un inetto, un velleitario che pretende di dare una svolta alla propria vita occupandosi solo di curare i mutamenti esteriori e tralasciando di lavorare, invece, sulla propria interiorità. Ma la vera libertà non dimora lungo tale via. Il fatto che egli fugga dalla realtà e dalla possibilità di una reale evoluzione interiore fa sì che l’evasione e la libertà tanto aspirate da Mattia siano impossibili ed è inevitabile che egli si trasformi in un antieroe, reso inadatto alla vita e in uno “ spettatore della vita” costretto ad essere estraneo nei confronti della vita e di se stesso.

La condizione di inettitudine e del sentirsi inadeguati alla vita è espressa anche dall’occhio storto di Mattia Pascal. Sin dall’inizio del romanzo il suo occhio storto “guarda più che mai altrove, altrove per conto suo, dove più gli piace”: ciò mette in risalto il suo desiderio di libertà , la sua diversità e la sua mancata appartenenza al piccolo mondo di Miragno. E anche quando camufferà il suo aspetto diventando Adriano Meis, l’occhio storto farà riaffiorare nel suo animo il triste ricordo del suo passato, e imputerà tutti i suoi problemi al “ maledetto occhio storto” , unico vincolo fisicamente evidente che lo lega ancora al suo passato. Ma, se dopo l’operazione, cambia il suo aspetto fisico, la sua mania di persecuzione diventa più acuta al punto da spingerlo a volersi liberare della sua nuova identità per ritornare ad essere Mattia Pascal. Ritornato al suo paese natio, Mattia poteva essere riconosciuto dagli altri uomini come UOMO solo per il suo “occhio” , ma ora, smarrita la sua identità, assieme a quel difetto, è costretto ad un’esistenza fuori dal tempo.

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Lo specchio, il doppio, la crisi d’identità: la prima frase : “Una delle poche cose, anzi forse la sola che io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal” e l'ultima: “Io sono il fu Mattia Pascal” del romanzo affrontano il tema dell'identità, molto presente all'interno di tutta la narrazione. Mattia Pascal ha un rapporto difficile non solo con la propria interiorità ma anche con il proprio corpo: ha difficoltà a identificarsi con se stesso. Spia di questo malessere è l’occhio strabico, che guarda sempre altrove. La crisi d’identità dipende anche dalla sua duplicità, rappresentata dalla sua predisposizione a sdoppiarsi e dalla sua inclinazione a porsi davanti allo specchio. - La famiglia, sentita come nido o come prigione: è un nido la famiglia originaria, fondata sul rapporto di tenerezza fra Pascal e la madre e sentita come idillio minacciato dall’avidità dell’amministratore; è una prigione il rapporto coniugale con Romilda e quello con la suocera, la terribile vedova Pescatore. In questo secondo caso, sembra possibile solo l’evasione. Si riflette in ciò un elemento autobiografico: l’idealizzazione della madre è costante in Pirandello e si accompagna, invece, all’esperienza infelice del matrimonio. - Il gioco d’azzardo e lo spiritismo: Pirandello rappresenta minuziosamente il casinò di Montecarlo, nei pressi di Nizza, dove Mattia vince alla roulette divenendo improvvisamente ricco. Questo luogo affascina Pirandello perché l’importanza del caso e il potere della sorte contribuiscono a rafforzare la sua teoria della relatività della condizione umana, sottolineando i limiti della volontà e della ragione. Inoltre, non si può non parlare dell’interesse di Pirandello per lo spiritismo, molto diffuso fra Ottocento e Novecento: la crisi del razionalismo positivista induceva infatti a occuparsi dei fenomeni non spiegabili scientificamente.

Commento: Il fu Mattia Pascal è il simbolo della crisi storica ed esistenziale dell'uomo moderno: il protagonista del libro è l’emblema dell'assurda condizione dell'uomo che, prigioniero delle maschere sociali, realizza quanto la sua vita sia pervasa dalla relatività. Mattia Pascal è un antieroe moderno, un inetto, che per sfuggire alla sorte che il destino gli ha affidato, approfitta di un malinteso per crearsi una nuova vita, una nuova occasione. Un'occasione impossibile da cogliere che lo porta al fallimento, tanto che alla fine ne rimarrà solo l’immagine di un uomo estraniato dalla vita, a cui non rimane altro da fare se non commiserarsi davanti alla propria tomba, la tomba del fu Mattia Pascal.

Pirandello affronta in questo romanzo il tema della ricerca dell'identità reale, una necessità insita in tutti gli uomini ma irraggiungibile perché andare oltre la propria maschera è impossibile. Non a caso nel finale del racconto il protagonista constaterà di non poter essere altro al di fuori di Mattia, anche dopo aver tentato di essere Adriano Meis. Così Mattia/Adriano, nel corso della narrazione, si smarrisce, si perde, non riuscendo più a ritrovare il suo essere, diventando sempre meno reale in balia del suo passato e del suo presente. Mattia Pascal è dominato dal caos e Pirandello lo rappresenta nell'inquietudine che lo angoscia, che lo rende mediocre, che lo identifica come un antieroe tragico che si rende conto dell’impossibilità di avere un’idea completa e assoluta della realtà, divenuta una, mille, infinita. Pirandello ci induce proprio a questa riflessione: l’esistenza umana non può essere statica né per tutti uguale, ma è un incessante contrasto, una continua trasformazione, è caos e movimento in cui gli esseri umani cercano di sopravvivere, di trovare un equilibrio mentre si muovono precari cercando una stabilità, fisica e mentale, che forse possono trovare solo con la morte. Mattia Pascal non può quindi raggiungere certezze nel cercare di rispondere a tutte le sue angosce esistenziali, alla sua infelicità. Per questo tutte le psicosi dell’uomo moderno ritornano a galla: non ha certezze, la sua morale è frammentata, non ha più un posto nel mondo, neanche quando decide di ritornare a casa come Mattia Pascal. Egli è un antieroe, un uomo che non arriva alla conclusione del “vissero tutti felici e contenti”, anzi, fallisce, perde, si perde. Così le vicende della sua vita si concludono davanti alla sua tomba con lui stesso intento a commemorare colui che fu....


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